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Autore: _BlueLady_    22/02/2012    5 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14~
 

Carissima Lione,
era da tanto che desideravo aggiornarti riguardo alcune cose successemi recentemente, ma giunta alla tua villa mi è stato detto che alloggerai nella tua residenza estiva a sud della contea assieme alla tua famiglia fino a fine mese, dunque ho deciso di scriverti, incapace di attendere il tuo ritorno.
Credo di essermi innamorata.
…Immagino l’espressione che avrai dipinta in volto in questo istante… Ebbene è così. 
Non chiedermi come sia successo, perché non lo so nemmeno io di preciso.
So solamente che da un po’ di tempo a questa parte i miei pensieri non vanno altro che a loro.
Hai capito benissimo, amica mia: ho detto proprio “a loro”.
Due sono gli uomini che, nel giro di poche settimane, hanno saputo come ottenere il mio cuore, il mio affetto, tutto.
…Penserai che sono una sciocca a parlare così: credimi, riesce difficile persino a me credere che ti sto scrivendo ciò. La fredda e incurante Rein che si innamora? E non le basta un solo uomo, no, deve volerne due!
Non sai quanto io mi senta a disagio in questo momento.
Per questo ho bisogno di un tuo consiglio: voglio che tu mi aiuti a dirottarmi sulla scelta giusta.
…Ma come fare, se non ti ho nemmeno parlato delle due persone in causa?
Rivelarti i loro nomi sarebbe alquanto rischioso, tuttavia  di loro posso dirti che sono entrambi due giovani dal carattere molto forte.
Di poche parole, introversi, con quell’alone di mistero che li circonda e che credo sia stata la loro migliore arma per sedurmi.
Entrambi celano il loro essere dietro un muro fatto di insipido orgoglio.
Ti chiederai come abbia fatto ad innamorarmi di due persone talmente complicate…
Ahimè, non so risponderti.
Credo siano stati i loro modi affabili che si celavano dietro la loro finta superbia a farmi cadere nella rete.
… Talvolta mi riesce difficile persino credere che si trattino di due persone differenti.
Paiono quasi due facce della stessa medaglia.
L’uno conserva quel modo di fare freddo e distaccato che tuttavia non riesce a celare nei confronti di chi gli sta veramente a cuore, l’altro appaia i suoi modi rudi al fascino che inevitabilmente riesce a soggiogarmi.
L’uno dimostra di avere arguzia e ingegno, l’altro ha grinta e un modo di fare seducente e accattivante.
L’uno esprime i propri pensieri con una schiettezza rude ma ammirevole, l’altro li serba gelosamente per sé.
L’uno agisce in preda alla razionalità, l’altro è più sentimentale ed impulsivo.
Qui sta tutta la mia indecisione.
Se uno lo amo per l’abilità e i modi con cui riesce a porsi e a provocarmi, l’altro lo amo per la figura intrigante con la quale si presenta.
Non hai idea delle emozioni che provo ogni volta che mi ritrovo in loro presenza…
Riescono entrambi a farmi tirare fuori il meglio di me, non mi sono mai trovata più a mio agio con due persone tanto diverse, eppure, in un certo modo, simili. 
Li amo e li temo al tempo stesso. Le emozioni che provo nei loro confronti sono contrastanti quanto il loro modo di porsi nei miei confronti.
Sebbene uno dei due mi abbia già fatto intendere che possa esserci dell’interesse da parte sua, i miei sentimenti verso l’altro non mi permettono di accettare pienamente le sue dichiarazioni.
…C’è come qualcosa che mi blocca dal gioire per le rivelazioni che il primo tende a farmi…
Come vedi, cara Lione, la mia situazione è critica e necessita di un po’ del tuo conforto. 
Ho fiducia nel fatto che saprai consigliarmi nella maniera più adatta come comportarmi con questi due gentiluomini. Aspetto tue notizie, con la speranza che tu legga presto questa lettera.
Porta i miei più affettuosi saluti a tutta la famiglia.
 

