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Autore: xfollowmejoe    20/02/2012    2 recensioni
I want to take you to a place where love is something more than you imagined. -Joe Jonas
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 4.30 del pomeriggio; seduta vicino il un tavolino, sul retro del bar, a piccoli sorsi cercavo di finire più lentamente possibile il cappuccino che avevo in mano.
Erano passate solo due settimane da quel fatidico incontro, ma in realtà dopo quel giorno una serie di avvenimenti, mi facevano vivere nella paura. Avevo preso qualche giorno di pausa dalla mia ‘vita’ , prima di ricominciare a malincuore la solita routine giornaliera.
Per colpa di tutto il casino che Trevor aveva combinato, non uscivo più di casa, la paura di poterlo anche solo adocchiare mi lasciava senza fiato; non rispondevo più al telefono, né tantomeno avevo voglia di vedere nessuno.
Passai intere giornate su Twitter, quello che ormai un po’ tutti chiamiamo la nostra ‘seconda’ casa, l’unica cosa positiva che ricordo era semplicemente quella di aver trovato in collegamento Charlie, era da tanto, troppo tempo che non ci vedevamo così mi divertì a parlare del più e del meno con lei, fino a quando non volle sapere di Joe, consigliandomi addirittura di dimenticarmi di lui così, perplessa spensi il computer, lasciando perdere la nostra conversazione.
Poggiai la schiena contro la porta a vetro del bar, perdendomi per un attimo nell’aria fresca e silenziosa di quel pomeriggio.
Il veloce passo di Charlie appena fuori, mi distrasse da quella piacevole sensazione, così dopo aver consegnato il caffè a due clienti che stavano attendendo fuori, mi diede una pacca sulla spalla.
<< che fai, non mi saluti? Non fai altro che ignorarmi da tutto il giorno! >> disse lei stranita.
<< perché dovrei? Oh si aspetta >> feci per pensare << forse per come eri.. insopportabile .. l’altro giorno, quando abbiamo parlato su twitter? >> risposi nervosa pensando alla nostra lite.
Lei sbatté ripetutamente le palpebre, accennando un finto sorriso << oh beh questa poi, non entro su twitter da quanto mhhh.. >> si chinò verso di me << un mese? >>
<< Charlie, non sprecare tempo a giustificarti! >> bevetti l’ultimo sorso dal mio bicchiere, prima di accartocciarlo e buttarlo nella pattumiera lì vicino << con me non funziona. >>
A passo deciso, cercai di rientrare nel bar, prima che lei afferrandomi per un braccio, mi strattonò di nuovo fuori.
<< Hope, ora mi dici che sta succedendo.>> impose lei.
Io roteai gli occhi << tre giorni fa, ho parlato con te.. o chi altro sia.. su twitter, ti ho raccontato tutto di questi giorni, ma poi hai voluto sapere di più su Joe e… >>
Lei mi interruppe << mi hanno rubato l’account Hope, non ero io, io non ho la minima idea di quello che stai dicendo, credimi! >
D’un tratto il mio viso diventò pallido, e gli occhi lucidi, iniziarono ad offuscarmi la vista << e se era lui Charlie? >> dissi con voce tremante, mentre le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi, le raccontai brevemente quello che mi aveva fatto arrivando addirittura a spaccarmi il vetro della macchina, per lasciarmi dentro dei bigliettini con frasi minacciose.
Il mondo mi crollò ancora una volta addosso; sentivo di dover vivere una vita alla quale non riuscivo più a riacquistare il controllo. Mi votai a guardare Charlie con occhi pieni di terrore, mentre la vidi guardare attentamente oltre il vetro, prima che dalla sua bocca uscisse un << oh mio dio. >>
Asciugai con le maniche del mio maglione, gli occhi ancora umidi, e mi avvicinai a lei << cosa c’è? >> domandai.
Mi voltai a guardare cosa fosse a spaventarla così tanto, quando di colpo ebbi un sussulto.
Era lui lì, vicino quel bancone a guardarsi attorno, cosa voleva da me? Cosa avrebbe ottenuto facendo tutto questo, cosa? Ero davvero curiosa di saperlo, ma allo stesso tempo troppo spaventata per chiedermelo.
<< vai, vai, corri, ti copro io, vai! >> abbracciai di scatto Charlie appena prima che lei entrasse gridando << del cianuro per quel ragazzo prego! >> ad Oliver, il nostro collega di turno.
La strada scorreva veloce sotto le ruote della mia macchina; appena arrivai a casa mi chiusi dentro, come facevo ormai da giorni.
Tolsi la divisa del lavoro, e la prima cosa che feci, fu accendere la televisione; amavo quella stupida sensazione di non sentirmi sola, speravo solo mi distraesse almeno un po’, quando sul mio cellulare, sottoforma di messaggio mi arrivò un tweet da Joe.
‘Ciao Hope! È un po’ di tempo che non ti vedo circolare qui, sulla tua home solo tweet tristi! Tutto bene? – Joe’
Ah che sensazione strana pensare che ricordava ancora chi fossi; ma in quel momento non sarei riuscita a rispondere nulla di positivo e, che serviva raccontargli ciò che provavo? Così, spensi il cellulare tornando alla mia insistente angoscia.
 
