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Autore: iam_theinsecure    21/02/2012    2 recensioni
Ciao a tutti, mi chiamo Annalisa e faccio parte della grande famiglia delle Directioners da ben troppo poco tempo.
Cinque ragazzi magnifici dalle voci magnetiche e da brividi: sono riuscita ad entrarmi in testa, poi nel cuore per finirmi nell'anima.
Beh.. questa FF è il frutto dei giganteschi filmoni che mi faccio quando non ho niente da fare (amo scrivere ciò che è nella mia testa) quindi.. spero di farvi sognare solo leggendo e che a qualcuno piaccia come scrivo: sono traguardi importanti per me.
Un bacione.. :*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aprendo la porta della camera si stupì di trovare tutto perfettamente pulito: il letto matrimoniale rifatto, in bagno non c’era nessuna traccia di acqua e schiuma a terra e niente confusione di asciugamani.
Anne fu contenta di sapere che almeno qualcuno passava a riordinarle la camera: non aveva proprio tempo di pensare a fare quelle cose.
“ Mi ha chiesto di uscire…”
La sua mente stentava ancora a crederci.
Per una parte di lei quell’invito era qualcosa di dovuto, che prima o poi sarebbe arrivato per forza, se no non sarebbe valsa la pena essersi fatta tutte quelle ore di viaggio per incontrarlo.
Però per l’altra parte di lei era qualcosa di inaspettato: una sorpresa, una bellissima sorpresa.
Felicissima, saltellava per la stanza canticchiando una canzone mai ascoltata, inventata sul momento: una melodia piena di frasi sdolcinate e persino di un “ I love you “ che fece rimanere Anne stupita.
Erano parole importanti, parole mai dette, parole che però sarebbe valsa la pena dire.
Piena di speranze controllò l’ora.
«Oddio! È mezzogiorno! »e ringraziando il fuso orario di un’ora e il fatto che i suoi genitori di domenica si svegliassero più o meno per quell’ora si attaccò al telefono dell’albergo e chiamò la madre.
« Ciao tesoro »
« Ciao, mamma. Visto? Come promesso ti ho chiamata e come puoi vedere dal numero sono in albergo, sana e salva, tranquilla ora? »
« Tranquillissima, io. Quello per niente tranquillo era tuo padre. All’idea che tu passassi la notte con cinque ragazzi a dormire nella stessa stanza, beh… ti lascio immaginare. Non ha chiuso occhio e per tutto il tempo aveva minacciato di chiamarti ogni cinque secondi per sentire cosa stavi facendo »
Risero.
Le mancava la risata di sua madre, le mancava quell’amabile spazio che separava i suoi incisi rendendo il suo sorriso unico, le mancavano le scenate del padre quando la sera faceva tardi e si arrabbiava nonostante sapesse che in compagnia di sua figlia c’era solo Sophie e qualche amica.
Le mancavano.
« Senti tesoro, Sophie è qui con noi che fa colazione. Ieri sera l’ho avvertita che avresti chiamato e stamattina ce la siamo trovata davanti casa. Ovviamente vuole parlare con te, te la passo »
" Oddio, Sophie... "
Anne cominciò a sentire uno strano magone allo stomaco, le lacrime pian piano caddero.
« Mamma tranquillizza tu papà e digli che gli voglio bene. Ciao. »
Secondi di silenzio e poi il rumore della cornetta lasciata libera e di una mano che la prendeva portandosela all'orecchio.
« Ehi Anne?? »
Eccola.
Quella voce le era veramente mancata tantissimo: acuta, ma allo stesso tempo frizzante e dolce.
La poteva sentire tutti i giorni e adesso che però non poteva ne sentiva la mancanza.
Le lacrime cominciarono a cadere sempre più frequentemente e sempre in di più, come se avessero aspettato troppo e adesso volessero intimidirla, facendo notare ad Anne la loro impetuosità.
« Ciao Sophie »
La sua voce tremava, le lacrime non la smettevano di correre sul suo viso, le labbra si chiudevano tremanti, poi quel “ Mi manchi “ detto da entrambe, all’unisono.
Risero.
Nonostante entrambe stessero piangendo attaccate ad uno stupido telefono, risero insieme, come facevano prima e come se la distanza non esistesse.
Smisero di piangere e quale occasione migliore per raccontarle ciò che era appena accaduto se non quella?
Quella marea di parole interrotta da qualche gridolino felice ed emozionato di Sophie: era quel parlare con la sua migliore amica che le ridonò carica e speranza.
Quella sarebbe stata una delle giornate più belle di sempre.
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Dopo l’abbuffata della sera prima e quella della megacolazione fatta a casa Styles, all’ora di pranzo Anne non aveva fame.
Ora fissava quel completo che aveva scelto insieme a Sophie, con cui era rimasta a parlare fino all’una.
Maglione enorme color panna che le arrivava fin sotto il sedere, abbinato ad un paio di pantacalze nere e stivali grigi.
