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Autore: TooLateForU    19/02/2012    32 recensioni
Julie sbuffò, posò il caffè sopra il suo tavolo e tirò fuori i soldi, prima di lanciarli bruscamente sul bancone.
“Tieni, ragazzino.”
“Io ho un nome..” Sussurrai, più a me stesso che a lei. Ma sfortunatamente mi sentì.
“E perché dovrebbe interessarmi, sfigato?” scoppiò a ridere, e tutta la sua ‘combriccola’ la seguì a ruota.
Dopo sei mesi, mi domandavo ancora come potessi essere cotto di quella stronza di Julie Becket.
Harry Styles vive in un buco di appartamente nella periferia di Londra con quattro suoi folli amici, lavora in uno schifo di bar e la ragazza di cui è cotto lo tratta come una pezza.
Ma non ti abbattere, Harry, e continua a sperare che arrivi il sole.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene, ragazzuole (?) siamo arrivate al 15esimo capitolo..
Eh..
Ho come l'impressione che questo capitolo susciterà diverse emozioni in voi, AHAH.
Detto questo, se volete fare un salto nella mia nuova storia su Dj Malik qui sotto c'è il link :3





“Okay, chi paga?” chiese Louis, facendo scorrere i suoi occhi azzurri su tutti noi.
“Niall ovviamente!” ribattè Zayn, ovvio.
Lui alzò gli occhi al cielo “Grazie tante!”
“Dai, dividiamoci il conto..Quant’è?”
Louis diede un’occhiata allo scontrino tra le sue mani “Duecentotrenta sterline.”
Strabuzzai gli occhi “Duecentotrenta?! Ma sei sicuro?” chiesi, sorpreso.
“C’è un due, un tre, uno zero e due zero dopo una virgola. Sono abbastanza sicuro che sia duecentotrenta.”
“Io ho dieci sterline con me..” disse timidamente Taylor, controllando nel suo portafoglio rosa, ma Niall scosse la testa vigorosamente.
“Tu non devi pagare, siamo noi cinque..” fece segno ai noi ragazzi con una mano “..Che dividiamo il conto.”
“Ho un’idea: Niall paga il cinquanta per cento e noi quattro ci dividiamo il restante cinquanta per cento!” propose convinto Liam, con un sorriso.
“Ottima idea!” approvò Zayn.
Niall sbuffò, tirando fuori il portafoglio dai jeans “Siete dei tirchi maleducati.” Borbottò.
“Convivremo con questa terribile verità.” Replicai tranquillo.
Lanciai un’occhiata al tavolo di Julie, e mi accorsi che lei e Dave stavano litigando. O almeno così sembrava.
Parlavano fitto, e lei continuava a gesticolare. Tentai di ascoltare la loro conversazione, ma intorno a noi la confusione era aumentata e non capivo niente.
“Harry, devi sganciare ventotto sterline.” Mi ricordò Liam, distogliendomi dalla mia opera di lettura-labiale.
Allungai i contanti sul tavolo, e in quel momento la cameriera si materializzò al mio fianco, con un sorriso fastidioso stampato sulle labbra.
“Avete gradito la cena?” chiese squillante, guardandomi. Perché usare il plurale se guardava solo me?!
Stavo per rispondere, quando il rumore sordo di una sedia che si rovesciava mi distrasse. Portai velocemente gli occhi sul tavolo di Julie e mi accorsi che Dave stava afferrando bruscamente la sua giacca, e stava lasciando il locale infuriato.
Julie fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi, prima di passare stancamente una mano tra i suoi capelli.
Non ci pensai un minuto di più, mi alzai e mi mossi per arrivare al suo tavolo. Ignorai gli sguardi confusi dei miei amici e della cameriera-troia, e mi fermai solo quando fui davanti a lei. Solo quando tirai su la sedia di Dave e mi ci sedetti sopra alzò gli occhi su di me.
I suoi occhi verdi incrociarono i miei, e ci vidi dentro tutto quello che avevo cercato negli occhi di Susan la sera prima.
“Ciao.” Dissi solo, cacciando più in giù il nodo che avevo alla gola.
“Ciao.” Mormorò, allontanando impercettibilmente la mousse al cioccolato che aveva davanti.
Restai in silenzio ad osservarla, mentre intorno la confusione del locale si faceva più fitta. Ma non ci facevo poi troppo caso.
“Il tuo ragazzo ha dimenticato qua il suo cellulare, comunque.” Le feci notare, alludendo all’iPhone bianco poggiato sul tavolo.
“Non credo che dopo questa sera sia ancora il mio ragazzo..” ribattè, mentre increspava le labbra in un sorriso amaro.
“La sedia rovesciata faceva parte dell’uscita teatrale?”
“Probabilmente non era neanche nei suoi piani. E’ piuttosto maldestro per essere un giocatore di football.”
