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Autore: zia Molly    19/02/2012    4 recensioni
Nel 1980 nacque una delle sorelle Lestrange: Sofia, la primogenita Corvonero. Nel 1981 nacque la seconda: Marilisa la sorella Grifondoro.
Un colpo basso per la madre e il padre, sapere mentre si trovano in carcere, che le loro pargole non appartengono a Serpeverde.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Lo scontro finale
 

 
Attendevano li già da dieci minuti, speravano in un ordine, attaccare il castello, un modo per entrare e distruggere, un modo per entrare e nascondersi,  attendevano delle disposizioni serie.
Arrivarono poco dopo anche i figli di Dolovh, Anthony e suo fratello. I due ragazzi non esitarono a raggiungere le due sorelle.
Non appena li giovane Anthony arrivò cinse Sofia per i fianchi, la ragazza si irrigidì improvvisamente, non si aspettava nulla di simile e non aveva capito neanche chi aveva osato quel gesto, dato che, non si era accorta dell’arrivo del suo promesso sposo.
Si voltò di scatto e lo vide, lo fulminò letteralmente con gli occhi e lui con un sorriso colpevole fece un passo indietro, inquietato da quello sguardo almeno quanto da quello della madre della sua “fidanzata” che lo fulminava come faceva la figlia da dieci metri di distanza.
Poco dopo i ragazzi udirono il lieve sussurro che l’oscuro fece vagare per le loro menti.
“Iniziate
Fu quello l’ordine di attaccare e di bombardare il castello.
Mary guardò Sofia prima di bombardare il castello, nei suoi occhi l’incertezza e la paura, la consapevolezza, i sensi di colpa per sentirsi ancora una volta fuoriposto, traditrice sia da una parte che dall’altra.
Sofia annuì piano, per darle coraggio, poi con tutta se stessa, imitò il gesto di molti, bombardò la barriera che proteggeva il castello.
Sotto gli occhi soddisfatti di molti mangiamorte la barriera di protezione della scuola si sgretolava pian piano e cedeva, cadeva come se fossero fiocchi di neve, sgretolandosi al tocco con il suolo, come carta bruciata scendeva lenta e l’odore di fumo dominava l’aria.
Non ci volle molto, come razzi i mangiamorte volarono contro il castello pronti a scatenare il terrore, l’apocalisse pur di trovare Harry Potter e consegnarlo all’oscuro signore prima di mezzanotte, prima del tempo concesso.
Marilisa prima di volare verso il castello, avvolgendosi nel suo mantello, scambiò l’ennesimo sguardo con sua sorella, aveva il presentimento che forse, dopo il gesto che lei stava per compiere, non si sarebbero più incontrate, forse in un lontanissimo futuro.
Sofia comprese lo sguardo della sorella, un profondità mai vista, simile ad un addio, simile ad un lungo arrivederci, uno sguardo che però aveva un retrogusto di speranza, la speranza che quello in realtà fosse solo un semplice “ciao”. Mary volò via verso il castello, confondendosi con la nube degli altri mangiamorte che volavano in cielo, nel cielo buio, Sofia alzò la mano verso di lei come se volesse prenderla per fermarla, ma non ce la fece, guardò per un secondo verso la sorella e poi portò la mano sul fodero della sua bacchetta, la sfoderò e poi con un piccolo balzo volò anche lei nella mischia.