Era incerta di quella scelta: era troppo nel suo stile ed aveva come la voglia di vestirsi in modo diverso, come non si sarebbe mai vestita.
“ Devi essere te stessa, in fondo è la vera te che gli è piaciuta. Non devi sembrare nessun’altra. Solo tu “ 
Le parole di Sophie che le echeggiavano nella testa, in risposta alla sua dannata incertezza.
Cercando di rilassarsi si tuffò nella sua trousse piena di accessori ( la metà, tutti regali di Sophie ) e ne uscì un braccialetto azzurro con piume in argento e perline e un paio di orecchini lunghi formati da tre lunghe piume azzurre.
Adorava quando le piume di quegli orecchini si confondevano fra i suoi lunghi capelli castani.
Cercando di organizzare mentalmente un trucco che comprendesse qualche richiamo azzurro si era fiondata sotto la doccia, ancora cantando.
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“ Pronta “
Le sette.
Strano, ma vero, Anne era perfettamente in orario.
Coperta nel suo cappotto grigio ora aspettava solo di sentire il clacson di quella macchina suonare.
Come se le avesse letto nel pensiero, sentì quel suono e chiudendo la porta della stanza scese per le scale, pensando per un attimo al perché non avesse ancora visto nessuno uscire dalle stanze e chiedendosi se ci fossero altri clienti in quell’albergo oltre a lei.
Ma passato anche quello stupido pensiero, Anne restituì le chiavi della sua camera raccomandando al proprietario di non preoccuparsi come l’ultima volta e che sua madre sapeva già tutto di quella serata.
“ Eccolo “
In un cappotto nero Harry la stava aspettando appoggiato alla sua auto.
“ Che meraviglia “ 
Avvicinandosi ad Anne l’aveva abbracciata.
« Sei bellissima »
Non ci fu bisogno di altro per rendere il viso di Anne rosso come un pomodoro.
« Anche tu stai benissimo »rispose impacciata.
Harry, da perfetto gentiluomo, le porse il suo braccio invitandola ad unirsi a lui per una passeggiata.
« Ma come? Non andiamo a cena? »chiese perplessa.
« Avevo detto saremmo andati a cena in un posto speciale, ma nessuno ti aveva detto che quel posto sarebbe stato un ristorante »e accogliendo il braccio di lei attorno al suo le si era avvicinato delicatamente schioccandole un dolce bacio sulla guancia.
« Alla fine hai chiamato i tuoi per tranquillizzarli? »
« Certo. Per mia madre era tutto a posto, era mio padre quello che preoccupato. Non l’ho fatto dormire tutta la notte, mi ha detto »
Risero ed Anne trovò di nuovo quella sua risata dannatamente dolce: uno dei suoni che la rendevano serena, uno dei suoni che non avrebbe mai ascoltato abbastanza per stancarsene.
Come lucciole che vagano nella notte, le luci delle case e dei quartieri di Londra erano uno spettacolo bellissimo.
Lontani dalla confusione del centro della città, il silenzio di quei quartieri era rotto solo dalle risate e dalle chiacchiere di quei due, che ancora a braccetto si raccontavano cosa avevano fatto quelle ore che erano stati lontani.
Anne aveva parlato con sua madre e poi con la sua migliore amica, aveva organizzato tutto e si era immersa nell’acqua calda e profumata della sua vasca per una doccia rilassante.
Harry invece aveva pranzato solo con Niall e Zayn perché Liam e Louis avevano un appuntamento con le loro ragazze. Si erano poi riuniti tutti e cinque per andare alla sede del loromanagementper decidere alcune trattative sul loro arrivo in Italia previsto per il mese di ottobre.
« In Italia? »
« Si… è la prima volta che veniamo ad incontrare le nostre fans in Italia. Non vedo l’ora. Ovviamente devo assolutamente cercare di organizzare qualche giornata con te, ci terrei davvero. Potremmo andare a visitare la Toscana, oppure Venezia » ed ecco che tutti quei progetti di cui parlavano durante il loro scambio di lettere diventarono qualcosa di concreto.
Non erano più semplici viaggi mentali fatti per passare il tempo.
Praticamente tutto deciso, Anne era entusiasta di sapere che dopo quelle due settimane e mezzo avrebbe di nuovo incontrato Harry, in Italia questa volta.
Il silenzio.
Bastarono cinque minuti di silenzio per far viaggiare la mente di Anne che già pensava all’incontro di Sophie con i ragazzi, a quando gli avrebbe presentato i suoi genitori, alle giornate che avrebbe passato ridendo, questa volta con TUTTE le persone a cui teneva, finalmente tutte riunite.
« Eccoci » e davanti ai suoi occhi uno dei posti più romantici che avesse mai visto.
