Capitolo 4
Parigi 13 luglio 1789
Scrivo queste note nel crepuscolo del mattino. Il bagliore argenteo della
luna sta svanendo, allontanato, inesorabilmente, dall’alba del nuovo giorno.
Ieri il nostro reggimento ha ricevuto l’ordine di recarsi a Parigi, per
fronteggiare la folla armata.
Oscar sta ancora dormendo. La sveglierò fra poco, quando, all'orizzonte,
sorgeranno i primi raggi del sole.
E' esausta e desidero che riposi il più a lungo possibile.
La osservo. I capelli sparsi sull'erba, le labbra socchiuse e il respiro
lieve, sottolineano, con travolgente vitalità, che è davvero una donna
bellissima.
Indossa la giacca della mia uniforme per proteggersi dall'aria fresca della
notte.
Gli eventi inseguono, implacabili, il destino delle nostre vite.
Siamo partiti ieri sera, dopo avere detto addio al generale Jarjayes.
La situazione era molto tesa, quando Alain, giunto da Parigi, ci ha
annunciato che l'ordine, tanto atteso e temuto, era giunto.
Oscar ha ordinato ad Alain di rientrare in caserma e di attendere, insieme
agli altri soldati della guardia, il suo arrivo.
Non ho nascosto la sorpresa. Pensavo che la rigida educazione militare la
spingesse a partire immediatamente.
Solo più tardi, nella notte, avrei capito, con chiarezza, i motivi che
l'hanno indotta a prendere questa decisione.
Le prime luci dell'alba del 12 luglio hanno illuminato una Parigi sempre più
devastata da rancore e saccheggi. Si sta facendo strada in me la consapevolezza
di un destino ineluttabile, troppo potente per essere contrastato.
Oscar ultimamente è molto pallida, a volte sembra sfinita.
Ieri l’ho osservata varcare l’ingresso della caserma. Il capo chino, le
redini basse ed il cavallo al passo, hanno suscitato in me, l’irrefrenabile
desiderio di prenderla tra le braccia e dirle che lei è la mia ragione di vita,
che le voglio bene come mai nessun altro uomo potrà amarla, ma sono soltanto il
suo attendente e il mio compito è restarle accanto in silenzio. Come sempre.
Eppure, nel profondo dell’animo, sentivo che il nostro rapporto si stava
rigenerando.
Dalla sera in cui siamo stati aggrediti a Parigi, ho sorpreso più volte il
suo sguardo azzurro posarsi, indulgente, su di me. I suoi occhi brillavano di
una luce nuova e indefinibile, senza più alcuna traccia di risentimento.
Sorprendendomi piacevolmente, mi ha chiesto di accompagnarla a casa, perché
temeva la folla armata lungo le strade di Parigi.
Oscar non ha mai avuto paura, o meglio, non ha mai mostrato questi
sentimenti. Ha scelto me, prendendomi la mano. "Le strade sono molto pericolose
in questi giorni ed io ho paura" mi ha rivelato, con un sorriso.
Il primo gesto di sincero affetto, dalla sera in cui la baciai con passione.
Sì, c'era qualcosa di nuovo in lei, ora ne avevo la certezza.
La voce interrogativa di Andrè la raggiunse dolcemente.
- Oscar come mai hai deciso di rientrare a casa?
- Il pittore ha espresso il desiderio di terminare il quadro e, visto che
siamo in attesa di ordini, ho pensato che avremmo potuto trascorrere qualche ora
insieme… - rispose cercando di nascondere il proprio turbamento.
Andrè intuì che non aveva terminato la frase.
L'aria era colma di parole non dette. Oscar era diversa. Nella quiete
apparente di quella tarda mattinata, mentre due cavalli procedevano al passo,
due persone, ancora inconsapevoli, stavano andando incontro al loro destino.
Continua - Parigi 13 luglio 1789
Ho ammirato il quadro che raffigura Oscar, anche se il mio occhio stanco non
riesce a coglierne, con chiarezza, i particolari.
Non ho bisogno di un suo ritratto. Il volto bellissimo, il corpo perfetto,
gli stupendi occhi azzurri ed i meravigliosi capelli biondi sono scolpiti in
modo indelebile nella mia mente.
