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Autore: Serpe89    21/02/2012    3 recensioni
Una one-shot tutta dal punto di vista di Leonardo. Una sorta di flusso di coscienza dai caratteri fortemente introspettivi ed erotici, pur non senza una nota di malinconia e romanticismo.
L'artista sarà come sempre alle prese con il suo amore tormentato, in un evidente conflitto tra ragione e sentimento.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri di un artista dannato


 
È sera, non saprei neppure dire se inoltrata o ancor giovane.
Le fiamme di due candele rischiarano la mia bottega, creando fantasiosi giochi di luce sui muri e sugli oggetti bizzarri che adornano il mio studio.
Il mio sguardo si sofferma su un progetto, che traspone sulla parete poco distante una curiosa ombra dall’aspetto grottesco. Questo riflettere mi riporta alla mia infanzia, quando osservavo le nubi nel cielo, scoprendovi forme conosciute o quando la notte mi raccoglievo sotto le coperte per non vedere le mostruose figure notturne che coglievano i miei occhi di fanciullo.
Sul tavolo a cui lavoro, chino, campeggiano pergamene sparse, ricolme di calcoli complessi, di certo un inusuale diletto per un’ora tanto tarda. L’arte e l’ingegno muovono il mio spirito, come una coppia di giovani ed aitanti cavalli tirano una carrozza.
Sotto il mio tocco, la piuma scorre grattando piacevolmente la pergamena, lasciando una scia di inchiostro nero al suo passaggio e producendo l’unico suono udibile in tutta la bottega.
Passano i minuti, forse le ore. Neppure me ne accorgo.
Poi il lieve cigolio della porta che si apre mi riscuote dal mio lavoro.
E ti vedo.
La piuma rimane sollevata a mezz’aria, la mano ferma, gli occhi fissi su di te, il mio corpo immobile, ma proteso ad accoglierti.
Ti osservo mentre con delicatezza richiudi l’uscio, lasciandoti alle spalle il buio della notte romana, e mentre ti cali dal capo quel cappuccio bianco, che cela alla mia vista i tuoi bei lineamenti.
Ti volti verso di me, mi saluti, mi sorridi sincero.
Non posso fare a meno di ricambiarti, mentre ti percorro con lo sguardo alla ricerca di eventuali ferite. Sono contento: questa sera sei tornato a casa integro.
Seguo rapito i tuoi passi, mentre il tonfo degli stivali riecheggia nel locale silenzioso, accompagnandoti verso di me.
Ti fermi a pochi centimetri dal mio corpo, osservando incuriosito i miei lavori, mentre con una mano giungi a sfiorare la mia.
Un brivido mi percorre la schiena, per poi cingermi i lombi, pervadendomi il basso ventre.
Non posso fare a meno di incatenare il mio sguardo al tuo, beandomi della tua presenza.
Il solo guardarti mi apre mille prospettive.
Vorrei dipingerti, baciarti, osservarti, parlarti, raccontarti, scoparti.
Da cosa iniziare? Ridesti i più reconditi e nascosti desideri del mio animo, le mie più atroci passioni, le mie più violente ed insoggiogabili voglie.
Accanto a te ho scoperto che il sesso non è poi così lontano dall’arte. Anzi, dentro il tuo corpo, fin nel profondo della tua anima, si mescolano in un perfetto connubio che ogni volta mi sconvolge.
Grazie per avermi dato una vita non solo di spirito, ma anche di carne.
Una volta pensavo che fossero due eventi slegati, che non potessero coesistere, come l’acqua ed il fuoco. Ma ora ho capito che si compenetrano, perché la carne è l’acqua che placa i bollori del mio spirito, ma anche il fuoco che accende la mia anima.
Non mi stupisco nel realizzare che già ti desidero, seppur dopo pochi istanti che hai varcato la soglia della mia bottega.
Ti scosti lentamente da me ed inizi a cambiarti.
Quel rituale che mi godo ogni notte, che attendo silenzioso, mentre gli abiti abbandonano il tuo corpo. E vai a dormire nudo, così come sei nato, offrendoti senza pudore al mio sguardo sfrontato.
Mi rendo conto che quasi non mi son mosso da quando sei arrivato, quasi fossi rapito dalla tua presenza.
La divisa da Assassino abbandona presto la tua figura, come tutti gli strumenti di morte che la agghindano. Quante armi ho escogitato apposta per te, quante notti ho passato in bianco pur di consegnarti alla svelta qualcosa che ti potesse salvare la vita.
Tuttora mi compiaccio di questi mirabili lavori, soprattutto se ad indossarli sei tu, Ezio.
Sei rimasto solo con una camicia bianca e dei calzoni scuri.
Il mio sguardo ti divora mentre con una lentezza che mi pare estenuante, probabilmente frutto delle mie non tanto candide fantasie, apri i bottoni uno ad uno.
Mi par di vedere con chiarezza ognuno di essi scivolare nell’asola, sotto il tocco stranamente delicato delle tue mani d’Assassino.
Forse non ti rendi conto con quanto desiderio ti sto osservando.
Non vedi che mi stai eccitando?
Non ho ancora capito se non te ne sei accorto oppure fai finta di nulla e, consapevole, mi torturi.
Una tortura dolce e lenta che mi fa letteralmente impazzire.
So già che quando l’ultimo abito abbandonerà il tuo corpo e su di te non rimarrà nient’altro che la tua pelle, non riuscirò più a lavorare.
Abbandono preventivamente il tavolo, così com’è, poggiando la piuma ancora intrisa di inchiostro quasi seccato.
Muovo pochi passi, per avvicinarmi a te, ormai quasi svestito.
Con una mano sfioro il tuo braccio, contatto che ti costringe a voltarti nella mia direzione.
La tua sensualità mi colpisce in pieno, come un pungo violento sul volto.
Il mio animo urla, grida di farsi possedere.
Ma rimango in silenzio.
Eppure so già che, se solo tu lo volessi, te lo chiederei persino in ginocchio, di farmi tuo senza ritegno. Ti aprirei le cosce come una puttana, ti darei tutto me stesso, fino all’anima, ti concederei qualsiasi cosa. E tu lo sai.
Di fronte a te tutto il mio genio perde di significato. La mia mente lucida, razionale e creativa di fronte alla scienza, si scioglie come neve al sole davanti a te e non divento null’altro che un’innocua bestiola desiderosa di essere domata.
Hai fatto sparire la mia dignità d’uomo, perché quando sono con te mi sento solamente un oggetto, da usare e sottomettere.
Ma ho capito che questa umiliazione non mi nuoce, anzi, mi dà un piacere che non immaginavo. Perché ciò che si è instaurato tra noi non è nient’altro che un gioco, un gioco pericoloso e seducente.
Ed io ci sono caduto dentro, tutto quanto, senza riuscire più a trovare la via per uscirne, come in labirinto ricolmo di trappole mortali. Ormai è troppo tardi per redimere il mio spirito dannato.
Non posso più vivere senza di te.
Questa è la semplice constatazione a cui sono giunto.
Ed ho paura adesso. Paura di perderti per sempre, paura che una mattina tu non sarai più nudo al mio fianco.
Ma finché posso, mi beo della tua presenza e del tuo corpo.
Mi ritrovo a fissarti intensamente negli occhi, mentre una mano percorre lasciva il tuo corpo.
Mi spingo oltre quei pochi centimetri che ci separano e la mia bocca incontra spudorata la tua.
Avete mai pensato di raggiungere l’infinto?
Ecco…io credo di averlo appena fatto…
 
   
 
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