Aspettando di rivederti presto, tua carissima ed affezionata amica

Rein
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

Quel giorno pioveva sulla contea Dewdrop.
Era uno dei classici temporali primaverili che tanto impedivano alla nobiltà del luogo di cimentarsi nei loro passatempi preferiti.
La pioggia cadeva fitta sui raccolti delle campagne vicine, e le strade completamente infangate impedivano a qualche impavida vettura di proseguire il proprio cammino attraverso la contea.
Tanti erano i cocchieri costretti ad abbandonare il loro posto di guida per spingere la carrozza fuori dal pantano, mentre incitavano i cavalli a trainare il pesante cocchio nel tentativo di creare una collaborazione gli uni con gli altri.
Questo era il tempo che la marchesa di Windsworth odiava più in assoluto.
L’aria fredda che soffiava sulle chiome degli altri cipressi fronteggianti la villa non le permetteva nemmeno di starsene tranquillamente seduta in veranda a leggere un libro: il vento voltava le pagine violentemente, e la pioggia provvedeva ad inumidirle con il suo tocco pungente.
L’unica soluzione era quella di rimanersene chiusi in casa, aspettando che la tormenta passasse per dedicarsi nuovamente ai suoi doveri.
La cosa la irritava alquanto.
I momenti passati ad osservare le gocce di pioggia che si infrangevano sui vetri con una violenza impressionante li giudicava una perdita di tempo.
Eppure, quel giorno, il suo umore era più sereno del solito.
Il fratello le aveva appena riferito una notizia che, ne era sicura, avrebbe cambiato radicalmente la situazione nella quale si trovava in quel momento.
- E così, hai sedotto la duchessa per estorcerle alcune informazioni necessarie - mormorò compiaciuta, mentre un rombo di temporale infuriava di fuori – Davvero, Auler, non ti facevo così abile e…subdolo -
Accentuò volutamente l’ultima parola.
Ho dovuto farlo – esclamò il marchese dietro di lei – ti rammento che sei stata tu stessa ad affidarmi il compito -
La marchesa si voltò verso di lui senza nascondere una risata sommessa che si era distrattamente lasciata sfuggire di bocca.
- Vero – rispose – ma non mi sarei mai aspettata che saresti riuscito ad arrivare a tanto, i tuoi principi sfiorano ideali molto più nobili, di solito… Fingerti il figlio inesistente della contessa di Darthmour credevo non rientrasse nella tua “indole onesta”, per così dire-
- Mi sembrava la cosa più giusta da fare, in quel momento. Del resto, sei stata tu a non volere che io rivelassi la mia vera identità al ballo -
- E suppongo che anche fingerti innamorato della duchessa rientrasse nei tuoi piani, non è così?-
Il marchese ebbe un leggero sussulto nell’udire quelle parole tanto pungenti.
Sapeva che quella domanda nascondeva l’intenzione di scoprire se effettivamente avesse fatto come lei gli aveva chiesto, senza lasciarsi coinvolgere troppo dai sentimenti che, ne era consapevole anche lui, erano il suo punto più debole.
- Si - rispose flebilmente stringendo i pugni - faceva tutto parte del piano -
Sophie annuì davanti a lui, rassicurata da quella piccola certezza che lui aveva saputo confermarle.
- Data la tua abilità nello svolgere il compito che ti ho assegnato, non ti dispiacerà ingannarla ancora per qualche tempo, finché non ci giungeranno le informazioni necessarie a stanare definitivamente Eclipse e il visconte…- gli disse poi.
Non era una domanda, era un’affermazione.
Lasciò che quelle parole gli scrosciassero per un attimo addosso, permettendogli di concentrarsi per un istante sulla rabbia inspiegabile che gli bruciava in petto.
- Auler?- gli domandò la marchesa con sguardo indagatore, attendendo una sua risposta.
Digrignò i denti, mentre una furia implacabile avvampava in tutto il petto.
- Tocca sempre a me fare il lavoro sporco - sussurrò con una nota di disprezzo, sputando in faccia alla sorella quella verità che da troppo tempo covava dentro sé stesso.
Sophie non si scompose minimamente.
Sgranando impercettibilmente gli occhi nel tentativo di nascondere la sorpresa per la risposta appena ricevuta, inarcò la bocca in un sorriso pieno di orgoglio e sicurezza.
- Chi altri dovrebbe farlo, sennò?- domandò curiosa.
Auler la osservò torvo per un istante.
- Tu, per esempio.- rispose atono.
La marchesa attese qualche minuto, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Il fratello la osservò senza battere ciglio. Odiava quella maschera d’orgoglio che si era creata per celare la sua insicurezza.
- Hai ragione - gli rispose quella dopo essersi ricomposta - sono così abile nel sedurre le donne…-
Il marchese non partecipò con lei alla sua seconda risata.
- Anche l’amicizia può indurre a confidarsi.- disse invece.
Sophie gli sorrise sicura di sé.
- Mai quanto l’amore.- rispose.
Auler la osservò senza capire.
La marchesa sospirò.
- Un amico, per quanto ci sia affezionato, riesce sempre a mantenere le sue convinzioni e seguire i propri principi. L’amore, invece, rende completamente ciechi. Una donna innamorata è disposta a tutto in nome dell’affetto che la lega al suo uomo - e qui si bloccò un istante, prima di rincominciare a parlare - Anche tradire i suoi più fedeli compagni…- sussurrò poi, mentre l’ombra di un sorriso comparve sull’orlo di quelle labbra sottili e seducenti.
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