Non potevo tacere, non questa volta. Le ho detto che il quadro era
bellissimo, che lei era bellissima.
Mi ha ringraziato, piangendo. Avrei voluto abbracciarla, ma il rispetto per
la sua scelta me lo ha impedito.
Siamo partiti, mentre le strie rossastre del tramonto incendiavano
l’impalpabile azzurro del cielo di luglio. Oscar ha scritto una lettera per il
padre. Solo più tardi mi avrebbe rivelato il contenuto di quella missiva. Un
addio.
Un gruppo di persone armate ci ha assalito. Ci siamo rifugiati nel bosco,
percorrendo sentieri silenziosi e sperduti.
Oscar, all’improvviso si è fermata, fissando il mio volto. Tuffandomi nelle
sue splendide iridi azzurre ho, finalmente, percepito il suo cuore.
Ho compreso che la battaglia contro se stessa era terminata. Turbata, mi ha
rivelato di conoscere lo stato di salute del mio occhio destro, supplicandomi di
rinunciare all'uniforme.
Non posso. Io sono l'ombra e lei è la mia luce. Posso vivere solo accanto a
lei.
Ho ignorato il suo desiderio, opponendomi. "No, verrò con te, come sempre.
Ormai è una vita che vengo con te in ogni occasione, non posso certo cambiare
adesso, ti pare?"
E' stato il mio modo per dirle, ancora una volta, che sono innamorato di lei,
da sempre.
Oscar ha ammesso il suo dolore, chinando il capo. "Andrè, io una volta sono
stata innamorata di Fersen, anche se sapevo chiaramente che tu mi volevi molto
bene, che mi amavi. E' mai possibile che tu, adesso mi voglia ancora bene,
Andrè?".
Tutto apparve chiaro. I suoi sguardi ed i suoi silenzi misteriosi. Aveva
scoperto di essersi innamorata di me, ma, combattuta dai suoi stessi rimorsi,
aveva taciuto, nascondendo, dietro la severa uniforme militare, l’amore
racchiuso nel suo cuore.
Avevo atteso per tutta la vita questo momento, ed ora potevo stringerla tra
le braccia. "Certo Oscar, io ti voglio bene da sempre." Le ho dichiarato, con
gioia.
Si è appoggiata a me, confessandomi di amarmi. Ho posato le mie labbra sulle
sue, travolto da una incontenibile felicità.
Ci siamo amati, nella quiete della sera. Le ho posato una mano sul seno,
delicatamente, per avvertire il battito frenetico del suo cuore. Le mie labbra
hanno catturato le sue, morbide e sensuali, una volta e poi ancora, e ancora,
fino a quando la notte non ci ha raggiunto, trovandoci esausti.
Marie Jeanne alzò lo sguardo, interrompendo la lettura. Sospirò di sollievo.
Si amavano.
Finalmente l'amore che Andrè provava per Oscar da sempre, era corrisposto.
Le parole di Andrè scorrevano veloci sotto gli occhi azzurri, lucidi di
commozione. Le dita tremanti voltarono pagina. Sapeva che la rivoluzione era
alle porte e non poteva attendere oltre.
La mia Oscar. Non esistono parole per descrivere la mia felicità e il senso
di completezza che mi ha invaso, adesso che lei è accanto a me.
Sta dormendo profondamente. Ne ammiro il volto sereno, pienamente consapevole
della sua straordinaria bellezza.
La notte appena trascorsa ha suggellato l'amore che ora ci unisce. Vorrei non
doverla svegliare, vorrei che questo momento tra noi durasse in eterno, ma non
posso.
L'incalzare del tempo non ci concede tregua. L'alba è giunta.
I primi raggi del sole stanno sfiorando il volto della mia bellissima
compagna, risaltandone i lineamenti perfetti. Il conflitto che l'ha tormentata
per lunghi anni è terminato. Ha scelto di essere una donna. Ha scelto me.
I soldati della guardia ci attendono. So cosa dirà loro, Oscar. Si schiererà
dalla parte del popolo rinunciando al proprio titolo nobiliare.
