Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Querthe    25/09/2006    1 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Voglio la testa di chi ha fatto questo! Di chi ha fatto questo a me! – urlò Igor, le mani appoggiate, le dita aperte, sulla pesante scrivania in noce del suo studio, ricavato all’ultimo piano di un palazzo del secolo scorso che una compagnia di comodo aveva acquistato e quindi sistemato come lui aveva richiesto, trasformando le stanze nella ricostruzione perfetta dell’interno di un castello inglese dell’epoca vittoriana.
- Al momento non abbiamo… – iniziò titubante il suo segretario, un Servitore sulla cinquantina che lo seguiva nella sua eterna vita fin da quando aveva scoperto chi, o meglio cosa fosse il suo padrone, circa duecento anni prima.
- No. Se tieni alla tua miserevole vita, dammi solo buone notizie, o stai zitto e lasciami. – mormorò a denti stretti l’essere, afferrando una caraffa di cristallo e versando il contenuto, un liquido rosso e denso, ancora vagamente tiepido, in un calice nello stesso fine vetro al piombo.
Sembrò osservare attento, alla luce delle candele che illuminavano la stanza, il colore e le sfumature del sangue attraverso la sfaccettata superficie del bicchiere, ma in realtà era perso nella sua rabbia cieca e si accorse che Alfred aveva lasciato la stanza solo quando sentì il debole scattare della maniglia quando tornò nella sua posizione di riposo.
- Maledizione! – ringhiò incrinando e quindi spezzando il calice, mischiando il suo sangue con quello del giovane che aveva riempito la brocca.
Attese alcuni secondi, il tempo per il suo corpo di espellere i pezzi di vetro facendoli cadere a terra e si pulì la mano destra leccandosela. – E ho anche sprecato dell’ottimo nettare.
- Sembri nervoso, Igor… - sibilò una voce viscida come la pelle di un morto annegato e fredda come il ghiaccio. – Cosa ti turba?
- E’ inutile che sfotti. Ti ricordo che è anche nel tuo interesse che Misha venga ritrovata.
- Direi soprattutto nel mio. Mi serve, così come mi serve quella Sanguemarcio. Ma vive. Entrambe.
- Perché?
- Non angustiare il tuo piccolo cervello non morto con domande difficili che richiedono risposte ancora più difficili. Il nostro patto era chiaro quando lo hai stipulato, tempo fa. E ora è ancora valido. Dammi loro e io ti darò ciò che vuoi. - Igor chiuse gli occhi e si concentrò per capire da dove provenisse la voce, ma subito ricevette una pugnalata al cervello, facendolo barcollare per il dolore. – Piccolo Fighetto senza palle, non tentarci più, o la prossima volta non mi limiterò a un bel mal di testa. E’ chiaro?
Il vampiro annuì tenendosi la testa con le mani.
- E’ chiaro? – ripeté a voce ancora più alta l’entità.
- Sì, sì…
Ci fu come una risata, qualcosa di simile alle unghie su di una lavagna.
- Bravo. Ora torniamo a noi. So che quella Pulciosa è ancora viva, e che ha trovato alleati.
- Come…?
- Zitto. Lo so e questo ti basti. Ha alleati potenti, e si è ricongiunta al suo adorato fratellino.
- Questo è un guaio. Markus è molto forte, quasi impossibile da battere anche per i nostri più potenti Macellai.
- Povere bestie. Solo capaci di ringhiare e di trasformarsi. La forza bruta non è tutto nella vita, mio caro Igor. Ci vuole anche politica, capacità di sfruttare le conoscenze tue ed altrui…
- Lascia perdere le lezioni accademiche. Credi che io sia dove sono solo perché ho avuto fortuna? Sono secoli che sono su questa terra maledetta dal Sole, conosco come va la vita e la morte.
- La morte soprattutto. – ridacchiò la voce.
- Chi sono i suoi alleati?
- Ah. Bella domanda. Sono due, due donne.
- Basteranno un paio di miei Servitori.
- Sbaglio o l’ultimo trio ha avuto un… incidente di percorso?
- Misha non è un incidente di percorso. Le conosco?
- Credo di sì. Una di certo.
- Chi è?
- Non voglio rovinarti la sorpresa. Vai a dare un’occhiata ai tuoi Servitori, o a quello che resta. Credo che ti divertirai. – rise la voce diminuendo di volume fino a sparire, lasciando di nuovo solo il vampiro.