Nel giro di poche ore il castello era stato invaso, lo scontro, quella guerra aveva avuto inizio.
Forti scoppi, boati si udivano da ogni dove: Nel cortile l’apocalisse aveva avuto inizio, le mura del cortile crollavano, si frantumavano come castelli di sabbia, la possanza e la poca delicatezza dei giganti distruggeva tutto, più degli incantesimi inferti dai combattenti.
Sul ponte d’ingresso le statue proteggevano in confini più che potevano, cercavano di proteggere la scuola, come gli aveva ordinato loro la McGranitt. I mangiamorte distruggevano senza pietà, uccidevano senza scrupoli, senza avere pietà neanche per gli studenti più giovani, trovatosi coinvolti in quella guerra.
Nella sala grande, gli scoppi e le urla erano gli unici rumori che si udivano, generandone uno solo: il chiasso più totale. Urla di incantesimi, schiantesimi, maledizioni, fatture e anatemi erano chiare.
Quella notte sembrava trascorrere in fretta, ma le prime vittime erano già in terra. I primi cadaveri, di valorosi guerrieri, coraggiosi ragazzi, giacevano morti per i corridoi della scuola. I cadaveri dei mangiamorte erano accanto a loro, le loro bacchette erano lontane dai cadaveri, esse si perdevano nel caos e nella disperazione più totale.
Nei corridoi gli studenti correvano impauriti, come se cercassero in quel labirinto senza uscita, un luogo dove fuggire, nascondersi, evitare lo scontro, intimoriti da tanto orrore, da tanta morte.


Nel caos Sofia correva a destra e sinistra, l’ansia la persuadeva, la avvolgeva.
La bacchetta ben stretta nella mano destra, pronta a schiantare o uccidere i suoi avversari.  Uccidere … già aveva ucciso una sola persona per ora, la sua prima vittima.
Era ancora shoccata.
Aveva visto gli occhi di quel ragazzo spegnersi, lo aveva sentito gemere dalla sorpresa di ritrovarsi morto pochi secondi dopo il loro incontro. Ma la paura l’avvolgeva, non aveva potuto evitare, lui la puntava con la bacchetta, un volto malvagio, più del suo che era una mangiamorte, anche più spietato forse … Lui aveva più fame di vita di lei …
Sofia cercava sua sorella o sua madre per quei corridoi, correva cercando di confondersi tra gli studenti. Era riuscita  a rimediare una cravatta di Serpeverde dal corpo svenuto di una ragazza. Ora sembrava una studente, data la camicetta bianca e la cravatta della casa verde scarlatto.
Si guardava intorno, era sulle scale che portavano alla sala grande. Il via vai di persone la trascinavano in quel fiume di gente che correva impazzita, sbattendola a destra e a sinistra, spesso era costretta a schiantarli per riuscire ad andare avanti nella mischia.
Mentre correva intravide una figura: basso, capelli mori, occhiali, sfregiato … Harry!
si fermò un secondo dietro una colonna, pronta a pietrificarlo e a portarlo all’oscuro signore, quando vide arrivare Ginny Weasley, la rossa sorella di Ron, nonché migliore amica di sua sorella.
Guardò quella scena, quel romantico quadretto, il suo cuore si fermò per un secondo, ricordandole che in tutto quell’orrore c’era ancora qualcuno che amava! .. ricordandole che anche lei amava qualcuno.
Dietro le figure di Ginny e Harry che si baciavano, per incoraggiarsi, come se quel bacio fosse l’ultimo; Sofia vide passare Frak.
Il moro e magrolino ragazzo che lei aveva sempre amato, il mezzosangue che le aveva rapito il cuore, lo studente di Hogwarts, il Tassorosso che le aveva regalato alcuni dei suoi migliori momenti.
“FRANK!” urlò lei speranzosa di attirare l’attenzione del ragazzo che, nel caos, non l’aveva sentita e stava scendendo le scale verso l’ingresso, con la bacchetta tra le mani.  Corse verso di lui.
Centinaia di guerrieri li separavano.
Correva come non mai, non guardava in faccia nessuno, era isolata, sentiva solo i battiti del suo cuore, a mille, come il ritmo di una locomotiva, tutto il resto era secondario, ogni cosa era superflua, ogni rumore, strillo, urlo sembrava esser messo in secondo piano dal suo udito, rendendolo ovattato.
Arrivò ad un bivio il ragazzo voltò verso il cortile, lei lo seguì.
Voltando verso il porticato i suoi occhi si riempirono di panico.  Alla sua destra, nel piccolo giardino del cortile interno al castello c’era un gran fracasso, forse uno dei cuori della battaglia. Accelerò verso il ragazzo, fortunatamente li non c’erano persone ad ostacolare la sua corsa.
“Frank! Frank!” urlava lei porgendo la mano verso di lui.
In quel momento il ragazzo si voltò, i loro sguardi si incrociarono, mentre i loro corpi si avvicinavano dato che si erano quasi raggiunti.
Ma un boato li interrupe. Frank guardò in aria e vide cedere parte dell’architrave sopra di lui, Dolovh che osservava la scena dal cortile aveva evocato un incantesimo di distruzione per far crollare il tetto sul ragazzo, pretendente della sua futura nuora.
Sofia sgranò gli occhi e si gettò sul suo ex-fidanzato, salvandolo dal crollo.
Caddero l’uno sull’altra dietro un muretto che li proteggeva dalla vista di tutti e, probabilmente li avrebbe protetti anche da molti incantesimi. Le macerie del tetto avevano alzato una grandissima polvere e un gran rumore, facendo credere al mangiamorte che Frank era morto e Sofia con lui.
I due nascosti dietro il muretto, appena la polvere si abbassò si guardarono.
Il labbro di Sofia era rotto, lentamente del sangue usciva da esso, creandone una striscia che colava verso il collo e sporcava leggermente il colletto della camicetta bianca.
Frank si era sfregiato la guancia, il taglio, non molto profondo faceva colare del sangue.
I loro sguardi si posarono lentamente sui  loro volti, come farfalle sui fiori, gli occhi pian piano si chiusero e le loro labbra si incrociarono, travolgendoli in un bacio. Il sapore del sangue rendeva quel momento così strano, ma Sofia per la prima volta capì cosa significava quello che sua madre le diceva
  “ricorderai con più passione un bacio che ha il sapore del sangue”
i due si staccarono e si guardarono un’altra volta, sorrisero e poi si alzarono da terra e si nascosero dietro una colonna li accanto.
“ti amo” mormorò Sofia accarezzandogli delicatamente la guancia sfregiata, cercando di non fargli male e di pulire il sangue attorno alla ferita.
“anche io” disse lui accarezzandole il labbro inferiore. Poi insieme corsero via dal porticato e si inoltrarono in un corridoio mezzo distrutto che conduceva verso le aule e la biblioteca.
 
