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Autore: dori_    21/02/2012    2 recensioni
salve :'D è la mia prima ff abbia pietà lol beh, volevo un pò raccontare come forse vedrei hayley e sierra, (cantante dei versaemerge nonchè amica di hayley nella realtà), insieme.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Aprii lentamente gli occhi, stranamente non avevo fatto nessun incubo. Controllai immediatamente l’orologio, erano le 20, avevo dormito per un bel pezzo. “L’APPUNTAMENTO!” era tutto quello riuscivo a dire essendo quasi cosciente dalla mia gran dormita, speravo che mi stesse aspettando. 
Pensai, era troppo da incosciente andare mezz’ora prima, beh, il mio più grande desiderio adesso era incontrarla di nuovo. Mi alzai dal divano andando in bagno per sciacquarmi la faccia, l’acqua era una delle mie sostanze preferite. Era indispensabile, un po’ come l’amore. 
Mi catapultai in camera mia, non diedi neanche uno sguardo al mio letto in disordine, non era il mio pensiero principale in quel momento, lo era lei. 
Aprii l’armadio cercando qualcosa adatto per quel fottuto appuntamento, dovevo stare calma, ma la calma ormai mi aveva abbandonato e gli ultimi neuroni nel mio cervello erano stati polverizzati da quel bacio che mi aveva anche prosciugato tutte le emozioni lasciandomi vuota. 
Ormai parte di me era di sua proprietà, ormai ero la sua tappetta. 
Non volevo essere troppo elegante e nemmeno troppo rozza nel mio vestire. 
 
“Che H&M sia con me!” dissi un po’ amareggiata e soprattutto confusa. 
 
Trovai in fondo all’armadio delle scarpe eleganti bianche decisamente di H&M, un paio di pantaloni lucidi neri, una maglietta di lino un po’ strappata con dei riflessi bianchi, un diario.. IL DIARIO DI MIA MADRE!
Erano delle piccole perle di saggezza racchiuse in poche pagine. Lì scriveva ciò che voleva e ciò che provava, verso chi l’amava ma allo stesso tempo verso chi la odiava. Amava tutti, ma tranne una persona. Una persona che se ne andò con una chitarra ed una tinta rossa in mano, stanca di tutte quelle persone che le urlavano contro impedendole di raggiungere il proprio sogno, per loro non era mai abbastanza, per loro io non ero mai abbastanza. 
Mentre qualche lacrima scendeva fra le mie guance (sì, piangevo sempre, diciamo che ero una piagnucolona) mi vestii. 
Misi un trucco leggero, avevo sempre paura che mi succedesse qualcosa piangendo e rovinando il trucco, presi la borsa e scesi le scale lasciando la casa completamente in disordine. 
“Cold Street, 8” tolsi dalla borsa un misero bigliettino che mi aveva lasciando furtivamente in borsa, sapeva che ci tenevo molto alla mia borsa Dolce & Gabbana e che ogni minimo oggetto sconosciuto sarebbe subito notato dalla mia vista. 
Era un bel quartiere con decorazioni ed il resto, molto accogliente.
Arrivata a casa sua scesi dalla macchina prendendo le mie cose, bussai sperando ci sia qualcuno. 
 
Si aprii la porta, una figura un po’ scura ma allo tempo un po’ conosciuta mi era davanti, era Blake. 
 
“Ciao Hay! Quanto tempo!” 
 
“Ciao Blake! Dammi un abbraccio testone.” Spalancai le braccia in modo da abbracciarlo, sentivo la sua mancanza. 
 
Entrai.. “Jeremy! Barbone, da quant’è che sei qui?” 
 
“Da un bel pezzo tappetta, sempre in ritardo come al solito, eh?” 
 
“Beh, dovevo sistemarmi un po’.” sorrisi scrutando ogni angolo della casa cercando di vederla, di scrutare almeno una sua ciocca di capelli, ma purtroppo non c’era, era sparita. 
 
“Dov’è Sierra?” 
 
“La stiamo aspettando da un bel pezzo. Le abbiamo lasciato un po’ di tempo libero, era strana alle prove.”
 
“Okay.” 
 
“Tu l’hai vista per caso?”
 
“No, mi dispiace.” risposi amareggiata.
 
“Vabbeh, la aspetteremo per un altro po’. Non capisco cosa le sia preso.” rispose Blake un po’ sbuffando.
 
“Magari aveva bisogno di stare un po’ sola.” disse Jeremy credendosi un filosofo. Adoravo quando si credeva un filosofo, spesso toccandosi quella barba perfetta.
 
