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Autore: Aya_Brea    19/02/2012    6 recensioni
"La figura alta ed imponente di Gin era ferma affianco al letto della piccola scienziata, teneva le mani infilate nelle tasche dell’impermeabile ed i suoi lunghi capelli d’oro seguivano la direzione del vento. Dal suo viso imperturbabile non trapelava alcuna emozione, ombreggiato com’era, dall’argentea luce lunare. I suoi occhi verdi brillavano come quelli di un felino."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Altro Personaggio, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"La trasparenza del suo sguardo aveva la purezza assoluta di Sirio quando brilla lontana nel cielo notturno, o di un Dry Martini preparato a perfezione che attraverso il bicchiere da cocktail emana la sua limpida luce."
(Banana Yoshimoto)






Gin spinse la mano contro la porta metallica e la piccola Shiho poté finalmente uscire: il suo sguardo venne immediatamente colpito dalle innumerevoli luci dei lampioni che si susseguivano sempre più ravvicinate lungo lo stradone. Era fuori da quel laboratorio.
Richiuse dolcemente gli occhi e l’aria gelida le penetrò attraverso le narici, empiendole i polmoni e ritemprandola all’istante. Si accorse di quanto fosse preziosa la libertà, e di quanto determinati gesti potessero cambiare la vita degli uomini.
“Siete davvero premurosi voi dell’Organizzazione. Far sprecare del tempo ad uno dei vostri uomini migliori per vegliare su una povera scienziata stanca.” Shiho si rivolse al biondo, il quale, come di consueto, teneva le mani nelle tasche dell’impermeabile scuro.
“Risparmiami i tuoi commenti sarcastici e cammina.” Fu freddo, ma la ragazza non batté ciglio.
Entrambi presero a camminare fianco a fianco lungo il marciapiede: era buio pesto ormai ed un silenzio quasi surreale era calato sulla cittadina. Le avevano dato la possibilità di poter uscire, anche se ovviamente, sotto stretta sorveglianza di qualcuno dell’Organizzazione. Non avrebbero potuto scegliere persona più inadeguata per quell’incarico.
Shiho evitò con tutte le sue forze di pensare a quel che era successo la sera prima e cercò di incanalare la sua attenzione sui particolari di quella città ormai assopita: le strade deserte, i viottoli bui, i miagolii dei gatti randagi e le lattine che rotolavano sul selciato ad ogni folata di vento. Inevitabilmente però, il suo inconscio volle continuare a sprigionarsi, a tartassarle la mente. Doveva rendersi conto che lui era lì, a qualche centimetro da lei, che ad ogni passo la inebriava di quel profumo da uomo e che batteva regolarmente le suole delle scarpe contro l’asfalto. Era una tortura.
Dopo una manciata di minuti quella sensazione opprimente poté abbandonarla, poiché entrambi fecero il loro ingresso in un locale della zona. Gin l’aveva portata ad un pub? Rise.
“Ci porti le tue bamboline in questo localaccio? Io sono una ragazza raffinata, ho gusti più elaborati.” Disse Shiho mentre i suoi occhi assorbivano informazioni sul luogo. Nonostante l’ironia non sembrava un brutto locale, c’era poca gente, ma piuttosto allegra. Forse per via dell’alcol. In fondo alla sala vi era il bancone e tutt’intorno numerosi tavolini in legno.
“Scegli un tavolo.” Disse Gin.
Shiho fece spallucce, poi ne indicò uno fra tanti e i due si sedettero. Dio, era così strano, quella circostanza aveva dell’assurdo e nel suo essere paradossale le sembrò quasi ordinaria. Un controsenso.
“Mi hai preso per una grande bevitrice?” Sussurrò la ragazzetta.
“No, è il primo luogo meno dispersivo in cui avrei potuto facilmente tenerti d’occhio.” Le lanciò uno sguardo penetrante, tanto che Shiho dovette subito abbassare la cresta: la situazione stava sfumando in un’atmosfera troppo intima, doveva prendere subito le distanze.
“Quindi è stata una scelta puramente strategica.”
“Indovinato. Sei perspicace, Sherry.” Il suo volto buio si illuminò repentinamente d’un ghigno sottile. Poco dopo un cameriere si avvicinò al loro tavolo e così lei poté evitare di prendersi la briga di rispondere.
“I Signori desiderano?”
Gin si mise comodo e a quel punto distolse lo sguardo dalla biondina. “Ci porti un paio di Cocktail. Deserto di fuoco.” Sottolineò con una strana vena nel tono di voce.
“Subito.”
Appena l’uomo si fu allontanato, Shiho sollevò lo sguardo verso Gin. “Di cosa si tratta? Io non bevo molto, anzi, quasi mai. Non me ne intendo.”
“Un semplice Cocktail. Nulla di troppo pesante per una ragazzina come te.” Beffardo e ironico come non lo era mai stato.
“Va’ al Diavolo, Gin.”
Non proferirono più una parola, lui pareva essersi preso una pausa e se la voleva godere fino in fondo, fumandosi la sua classica ed immancabile sigaretta. Lo osservò mentre la assaporava, ne rubava ogni porzione di catrame e nicotina, i muscoli del suo volto si rilassarono dolcemente. In quell’istante, mentre Gin proseguiva nello sbuffare lentamente del fumo, l’attenzione della piccola venne rapita dall’uomo che aveva appena varcato la soglia dell’entrata.
Kogoro.
Il suo cuore ebbe un sussulto e continuò a seguirlo mentre andava a sedersi al bancone: aveva ordinato un boccale di birra, si guardava intorno con la sua solita aria trasognata e sorseggiava tranquillo.
“Devo andare in bagno.” Proferì lei risolutamente. Si sollevò in piedi.
“Sbrigati.” Controbatté Gin con noncuranza: non l’aveva neanche degnata di uno sguardo, così la ragazza non aggiunse altro. Si diresse velocemente alla toilette, facendosi largo fra la gente che andava e veniva nella sua stessa direzione. Shiho si richiuse finalmente la porta alle spalle e prese a frugare nella sua borsetta: ne trasse un blocchetto di post it e se lo mise fra i denti, nella speranza di trovarvi anche una penna. Le sue dita di destreggiarono abilmente fra i vari oggetti che teneva lì dentro, poi ne sfilò finalmente una matita. Col foglietto appoggiato contro il muro prese a scrivere velocemente un appunto. Ci impiegò cinque minuti scarsi, dopodiché uscì nuovamente. Qualche attimo più tardi, Kogoro si sarebbe ritrovato un foglietto giallognolo apparso misteriosamente proprio di fronte ai suoi occhi.

