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Autore: TheMask    21/02/2012    4 recensioni
Questo delirio è offerto da...
Lupa nera depressiva & co.
se siete tipi sportivi, palestrati, magri, attivi e sani... non vi conviene incontrarmi per strada mentre porto a spasso la mannaia,
Ma se siete tipi depressi, con una possibilmente corta aspettativa di vita e qualche brufolo di troppo...
questo delirio fa per voi: il tripudio della banalità, che trasformerò si spera in qualcosa di meglio...
Abbiate pietà!
Backup era fuggito.
Non si parlava d’altro all’Wammy’s Hause. Qua e la si vedevano gruppetti di persone che bisbigliavano, ma non appena l’ombra di uno dei temuti e odiati sorveglianti spuntava, le persone si disperdevano, ostentando indifferenza.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Beyond Birthday, L, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’aria era fresca quel giorno. Il sole aveva una luce che si riversava dappertutto, rendendo visibili i minuscoli granellini di polvere, che svolazzavano in aria senza meta. Poche nuvole interrompevano la continuità monotona dell’azzurro cielo. Nelle case di periferia, i bambini giocavano in strada. In alcuni punti si sentivano voci femminili limpide, alzare forte al mondo la loro canzone preferita. Era domenica.
Alcuni guardando fuori dalla finestra si trovavano a pensare che la vita era, dopotutto, una bella cosa.
In una parte della città. Quella dei grattaceli, le persone non si vedevano in strada. Solo ogni tanto, si poteva incontrare qualcuno col proprio cane al guinzaglio. In quella parte di città, qualcosa arrivò a turbare il silenzio compiaciuto della bella giornata offerta. Un rombo sempre più forte, aumentava d’intensità molto velocemente. Un rombo raschiante, potente. Di una moto, sembrava. Una di quelle moto che non si vedono in giro molto spesso. E infatti una passò, una moto molto grande, nera, e lasciò dietro di se una scia di smog che si disperse nell’aria. Nessuno ci fece caso.
In uno di quei palazzi, uno sorto da poco, però, qualcuno c’era. In un cucinotto, alcuni ragazzi tentavano di fare un risotto con la cipolla, altri si impegnavano in un bel pollo con contorno di patate. Ragazzi allegri, che andavano d’accordo. Strani, non c’è che dire. Ma chi non è un po’ matto, dopotutto?
Una ragazza, però, non era in cucina.
Già, era uscita, avendo udito alcuni strani rumori sopra le voci degli amici.
Era davanti a una porta in quel momento, incuriosita appunto da quei rumori. L’ombra di una risata aleggiava intorno a lei. Dietro quella porta, il giorno ridente, la serenità conseguente, l’odore forte delle cipolle, il rombo della moto non giungevano.
In quella stanza non c’era spazio per essi.
Ma la ragazza non ne aveva idea, naturalmente.
In quel momento, il destino giocò la sua ultima carta. La più difficile da giocare.
Nello stesso momento in cui l’ombra, alzò il coltello, sul corpo inerme di Beyond Birthday, nello stesso momento in cui L e la strana ragazza che aveva conosciuto scendevano dalla moto e correvano nell’edificio, incuranti delle guardie che tentavano di fermarli, la ragazza abbassò la semplice maniglia della porta, distraendo l’Ombra dal suo intento, e trovandola chiusa a chiave.
L’Ombra si avvicinò alla porta, guardinga.
“Chi è? ” ringhiò all’indirizzo della porta.
La ragazza si immobilizzò. Quella voce non l’aveva mai sentita. Indietreggiò di un passo, senza rispondere, e in un secondo diede un forte calcio alla porta, che si schiantò, rivelandole uno spettacolo che non avrebbe mai dovuto vedere. In un luccichio poco rassicurante, la ragazza allegra scomparve, e chi si trovò davanti l’Ombra fu un demone nero assetato di vendetta.
Intanto, L saliva le scale, ancora inseguito dalle proprie guardie.
La ragazza fece un passo avanti. L’Ombra era immobilizzata con un ghigno su volto e il coltello insanguinato  stretto in mano, mascherando la sorpresa.
“Tu” disse semplicemente lei, avvicinandosi ancora, fino ad arrivare a un passo.
“Non sei L”
Lui soffocò a stento una risata.
“No,nient’affatto! E tu, invece, chi sei?”
“L’unica cosa che devi sapere di me, è che ti farò molto male, figlio di puttana” rispose lei, con aria minacciosa.
I suoi occhi brillavano nel buio, incutendo timore a chiunque li guardasse.
Gli tirò un calcio, facendolo cadere, ma lui la portò con se nella caduta, e con pochi veloci movimenti, si portò su di lei, che però gli tirò un pugno tale da rivoltarlo. Si alzarono in fretta, fissandosi.
L correva, ma lo stavano per prendere, tutte quelle scale lo sfiancavano.