 
Intanto Mary si trovava a duellare contro i suoi alleati, i mangiamorte e i Ghermidori. Già, perché lei sin da quando aveva salutato Sofia aveva incominciato a combattere contro il suo esercito.
Il Ghermidore che aveva d’avanti l’aveva riconosciuta, ma chi non la conosceva? Lei era Marilisa Lestrange.
sai penso che lo dirò alla tua cara mammina… chissà cosa ti farà!” rideva malvagio il mago, ma Mary conosceva bene sua madre e sapeva che il primo problema doveva porselo lui stesso, dato che dalla rabbia, forse, l’avrebbe ucciso
Se fossi in te il problema me lo porrei io stesso e non me… sai dalla rabbia ti ucciderà! Stupeficium!”  diceva la ragazza cercando di mantenersi in piedi e di non pensare all’atroce dolore al fianco che la faceva quasi cadere in terra.
Il Ghermidore schivò l’attacco protegendosi tra le macerie, Mary rise beffarda e quasi sull’orlo dell’esasperazione aveva deciso di sectumsemprarlo.
Decise di puntare a un punto che l’avrebbe solo gravemente ferito, così da alleviare i sensi di colpa in cado sarebbe morto.
Puntò la bacchetta contro di lui, ma il mago fu più veloce  e la schiantò. Mary volò contro il muro e il suo avversario scappò via.
La ragazza mentre si riprendeva sentiva l’aria raffreddarsi, i pensieri felici scomparire e tutto rallentarsi. Si voltò e un Dissennatore le era accanto. Prima di cadere nella morse del suo bacio però, udì una risata. Quella di sua madre.
Sentiva l’animo esser strappato via dal corpo e il suo corpo congelarsi, sentiva tutto freddo e il suo respiro come quello della mostruosa e inquietante creatura si mescolavano, rabbrividiva di continuo.
 