 

Quella mattina, la duchessa si era svegliata di buon’ora, sperando nel bel tempo per dedicarsi alla cura delle sue amate rose come non si concedeva da qualche tempo. Si incupì non appena notò il temporale che si stava scatenando di fuori, un’ombra di delusione le rabbuiò gli occhi dapprima lucenti come due smeraldi.
Profondamente contrariata, decise di modificare le sue intenzioni del giorno, e si diresse in salotto nella ricerca di un buon libro da leggere per passarsi il tempo.
Del fratello e del visconte non vi era neanche l’ombra.
L’unico segno della loro presenza che rendeva ancora sicura la duchessa della loro permanenza nella villa era il mantello che solitamente il visconte si portava appresso per uscire, malamente appoggiato su una delle poltrone del salotto.
Tentò di non farci caso, passando oltre e sbirciando con poco interesse i titoli di alcuni dei libri impilati lungo la libreria.
Non appena trovò un titolo che stuzzicasse abbastanza la sua curiosità, lo prese in mano, rigirando la copertina tra le mani e togliendo con un lieve gesto di stizza la polvere che si era depositata sopra.
Doveva essere un libro davvero poco interessante, se nemmeno il visconte si azzardava a leggerlo, lui così amante della lettura.
Le pagine erano leggermente logorate sui bordi, l’odore acre e pungente di antico le inondò le narici dandole un leggero senso di nausea. Cercò di non farci caso, limitandosi a trattenere il fiato più di quanto le era concesso, e si immerse nella lettura.
Il pendolo accanto a lei scandiva i minuti che impegnava a soffermarsi su una pagina più del dovuto.
Passò circa una mezz’ora prima che la noia si impossessasse di lei. Il suo carattere tanto impaziente e capriccioso non le permetteva di impegnarsi in un passatempo a lei poco gradito più di quanto fosse capace di sopportare.
Gettò il libro sul divano, sbuffando inacidita.
La pioggia continuava a scrosciare di fuori.
Cominciò ad osservarsi intorno come se fosse entrata nel salotto per la prima volta in vita sua: non aveva niente di meglio da fare, quale modo migliore per distrarsi?
Spostò i suoi occhi smeraldini dalla finestra alla stanza. I mobili perfettamente tirati a lucido dei quali la cameriera si prendeva cura ogni giorno parevano brillare più delle bordature in oro massiccio che decoravano le poltrone sulle quali era seduta.
Il tavolo, di fronte a lei, luogo di tante partite a scacchi tra lei e il visconte, dominava il centro della sala con fare quasi superbo. Il suo colore così scuro ed intenso contrastava prepotentemente con le pareti color avorio dell’ampia sala.
Il pendolo la accompagnava in quell’attenta esplorazione, intrattenendola con il suo incessante ticchettio. Pareva quasi volesse raccontarle tutto di sé e degli oggetti che abitavano la stanza.
Sebbene notasse di quanti accessori disponesse la sua sontuosa villa, non cessava di albergare in lei la sensazione che la casa fosse terribilmente vuota, da un po’ di tempo a quella parte.
Le occasioni per trascorrere le giornate assieme a suo fratello cominciavano a farsi sempre più rare, con suo grande rammarico.
Bright aveva sempre meno tempo da dedicarle, impegnato com’era a risolvere gli importanti affari nei quali anche Shade era coinvolto.
Sospirò amareggiata.
Shade…
Il suo sguardo si spostò involontariamente sull’unico oggetto che pareva simboleggiare un qualche segno di vita nella stanza: il mantello del visconte giaceva ancora sullo schienale della poltrona immobile, imperturbato, perfettamente abbandonato a sé stesso.
