Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
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Autore: Key_    19/02/2012    0 recensioni
"Camminavo,continuavo a chiedermi perchè non riuscivo ad essere felice per lui,perchè tremavo,e perchè ero rimasta così male sentendo quelle parole."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Salve,
Key è tornata,più carica del solito,con una storia tutta nuova e stavolta si cimenta nella fantascienza.

Spero tanto che anche questa mia nuova storia vi piaccia,ci sto mettendo un bel pò per scriverla,tra scuola e impegni vari,ma ce la sto mettendo tutta per farla uscire bene.

Bé,questo è il primo capitolo,dove vi presento un pò l'evolversi della storia,ma soprattuto i personaggi.
E chissà,cosa avete intuito dal prologo...

Buona lettura a tutti,a presto,Key_








"Hey,tu! Forza dobbiamo andare alla festa,e se non ti sbrighi,ti lascio qui!"-sbottò dal piano sottostante la voce del mio migliore amico,Ian,
"Ho capito,ho finito scendo!"-dissi infilandomi quei tacchi che odiavo mortarlmente,
"Tesoro,non dimenticarti di questa..."-mio padre mi stava porgendo quella mini pistola con i proiettili d'argento,
"Anche in questa serata?"-chiesi,
"Anche in questa serata..."
La presi,la nascosi nell'apposita custodia attaccata alla giarrettiera,e raggiunsi Ian.
 
"Dio,voi ragazze ci mettete sempre una vita a prepararvi"
"Ma sta zitto,parla quello che si guarda allo specchio e si crede di essere un gran figo"-gli dissi strattonandolo e sorpassandolo.
In effetti lo era.
Alto,magro,pelle nè chiara,nè scura,come quella degli indiani direi,capelli neri,occhi neri in cui saresti potuta sprofondare ogni volta che lo fissavi,e quelle fottutissime labbra carnose,che non potevi far a meno di immaginare di morderle.
Ma lui è il mio migliore amico.
Classico ragazzo dalle mille faccie,sempre pieno di ragazze,che preferirebbe andare a scuola senza maglia pur di essere elogiato.
Un idiota narcisista.
Anche se aveva tanti,ma davvero tanti,difetti,era comunque il mio migliore amico,da cui a quanto pare ero attratta.
 
Ci conoscevamo da poco a dire la verità.
Avevamo degli amici in comune a scuola che ci avevano presentati l'uno all'altra,e subito siamo diventati amici.
Mi raccontava tutto di sè,delle sue relazioni,della sua vita,dei suoi problemi.
Qualcuno poi si chiederebbe,in quel frangente,io cosa facessi.
Nulla. Non potevo raccontargli davvero niente della mia vita.
Sono la figlia di un cacciatore di licantropi.Faccio parte di una grande dinastia,e solo i primogeniti diventato forti cacciatori,donne o uomini che siano.
Veniamo addestrati dalla nascita a combattere,e a sparare con quelle pistole dai proiettili d'argento.L'unico modo per stanarli.
Purtroppo mio padre è l'attuale "maschio alfa",come si chiamerebbe nel branco dei licantropi,e quindi un giorno dovrò esserlo io.
Mi padre dice:"Racconta della tua vita e farai la mia stessa fine."
Mia madre ci ha lasciati dopo aver scoperto tutta la verità.Mio padre le aveva nascosto tutto,anche dopo il matrimonio;mi ha sempre detto che l'aveva fatto per proteggerla,ma quando un licantropo attaccò la nostra dimora in Italia,fummo costretti a scappare,e mia madre decise di non seguirci.
Mi lasciò quand'ero ancora in fascie,e mio padre fu costretto a farmi sia da padre che da madre.
 
Tutt'ora continua a ripetermi che non si pente di quello che ha fatto,perchè ora ha me,ma non devo fare il suo errore,devo far in modo di nascondere tutto,di portermi quel segreto nella tomba,per evitare il peggio.
 
Il giovedì sera io e mio padre,Antony,usciamo,andiamo a caccia di licantropi.
Devono essere sterminati.
 
Enormi,esseri a quattro zampe.
Uomini,adulti,adolescenti,bambini,sottoposti dalla vita a questo orrore.
Ogni notte uccidono,si trasformano in assassini.
"C'è chi può controllarsi e chi no"-mi raccontò mio padre-"Chi riesce a controllarsi viene considerato dagli anziani "un talento",ma spesso,sono rari,chi riesce a trattenersi è chi è esperto o chi discende da una classe superiore,come gli anziani."I talentuosi",sono sempre i più potenti,ed è da quelli che è meglio che tu stia alla larga.Posso farti fuori in un nanosecondo,senza che tu te ne renda conto."
"Stipulammo un patto con loro,dieci anni fa,ma ormai,tra i licantropi appena nati,e gli inesperti che girano per Seattle,quel patto non durerà a lungo."
"Cosa c'era scritto?"
"Nè licantropi,nè cacciatori,devono infrangere questo patto,di qualsiasi casta siano.
Noi ci impegnamo a mantenere la pace tra le due popolazioni.
Non supereremo i confini,non ci uccideremo a vicenda.
Pace sia."
"Ma i licantropi stanno distruggendo i confini,tra poco saremo in guerra,tesoro."-mi aveva ripetuto il giorno prima della festa.
 
Questo è uno dei motivi per cui Ian non conosce niente della mia vita.
Se davvero fossimo in guerra con i licantropi,anche lui potrebbe essere messo in mezzo,ed è quello che voglio evitare.
 
Adoro Ian,lo voglio davvero bene,anche se secondo Jenna,la ragazza che ci ha fatti conoscere,non è così.
Secondo lei,io sono innamorata di Ian,e faccio solo finta di non esserlo.
Eppure per me non è così,non credo di essere innamorata di Ian. Certo,mi piace molto fisicamente e caratterialmente,ma questo non significa che sono innamorata di lui o roba simile,siamo amici,tutti qui.
 
Quella sera alla festa della scuola,c'era anche lei,Jenna,ad aspettarci.
Chissà,che vestito aveva scelto di indossare,era davvero indecisa.
Io avevo optato per uno nero,abbastanza corto,appena sotto l'inguine,per poi indossare il reggicalze,dove poi ho nascosto la pistola.
Indossavo anche dei tacchi vertiginosi,prima o poi sarei caduta.
Fortunatamente c'era Ian,a cui mi aggrappavo per evitare di cadere.
 
Sono una di quelle ragazze,un pò maschiaccio,portavo sempre scarpe da ginnastica e per me i tacchi erano l'incarnazione del diavolo.
 
"Finalmente ce l'hai fatta! Eccoti la giacca,andiamo"-mi disse porgendomi il cappotto,lungo e nero.
"Vedi di starmi vicino,cado!"
Rise.
"Una foto?"
"Papà ti prego!"-dissi imbarazzata
"Su forza sorridi"-disse Ian,sfoggiando il suo sorriso a trentadue denti
"Dite cheese"
"Cheese"-lo assecondò Ian
"Forza andiamo,facciamo tardi"-lo tirai fuori
"Arrivederci Signore!"-gridò dal portico per salutare mio padre
 
Si avvicinò all'auto e aprì la portira.
"Prego signorina"
Risi.
"Visto? Sono anche un gentil'uomo"
"Idiota"
 
Entrò e mise in moto.
Dieci minuti dopo eravamo fuori il liceo.
 
"Ho una sorpresa per te,spero ti piaccia"-disse.
  
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