Ora, i due si erano invertiti: la ragazza era vicina a B e l’Ombra vicina alla porta. Lei indietreggiò, e prese il polso di B, per cercare di capire se fosse vivo, tenendo d’occhio l’Ombra. Quest’ultima, arrabbiata per la piega che la situazione stava prendendo, avanzò, con il coltello alto, pronta a usarlo. La ragazza lasciò B, rassicurata, e si erse in tutta la sua statura: sapeva di non poter battere quello strano inquietante sosia, ma le sue parole cariche d’odio, furono comunque in grado di fermarlo per un momento dal suo avanzare incalzante.
“Saranno parole da film… ma dovrai passare sul mio cadavere se vuoi lui. ”
L’Ombra si rese conto del rischio che stava correndo: la ragazza aveva degli amici, che non vedendola tornare, avrebbero potuto insospettirsi. Fece un altro passo avanti.
“Levati, dai!” esclamò scocciato. Lui non era li per fare stragi, doveva solo ammazzare quel ragazzo.
Ma lei determinata, lo aspettava, pronta a ogni sua mossa.
Fu circa in quel momento che l’Ombra capì che doveva fare in fretta, e decise che l’avrebbe uccisa.
Il coltello baluginò, e la ragazza capì che era in gioco la sua vita.
Accolse il suo attacco con un calcio nelle parti basse, che lo fece cadere in avanti. Con una rauca risata, nonostante il dolore, allungò il braccio, e grazie alla spinta della caduta, le finì addosso, con il coltello puntato sul petto, e l’altra mano che correva al suo collo.
Non c’era più nulla da fare, questo lo sapevano tutti e due.
E mentre cadeva la ragazza, che si era sacrificata senza pensarci due volte, sorrise. Sorrise davvero.
Perché aveva sentito un urlo, una voce che l’aveva rassicurata.
Nella sua testa risuonava ovattato.
“STO ARRIVANDO BB!”
Non era nessuno che conoscesse, ma  non le importava.
Senza vedere la figura che non è giusto chiamare persona, che la stava uccidendo lentamente, ignorando 30 centimetri di corpo estraneo che le penetravano nel cuore con lentezza esasperante, la ragazza rivolse un ultimo pensiero alla sua vita, e sorrise di nuovo.
Nonostante non fosse stata una vita facile, i suoi amici erano capaci di provocarle felicità anche a distanza, anche senza saperlo. Li sentiva vicini anche se erano lontani. Poi vide la sua chitarra, come se fosse li davanti a se. Senza un’imperfezione, tranne quei tre piccoli graffietti che solo lei sapeva identificare, e che la rendevano sua, come la corda del re, consunta, marroncina.
Sopra di le non c’era più nessuno, l’Ombra era stata spostata, calciata via, con un urlo da parte di una ragazza della sua età, ma questo lei non lo sapeva. Ne sapeva che una mannaia stava sfilandosi da una cintura, una mannaia presto rossa di sangue. Non sapeva che L fra poco sarebbe stato li, l’avrebbe vista, e avrebbe visto BB.
Chiuse gli occhi, ma ancora era viva.
Ecco, L era arrivato.
E aveva visto l’Ombra squartata a terra, la mannaia a terra, e la strana ragazza col falco sulla spalla, chinata sul fratello.
E l’aveva vista.
“No!” aveva sussurrato, sopraffatto dal dolore.
Ed era corso da lei, le sue mani l’avevano scrollata forte, facendole aprire gli occhi ancora una volta.
“Guardami. Guardami!” le aveva detto, fissandola freneticamente negli occhi.
“No, L. calmo. Vai da lui. È li che devi stare” sussurrò lei.
“No, io non ti lascio, io non ti lascio. Dimmi qualcosa, parlami!”
“L., promettimi una cosa”
“Cosa? ”
“Promettimi che veglierai tu sui miei amici… e BB… non abbandonarlo mai… e… L…”
“Te lo prometto! Ma ora guardami! E dimmi che non morirai!”
Lei non lo esaudì.
“L… la mia chitarra… cremala con me… e poi… in Norvegia… sarà bello viaggiare ancora come con Cleo… ma sarò polvere… e ci sarà la mia piccola con me. Mi piacerà. ”
“NO! NO! Stai qui, guardami!”
“L… addio. Ci rivedremo, vedrai… hey! Non piangere, non è da te! ” le forze la stavano lasciando.
“Salutami tutti, e di loro che mi dispiace non averli potuti aiutare a finire il pollo… ” non ebbe più forza di continuare, richiuse gli occhi.
“NO! MI DEVI GUARDARE! APRI QUEGLI OCCHI!”
Ma lei non lo sentiva più. E mai più l’avrebbe sentito.
La ragazza era morta.
La ragazza ero io.



Angolino autrice ascoltante musica punk tutto il giorno
E
bbene eccoci agli ultimi capitoli... che dire...
Grazie a tutti, davvero, per avermi seguito fin qui.
-Beyond_Birthday
-Gatta Blu
-Lulosky
-MaryElle54
Al prossimo, ultimo, capitolo.
Mina
  
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