‘Al piccolo Conan:
Ci vediamo domani alle undici presso il pub sulla statale.
-S.M-.’

La ragazza dunque tornò in compagnia di quel killer. Sul tavolo troneggiavano due bicchieri eleganti, dal collo sottile e longilineo, la cui coppa ospitava un liquore rossastro. Dopo essersi seduta ella notò che Gin non aveva bevuto e probabilmente la stava semplicemente aspettando.
“Ce ne hai messo di tempo.” Borbottò lui, separatosi finalmente dalla sua sigaretta.
“Soltanto il tempo necessario.” Disse Shiho, poi prese quel calice e bevve un lungo sorso.
“Vacci piano, tesoro. Non vorrai rischiare di ubriacarti.” Sussurrò Gin con voce suadente, tenendola ferma nel suo campo visivo: sorrise.
Lei continuò a bere quel nettare dal proprio calice in vetro, poi si inumidì le labbra.
“Buono.”
Egli invece se lo scolò praticamente in un solo, avido sorso.
“Ci credo.” Piantò i suoi occhi verdi in quelli tenui e trasparenti di Shiho. “Tre quarti di Gin, e il restante quarto di Sherry.” Disse, accompagnandosi con un ennesimo sorriso enigmatico,  stavolta sospeso fra un ghigno ed una risata.
Shiho sentì che la sua gola cominciava a bruciarle. Abbassò lo sguardo e strinse i denti con violenza.
 
 
 