- Bastardo… - pensò, in fondo al gelido cuore temendo che se avesse parlato il misterioso essere lo avrebbe sentito. Si sedette alla sua scrivania, gli occhi fissi al fuoco che bruciava allegro nel camino, le mani incrociate e i gomiti sul piano lucidato dal tempo e dalla cura continua della servitù di cui amava circondarsi. Ripensò a come era finito ad accettare un patto con un essere i cui non conosceva nemmeno il nome o l’aspetto, ma che gli aveva dimostrato che aveva i mezzi e le possibilità per realizzare il suo sogno, e tutto ciò che voleva in cambio era una vampira e una mannara. – Entrambe bastarde, una per razza, una per natura. Non una grave perdita per il mondo. Anzi…
si alzò, diretto a passo deciso alla porta, che oltrepassò e si diresse all’ascensore che lo portò ai garage sotterranei dello stabile, le potenti macchine, alcune berline, alcune fuoristrada, tutte molto costose e ricercate, ad osservarlo con i loro spenti occhi allo xeno. Sfiorò quasi con passione il cofano di una Porche Cayenne nero metallizzato e si diresse ad una piccola porta dipinta di giallo.
- Solo un ripostiglio per chi non sa la verità… - pensò entrando e premendo in un determinato punto la parete alla sua sinistra. La sezione di muro davanti a lui sprofondò nel pavimento e diverse luci al neon si accesero sul soffitto del lungo corridoio che era nascosto dietro la parete, mostrando due Servitori di guardia all’apertura, vestiti come guardie del corpo. – La comodità di avere l’impresa di costruzioni nelle tue mani… - sorrise iniziando ad incamminarsi, seguito dagli umani.
Passarono varie porte, alcune con delle indicazioni di ciò che si svolgeva all’interno, altre anonime ma da cui a volte provenivano orribili urla, che lasciarono indifferente tanto il vampiro che i suoi Servitori.
- “Sala 5”. Sono qui? – chiese davanti ad una porta.
Le guardie del corpo annuirono e una delle due girò la maniglia per far entrare il loro padrone.
All’interno il locale era una perfetta stanza per le autopsie, il pavimento e le pareti coperte di lucide piastrelle bianche, tutto il mobilio in sterile acciaio inossidabile, file di bisturi, seghe manuali o elettriche ed altri strumenti dalle forme bizzarre agli occhi dell’essere.
- Signore! – si stupì un uomo sulla quarantina, vestito come un medico legale, la mascherina penzoloni sul collo e gli occhiali in plastica trasparente sulla fronte. Si stava lavando le mani prima di infilarsi i guanti ed iniziare ad analizzare i tre corpi martoriati dei Servitori che Misha aveva incontrato al parco vicino a Porta Venezia. – E’ un onore per il vostro umile servitore poter avere la fortuna di…
- Taglia corto, non ho l’umore giusto per il momento. – lo zittì lui avvicinandosi al corpo del giovane senza più un cuore. – Hai già iniziato?
- Non ancora. Se me lo permette, li esaminerò in questo istante.
Igor annuì e velocemente si infilò un camice verde chiaro plastificato per proteggersi il vestito firmato che indossava nell’eventualità che qualche umore potesse fuoriuscire dai cadaveri. Solo al debole cenno del capo del Vampiro il medico legale iniziò ad esaminare il cadavere.
- Il soggetto in questione è deceduto per il grave trauma dovuto all’asportazione del cuore tramite il passaggio di una zampa artigliata attraverso lo stomaco, il diaframma e parte dei polmoni.
- Un lavoro degno di un Macellaio, o di un Pulcioso.
- Effettivamente lo stato del cadavere è simile a quello che si può riscontrare solo con vittime di licantropi vicinissimi o in preda alla loro Pazzia.
- Capisco. Un lavoro degno della fama di Misha… - mormorò come soprappensiero Igor, osservando l’uomo procedere con la rimozione della scatola toracica usando una piccola sega elettrica circolare. – Dove si trova adesso il cuore?
- Non saprei dirglielo. Nessun segno è rimasto dell’organo sul luogo dello scontro. Presupponiamo che sia stato mangiato dalla licantropa per scopi non meglio precisati, se escludiamo la semplice fame.
- Ne dubito. Il sangue dei Servitori in qualche modo non risulta essere gradito dai Pulciosi, forse perché contiene tracce del nostro. Mi risulterebbe difficile credere che lei abbia addirittura mangiato della carne di Servitore.