 
Bellatrix era appena comparsa su quel corridoio, si guardò intorno, cercando di trovare Potter come le aveva ordinato l’oscuro, ma la sua attenzione fu attirata da Mary, sdraiata infondo al vicolo, tra le grinfie del Dissennatore.
Il panico la travolse. Sapeva l’incanto, era un Patronus, ma lei non era mai riuscito ad evocarlo. Ma doveva tentare per salvare sua figlia!
Si concertò su un ricordo felice, come le aveva spiegato suo cugino Sirius quando aveva tentato di insegnarglielo.
Ricordo Felice: la sua prima notte con Rodolphus ….
Sarebbe bastato? Lei lo reputava un ricordo abbastanza felice, dato che da allora, notti così non ne aveva mai passate. Indimenticabile, unica.
Per lei quella era stata la sua prima volta, a differenza del ragazzo che aveva un certa esperienza. Ricordava che allora tutti credevano che lei avesse già dato, ma aveva solo 16 anni, e come ogni sua coetanea, la paura, l’ansia di crescere si nascondevano sotto un sorriso malizioso che si presentava sul suo volto ogni volta che qualcuno la provocava.
Levò la bacchetta contro la creatura e poi chiuse gli occhi speranzosa che funzionasse. Li riaprì ma non era accaduto nulla, ruggì nervosa.
Merda! … Bellatrix concentrati! Qualcosa di felice … cacchio avrò, pure,  un ricordo felice, potente … no?!!” parlare con il suo io interiore la aiutava a concentrarsi molto spesso. Richiuse gli occhi e si lasciò travolgere dal dolce ricordo, un’immagine che non era neanche sicura fosse accaduta davvero come lei la ricordava: il momento in cui lei evocò il suo primo incantesimo.
Sorrise e poi una forze immensa la travolse:
EXPETO PATRONUM!” urlò, poco dopo una risata, isterica e folle quanto la sua si udì nell’aria. Aprì gli occhi senza perdere la concertazione e osservò il suo patronus:  una iena. Sorrise notandola, non era male come animale, non era male come patronus, la rappresentava abbastanza.
Vide il Dissennatore fuggire via lasciando Mary distesa in terra. Corse verso sua figlia e si accasciò su di lei per vedere come stava.
“Mary! Mary! Mary!” ripeteva sopraccitata, emozionata per esser riuscita a evocare un patronus completo, ma ansiosa di sapere come stava sua figlia.
La ragazza scosse piano la testa, le era bastato un secondo di bacio per stordirla.
mamma?! … mamma … cosa …? Sei stata tu … a evocare quel patronus?” chiese lei alzandosi di poco, aiutata dalla madre.
“Si si!! Si! Sono stata proprio io!!  … stai bene vero?”  continuò preoccupata, cercando di sorreggere la figlia che non riusciva a tenersi ben in piedi e si toccava il fianco. Tremava tutta.
La ragazza annuì e guardò di fronte  a se.
Sforzando la vista cercò di confermare l’immagine a pochi metri di distanza da lei, il ragazzo che combatteva contro Augustus Rookwood.
“FRED!!” urlò, Bellatrix si voltò di scatto verso il ragazzo, il rosso gemello si voltò verso Mary a guardarla, i loro sguardi si incrociarono. La ragazza scappò via dalla presa della madre che la stava tenendo in piedi e con le sue ultime forze, dato che ora mai, dentro il suo corpo, aveva preso il via un’emorragia interna, il taglio della ferita si era aperto completamente all’interno a causa del fortissimo schiantesimo. Corse verso il suo amore, il suo vero amore.
Mary!!” urlò lui “va via!!!” abbassò la bacchetta Fred, Mary però corse verso di lui e si gettò priva di forse e di vita tra le braccia del ragazzo, in agonia lei lo strinse.
“no Fred io ti amo!”
“Mary anche io”