Abbozzai un sorriso, e non potei fare a meno di sentirmi sollevato. Mi dispiaceva per la loro litigata- mi dispiaceva per Julie – ma sapere che probabilmente non erano più una coppia mi faceva sentire inevitabilmente sollevato.
“Almeno ha pagato il conto?”
Julie rise, scuotendo la testa “No, non l’ha fatto. E dato che ha ordinato dieci tipi di ali di pollo come antipasto sospetto che dovrò sborsare una sacco di soldi.” Replicò.
Schioccai la lingua sul palato, con disapprovazione “Un vero gentleman non farebbe così.” le dissi, con ovvietà.
Mi inchiodò con un solo sguardo, fissandomi a lungo. “Come mai sei qui stasera?” mi chiese, incrociando le braccia al petto.
“Presentazione ufficiale della ragazza di un mio amico..Niente di che.” Liquidai velocemente il discorso.
Lei lanciò un’occhiata al tavolo dei miei amici, facendo un sorrisetto “La ragazza sarebbe la tredicenne là in mezzo?”
“Quattordicenne.” Precisai.
“Di’ un po’, Harry, tu conosci quella cameriera laggiù?” chiese a bruciapelo, indicando con uno sguardo la rossa vicino alle cucine.
Feci un sorrisetto beffardo “Intendi quella che hai torturato per tutta la sera? No, è la prima volta che la vedo.”
Julie alzò le sopracciglia, con una smorfia “Ha tentato così tanto di farsi violentare da te tutto il tempo che ha dimenticato di servire a dovere gli altri clienti.” Rispose, tagliente.
“L’hai notato?” chiesi, sorpreso.
“Certo che l’ho notato! Ci mancava solo che si slacciasse la camicetta urlando ‘Ti prego portami a letto’ ed avevamo fatto bingo!” esclamò.
Scrollai le spalle, incurante “Ma a te cosa importa?”
La vidi irrigidirsi, e smettere di giocherellare con la forchetta. “Non ho detto che mi importa. Ho detto che l’ho notato. E poi noi..siamo amici.” Concluse, a bassa voce.
Sentii il cuore prendermi a battere più velocemente, ma cercai di ignorarlo. “Siamo amici?” ripetei, a mo’ di domanda.
“Bhè, una specie..”
“Una specie di amici, quindi.”
“Proprio così!” rispose, convinta.
Bene, eravamo una specie di amici. Allora facevamo parte della specie nella quale lui è innamorato di lei. E lei l’aveva scoperto.
E l’aveva rifiutato.
“Ti va di uscire a fare un giro?” propose, ad un tratto. La guardai un attimo confuso, poi guardai i miei amici.
“Devo avvertire i miei amici..”
“Hai bisogno del loro consenso?” mi prese in giro.
Le lanciai un’occhiataccia, prima di alzarmi dal suo tavolo e avvicinarmi al loro.
“Ragazzi, io dovrei..”
“Abbiamo capito, Julie ha tirato il guinzaglio.” Mi interruppe Louis, mentre gli altri annuivano.
“Ah ah, simpatico. Volevo salutare Taylor, comunque, non voi.” Mi girai verso la ragazzina, e le sorrisi “Grazie per essere venuta e non essere scappata prima del dolce, ci vediamo.” Le dissi, facendole l’occhiolino. Lei alzò una mano a mo’ di saluto, prima che mi girassi e tornassi verso i miei passi.
Julie aveva abbandonato centocinquanta sterline sul tavolo, e si stava infilando il cappotto.
“Ottenuto il permesso?”
Alzai gli occhi al cielo “Muoviti piuttosto, prima che la cameriera-troia mi assalga.” La intimai.
Finalmente potemmo uscire dal locale, e farci investire dal freddo pungente di una Londra avvolta nel buio.
Julie rabbrividì “Si congela qua fuori.” Disse, ficcando le mani nelle tasche del cappotto.
Prendemmo a camminare fianco a fianco, senza sapere neanche dove stessimo andando.
“Perché avete litigato?” domandai, a bruciapelo. Non c’era bisogno di specificare di chi stessi parlando.
Lei sospirò, dando un calcio ad un rametto a terra “Non me lo ricordo neanche. Una cavolata, probabilmente. Forse ho insultato il grande campionato di football..” rispose sarcastica.
“A me il football non piace.” Dissi, senza alcun motivo in particolare “In realtà nessuno sport mi piace, sono negato per l’attività fisica.”
“A prima vista non si direbbe. Sei talmente alto! Pensavo facessi, non so, pallavolo.”
“Pallavolo?” ripetei, incredulo “Non sono capace neanche a fare una battuta!”
Julie rise, alzando gli occhi al cielo “Anche a me pallavolo fa schifo, comunque.” Rispose.
“Forse perché non arrivi alla rete?” la punzecchiai. Lei mi lanciò uno sguardo offeso, dandomi una spintarella.
