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Autore: Anto1    20/02/2012    7 recensioni
Gabriel ha fatto la sua scelta ed è ormai a capo del Direttorio. Non risolve più casi sul paranormale e ha dei sottoposti che lavorano per lui. Ma cosa succederebbe se una persona a lui molto cara fosse direttamente minacciata? Perché continua a vedere in sogno Serventi? Cosa vuole davvero da lui? Ma soprattutto, cosa vuole dalla sua Claudia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Quindi, devi cercare persone dai poteri soprannaturali che ti aiutino a batterlo, ho capito bene?”
“Certo.”
Gabriel e Alonso erano in uno dei tanti salotti della villa, Claudia stesa su una poltrona davanti a loro; Gabriel era riluttante a lasciarla sola, dopo quello che le era successo. Avevano deciso di dormire a turno, nel caso lei dovesse sentirsi di nuovo male o che, miracolosamente, riacquistasse la parola e la memoria, dato che non sapevano quanto effetto avesse avuto la maledizione di Serventi. Serventi… un nome che ora costituiva l’argomento principale delle loro conversazioni; un uomo che lui ora era intenzionato a distruggere, annientare.
“Vuoi annientarlo, ma non sai come fare” disse Alonso, quasi leggendo i suoi pensieri.
Gabriel scosse la testa, rattristato.
“Non solo per quello, c’è un problema di mezzi, adesso: come faccio con la Congregazione?”
“Al diavolo la Congregazione!” disse Alonso, rizzandosi dal divano.
“Come?” chiese Gabriel, sorpreso più dal linguaggio del confratello che da quello che gli aveva appena suggerito di fare.
“Ho detto: la Congregazione non è importante in un momento simile, e anzi, è l’ultimo dei tuoi problemi. Ci penserò io domani: dirò che sei ammalato e che devi fare degli esami di accertamento. Non preoccuparti, Isaia sarà più che felice di tenere tutto per sé il comando per un po’ di tempo.”
Gabriel, nonostante tutte le tribolazioni e gli orrori che aveva dovuto sopportare durante quella sola serata, sorrise; Alonso era l’unico che sapeva capirlo perfettamente, a parte Claudia. Si voltò a guardarla: aveva ancora gli occhi aperti, vacui, e fissava il soffitto come istupidita. Quello sguardo lo ferì come mille pugnalate al cuore: non c’era niente della donna intelligente che aveva amato, a parte la sua bellezza. Digrignò i denti pensando alla crudeltà di Serventi: lui, che aveva ridotto la sua donna così; lui, che l’aveva deliberatamente resa pazza per trascinare anche lui, Gabriel, in un turbine di disperazione, in un pozzo buio, e adesso l’avrebbe pagata cara. Non sapeva neppure il modo, ma gliel’avrebbe fatta pagare.
“E ora che si fa?” chiese, voltandosi di nuovo verso Alonso, con uno sguardo che chiedeva aiuto, come un figlio chiede al proprio padre di toglierlo dai guai con dei bulletti a scuola.
“Devi contattarli, Gabriel, devi contattare tutte le persone con poteri soprannaturali che hai salvato, e invogliarli a passare dalla tua parte nella lotta; non ti rifiuteranno certo il loro aiuto, dopo che tu hai aiutato loro, spesso anche a evitare di varcare la soglia oscura.”
Il giovane Gesuita si alzò, passeggiando avanti e indietro, come una fiera in gabbia. Serventi gli aveva lanciato una sfida; lui doveva coglierla; per farlo, aveva bisogno di aiuto, e quell’aiuto poteva venirgli solo dal soprannaturale; se avesse vinto, loro sarebbero stati liberi; se avesse vinto Serventi, il mondo sarebbe stato spacciato. Sapeva come contattare gli altri, ma non sapeva se sarebbero stati tutti dalla sua parte… beh, doveva almeno provarci… lui era Il Prescelto.
“D’accordo” risolse “sei con me? Chiese, rivolto ad Alonso.
Lui rise “e da che parte dovrei stare?”
Gabriel sorrise di nuovo. Ma come faceva, Alonso, ad essere sempre così gentile, sincero, e soprattutto, sempre dalla parte del giusto? Per lui, sembrava una cosa così facile! Ora Gabriel era sicuro che gli angeli esistessero: ne aveva uno davanti agli occhi, e se gli angeli fossero stati tutti così, senza ali, senza una speciale bellezza, topi di biblioteca e fossero andati pazzi per la musica latino-americana e rock, allora il Paradiso sarebbe stato davvero interessante.
Sospirò. “Devo fare un bagno a Claudia, darle dei vestiti puliti… penso che abbia freddo, così…”
Alonso annuì. “Sì, potrai contattare quelle persone domani mattina, ora prenditi cura di lei.”