Non poté fare a meno di domandarsi se il visconte e suo fratello fossero usciti per i loro affari anche quel giorno.
Il tempo non prometteva granché bene, ma lei li conosceva entrambi abbastanza da sapere che nulla li avrebbe distolti dai loro obiettivi. Quando si mettevano in testa qualcosa erano più cocciuti di due muli messi assieme.
Scosse la testa, ridacchiando sommessamente tra sé e sé.
Un rombo improvviso proveniente dal cielo la riscosse dalle sue meditazioni.
Decise che non poteva sopportare oltre quell’ingiusta solitudine alla quale era stata condannata. Senza neanche darsi pena di riporre il libro che aveva volutamente tolto dalla libreria, si diresse verso l’uscita della sala, dirigendosi verso gli ampi corridoi della villa.
Pioggia o non pioggia, si sarebbe comunque diretta alla serra in cerca della compagnia che le sue rose, era sicura, le avrebbero offerto.
Fece per dirigersi verso l’ingresso e prendere l’ombrello che l’avrebbe riparata dalla pioggia durante il tragitto da lì alla serra, quando si accorse che l’oggetto non era dove l’aveva riposto l'ultima volta.
Dopo un attimo di smarrimento, si ricordò di averlo lasciato nello studio di suo fratello l’ultima volta che erano usciti insieme per le vie piovose di Londra.
Quando, non lo ricordava più.
Certamente era passato tanto tempo da allora, forse troppo…
Proseguì con passo spedito lungo i corridoi, individuando la porta semichiusa dello studio del fratello. Era già pronta ad abbassare la maniglia nel tentativo di entrare e mettersi alla ricerca del tanto sospirato ombrello, quando si accorse che la luce all’interno proiettava due ombre scure sul muro di fronte a lei.
Ebbe un sussulto non appena distinse il mormorio di voci sommesse provenienti dall’interno dello studio.
- Non puoi più andare avanti così, Shade, rischia di diventare troppo pericoloso -
Si bloccò con la mano a mezz’aria, distinguendo in colui che aveva appena parlato la voce di suo fratello.
In silenzio si avvicinò per ascoltare meglio.
Dalla fessura della porta distinse il duca seduto alla sua scrivania che osservava con sguardo severo il visconte postogli esattamente di fronte, in piedi e a braccia conserte.
L’atmosfera che si respirava non era certo delle migliori, lo aveva notato. Pareva quasi ci fosse tensione tra di loro, riusciva a percepirlo dai loro sguardi.
- Conosco benissimo i rischi ai quali vado incontro, Bright, e ti assicuro che non hai motivo di preoccuparti. Ho a che fare con questa situazione da molto più tempo di te, se ben ricordi -
Il tono di Shade non era ostile, ma nemmeno pacato. Pareva quasi irritato a causa di una situazione a lei sconosciuta.
Bright, dall’altro capo della stanza, sbuffò esasperato.
- Ti rendi conto nella situazione in cui ti ritrovi ora? I nemici ti stanno alle calcagna ormai da troppo tempo e non impiegheranno molto a capire che sei qui. Probabilmente lo hanno già scoperto e si sono già mossi a loro volta. Ora come ora sei più vulnerabile che mai. Potrebbero giungere qui di notte, o chiamare i gendarmi perché ti vengano a prendere e risparmiarsi loro la fatica di acciuffarti personalmente. Impiegherebbero un istante a metterti i bastoni tra le ruote e ad impedirti di proseguire le tue indagini, e tu questo lo sai bene. Non credi sia meglio smettere di agire per un po’, e lasciare che i sospetti su di noi vengano dissipati?-
- E lasciare loro il tempo di reagire per permettergli d’impossessarsi di ciò che da tanto tempo sono riuscito a tener lontano dalle loro grinfie?-  esclamò l’altro in tono scettico.
