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Autore: TooLateForU    22/02/2012    25 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve! Scusate se non scrivo molto ma sono di corsacorsacorsa! Quindi, enjoy :)
 
 
 
“La corrente del Romanticismo caratterizzò buona parte della seconda metà dell’Ottocento..”
Blablablabla. A che serve storia dell’arte? A fare il critico d’arte siamo bravi tutti. Ti metti davanti ad un quadro, lo fissi intensamente per mezz’ora e poi dici ‘Sì, è un capolavoro, magnifique.
Applausi e soldi a palate.
Sbuffai, guardando le facce dei miei compagni di classe. Samantha – non sono vergine da quando ho otto anni – Andrews e Amanda – mi piacciono i pon-pon colorati – Evans si passavano lo smalto fucsia all’ultimo banco, lanciando occhiatine ‘provocanti’ a Malik, il quale era appoggiato vicino alla finestra con aria assente.
Forse meditava sul perché della sua esistenza. Ci medito molto anche io, e non trovo mai risposta.
Sinceramente, il terrorista era…carino. Okay, era molto più di carino, era bellissimo. Ciò non toglie che fosse un mentecatto.
Anche Mark il Mongolo era bello con quei capelli castano chiaro e l’aria da ‘ragazzo della porta accanto’, però era un’idiota.
“Calder, è con noi o altrove?”
Sobbalzai quando sentii Mrs Thompson richiamarmi, e puntai gli occhi sulla sua vecchia figura. Mi guardava attraverso quei televisori che lei chiamava occhiali, severa.
“Sono qui, prof. Non la lascerei mai.” Scherzai, e qualcuno ridacchiò.
“Credi che un paio di battutine ti aiuteranno a passare l’anno?” replicò, acida come uno yogurt acido.
Rieccoci sulla solita vecchia decrepita storia. ‘La tua condotta fa schifo, non sei attenta, chiacchieri, hai voti pessimi e blabla..’.
Guardate che non lo decido mica io che voti mettermi. Se vi danno fastidio i miei voti bassi alzatemeli, no?
“Secondo lei il Romanticismo aiuterebbe i bambini in Africa a sopravvivere? Ci rifletta.”
 