Gabriel prese Claudia tra le braccia, e la portò su per le scale, diretto verso il bagno principale. Era un bagno grande dalle mattonelle azzurre, con un’enorme vasca al centro. Trovò un asciugamano e del sapone in uno dei cassetti, e riempì la vasca di acqua. Poi si voltò verso Claudia, tremando al pensiero di toglierle quel vestito rosso fuoco. Cercò la cerniera, che trovò dietro la sua schiena; appena le sue dita la sfiorarono, lei rabbrividì, e gemette di paura.
“Tranquilla, non voglio farti alcun male, voglio solo lavarti” le sussurrò all’orecchio. Lei, al suono della sua voce, sembrò calmarsi. Lui cominciò a far scorrere la cerniera giù lungo la sua schiena, mentre i battiti del suo cuore acceleravano ad ogni millimetro di pelle che scopriva. Finalmente, quell’abito superfluo scivolò via, e lui dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non vacillare, com’era successo nella camera da letto poco tempo fa. Quel vestito aveva commesso il crimine più orrendo che esistesse al mondo: aveva osato coprire il corpo di una dea. E ora che era nudo, poteva ammirarlo in tutta la sua bellezza: la curva sensuale dei seni, il busto che richiamava quello di un giovane albero flessuoso, le sue gambe sottili, la curva della schiena che finiva in un modo sconcertante… quel corpo gli ricordava di essere uomo, tutto questo era fin troppo per lui. Tuttavia, nonostante lo sconvolgimento iniziale, cercò di dominarsi, e aiutò Claudia a entrare nella vasca. Più consapevole che mai che, se fossero state tutt’altre circostanze non avrebbe resistito alla tentazione, cominciò a insaponare una spugna e a passargliela lungo il corpo immerso dall’acqua. Sfiorò la curva del collo, e, tremando, scese fino ai seni; quelle rotondità sotto le sue mani gli causarono un bollore interno che non aveva mai provato prima; le lavò il busto, poi, lentamente, molto lentamente, quasi incerto, passò a toccarle l’addome, e quando scese giù, aprendole dolcemente le gambe… oh, cos’era questa sensazione di caldo estremo, cos’era quella scossa che gli percorreva il corpo? Lei rabbrividì di pudore e lo guardò languida; lui decise di passare avanti, cercando d’ignorare quella sensazione, scivolando lungo le sue gambe lisce. Lavò ogni lembo di pelle con cura estrema, delicatamente, per minuti immensi, guardando bramosamente quel corpo, che poi sciacquò con cura, guardando quelle gocce che accarezzavano la sua pelle nuda in ogni anfratto, in ogni fessura; la fronte gli si stava imperlando di sudore e, se non si fosse concentrato appieno sull’atto di lavarla, non credeva avrebbe potuto continuare. Per fortuna, dopo quasi quindici minuti, ebbe finito. Fece scorrere l’acqua della vasca e finalmente aiutò Claudia ad uscirne; poi accuratamente, l’asciugo, tenendola stretta; il profumo di quella pelle morbida appena lavato lo inebriò, e per un attimo rimase abbracciato a lei; sentiva il suo respiro caldo sul collo. La portò nella camera dei suoi genitori, e trovò un pigiama che un tempo era appartenuto a sua madre, con cui la vestì. Quando la mise finalmente a letto, e la coprì con delle lenzuola pulite, lei gli sorrise, grata; a quel sorriso, gli si riempirono gli occhi di lacrime, e si chinò a baciarle la fronte. Troppo stanco per scendere di nuovo giù, si stese al suo fianco, accarezzandola teneramente, finché non sentì il suo respiro farsi sempre più profondo.

Gabriel li incontrò la mattina dopo. Erano le nove, aveva avuto giusto il tempo di farsi una doccia, fare colazione con Alonso e dare da mangiare a Claudia, (che non era del tutto autosufficiente), che il suo amico gli aveva suggerito di andare in giardino, e lì li aveva incontrati: Agatha, i gemelli, Nadia, Davide, e molte altre persone che non aveva mai visto prima. C’era un ragazzo che dichiarava di saper controllare le nuvole; una donna che gli ricordò molto Muster, dato che aveva il dono della preveggenza; un ragazzino di circa undici anni che leggeva nel pensiero, un uomo che sapeva si materializzava come il vento; una ragazza di vent’anni che diceva di poter provare le emozioni altrui; un giovane di trenta che diceva di saper controllare l’acqua; una ragazzina di circa quindici anni che, scrivendo, poteva cambiare il corso degli eventi. Pochi, a suo parere, ma forse poteva lavorarci meglio che se ne avesse avuti un centinaio.
“Grazie per essere qui. Non ci speravo, davvero. Come vi ho annunciato quando vi ho contattato, ho bisogno del vostro aiuto. Un uomo, Serventi, vuole…”
“Sappiamo perché siamo qui” disse la donna chiaroveggente “e vogliamo dirti che sosteniamo la tua causa, Gabriel, tutti. Ognuno di noi ha ponderato la situazione e sa a che cosa va incontro. Tuttavia, abbiamo fatto la nostra scelta.”