- Chi potrebbe averlo portato via?
- Al momento non è una domanda pressante. Questo cadavere può darci informazioni utili?
- Dubito. Avremo forse più fortuna con il secondo, quello dalla gola squarciata.
- Artigli?
Il medico legale osservò il corpo dell’altro Servitore con una lente di ingrandimento, quindi scosse il capo.
- No. Le mie conoscenze di anatomia comparata non sono eccelse, ma direi che questi sono i segni dei denti di un animale, probabilmente un felino di grandi dimensioni. Questo sarebbe plausibile con la tipologia di mannara che è stata affrontata.
- Già. Quanto può essere resistito?
- Mmmmm. Pochi secondi, una decina al massimo prima di crollare per il trauma e per la mancanza di ossigeno e altro. Una morte veloce, direi.
- Speriamo che non sia così per la Cacciatrice quando la incontrerà… - sorrise lui. – Farà la sua autopsia su questo dopo. Mi dica dell’ultimo. – gli ordinò, scoprendo lui stesso il corpo, che non presentava nessun segno visibile di violenza.
- Oh, nulla di differente dagli altri due. Lui è morto per un grande squarcio al petto. Le costole gli si sono letteralmente aperte.
- Come può una Pulciosa aver fatto una cosa del genere? – chiese mentre osservava la cassa toracica divelta del corpo davanti a lui.
- Mi immagino avendo artigliato il plesso solare e avendo spinto verso l’esterno con gli artigli. Se me lo permette, ora esaminerò meglio il cadavere.
Il vampiro annuì, osservando pensoso per la successiva ora quello che avveniva, la sua mente persa nel ricordare il discorso di poco prima con l’entità con cui aveva stretto un patto. Sembrò risvegliarsi nel momento in cui vide il medico legale scuotere la testa come sconsolato.
- Cosa succede?
- E’ strano mio signore.
- Cosa è strano?
- Quest’uomo è morto per le cause che le ho già detto, ma non ho trovato alcun segno di artigli delle dimensioni pari a quelle riscontrate sull’altro cadavere.
- Intendi dire che non sono stati gli artigli ad ucciderlo?
- No, sicuramente qualche cosa ha aperto la scatola toracica con degli artigli, ma non era la licantropa…
- Un altro essere mannaro?
- Potrebbe essere, ma mi sembrano più le tracce di mani di vampiri. Sono pochi quelli che possono fare una cosa del genere, e nessuna delle casate che conosco ha delle mani così piccole, come quelle di una donna.
Igor sussultò, e una strana idea gli si formò nella mente.
- Puoi controllare se ci sono dei segni sulla pelle del cadavere? Sul petto particolarmente?
- Ci vorrà del tempo, ma credo di sì.
- Non ho fretta. Se è come credo, la cosa non mi piacerà, non mi piacerà per niente… - mormorò lui. – Aspetto i risultati nel mio studio.
- Come desidera. – rispose con un mezzo inchino mentre il vampiro lasciava la stanza e si dirigeva da dove proveniva, abbandonando le guardie all’entrata del corridoio segreto.
Igor attese pazientemente per alcune ore, guardando l’orologio ogni dieci minuti, camminando avanti e indietro per la stanza, occupando il tempo a guardare senza leggere delle carte o ad osservare la danza delle fiamme nel camino, fin quando un lacchè non bussò e appoggiò sulla scrivania i risultati dell’autopsia dell’ultimo cadavere.
- Il cadavere presenta sulla pelle attorno alla ferita iniziale dei deboli e quasi invisibili segni di sangue che è stato assorbito dall’epidermide in maniera del tutto innaturale, come se fosse un tatuaggio. – lesse ad alta voce. – Lo stesso disegno è riscontrabile sui muscoli e nei polmoni come bruciature, sebbene sbiadite. Non è possibile individuarne la causa o la possibile connessione con il decesso. - Il vampiro si sedette sulla poltrona in cuoio sprofondando nella stessa e cullandosi per un paio di secondi nell’odore della pelle antica lavorata ancora al tannino e lucidata dagli anni. Osservò le foto fatte degli strani segni e chiuse gli occhi, sospirando. – E’ un Arcano. Ecco chi mi ha fregato la Preda e ha ucciso il mio servitore. Cacciatrice e Preda si sono alleate, a quanto pare…
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Querthe