Il giorno seguente lei pretese nuovamente di uscire: aveva dato una sorta di appuntamento al piccolo Detective con gli occhiali e sperava vivamente che Gin non l’avesse vista mentre aveva fatto scivolare quel biglietto lungo la spalla di Kogoro.
Alle dieci e mezza Shiho era lì, ma in compagnia di Vodka. Decisamente più leggera come presenza, perlomeno non avrebbe dovuto sorbirsi la tensione e l’ansia che le procurava invece, il biondo.
L’omone la seguiva mentre andava a sedersi presso lo stesso tavolo dell’altra volta e con lo sguardo risalì rapidamente dal basso verso l’alto, analizzando meticolosamente il suo corpo, magro e sottile: indossava una gonna di jeans e un maglione nero a collo alto, che aderiva perfettamente alle sue curve delicate, un paio di collant scuri le velavano le gambe e degli stivaletti neri contribuivano a slanciare la sua figura.
Era deliziosa, bella. Era una piccola donnina. Comprese immediatamente perché Gin sembrava essere così ossessionato da quella creatura.
“Ne hai ancora per molto?” Chiese lei con fare piuttosto indispettito, oltre che decisamente infastidito da quello sguardo invadente.
Vodka rise fra sé. “Che c’è? Gin può guardarti e io no?”
“Caspita, che frecciatina.” Shiho sbuffò, si rassegnò a passare il resto della serata con gli occhi di quella guardia del corpo piantati su di lei. Era convinta che di lì a poco sarebbe arrivato Shinichi.
Ma più il suo sguardo indugiava sulle lancette dell’orologio alla parete, più quella speranza si affievoliva, come la cera di una candela che pian piano si consuma, lasciandoti in balia dell’oscurità. La fiammella stava quasi per privarsi del suo bagliore, quando un’inaspettata ed improvvisa folata di vento non la ravvivò.
Il piccoletto dagli occhi azzurri era a pochi passi da loro, lo vide azionare il dispositivo dell’orologio che teneva sempre al polso e un ago narcotizzante schizzò dalla sua posizione, si conficcò nel collo di Vodka e lei faticò a trattenere un gemito d’esultanza. Il bestione fu K.O. in una manciata di secondi.
“Conan!” Gli occhi della ragazza brillarono, si alzò di scatto dalla sua sedia e corse incontro al Detective, il quale fu colpito immediatamente dalla ormai evidente differenza d’altezza che li separava. Doveva ammettere che Shiho Miyano era davvero una bellissima ragazza.
“Ai!” Gli venne spontaneo chiamarla col nome con cui l’aveva da sempre conosciuta. “Sono così felice di rivederti e di sapere che stai bene.” Un sorriso gli illuminava il volto e a lei sembrò così strano parlare con un marmocchio di soli sette anni. Si dovette chinare a terra per mantenersi alla sua stessa altezza e una volta che finalmente i loro sguardi furono sulla medesima lunghezza d’onda, lei gli sorrise.
“Shinichi. Ho portato una cosa per te.” Sfilò dalla tasca della gonna una provetta in plastica e poi gliela porse. “Questo è un prototipo dell’antidoto, l’ho trafugato dal laboratorio dell’Organizzazione.” La sua voce giungeva come un sussurro alle orecchie del piccolo, il quale scorse nel profondo dei suoi occhi azzurri uno strano risentimento. “Non devi parlarne con nessuno, la scelta se provarlo o meno sta a te. Ma stando a giudicare dai risultati ottenuti dovrebbe funzionare.” Shiho si mantenne ferma, risoluta e il suo tono esprimeva un certo grado di saggezza. “Mi raccomando.”
A quel punto Shinichi scosse leggermente il capo. “Ma hai intenzione di rimanere con loro? E’ l’occasione giusta che hai per potertene liberare!”
Il viso di Shiho si rabbuiò, Conan intravide un sorriso colmo di sarcasmo delinearsi sulle sue labbra, poi lei rise con amarezza. “Purtroppo non posso. Non ancora.”
“Non fare la stupida.” Borbottò lui con severità; le afferrò un polso e la costrinse a rialzarsi: la voleva trascinare letteralmente fuori dal locale.
“Aspetta, cosa diavolo stai facendo? Conan!” Esclamò divertita, poi si riabbassò nuovamente e in un istante lui le portò una mano dietro la nuca; a quel gesto, la ragazza avvertì un lieve pizzicore ma non vi fece caso.
Il piccolo le schioccò un bacio sulla guancia e Shiho non poté far a meno di notare che le sue gote divennero rosse.
“Ai, fai come ti dico.”
La ragazza non ebbe neanche il tempo per pensare, non ebbe i secondi a sufficienza per potersi rendere conto che presso la porta spalancata del locale sostava la figura imperiosa di Gin, accerchiato da un’altra schiera di uomini vestiti di nero.
Cinque o sei di loro.