le loro labbra si sfiorarono appena ma bastò un secondo.
“Avada Kedavra!”il lampo di luce verde lanciato da Rookwood colpì Fred che Morì sul colpo. Una lacrima scese lenta dal volto semi morto di Mary che si accasciò sul quello del suo amato. Bellatrix attonita osservò tutta la scena. Il mangiamorte la guardava soddisfatto, convinto di aver fatto una buona azione.
“MARY!!! NOO!!!” Bella si fiondò sul corpo della figlia e poi guardò con odio il mangiamorte che rimase pietrificato lì dal terrore, consapevole della sua prossima fine.
“Mary! Mary!” disse lei con gli occhi lucidi. La riccia ragazza con un occhio semi aperto guardò la madre, mentre la luce si spegneva e raggiungeva Fred nel mondo dei morti.
“mamma ti voglio ben..” il termine di quella frase fu sfiatato dall’ultimo respiro. Mary era morta tra le braccia di sua madre e accanto a Fred.
Bellatrix trattene le lacrime, solo perché Augustus la guardava.
Si alzò e senza pensarci sue volte e uccise il collega. Non le interessava di ciò che le avrebbe detto l’oscuro o di cosa avrebbero detto gli altri, ma lui doveva morire.  Rookwood cadde in terra morto, i suoi occhi sbarrati guardavano verso la finestra, da dove i raggi della luna filtravano illuminando i cadaveri dei due amati giovani.
Bellatrix scoppiò in un piano straziato, un pianto che solo una madre che aveva visto morire suo figlio poteva avere. Il cuore le si era spezzato in mano e nella sua mente i litigi con sua figlia, la voce di Marilisa echeggiava chiara. Tantissime parole, tantissimi ricordi. Ognuno di essi era un colpo al cuore, una lacrima e un urlo d’angosciato, impietosito da quella scena appena vissuta.
Mentre stringeva al petto il cadavere della figlia guardava con odio il cadavere del defunto Fred, per colpa sua Marilisa era morta, secondo lei se lui e la sua bambina non fossero mai stati insieme ora lei non avrebbe corso e non sarebbe morta.
“Mary! Mary! Tesoro mio non puoi lasciarmi! Marilisa!” urlava il nome di sua figlia straziata. Poco dopo lo lasciò andare perché nella sua mente la voce dell’oscuro signore sibilò serpentina.
Avete combattuto con onore, ma invano. Onorate i vostri morti e curate i vostri feriti … Ordino alle mie forze di ritirarsi e di raggiungermi. Ora, però, Harry Potter mi rivolgo a te: hai lasciato che i tuoi amici morissero al posto tuo, non c’è disonore più grande! Raggiungimi nella foresta proibita tra mezzora, se non verrai io ucciderò ogni donna, uomo o bambino che tenterà di nasconderti
Si posò una mano sul cuore, spezzato e si alzò, lasciando cadere la testa di sua figlia sulla spalla di Fred, dove era poggiata poco prima, la guardò per l’ultima volta, si asciugò le lacrime e si materializzò dall’Oscuro, cercando di riassumere un espressione “più da lei” per non mostrare il dolore che la avvolgeva.
 