“Ma come ti permetti?! Guarda che le ragazze bassine sono più femminili dei pali della luce.” Replicò, stizzita.
Alzai le mani, a mo’ di resa “Okay, ritiro quello che ho detto!”
Mi lanciò un sorriso divertito, mentre la luce colorata di un’insegna di qualche locale le illuminava tutto il viso.
“Stai bene stasera.” Le dissi, non del tutto sincero. Stava più che bene. Era perfetta.
“Anche tu stai bene stasera.” Rispose, guardando però dritta davanti a sé. Non riuscii a trattenere un sorriso.
Arrivammo davanti ad un parco, di quelli per i bambini pieni di scivoli ed altalene, e Julie si fermò. “Voglio entrare.” Esclamò, prima di saltare la recinzione in ferro battuto come se fosse niente ed entrare nel giardinetto.
“Ma è un parco giochi!” le gridai dietro, ma non rispose. Con una smorfia saltai anche io la recinzione, rischiando di recidermi una gamba, e la seguii nella sua corsa.
Si fermò accanto alle altalene, si sedette su una e prese a dondolare. Era una scena un po’ comica, una diciassettenne in mini-shorts e calze a rete che si dondolava sull’altalena.
“Che fai, non vieni?” mi chiese, continuando a dondolare. Feci un sorriso, prima di lanciarmi sull’altalena accanto alla sua.
I’ll lift you up, I’ll never stop, you know I’ll take you to another world..” canticchiò, a bassa voce.
“Che canzone è?” chiesi, interessato. Aveva anche una bella voce.
Alzò le spalle “Non lo so, l’ho sentita alla radio..E’ di una nuova band, The Direction mi pare si chiamino..” rispose.
“The direction..” ripetei, a bassa voce. Anche a me sarebbe piaciuto cantare, e diventare un cantante. Non di quelli che si mettono gli occhiali da sole anche quando è buio e non fanno che dire ‘no comment, no comment’ davanti alle telecamere, ma di quelli che fanno la storia.
“Io sto ancora aspettando un ragazzo che mi porti su un altro mondo.” Esordì Julie ad un tratto, lanciando più in alto le gambe per dondolarsi.
Feci un sorrisetto amaro “Su un altro mondo eh? Posti in prima classe però, vero?”
“Oh, certamente! In prima classe, dove servono champagne e caviale.”
“E con i cuscini in piume d’oca bianca.”
Rise di gusto, ed io mi sentii trasportare su un altro mondo, come ogni volta che la vedevo sorridere.
“Come fa dopo la canzone?” le chiesi. Lei sembrò pensarci su un attimo, con una smorfia concentrata.
“Non mi ricordo..” ribattè, scrollando le spalle “Il ritornello mi è rimasto impresso perché è bello.”
Lanciai uno sguardo al cielo coperto di Londra, e sospirai “Io la conosco una ragazza che mi porta su un altro mondo.” Dissi, a bassa voce.
Sentii il rumore delle catene dell’altalene fermarsi, poco a poco.
“E cosa fate tu e questa..ragazza, nell’altro mondo?” chiese, piano.
Aggrottai la fronte, sorpreso “Non lo so..Però nell’altro mondo siamo insieme, solo io e lei. E lei è la mia ragazza. Parliamo un sacco, ci teniamo per mano e facciamo tutte quelle cose che fanno le coppie..” conclusi, con un gesto vago della mano.
“Secondo me lei è una stronza acida e stupida che non ti merita.” Esclamò, riprendendo a dondolare.
Abbozzai un sorriso. Sapeva che parlavo di lei.
“Almeno nell’altro mondo lei è più gentile?” chiese. Io le lanciai uno sguardo divertito, e smise di nuovo di dondolare.
“No, nell’altro mondo è esattamente come è quaggiù. Perché mi piace da impazzire così com’è.” Mormorai.
Mi guardò a lungo con i suoi occhioni verdi, che brillavano nell’oscurità del parco, illuminato solo dalla pallida luce di un lampione più in là.
“Credo che la ragazza dovrebbe scusarsi.” Disse, in un soffio.
“Scuse accettate.”
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi si avvicinò un po’ con l’altalena, in modo che fossimo uno davanti all’altra. Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro freddo sul mio viso.
“E credo che a questa ragazza farebbe piacere fare un salto nell’altro mondo, con te.” Continuò.
Sentii il mio cuore fermarsi, nell’esatto istante in cui si sporse verso il mio viso e mi posò un delicato bacio a stampo sulle labbra.
Fu come descritto nei romanzetti d’amore da quattro soldi: sentii i fuochi d’artificio, le campane e una scarica d’adrenalina attraversarmi tutto il corpo.
Era la mia ragazza dell’altro mondo, e mi stava baciando.
E non potevo chiedere di meglio.
 
 
                                                                     
I’ll take you to Another World..
   
 
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