In un angolo appartato, ma luminoso, un enorme coperta a scacchi blu e rossi, un cestino sicuramente pieno di cibo, una bottiglia di vetro scuro, l’altra invece trasparente, un paio di bicchieri di vetro e…
“ Ma… quella bottiglia in quel bidone del ghiaccio è… è… champagne! “  e stupita si rese infine conto che anche una delle due bottiglie di vetro conteneva un alcolico: forse vino, ma pur sempre qualcosa che non era semplice acqua.
“ Mamma mia Anne! Possibile che per una volta non riesci a non soffermarti a pensare a sciocchezze? Champagne e vino… in fondo è una serata romantica, che c’è di male se bevi un pochino! “
Facendo tacere quella sua vocina che la stava infastidendo, aveva bisogno di fare qualcosa: qualcosa che voleva fare già da quando Harry l’aveva presa a braccetto.
La mano di lui ancora sola nella tasca destra del suo giubbotto, la mano di lei che da appoggiata al suo bicipite pian piano scivolava verso la tasca arrivando a toccare la pelle del polso, scoperta dalla manica del giubbotto: le perline lisce e fredde dei due braccialetti che portava al polso, le dita di lei vicinissime alla meta. Poi di nuovo il freddo della sera, ma questa volta la mano di Anne non era sola a combattere quel freddo.
Le loro dita incrociate, il ricordo di quella prima stretta, il cuore che aveva tutta l’intenzione di far sentire quanto andasse veloce: anche Harry stava a stento frenando la voglia di prendere la mano di Anne e di stringerla, di nuovo.
 
Prima vicinissimi, ora distanti mezzo metro.
I due avevano cominciato quella cena romantica chiacchierando e ridendo.
“ Solo tu sai rendermi felice come nessuno prima aveva fatto “quella frase dannatamente dolce e piena d’amore era spuntata all’improvviso nella testa di Anne, come se la coscienza, che in alcuni momenti interveniva arrogante e pungente, adesso si fosse addolcita, anche lei influenzata da ciò che il cuore provava.
Era la verità. Harry riusciva a renderla felice: sentiva una felicità diversa da quell’allegria che provava quando stava con i suoi genitori o con Sophie. La felicità che provava non era qualcosa di passeggero: era qualcosa che una volta chiusi gli occhi e appoggiata la testa sul cuscino, la mattina dopo tornava sempre a bussare alle porte del suo cuore.
Era una felicità sempre presente.
Rimanendo in silenzio, Anne aveva cominciato a fissarlo, come se non volesse perdere nemmeno un secondo di quella bellissima serata.
Lui se n’era accorto, ma non l’aveva messa in imbarazzo chiedendole perché lo stesse fissando, no. Semplicemente le aveva donato uno dei suoi sorrisi migliori.
Anne non avrebbe mai dimenticato nemmeno quello, quando sarebbero stati lontani.
Cominciando a mangiare le delizie che quel cestino custodiva, Harry aveva aperto la bottiglia del vino, versandone un po’ in entrambi i bicchieri.
Una volta finito di mangiare, si erano semplicemente avvicinati: non c’era stato bisogno di parlare nemmeno per questa volta.
« La serata migliore di sempre »
Lei accoccolata sulla spalla di lui ammirava le stelle e le luci che si riflettevano sull’acqua di quel fiume lontanissimo.
« Sei la persona più importante della mia vita »
Quella frase detta tutta d’un fiato, senza sosta, da cui trapelava tristezza e tanta dolcezza, aveva lasciato Anne senza fiato e le lacrime che non sarebbero mai uscite quella sera pronte lo stesso a rovinare quel momento.
Ora i loro visi improvvisamente a pochissimi centimetri di distanza, le loro labbra che come calamite si avvicinavano sempre di più, quegli occhi magnetici che rendevano Anne una marionetta.
Poi finalmente le labbra di Anne trovarono quelle di Harry, per la prima volta.
Avevano cominciato a intrecciarsi freneticamente: in quel quarto di secondo in cui si separavano trovavano una nuova fame che li affliggeva.
Avevano fame l’uno dell’altra ed entrambi, ora che avevano assaggiato e trovato quei baci cibo per la loro anima, non ne avrebbero più fatto a meno.
Il bacio da dolce e romantico divenne avventato e passionale.
Lei che piegava la testa verso l’alto per far scorrere la bocca di lui sul suo collo, per prendere fiato, affannata. La mano di lui che frenetica era finita qualche centimetro più in sopra del sedere e accorgendosi con quel tocco del tessuto del cappotto corse a sbottonarglielo. Le labbra di lui che dopo aver toccato la pelle morbida di lei già sentivano la mancanza delle gemelle ed ecco che di nuovo si incontrarono per non staccarsi più.
Era come se sfilandosi il cappotto di dosso Anne avesse gettato via anche la preoccupazione che aveva per quel momento, lasciandosi completamente andare a ciò che sarebbe accaduto.
La sua mente era completamente annebbiata e il suo corpo senza controllo ora bramava quello di Harry.
  
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