Riconosco la donna che amo da sempre, coraggiosa ed animata da un profondo
senso di giustizia.
Io sarò al suo fianco, come sempre.
Lo sguardo fiero si posò, preoccupato, sulla ferita sanguinante alla tempia.
Erano riusciti ad allontanarsi dal gruppo inferocito di persone, inoltrandosi
nel fitto bosco.
Il silenzio li aveva accolti nel tepore sicuro della notte. Nonostante le
rassicurazioni di Andrè, l’angoscia di Oscar non accennava a placarsi.
L’aver scoperto che Andrè rischiava perdere anche l’uso dell’occhio destro,
aveva accresciuto il rimorso che la tormentava dalla sera in cui erano stati
aggrediti a Parigi.
Era rimasto accanto a lei, arruolandosi nei soldati della guardia, ignorando,
apparentemente, l’educata freddezza con cui lo trattava.
Oscar sospirò, non poteva tacere di avere scoperto le reali condizioni di
salute di Andrè. Temeva per la sua vita, se avesse partecipato alle operazioni
di sorveglianza della città.
Lo amava con tutta se stessa. Aveva celato, con tenacia, i sentimenti che
aveva scoperto di nutrire per il suo attendente, frenata dalla rigida educazione
militare e dal tormento che il cercare di negare la sua natura femminile le
causava.
Consapevole di non poter più nascondere il conflitto nel proprio animo,
decise di affrontare Andrè.- Andrè non mentirmi. So che hai dei problemi
all’occhio destro – gli confessò - non desidero che tu rimanga tra i soldati
della guardia. Parigi è piena di bande armate, ed è molto pericoloso pattugliare
le strade nelle tue condizioni.
Lo sguardo color smeraldo osservò dolcemente l’esile ed elegante figura.
- Oscar, non chiedermi ciò che non posso fare. Non
lascerò la divisa, sono un soldato. Il mio compito, a dispetto di ciò che mi
ordini, è quello di restarti accanto – replicò, con calma.
Il tono dolce della voce raggiunse la sua anima.
- Andrè, ti prego, lascia l’uniforme. Non è un
ordine, ma un desiderio. Sono preoccupata per te – gli rivelò emozionata – e
vorrei che, per una volta, tu pensassi a te stesso e non a me. So di averti
ferito, respingendo i tuoi sentimenti. Ho voluto dimenticare, ignorando la tua
sofferenza. Sono stata molto dura con te. E’ mai possibile che tu mi ami ancora?
– gli chiese, infine, con una nota di speranza nella voce.
Andrè non fece attendere la sua risposta.
- Certo Oscar. Non ho smesso, neppure per un istante,
di amarti.
Il biondo comandante sgranò gli occhi all’udire le parole del suo
attendente.
All’improvviso tutte le incertezze, che l’avevano tormentata per
lungo tempo, si sciolsero sotto il calore del sentimento che alimentava il suo
cuore.
Senza più alcun timore gli confessò quello che di più caro teneva
custodito nell’anima.
- Ti amo anch’io, Andrè. – sussurrò, semplicemente,
abbandonando l’ultimo barlume di resistenza.
- Non piangere, Oscar, ti prego – mormorò emozionato, carezzandole
delicatamente il viso – sapevo che un giorno avresti scoperto di amarmi. Mi hai
reso un uomo felice, Oscar.
Improvvisamente, si sentì sprofondare in un abbraccio appassionato. Scorse,
tra le lacrime, Andrè chinarsi lentamente su di lei. Il bacio, dapprima lieve e
tenero, divenne deciso ed esigente, piegandola ad un desiderio ancora
inesplorato.
Sollevò istintivamente le braccia, intrecciando le dita dietro la nuca di
Andrè. Lo attirò a sé, catturata da crescenti e nuove emozioni.
Percepì la battaglia contro se stessa, placarsi. Si arrese all’amore,
naufragando nelle profondità di una passione tanto sconosciuta quanto intensa.
Nella notte quieta ed illuminata dal chiarore della luna, si abbandonò, ebbra
di felicità, ad un sonno profondo e senza sogni, conscia soltanto della
vicinanza di Andrè.