 
Sofia e Frank avevano duellato insieme per tutta la battaglia, proteggendosi e schivando attacchi, combattendo tra la vita e la morte.
Pochi secondi prima l’oscuro aveva dato l’ordine alle sue forze di ritirarsi, la liscia sorella Lestrange era con il suo fidanzato, vicino l’ingresso della sala grande, i due si tenevano per le mani.
“Frank io devo andare da lui…”
“perché scegli prima lui e poi me?”  domandò il ragazzo abbassando lo sguardo
“Per salvarci la vita … Frank tu va dal tuo esercito, nasconditi e se puoi scappa … ti prometto che se uscirò viva da questa guerra ti verrò a cercare! Frank Ti amo e sempre sarà così come lo è sempre stato!”
Lui la abbracciò e la guardò, annuì piano
“qualsiasi cosa accada ci rincontreremo” lui la salutò e entrò nella sala grande, Sofia rimase sola.
Tutto si era placato nel castello, nella sala grande l’esercito di Hogwarts  si riposava, nella foresta quello dei Mangiamorte.
Sofia camminava per il castello angosciata, scalciando, qualche volta, qualche sasso. Pensava a sua sorella, aveva un brutto pentimento, non sapeva cos’era ma aveva una strana angoscia dentro di se. Spesso lei riusciva a sentire quello che provava Marilisa, anche se le due erano molto distanti, era qualcosa di inspiegabile, come se fossero gemelle, come se fossero connesse … Ma ora… non la sentiva. Tremò appena e si guardò intorno speranzosa di vederla correre da lei, ma niente, era come se fosse morta. Sofia non sapeva cosa era accaduto, non sapeva che sua sorella era davvero Morta.
Arrivò taciturna nella Foresta proibita. L’oscuro aspettava Harry e sua madre, con un volto truce e gli occhi, stranamente arrossati, era alle sue spalle. Sofia cercò lo sguardo di Bellatrix, ma la donna lo evitò, come dirle ciò che era accaduto?
Sofia poi guardò Narcissa, lei lo sapeva e dopo quella notizia, che la portava a trattenere le lacrime forzatamente, l’ansia per la vita di Draco la avvolgeva. La lisca ragazza si nascose dietro un tronco di un albero, Hagrid la fissava inorridito, schifato, senza sapere che in verità la ragazza era pentita della scelta che aveva fatto.
 

Non dovettero aspettare molto, dall’arrivo di Sofy, per vedere la figura di Harry avvicinarsi coraggiosamente a Voldemort.
Sofia chiuse gli occhi mentre l’anatema verde colpiva Harry in pieno petto e l’urlo straziato di Hagrid echeggiò per la foresta, spaventando i corvi che riposavano silenziosi tra gli alberi e facendoli volare via.
Dopo che sua zia Narcissa confermò a tutti che “il ragazzo che era sopravvissuto” era morto, seguì il corteo funebre fino all’ingresso della scuola.
Osservava da un angolo i suoi compagni, ora mai stanca e sfinita, speranzosa di vedere tra quei volti quello di sua sorella. Il sonno e la stanchezza la travolgevano e stancamente riusciva a seguire il discorso di Voldemort e quello che seguiva, Neville.
Ad un tratto però la sua stanchezza, i suoi occhi semi socchiusi si riaprirono allibiti e sorpresi. Harry era vivo e stava scappando.
Un gran caos, nuovamente. Nuove esplosioni, nuove urla. Vide i suoi zii scappare e sua madre urlare: “CISSY! LUCIUS! TRADITORI DOVE ANDATE!!” urlava mentre correva tra la mischia per raggiungere Molly Weasley e ucciderla. Doveva morire come la stessa fine che aveva fatto sua figlia! La sua maledetta casata doveva finire! Tutti i Weasley dovevano morire!
Mentre entrava nel castello incrociò lo sguardo di Sofia, la sua adorata primogenita, la ragazza le corse incontro, ma fu di nuovo travolta dalla mischia che le bloccava l’accesso nel grande portone.