Dopo qualche drink un po’ eccentrici dal colore, uscii per fumare una sigaretta prendendo le mie cose, Blake e Jerm frugavano sempre tra le mie cose. Esplorai un po’ l’ambiente circostante alla casa tenendo la sigaretta alla bocca, vidi una figura scura tra le scale antincendio,  la scrutai, incredula mi avvicinai ad essa. Era Sierra, aveva il viso gonfio dal pianto. Decisi di avvicinarmi a lei accarezzandole il viso. 
 
“Cosa ci fai qui tappetta?” disse un po’ bruscamente.
 
“Dovrei chiederti la stessa cosa nevada.” la abbracciai di spalle, tremava dal freddo. 
 
“Scusami, è stata un giornata strana.” 
 
“Perché?”
 
“Non dovresti chiedermi il perché, un po’ lo sai.”
 
“Già.” 
 
“Ah, la sciarpa! Tieni.” Le porsi la sciarpa quando lei si girò improvvisamente verso di me. 
 
“Posso accompagnarti a casa?” 
 
Rimasi pietrificata, non l’avevo mai vista così dolce e sicura di sé, era stata sempre la solita stronza.
 
“Va bene, come vuoi. Ecco le chiavi della miss anne.” Le diedi le chiavi sfiorando la sua mano.
 
“Sai? Adoro la miss anne.” Disse mentre ci avvicinammo alla macchina.

“Io adoro te.” risposi dando poco peso a queste parole, lo facevo quando era sopraffatta dalla timidezza. 

“Ed io te.” Mi aveva sentito purtroppo, ma quella risposta non mi dispiaceva affatto. 

Entrai in macchina arrossendo a queste poche parole, partii. 
Guidava in modo rozzo ma allo stesso elegante, osservavo le sue mani sul volante, erano perfettamente curate e belle come tutto il resto del suo corpo. Casa mia si faceva sempre più vicina ed il mio cuore batteva sempre più forte all’idea di trascorrere altro tempo sola con lei.
Girammo l’angolo e finalmente arrivammo a casa mia. 
Presi le chiavi ed aprii la porta, merda, era tutto in disordine.
 
“Scusami, non sono abituata ad avere ospiti a casa.”
 
“Non me ne importa cara.”
 
Quel “cara” mi riscaldò il cuore, non era la solita.
 
“Che ne dici se stessimo un po’ a letto al caldo?” Il mio cuore si bloccò dagli eccessivi battiti, era una situazione un po’ ambigua.
 
“Va bene, vuoi qualche mio vestito per cambiarti?”
 
“Sì, ho davvero bisogno di togliermi questi vestiti.” 
 
Le lanciai un po’ di vestiti e mi girai, non volevo metterla a disagio. 
 
“Non ce n’era bisogno. Aspetta un attimo.. Ecco, puoi girarti.” Mi girai, con quel pigiama era adorabile. Io nella confusione mi ero già cambiata, avevo messo il mio solito pigiama con dei piccoli coniglietti che adoravo tanto.
 
“BANZAAAI!” Si buttò sul letto goffamente, risi e mi buttai anch’io. 
 
“Sei una tipa strana, sai nevada?” 
 
“Lo so.” Con quel “Lo so.” tutti i miei neuroni si polverizzarono, lasciando la mia mente vuota.
Si avvicinò a me abbracciandomi. 
 
“Con tutto questo casino alla fine, non ti ho sentito cantare. Canta tappetta.”
 
Presi fiato. “You are the only exception, you, are the only except…” Mi baciò improvvisamente stando sopra di me, non avevo altra scelta, la baciai. Non smise, neanche per un secondo di baciarmi, sentii la sua lingua premere sulle mie labbra, la feci entrare incontrando la mia. Il suo corpo sovrastava il mio corpo minuto, ero ormai diventata la sua schiava, ero schiava del suo corpo e  lei ne scrutava ogni parte. 
Passai una mano fra i suoi meravigliosi capelli mentre l’altra mano accompagnava i suoi movimenti sul mia pelle. Mi sfilò la maglietta pian piano, non smettendo di guardarmi negli occhi, ed io sfilai la sua togliendoli i pantaloncini quasi inesistenti, era tutto perfetto. 
 