Gabriel sorrise divertito “Volevo solo dirvi… siete ancora in tempo per ritirarvi, se non siete sicuri.”
Ci fu un silenzio d’assenso. Lui li squadrò, ad uno ad uno; loro sorrisero.
“Va bene” disse, sfregandosi le mani “si inizia da oggi, abbiamo un mese di tempo.”
Non sapeva proprio come allenarli, non si era mai trovato in una situazione del genere, a dover affrontare una battaglia, e tuttavia era lì, loro erano lì e guardavano a lui con fiducia, come una sorta di capo, di stratega militare. Così, diede a tutti alloggio nella sua villa, e cercò di metterli tutti a loro agio. Erano tutti entusiasti di una villa così grande, i bambini, soprattutto.
“Dov’è Claudia?” gli aveva subito chiesto la bambina dei gemelli.
Quella domanda lo spiazzò.
“E’ di sopra, non sta molto bene, sta riposando.”
“Voglio vederla!”
“No, non mi sembra il caso. Appena starà meglio, te la farò incontrare, va bene?” le rispose, baciandola sulla fronte.
Ma Claudia, nei giorni che passarono, non accennò affatto a stare meglio. Lui la nutriva, la lavava, le prestava mille attenzioni nonostante i suoi impegni, ma lei sembrava scivolare lentamente in uno stato di morte apparente, e lui era sempre più disperato. Aveva solo il suo lavoro di stratega e allenatore ora, a distrarlo; non sapeva come allenare le sue reclute singolarmente, ma aveva trovato un primo esercizio che poteva andare bene per tutti, almeno all’inizio: la meditazione. Aveva già sperimentato quella tecnica molte volte su di sé, con ottimi risultati; ogni volta che era profondamente assorto in preghiera, entrava in uno stato di serenità tale che lo rendeva immune da ogni distrazione e da ogni altro pensiero. Questo sarebbe stato un valido aiuto durante la battaglia, e li avrebbe sostenuti psicologicamente.
“Socchiudete gli occhi e guardate la punta del vostro naso. Ascoltate il vostro respiro che si fa sempre più intenso, che diventa calmo, che scende e si diffonde in tutto il vostro corpo. Se allenerete il respiro, allenerete la mente, se allenerete la mente, nessun avversario potrà turbarvi.” Le luci erano spente e solo il lume di una candela illuminava la stanza, facendo giochi di chiaroscuri sul soffitto “Continuate così fino a quando…”
“Gabriel!” Alonso era entrato trafelato, sbattendo la porta. Gli allievi di Gabriel sussultarono.
“Non ora, Alonso, sono impegnato” disse lui, un po’ infastidito.
“Sì, ma si tratta di Claudia, sta molto male, Gabriel! Credo che stia per…” non riuscì a finire la frase.
In un attimo, Gabriel si era precipitato nella sua stanza, e vi aveva trovato Claudia in preda ai brividi. Le toccò la fronte: era fredda. Sembrava attanagliata da un dolore lacerante, perché si toccava il corpo in maniera convulsa. Le prese la testa fra le mani.
“Claudia! Claudia!”
Lei lo guardò, intensamente, come se tutta la sua anima fosse racchiusa in quegli occhi azzurri.
“Chi sei, angelo del paradiso? Ho sentito che il tuo nome è Gabriel, ma non mi ricordo se sei stata una persona importante nella mia vita. Vedo una placca bianca intorno al tuo collo, sei un sacerdote? Perché ti prendi così tanta cura di me, con un amore che io non credo di meritarmi? Non so chi tu sia, ma sento di amarti, sento che non potrei vivere senza di te. In questi giorni mi hai regalato momenti indimenticabili, nel modo in cui mi toccavi, mi nutrivi, mi lavavi, mi hai trasmesso emozioni che credo nessun uomo mi abbia mai saputo trasmettere. Ma chi sono io per meritare tutto questo? Non lo so, non so nemmeno chi sono, eppure, mentre scivolo nell’oblio, sento che non potrò lasciare questo mondo senza aver guardato per un’ultima volta i tuoi occhi azzurri. Ti amo, e se questo mio amore mi porterà all’inferno, allora che sia!”
Mentre pensava questo, senza poterlo dire, Claudia cinse con una mano il collo di Gabriel e appoggiò le labbra sulle sue, poi, sopraffatta dallo sforzo, cadde all’indietro, priva di vita.
“Claudia!!!”



Ecco a voi il 7 capitolo, e scusate tanto per la scena un po’ erotica del bagno! Non vi preoccupate, Gabriel salverà Claudia! Ho cercato di aggiungere personaggi nuovi, dobbiamo fare una battaglia! Ora sarò assente per un po’, il 23 e il 24 ho due esami tosti, ma mi farò vedere verso il fine settimana! Scusate se non ho ancora risposto a tutte, lo farò quanto prima. Vi voglio bene!!! Godetevi la lettura, e ditemi cosa ne pensate!
  
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