A quel punto lei non capì più nulla: Conan le si era avvinghiato ad una gamba e la tirava, le urlava di abbassarsi, urlava il suo nome. Il suo vero nome. Shiho, Shiho. Shiho!
“Fate fuoco contro gli uomini in nero!” Un poliziotto in borghese scattò dal tavolo in fondo, la sua voce tuonò seccamente e a quel segnale altri agenti estrassero le loro armi e le puntarono contro quei loschi individui: tutti si ritrovarono in una situazione di stallo, Gin teneva il braccio teso e la Glock puntata verso uno dei loro ‘nemici’. Conan e Shiho si ritrovarono nel bel mezzo della sala, fra i due fronti che si tenevano sotto tiro con le loro armi cariche, pronti a sparare i loro proiettili infernali.
La ragazza trasalì, sentì la presa del Detective farsi più salda.
“Sherry, mi complimento con te. Hai tradito la mia fiducia.” Sembrava che a quello psicopatico non importasse un bel niente delle pistole puntate dritte alle sue cervella; non aveva occhi che per la sua Sherry.
“Che diavolo vuoi, non stavo facendo nulla di male. Tornerò con voi, posate quelle armi e nessuno si farà male.” Proferì, poi il suo sguardo ritemprato e ricolmo di ravvivato coraggio si posò negli occhi di qualsiasi uomo che impugnasse un’arma. “Posate le pistole, ve ne prego.”
Quel silenzio immediatamente successivo alle sue parole fu subito spezzato dalla fragorosa risata del biondo.
“Che scena patetica. Cali il sipario.” Aggiunse. Le pistole di quegli uomini, compresa quella di Gin, cominciarono a far fuoco. Conan deglutì, uno dei poliziotti in borghese lo strappò letteralmente dalla ragazza e lo sollevò da terra. Il piccolo si dimenava, urlando affinché lo lasciassero. Ma fu tutto inutile.
Una scarica di proiettili trapassò l’aria con violenza inaudita, la gente si rifugiò sotto ai tavoli in legno, dai quali schizzavano miliardi di schegge.
Urla, spari, fumo: al di là del bancone le bottiglie sparse sui vari ripiani implosero e riversarono tutto il loro contenuto a terra.
Shiho urlava il nome di Conan, questi faceva altrettanto. Qualche minuto più tardi non lo sentì più. Doveva rifugiarsi da qualche parte: i proiettili vaganti sibilavano accanto a lei, tanto che fu costretta momentaneamente ad abbassarsi.
Strinse le mani fra i capelli, terrorizzata. Tremava. L’odore della cordite le penetrava nelle narici con prepotenza.
‘Perché? Perché deve succedere tutto questo a me? Ne ho passate già abbastanza, perché?’ Pensava confusamente, lunghi brividi la scuotevano visibilmente ad ogni sparo.
Gin si era accovacciato dietro ad un tavolo, sfilò dalla tasca del suo giaccone una manciata di proiettili e li inserì velocemente nel meccanismo di carica dell’arma: le sue pupille si erano ristrette notevolmente e alla stregua di un predatore non faceva altro che osservare la scena intorno a lui. I corpi inermi e ormai priva di vita giacevano a terra nelle posizioni più disparate, c’era sangue dappertutto, i molteplici involucri di proiettili rilucevano d’oro e brillavano a terra, contrastando col legno del pavimento.
Alcuni agenti in borghese stavano ancora lottando strenuamente per riprendersi il vantaggio su quegli uomini in nero, che al contrario, parevano delle belve feroci, dei tiratori eccellenti e degli spietati assassini capaci di compiere dei simili omicidi senza batter ciglio.
In mezzo a quel teatro di polvere da sparo e morte, Shiho racimolò le forze per potersi rialzare nuovamente, in cerca di un riparo che le assicurasse di affrontare indenne quella folle sparatoria. Corse con la rapidità del fulmine presso il bancone del locale, lo scavalcò con uno scatto agile, felino, ma la caduta fu rovinosa, accompagnata da un grido di dolore.
Dolore lancinante.
Appena crollò a terra si ritrovò a brancolare fra pezzi di vetro ed alcol, il suo corpo fu percorso da spasmi irrefrenabili, la ragazza si contorceva come una serpe, arcuava le dita contro il pavimento nel vano tentativo di sopportare quel dolore. Le avevano sparato ad una gamba, sicuramente perdeva sangue, eppure non osò abbassare lo sguardo. Gli occhi le si erano completamente annebbiati e la sofferenza si sovrapponeva a qualsiasi altro sentimento, a qualsiasi altro tipo di percezione, tattile, olfattiva, persino quella uditiva si era tramutata in oblio, confusione, disordine. Non capiva nulla. Era il caos più totale.
Le sue palpebre divennero sempre più pesanti, fin quando non si dischiusero sulle iridi stanche, cerulee.
Silenzio.
 