“Continua a cantare tappetta.” mi sussurrò all’orecchio con una voce sicura di sé mentre si avviò ad uccidermi con i suoi baci sul mio collo, stiracchiavo il mio corpo al tocco delle sue labbra bollenti. Ormai la capacità di parlare mi aveva abbandonato, sapevo solo pronunciare un nome, “Sierra”. 
Mi tolse il reggiseno con forza fiondandosi sul mio petto, mi stava lentamente uccidendo. 
 
[SIERRA]
 
Quella ragazza dalla chioma rossa mi stava lentamente uccidendo, pensai, “Dovevo fargliela pagare.” ma pensai anche che non conoscevo me stessa per niente. Baciare una ragazza era l’ultima delle cose che mi aspettavo di fare e non solo.. La cosa che mi spaventava di più era il non fermarmi solo a baciarla, volevo di più e penso che non fosse solo per me. Rispondeva alla mia vendetta benissimo a volte prendendo il controllo. Decisi di trasgredire, decisi di farla mia. 
 
****
 
Una sua mano mi graffiò il fianco cercando di sfilarmi i pantaloncini riuscendoci perfettamente, erano i graffi più dolci che abbia mai vissuto. Mi morsi il labbro quando mi diede dei baci infiniti sui fianchi, capì che non voleva smettere, capì che non sarebbe finita lì la sua vendetta.  Capì anche che mi stava facendo del male, un male piacevole, così si diresse al mio volto baciandomi. 
Le accarezzai la schiena, seguiva ogni mio movimento. Infatti la sua vendetta non finì lì, sentivo una sua mano avvicinarsi furtivamente al mio basso ventre. Mi avvicinai al suo orecchio sussurandogli “Fammi tua.”, rispose. 
Mi penetrò con le sue dolci dita lentamente ma sfortunatamente per me aumentando sempre più il ritmo. Non le bastava possedermi, no, voleva veramente farmi sua ma tanto, ero già di sua proprietà. Quei versi che uscivano ripetutamente dalla mia bocca non erano di mia volontà, sentivo calore su tutta la mia pelle. Perché non essere una cosa sola? 
Stupita dalla mia sicurezza la penetrai anch’io, mi morse la spalla dal dolore per poi passare a riempirla di baci per il piacere. Ci stavamo uccidendo.
Si riavvicinò al mio orecchio dicendomi una delle cose che non mi sarei mai aspettata “Credo di a-amarti tappetta”. 
 
“A-anch’io se smettessi di uccidermi ogni tanto.”
 
“Mi piace ucciderti.” disse aumentando il ritmo, ormai ero sfinita. 
Tirai dalla mia bocca uno dei versi che non mi sarei mai aspettata di urlare e morì tra le sue braccia. 
 
“ddio..” era l’unica cosa che riuscii ad esclamare. 
 
“Scusami, ma dovevo vendicarmi.” disse fermandosi.
 
“Vendicarti per cosa?” 
 
“Non sono l’unica che uccide le persone piccola.”
 
“Scusami allora.” Le diedi un piccolo bacio sotto il mento mentre si sdraiava su di me.
 
“Di niente.” 
 
“Hai smesso di chiamarmi tappetta.” dissi mentre osservai il disordine della mia camera totale accanto alla perfezione, noi due. 
 
“Forse.” sorrise accarezzandomi il viso. 
 
“Sei sempre la solita stronza.” le morsi le labbra. 
 
“Uhm, grazie tappetta.” mi baciò con dolcezza. “E poi ehm, sì, forse potresti essere la miglior cantante del mondo per me.” 
 
“E per me forse tu potresti essere la ragazza più stronza al mondo.” risposi mentre appoggiavo la mia testa sul suo petto ormai privo di scudi, le mie palpebre stavano ormai cedendo ed anche le sue. 
 
“Buonanotte piccola, ti amo.” 
La perfezione di quelle parole regnava fra il silenzio, solo i respiri ormai stanchi si sentivano e quei rumori cittadini ormai non valevano niente, la perfezione li sovrapponeva. Era ormai estranea al mondo per sempre, saranno un composto omogeneo, diverso fra gli altri. Se nessuno è perfetto, loro diventeranno il nessuno fra la gente. Mai notati e scrutati vivranno tra il loro amore consumandosi mai, la perfezione vivrà.
 
 
Devo ringraziare assolutamente ItsLaylaHere che mi sopporta dandomi dei consigli :’D ti voglio bene chià <3 ed anche alle persone a cui rompo sempre le scatole come Cla ed Aliz, vi voglio bene ** e grazie a tutti per aver letto questa piccola e prima mia FF, a presto spero, ccciau <3 
  
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