 
 
 
 
 

*JOE*
Arrivai sotto la grande porta a vetro di Starbucks. Forse mi sarei reso ridicolo? Forse avevo solo inteso male la situazione? D’altronde erano solo passati due giorni, mi prenderà per pazzo? Beh ormai aro qui, e volevo accertarmi che tutto andasse per il verso giusto; così aprì con decisione quella porta.
Mi fermai di colpo, guardandomi attorno. Era affollato di gente, troppa gente; non si riusciva a vedere niente.
Ed ora a chi potevo rivolgermi per chiedere di lei?
<< scusi, posso chiederle solo un’informazione? >> fermai la prima ragazza che praticamente mi passò di fronte con un blocchetto completamente scritto in mano.
<< di quale tav… >> la ragazza alzò lo sguardo << tu sei.. oh cazzo.. >> si tappò la bocca con le mani << scusami volevo, volevo dire.. >> si bloccò.  << ok, solo un momento >> fece un profondo respiro..
Io sorrisi, tossicchiai ed iniziai a parlare << cerco una ragazza di nome Hope, è di turno oggi?>>
<< si, cioè no, non più.. cioè.. devo parlarti di lei >> l’espressione sul viso della ragazza era quasi indecifrabile; sembrava avesse un pensiero fisso su qualcosa, qualcosa che era successo precedentemente, qualcosa che le era rimasto impresso.. ma quando si voltò a guardarmi, un pizzico di speranza, comparve nei suoi occhi, anche se non ero sicuro in cosa le avessi dato ‘coraggio’.
Si tolse il grembiule, lasciandolo insieme al blocchetto di carta, sul bancone delle consegne, prese un bigliettino dalla tasca destra del suo grembiule, e mi fece strada fuori il bar.
<< Posso dire che sei arrivato giusto in tempo? >> disse poi lei.
<< posso sapere dov’è? >>  ribadì dando un ultima occhiata dentro il locale.
<< Joe non è qui.. >> sospirò > si fermò qualche secondo, accertandosi che io la stessi ascoltando.. << Joe lei non merita la vita che sta facendo, ha un peso sulle spalle troppo grande da sopportare, ha solo 19 anni e sembra che non sia più padrona dalle sua vita.. del suo futuro..>> come sempre, andava sul vago, niente che mi facesse capire con chiarezza la situazione.
A quel punto la azzittì << sono le stesse parole che lei ha scritto a me su Twitter.. POSSO SAPERE COSA LE STA SUCCEDENDO? >> alzai il tono della voce, appoggiando entrambe le mani sulle spalle della ragazza.
<< Trevor. >> confessò lei.

<< Trevor? >> alzai gli occhi al cielo << dovevo aspettarmelo.. TI PREGO, dimmi che le ha fatto, Hope non me lo direbbe mai! >> implorai.
<< Le porta ogni giorno fiori al lavoro, con bigliettini anonimi e con delle frasi orribili, le ha rigato la macchina, sparso centinaia di petali di rosa attorno al parcheggio, la pedina fino a casa, senza farsi vedere ma soprattutto.. >> si bloccò guardandomi negli occhi.. << le ha rotto il parabrezza, dell’auto spargendo sui sedili questi >> dalla sua mano, mi fece leggere alcuni bigliettini bianchi, con delle grosse scritte sopra. << non ha i soldi sufficienti a per pagare un danno tanto grande dal momento che è lei che, manda avanti la famiglia con questo.. stupido lavoro >> concluse nervosa. << so che non la conosci bene ma Joe, sei solo tu, tu che puoi far apparire un sorriso sulle sue labbra; non uno forzato, finto.. ma un vero, felice e sincero sorriso.>>
Non avevo idea di cosa dire, mi sentivo impotente, avrei voluto fare qualcosa all’instante, ma cosa?
<< dimmi dove abita. >> domandai prendendo una penna 
<< cosa? >>
<< devo andare da lei, devo accertarmi che stia bene >>
Lei, prese la mia penna << è a due isolati da qui.. >> aprendomi la mano, scrisse il suo indirizzo facendo il più presto possibile.
<< ti prego, regalale un’altra possibilità per ricominciare a sognare. >>
Sorrisi << Farò tutto il possibile, lo prometto.. >> il mio era un falso sorriso; quel nodo allo stomaco che avevo dentro, mi impediva di pensare, riflettere su una semplice e migliore via d’uscita.
  
  
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