10 MINUTI DOPO
Battevo ritmicamente un piede a terra, canticchiando nella mia testa il motivetto di una canzone di cui non ricordavo il nome.
Il corridoio era deserto, mancavano ancora venti minuti prima che suonasse la fine dell’ora.
Io ero fuori per un motivo ignoto. La Thompson improvvisamente era diventata violenta e mi aveva sbattuto fuori dalla classe urlando ‘Dal preside, di corsa!’
Quella donna non la capisco. Dannazione, non è colpa nostra se la tua vita è patetica ed insoddisfacente, perché devi rifarti su noi poveri studenti?
Ero persa a contare le crepe del soffitto quando qualcuno atterrò pesantemente sulla sedia accanto alla mia.
Mi girai svogliatamente, e ruotai gli occhi al cielo quando riconobbi il profilo di Malik.
“Ti hanno beccato a mettere una bomba in mensa, eh?” lo presi in giro, tagliente.
Lui mi lanciò uno sguardo tra lo scocciato e l’immensamente infastidito “Non sei divertente, ragazzina.”
“Io credo di sì.” Ribattei.
“Sta’ zitta.”
“Altrimenti? Mi picchi?” lo sfidai.
Stavolta tentò seriamente di uccidermi con uno sguardo. Mai visto tanto odio in due occhi neri.
“Ringrazia Dio di essere una ragazza, altrimenti l’avrei fatto da tempo.” Rispose tra i denti, prima di distogliere lo sguardo.
Scrollai le spalle, riprendendo a contare le crepe sul soffitto. Erano più di compagnia rispetto a Malik.
La porta della presidenza si spalancò, e sulla porta apparve quel nano del preside Stevens.  Ci fissò quasi disgustato, e si aggiustò il papillon rosso velocemente. “Entrate, veloci.” Ordinò.
Ci alzammo entrambi, e le nostre spalle si scontrarono per entrare. Lanciai un’occhiataccia a Malik “Conosci il detto ‘prima le donne’?” sibilai nella sua direzione.
“Quando mi troverò davanti ad una donna me lo ricordò.” Rispose a tono. Sbuffai, e lo lasciai entrare per primo.
La presidenza era una stanza ovale con moquette blu, pareti bianche piene di foto e suddetti diplomi e una scrivania in mogano al centro. Stevens si sedette dietro la scrivania, e prese a scrutare due fascicoli, probabilmente il mio e quello di Malik.
“Allora, Zayn Jawaad Malik..”
Scoppiai a ridere, e sia il preside che il talebano mi lanciarono delle occhiate confuse e infastidite.
“Jawaad? Ma sul serio?” chiesi a Malik, tra le risate. Dio, che nome ridicolo!
“Calder sta in silenzio e non disturbare il signor Malik.” Mi rimproverò autoritario Stevens, ed io smisi di ridere all’istante.
“Dicevo..” riprese Stevens, schiarendosi la gola “Una condotta piuttosto deprecabile. Non sei attento alle lezioni, spesso esci dalla classe senza permesso..E togliti il cappello.”
Malik alzò un sopracciglio, scettico “Ho freddo alla testa.” Ribattè, calmo.
“Sarà perché dentro non c’è niente..” mormorai, ma non abbastanza a bassa voce per non essere sentita da lui, che mi lanciò un’occhiata di fuoco.
“Non scherzare con me, Malik.” Replicò Stevens.
11 settembre sbuffò, prima di togliere il cappello nero dalla testa e lasciarlo cadere sulle ginocchia. Poi tornò a guardare con aria di sfida il preside.
“E adesso hai preso a fumare anche nei bagni. Lo sai che non è un buon esempio per i primini?”
Non rispose, continuò a giocherellare distrattamente con il cappello, indifferente.
Il preside sospirò, e si concentrò sull’altro fascicolo. Il mio.
“E ora passiamo alla signorina Calder.” Esclamò, con un sorrisetto bastardo.
“Condotta pessima, rispondi in modo impertinente agli insegnanti, salti le lezioni, voti bassi..”
Malik mi guardò ghignando, ed io alzai gli occhi al cielo.
“Per non parlare di quando hai dato fuoco alle tende dell’aula di chimica..”
“Preside, è stato un tragico incidente. Che ne sapevo che quello era davvero fuoco?” tentai di giustificarmi, ma lui fece finta di non sentire.
“Faresti meglio a migliorare la tua linea di condotta alla svelta.” Concluse, serio.
Sì, come ti pare.
Prese due familiari foglietti gialli e li timbrò. La scritta rossa ‘detenzione’ spiccava chiara e tonda.
“Due pomeriggi di detenzione. E ora filate in classe.” Ci liquidò così, porgendoci i due foglietti.
Li prendemmo, e ci affrettammo ad uscire.
Che due palle, due pomeriggi interi in detenzione. Era già tanto che riuscissi a sopportare sette ore di scuola, figuriamoci rimanere anche il pomeriggio.
Malik accartocciò il foglietto, gettandolo a terra, assolutamente incurante.
“Oh, come sei ribelle..” gli dissi, sarcastica.
“Ho cose migliori da fare che stare in detenzione.”
“Tipo portarti a letto qualche sgualdrina o progettare la distruzione dell’underground?”
Si fermò improvvisamente in mezzo al corridoio, e girandosi mi strattonò bruscamente per un polso.
“Malik, levati!” mi opposi, cercando di ritirare il braccio. Cristo, mi faceva male!
Lui contrasse la mascella, avvicinandosi al mio viso “Stammi a sentire, solo perché sei una ragazza non credere che te le lascerò passare tutte lisce. Quindi finiscila, ora.” Sibilò, incazzato nero.
Non mi interessava quello che stava dicendo, mi stava maciullando il radio, Dio santo. Tentai di nuovo di divincolarmi, ma lui mi avvicinò di più a se.
“Sono stato chiaro?” disse tra i denti, guardandomi dritta negli occhi.
Fissai quei profondi occhi neri con tutto l’odio che potei, e vi assicuro che era tanto.
“Mollami.” Sibilai.
Finalmente lasciò il mio polso, ed emisi un sospiro di sollievo. Iniziai a massaggiarmelo, notando che era diventato quasi violaceo dove si era posata la sua mano.
Mi lanciò uno sguardo freddo, prima di darmi le spalle ed allontanarsi nel corridoio.
Crepa Malik.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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