 

 
“Per quanto tempo hai intenzione di dormire, Sherry?”
La voce di Gin rimbombava nelle orecchie di Shiho, adagiata delicatamente su di un morbido materasso. Aveva ripreso coscienza soltanto parzialmente ma quelle parole la fecero rinsavire completamente. Riaprì gli occhi e anche se la sua vista era appannata per via del risveglio repentino, osservò quel che aveva intorno: era nella stanza di quell’uomo e lui sedeva comodamente ai piedi del letto. La ragazza dovette sollevarsi per potersi render conto di dove l’avesse trascinata e nel preciso istante in cui lo fece, il dolore alla gamba le inondò la mente di flashback frenetici e confusi. Quel bastardo non aveva avuto neanche l’accortezza di disinfettarle la ferita: la sentiva pulsare e così comprese che era già compromessa, probabilmente il processo infettivo era in corso già da qualche ora.
“Perché mi hai portato qui?”
L’impermeabile di Gin era piegato accuratamente sulla sedia affianco alla scrivania, assieme al cappello che troneggiava su quel capo d’abbigliamento da cui non si separava mai: era così strano vedere quell’uomo indossare un semplice maglioncino a collo alto.
Dalla posizione e dalle movenze estenuanti sembrò perfettamente tranquillo, impegnato come al solito a fumarsi l’ennesima sigaretta della giornata.
“Ti avrebbero uccisa.”
“Stai scherzando vero? Non avrebbero potuto farlo.”
“Già, non avrebbero potuto. Ma ormai pende una taglia anche sulla tua testa, tesoro. Sei una dei nostri, sei parte integrante dell’Organizzazione.” Dalle sue narici fuoriuscì lentamente del fumo. Non l’aveva ancora degnata di uno sguardo, pareva che la sua attenzione fosse focalizzata a guardare altrove, un punto indefinito situato fra le mattonelle chiare del pavimento, come se dovesse prendersi del tempo prezioso per poter formulare le sue frasi. Shiho sapeva che Gin non amava particolarmente parlare e disquisire in merito a qualsiasi argomento, eppure con lei ci provava gusto. “E come tale, sei complice di una operazione che trama e cospira al di là dell’apparenza.”
Shiho trasse un sospiro seccato. Allora era quello il motivo per cui dei poliziotti in borghese avevano preparato appositamente un agguato? E Shinichi per quale diavolo di motivo aveva permesso che tutto ciò avvenisse? Perché aveva coinvolto qualcuno al di sopra delle proprie potenzialità esecutive? Lui era un Detective, un Detective testardo ed orgoglioso, non avrebbe permesso che qualcun altro prendesse le redini della sua battaglia.
“Non capisco il motivo di quell’irruzione. Puoi spiegarmelo o vige l’obbligo del silenzio stampa?” Sussurrò lei con sarcasmo, con una voce flebile e stanca. La ferita aveva ripreso a palpitare e lei cercò di non esternare la sofferenza.
Gin sorrise, nonostante cominciasse ad infastidirlo il tono che aveva assunto la sua interlocutrice. “Credi che i tuoi spostamenti siano passati sottotraccia? Io credo che tu non abbia ancora capito con chi hai a che fare.” Le sue labbra si contrassero leggermente quando aspirò dalla sigaretta, poi buttò fuori il fumo e si alzò per andare a spegnere il mozzicone nel posacenere sulla scrivania. 
Shiho sentì che la testa aveva preso a girarle vorticosamente, dovette chiudere nuovamente gli occhietti, poi rilassò finalmente il capo e appoggiò la nuca contro testiera del letto.
“Ho visto che hanno preso Vodka.”
Il biondo non rispose ma poté comprendere che dal rumore dei suoi passi si stava avvicinando nuovamente al letto. La sua voce risuonò più calda e vicina. “Non è un problema.”
“Sei stato tu a salvarmi?”
Gin si sedette al suo fianco, finalmente i suoi occhi cominciarono a scrutare il viso della scienziata bionda. Che incanto, che lineamenti sottili e armonici, che pelle diafana. La sua Sherry era il trofeo più delizioso e divertente che si fosse mai guadagnato.
“Apri gli occhi.” Le ordinò.  “Guardami.”
Shiho volle essere forte, così rivelò all’uomo le sue iridi cariche di odio e rabbia. Ma rimase sorpresa, basita. Negli occhi dell’altro intravide una luce sinistra. Era nuovamente in trappola. A quel punto non riuscì più a sostenere quello sguardo e così fu costretta a volgere il capo altrove. La mano fredda del biondo le si posò sulla spalla, le sue dita scorrevano lente lungo la clavicola, poi aggirarono il collo e si piantarono sulla nuca.
Aveva paura. Aveva paura e sentiva nuovamente quella sgradevole sensazione che le faceva perdere il controllo dei sensi.
“A quanto pare il tuo piccolo amichetto non si fida di te.” Le labbra di quell’uomo le sfioravano la guancia e la solleticavano ad ogni parola, sussurrata con tono divertito e velatamente sadico. Dopodiché, si allontanò quasi bruscamente e le strappò qualcosa dal collo.
Shiho vide coi suoi occhi che teneva fra le dita una microspia.
Il biondo osservò gli occhi di lei spalancarsi e non poté far a meno di ridacchiare.
“Shinichi Kudo, ho avvertito la tua presenza invadente da almeno mezz’ora.”
Shiho deglutì a fatica, gli occhi sprezzanti di Gin si persero lungo le pareti della stanza.
“Ma prima di interrompere questa manifesta violazione della privacy vorrei lasciarti un messaggio.” Incrociò ancora lo sguardo della ragazza. Che situazione folle, sicuramente Shinichi era in ascolto.
“Non fidarti delle donne, le loro ferite divengono cicatrici.”
Egli permise alla microspia di scivolare nel palmo della sua mano, così la richiuse e la ridusse in frantumi. Guardò Shiho con aria complice, un lieve sorriso compiaciuto si era stagliato sulle sue labbra sottili. “Finalmente siamo soli.”