20 luglio 1789
Sono molto stanco. Non ho dormito per diversi giorni. Mi hanno ferito il 13
luglio, sparandomi.
Non ricordo nulla, solo un tremendo dolore nel petto. Sono rimasto
incosciente per diverse ore. Mi sono risvegliato a fatica ed il mio sguardo si è
posato su Oscar.
La sua mano, fredda e tremante, stringeva la mia, con forza.
Ho letto nei suoi occhi, lucidi di lacrime, una profonda disperazione.
Desideravo stringerla tra le braccia, ma il dolore intenso mi impediva qualsiasi
movimento.
Le ho chiesto di sposarmi, prima di perdere nuovamente coscienza, senza udire
la sua risposta.
L’alba del 14 luglio ha accolto il mio risveglio. Ho intuito, dal volto
pallido e tirato, che Oscar mi ha vegliato tutta la notte. La amo più della mia
vita e, ancora una volta, le ho confessato ciò che di più caro custodisco nel
cuore.
Udivo un brusio indistinto di voci concitate e spaventate. Il popolo,
esasperato dal brusco rialzo del pane, è sceso in piazza e ha preso d'assalto la
vecchia fortezza della Bastiglia.
Non desideravo che Oscar mi lasciasse, l’ho supplicata di restare. Temevo per
la sua vita.
"Sai che non posso venire meno al mio dovere, combatterò anche per te Andrè,
io ti amo, lo sai". Mi ha sfiorato il viso in una tenera carezza, mentre un
lieve rossore le imporporava le gote.
Ho sorriso. Raramente ho visto Oscar turbata. Deve ancora abituarsi ai
sentimenti che ha scoperto di nutrire per me. Io no. Io la amo da sempre.
- Oscar ti prego, non andare. E' pericoloso ed io non sono in grado di
proteggerti.
- Non posso rinunciare, Andrè. Ho deciso di schierarmi insieme a te dalla
parte del popolo. Devo combattere, è il mio destino. Ora devi solo pensare a
guarire - mormorò dolcemente - vorrei restare, ma la battaglia incombe e devo
celare nel mio cuore le emozioni che il tempo non mi concede di svelarti.
Oscar sfiorò leggermente le labbra di Andrè, e corse verso la Bastiglia
seguita da Alain.
Rimasto solo, ammise di riconoscere in lei, la donna che amava da sempre,
fiera ed orgogliosa, pronta a schierarsi contro ogni ingiustizia.
Il tempo trascorse, interminabile. In lontananza, udiva il rimbombo dei
cannoni. Una tensione inspiegabile si fece strada nei meandri della mente,
rendendolo nervoso ed inquieto.
L’impossibilità di poterla proteggere gli causava un dolore sordo in fondo al
cuore, che non riusciva, razionalmente, a placare.
Era sempre stato al fianco di Oscar, in ogni occasione, e l’immobilità alla
quale era costretto gli generava un profondo senso di colpa.
Improvvisamente, Andrè vide Alain venirgli incontro, correndo. Teneva tra le
braccia un soldato.
Il cuore ebbe un sussulto, mentre lo sguardo sconvolto metteva a fuoco le due
figure. Il corpo che Alain trasportava sembrava senza vita.
Andrè fissò terrorizzato il volto pallido e la divisa macchiata di sangue di
Oscar.
Continua
Ovviamente anche in questo capitolo, alcune "doverose" citazioni di frasi
dell’anime.
Che dire, se non grazie a tutti? Felicissima che vi piaccia.
Per Nisi Corvonero: sono io che devo ringraziarti per avere letto questa
ff.
Per summers001: i pensieri di Oscar (ma non solo) sono in terza persona,
quelli di Andrè in prima persona. Il motivo è: qualcuno legge il diario di Andrè
(siamo sicuri che sia la figlia di "Rosalie" ^__- ? ) e qui ci sta la prima
persona singolare, poi un ipotetico narratore si inserisce con descrizioni in
terza persona che non sono nel diario di Andrè… comunque grazie per i
complimenti.