 
Intanto nella sala grande il corpo di Marilisa riposava su una brandina accanto a quello di Tonks e di Lupin.
poco distante da Lei c’era Bellatrix che duellava contro Molly.
Bellatrix rideva in continuazione, era quello che aveva imparato a fare, sopprimere il dolore con una risata, distruggerlo con altra morte.
Le maledizioni volavano dalla sua bacchetta e da quella della sua avversaria, come le fiamme dai loro occhi,  si fulminavano continuamente.
Alle spalle di Molly c’era Ginny, precedentemente attaccata da Bellatrix che aveva tentato di ucciderla.
“mia figlia no! Cagna!”  
Ruggì Molly agitando la bacchetta con ira
e mia figlia invece? Tuo figlio l’ha strappata via a me! Crucio!” Bellatrix incurvò le labbra guardando il cadavere di Mary e contrattaccando Molly, che schivò l’attacco.
farai la stessa fine del tuo caro Freddie!” Bellatrix levò la bacchetta contro Molly pronta a infrangerle il colpo finale.
Dal portone Sofia riuscì ad entrare dopo molto, la ragazza si guardò intorno spaesata e poi la vide, sua madre che combatteva su un tavolo. Corse da lei, ma non fece in tempo ad arrivare per aiutarla e la vide cadere.
La sua espressione si era congelata in una smorfia, la stessa smorfia che aveva suo padre mentre cadeva e lasciava quel mondo.  La ragazza si immobilizzò udendo il boato del corpo di sua madre e una pesante lacrima cadde,i suoi occhi si inumidirono e quel verde ambrato si incupì diventando più scuro e arrossato.
Urlò e corse dal cadavere.
Si gettò su esso e, nonostante la guerra andava avanti intorno a lei, Sofia non si spostava da li. Ginny la guardava impietosita, le dispiaceva per lei, ma non per Bellatrix.
La liscia ragazza stringeva la madre a se, come Bellatrix aveva fatto precedentemente con Mary.
Mamma … mamma… noo.. mamma non puoi lasciarmi da sola!!” gemeva mentre un pianto straziato la portava a inumidire le labbra del cadavere.
Nascose il suo volto accanto a quello di sua madre, priva di vita. I ricci ricadevano sul braccio di Sofia e il volto a peso morto ricadeva sul petto di Sofia.
La ragazza la scuoteva speranzosa che quello fosse solo un brutto incubo, magari un brutto scherzo fatto da sua madre, speranzosa che Bellatrix riprendesse vita.
il volto era completamente rosso e tutto bagnato dal pianto. Urlava di terrore, si sentiva sola e sconsolata, il pensiero di non riuscir a trovare sua sorella la angosciava ulteriormente, e .. sapere che sua zia Narcissa era andata via la straziava ancora più.
Mentre stringeva a se sua madre, accarezzandole il volto, i capelli e le labbra carnose simili alle sue, Frank arrivò a sostenerla.
Era corso da lei per dirle che la guerra era finita, Voldemort era morto. Ma quando vide quella scena, si pietrificò: sapeva quanto Sofia amava sua madre, sapeva quanto l’aveva desiderata e ora… si erano separate.
Sofy .. è finita è tutto finto” disse lui sedendosi sul tavolo accanto a lei e al corpo tra le sue braccia. La ragazza piangeva e gemeva, i singhiozzi erano fortissimi. Si poggiò alla spalla del fidanzato, nascondendo il volto dalla disperazione. Intanto la folla usciva dalla sala, solo i feriti e i cadaveri erano rimasti li.
“mamma…”mormorò in un singhiozzo, poi alzò il volto e guardo dritta di fronte a se, il terrore si aprì nei suoi occhi, scesero ancora una volta diverse lacrime. Frank guardò nella stessa direzione e il suo cuore sprofondò in un gran dispiacere.
La liscia sorella Lestrange, con delicatezza lasciò il cadavere della madre, esso si posò sul tavolo dove era deceduto, mentre la sua anima osservava tutto ciò che accadeva dall’alto.
Sofia face qualche passo intimorito verso un cadavere dai capelli neri, la carnagione chiara, un cadavere simile a quello che teneva tra le mani poco prima.
MARILISA.
Si gettò sulla sorella e un secondo pianto la avvolse, altro dolore per il suo cuore, che non riusciva a sopportare tutto ciò.
Mary!!! Mary!! Sorella mia!” le sembrava di vivere un grande incubo, qualcosa che non era possibile, tutto così surreale.  La scuoteva fortissimo, la abbracciava e la accarezzava, era sopra di lei speranzosa che essa stesse solo dormendo o che lei si sarebbe svegliata da un momento all’altro … ma quello non era un sogno, era pura realtà, dura e cruda lealtà.
Frank si avvicinò a lei e si asciugò le lacrime che gli erano lentamente uscite, un leggero pianto completamente diverso da quello che avvolgeva la sua amata, che in quel momento desiderava morire, fare la fine della sua famiglia.
Sofia si sentiva terribilmente sola, nonostante accanto a lei ci fosse il suo amore, si sentiva sola. Suo padre, sua madre e sua sorella erano morti.
Un raggio di sole che filtrava dai vetri rotti entrò in quella sala, posandosi sul corpo della sorella e sulla sua immagine, illuminandola.
Frank la abbracciò e la strinse forte a se, per farle coraggio.
Sofia dobbiamo andare … gli Auror arriveranno presto e se tu sarai qui andrai ad Azkaban!” la incitava lui cercando di strapparla via dal corpo senza vita di Marilisa.
Non posso lasciarla qui! Non posso lei e mia sorella!” mentre tutto ciò accadeva l’esercito di Harry rientrava pian piano.
Sofia andiamo via! La porteremo con noi … riceverà i dovuti onori! Ma Sofia dobbiamo andare!” la incitava lui asciugandole le lacrime che colavano interrottamente.
Sofy lo guardò e tremò appena, un forte urlo mescolato con un singhiozzo echeggio per la sala, poi si voltò verso sua madre e poi guardò Frank.
Avvicinarono il corpo di Bellatrix a quello di Marilisa e tutti e quattro si materializzarono al Malfoy Manor.
 