Altezza, dal corridoio, deglutì a fatica il bolo di saliva che tentava disperatamente di mandar giù.
Senza volerlo, si era inoltrata in una situazione più delicata del previsto.
- Senti – mormorò Bright al visconte – io non so quanti siano i nemici dai quali ti devi guardare le spalle. Non conosco nemmeno il loro modo di agire. Quello che so è che, così facendo, rischi solamente di farti scoprire.-
- E se anche mi scoprissero? - esordì l’altro in tono cupo.
Bright spalancò gli occhi senza capire. Il visconte sospirò.
- Bright – disse – quella che stiamo intraprendendo è una disperata corsa contro il tempo. Chi arriva prima ottiene la gloria, chi è troppo lento ne subisce la sconfitta. Non posso permettermi di interrompere le indagini proprio adesso che mi mancano solamente due gioielli per completare la collezione. Non puoi negare che fino ad adesso Eclipse abbia fatto un ottimo lavoro, riportandoci uno dei tre gioielli scomparsi…-
- Io mi preoccupo solamente per la tua incolumità, Shade…- mormorò il duca preoccupato.
- E te ne sono grato per questo – continuò il moro, posandogli amichevolmente una mano su una spalla - ma cerca di capire. Anche se loro mi trovassero, non possiederebbero comunque la collezione completa. La loro impresa nell’acciuffarmi resterebbe un tentativo di acquistarsi un vantaggio del tutto sprecato.- 
La loro conversazione si interruppe un istante, poiché a entrambi era parso di udire dei flebili sospiri provenire dal corridoio di fuori.
Altezza si tappò immediatamente la bocca con una mano, impedendo al suo respiro di farsi così rumoroso tanto da poter essere udito.
- Dimenticavo che l’Occhio della Notte non è più sotto la tua custodia…- riprese poi il duca, concentrando nuovamente la sua attenzione sul visconte.
Egli annuì:- E’ per questo che abbiamo ritenuto opportuno affidare il gioiello a qualcun altro, piuttosto che tenerlo sotto la nostra custodia -
Nell’udire la parola “gioiello”, i sensi della duchessa si fecero improvvisamente più attenti.
-  Rein Sunrise si sta rivelando una custode alquanto discreta…- mormorò Bright tra sé e sé.
Il visconte abbassò leggermente il volto, lasciando trapelare una nota di affermazione dallo sguardo.
- Sa fare bene il suo dovere, anche se inconsapevolmente - si limitò a rispondere.
- E’ per questo motivo che l’hai scelta, giusto?- gli domandò di nuovo l’amico.
Shade distolse lo sguardo, nervoso.
- E’ solo il gioiello che ti tiene tanto legato a quella casa… ho ragione?- gli chiese ancora il duca, scrutandolo con i suoi occhi ambrati.
- Rein Sunrise non significa assolutamente nulla per me, te l’assicuro. L’unica cosa che mi interessa è che custodisca a dovere il gioiello che le ho affidato, come era d’accordo - affermò quello con la più assoluta serietà.
Aveva sentito abbastanza.
Senza fare il più minimo rumore, si allontanò dalla stanza con una sensazione mista ad angoscia e trionfo che le pervadeva il petto.
Ancora non riusciva a credere a quello che aveva udito.
Da una parte, desiderò non averlo mai voluto sapere.
Ora era costretta a scegliere se raccontare o no a lui la notizia che aveva involontariamente scoperto.
Ritornò nell’ingresso, decisa a farsi la sua camminata sotto la pioggia nella buona e nella cattiva sorte. Magari, così facendo, si sarebbe rischiarata per bene le idee.
Scosse la testa con rassegnazione quando si ricordò di aver scorto benissimo il suo ombrello appoggiato a lato della scrivania del fratello, e di essersi completamente dimenticata di recuperarlo.
Ora era costretta a bagnarsi sotto il diluvio.