Oh yeah! Finalmente questo sudato aggiornamento è arrivato :) 
E' stata una settimanella piuttosto piena dal punto di vista scolastico e dunque non ho potuto dedicarmi alla scrittura. 
Spero che per la prossima settimana invece, scriverò il nono capitolo, in modo che non vi lascio a bocca asciutta per la prossima ancora! :) Parto per Madrid e dunque non ci sarò, forse per un po' di tempo, anche perché purtroppo mi aspettano le simulazioni d'esame :( Speriamo bene!
Comunque, l'importante per ora è essere qui! Che ne pensate di questo chappy? Penso proprio che lo dedicherò ad Iman per il suo compleanno *_* Auguri ciccia <3 Spero ti sia piaciuto questo capitolozzo! :) 
Poi voglio ringraziare calorosamente la mia mojuzza che mi sta sostenendo in maniera incredibile, ma soprattutto che sta apprezzando questa ff nonostante l'odio dilagante per il giovane occhialuto XD Colgo l'occasione inoltre, per linkarvi la sua storia su Tekken, che a mio parere è mooooolto ben scritta e tratta la storia di un personaggio decisamente figo ed intrigante! Spero che vogliate leggerla, anche perché ne vale la pena, e anche perché io devo sapere come va avanti e voglio che tutti insieme la sproniate!!! >.< Ahahah, vi lascio il link alla fine! Ringrazio come sempre tutti coloro che recensiscono e che mi seguono con tanto affetto *_* siete magnifici, dei lettori così sono più unici che rari :) Eh eh eh :D Quindi grazie infinite! Spero che anche i timidoni prima o poi recensiscano, sono curiosa di sapere il vostro parere, è importante per me!

Ringrazio dunque chi ha la storia fra le seguite: 
Bankotsu90, chicc, Evelyn13, I_Am_She (sei davvero un tesoro ad avermi citata nella tua presentazione!), Kuroshiro, Layla Serizawa, Red Fox, Sherry Myano, tigre, Violetta_, _Flami_ 
Un immenso grazie a coloro che l'hanno inserita nelle preferite:
A_M_B, chyo, Evelyn13, Imangaka, ismile, I_Am_She, Yume98, _Flami_ 

Qui il link della ff della mia Mojuzza :)  ----->     
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=958178&i=1



BYE!!!!!!!!!!!!! :)




  
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