Arrivati al maniero i Malfoy erano in salone, Lucius a farsi curare da un elfo insieme a Draco, mentre Narcissa cercava di razionalizzare tutto quello che era accaduto.
I due comparirono in salotto, gli occhi della famiglia e dei due elfi domestici si posarono sulle quattro figure. Narcissa tremò vedendo i due cadaveri e fece un passo indietro vedendo il volto di Sofia.
“Lucius …. Chi sono quelle due sdraiate in terra? ..Lucius chi sono?” urlava mentre i suoi occhi neri, come quelli socchiusi della sorella defunta, trattenevano le lacrime.
“zia … non c’è l’hanno fatta …” mormorò Sofia ricominciando a piangere. Frank si alzò a si spostò accanto a Draco che lo riconobbe e lo salutò, come se i due fossero stati amici, ora mai Draco si era pentito di tutto ciò che aveva fatto e aveva deciso di ricominciare.
Narcissa corse accanto a Sofia e insieme si unirono in un grande dolore, che avvolse per sempre i loro cuori.

 
 
 
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Cari lettori … so che mi odiate … ecco a voi il penultimo capitolo.
Scusate se è lungo e non l’ho diviso in due, ma era necessario che stesse tutto insieme …
Comunque, sappiate che le mie mani tremano ancora ora mentre scrivo il commento, e i miei occhi gettano lacrime almeno quante ne ha gettate Sofia.
Immagino che molti di voi non se lo aspettavano, mentre altri avevano immaginato che qualcosa sarebbe andato storto …
è un capitolo carico di emozioni … e di avvenimenti … e vi giuro dopo la morte di Rodolphus è quello più triste che ho scritto … è da tanto che lo progettavo, più o meno, avevo quest’idea dal 20esimo capitolo …. Ma ora voglio sapere quanto mi odiate da 1 a 10 … dato che … voglio sapere cosa ne pensate …
Contate che la mia migliore amica a cui è dedicata la parte di Sofia mi odia … e mi considera una sadica, vi prego di dirmi come avete reagito …
zia Molly

 
…ci vediamo all’ultimo capitolo ….


 
   
 
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