 

 ¤¤¤¤¤¤
 

 
Mia cara Rein,
mi stupisci e mi lusinghi al tempo stesso nel raccontarmi del tuo amore segreto per due affascinanti giovani e riponendo così tanta speranza e fiducia in me per aiutarti!
Rein che si innamora… Questa è bella!
A quale malvagissimo sotterfugio ti hanno sottoposta questi due individui per far si che tu perdessi la testa per loro?
Davvero, non avrei mai creduto di poter leggere tali parole scritte proprio da te.
Mi hai stupito perfino più di tua sorella Fine, la sera del ricevimento a casa mia.
Ma veniamo al dunque. Dici di essere innamorata di due uomini dal carattere opposto, e non sai riconoscere in nessuno dei due l’amore che dici tanto di provare.
Cosa può fare una giovane e comune ragazza come me senza alcuna esperienza in amore per alleviare le pene del tuo cuore?
Proverò a darti il giusto consiglio, ma declino qualsiasi responsabilità da cui possa dipendere la tua felicità o, (ahimè! Anche questo è da considerare) una probabile infelicità futura.
Mi racconti che, sebbene uno dei due abbia già confessato i propri sentimenti per te, l’affetto che provi verso l’altro ti spinge a rifiutare la proposta del primo.
…Non ti sembra già questa una risposta?
Riflettici su.
Per quanto io possa consigliarti, la risposta che tanto cerchi la puoi trovare soltanto in te stessa. 
…Ma, in fondo, chi sono io per dirti tanto?
Riferisci i miei più affettuosi saluti a tutta la famiglia, Fine in particolare.
 

 

Con la speranza di esserti stata di aiuto

Lione
 

 

P.S: mi è giunta voce che la prossima settimana si terrà il prestigiosissimo Ballo di Primavera al quale tutti gli abitanti della contea sono invitati a prendervi parte.
Purtroppo, data la mia permanenza qui dove sono ora, io non potrò esserci, ma ho sentito adesso che mio fratello Tio sarà presente. 
Proverò a chiedergli se può accompagnare te e tua sorella e, perché no, fingersi anche il tuo cavaliere per quella serata, dato che ritengo che Fine sarà già impegnata con il duca.
Penso che ti farebbe bene una serata in compagnia di un amico per distrarti un po’ dai tuoi problemi di cuore.
In questo modo, non rischierai di far torto a nessuno dei tuoi due pretendenti…
Fammi sapere al più presto. Sono sicura che Tio ne sarà entusiasta.



Angolo Autrice:

Dunque, dunque, dunque, cosa abbiamo qui?
Ma si, non state sognando: è un aggiornamento!
Dopo un mese e più di silenzio, ritorno con un nuovo capitolo!
Il periodo di esami è finalmente finito, dunque ho deciso di festeggiare postandovi qualcosina.
Come al solito, la situazione è piuttosto intricata, mi auguro di aver risolto qualche vostro dubbio e, soprattutto, di non avervi fatto annoiare.
Lo so, capitolo estremamente lungo, ma era essenziale che lo fosse. Spero solo che non abbiate abbandonato la lettura!
Riassumendo: Rein scrive a Lione confessandole di amare due uomini (Eclipse e Shade, ovviamente), e di non sapersi decidere tra i due.
Contemporaneamente, si scopre che Auler e Sophie hanno architettato un piano che coinvolge Altezza. Il nostro marchesino sembra piuttosto contrariato agli ordini che gli da la sorella... sarà perchè non ama essere comandato, oppure perchè ingannare la Dea... non lo entusiasma molto come idea?
E la nostra Dea ha scoperto qualcosa che forse non avrebbe mai dovuto sapere...
Infine, vedremo nel prossimo capitolo cosa accadrà al famoso Ballo di Primavera. Rein e il visconte si rincontreranno? Altri misteri verranno a galla?

Che altro ha in mente Sophie?
Uhm, spero ci abbiate capito qualcosa.
Sembra ci siano delle relazioni, tra il visconte e i due marchesi, comunque...
Alla prossima, con un nuovo capitolo!
Abbiate pazienza, tutto si sistemerà alla fine
Ringrazio tutti coloro che mi seguono, il vostro sostegno è importante per me.
Un bacio

_BlueLady_

  
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