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Autore: __WeatherlyGirl    22/02/2012    2 recensioni
-Sei sempre il solito! Ora basta, V! E’ finita- E Y si dirigeva a grandi passi verso la camera da letto, V le andava dietro.
-Y, fermati, ti prego. Amore, calmati, mi dispiace...- Nonostante le scuse di V, Y continuava a camminare veloce, da dentro un armadio prese una grande valigia di pelle nera e la poggiò sul letto
-Ora falla, e smettila di chiamarmi amore. V, è finita davvero. Vattene- V era rimasto in piedi, pallido e rosso allo stesso tempo, non sapeva cosa dire o cosa fare. Era bloccato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domenica - 13 Febbraio

 

Finalmente la neve aveva abbandonato la città, e il cielo si stava debolmente rischiarando, quando la sveglia di Y gracchiò. La ragazza si sollevò dal letto, stirandosi le braccia e sbadigliando.Un nuovo giorno era iniziato. Il giorno dello spettacolo.

Y, dopo essersi alzata dal letto, si diresse in cucina dove per colazione mangiò una ciotola di cereali integrali, poi si vestì e si risedette sul divano, proprio come aveva fatto la sera prima. Mentre era ancora assorta nei suoi pensieri sentì bussare alla porta, si alzò e andò ad aprire: era V.

-E tu cosa fai qui?- V non rispose, rimase a guardarla negli occhi sorridendo debolmente. Y ripetè la domanda

-Mi spieghi perché sei venuto?- Silenzio. 

Il silenzio della solitudine si confondeva col frastuono della compagnia, dell’amore. Nessuno può immaginare cosa sentissero nella loro testa e nel loro cuore Y e V, e loro non sapevano che anche l’altro provava le stesse emozioni.

-Sono qui per parlarti...-iniziò debolmente V, Y stava già per chiudere la porta e lasciar fuori V quando lui si introdusse in casa. Inizialmente rimase un po’ sorpreso nel vedere come Y avesse lasciato tutto com’era: la tavola apparecchiata per due, il letto matrimoniale usato, il divano notevolmente utilizzato da entrambe le parti. V capì subito che la sua solitudine era molto diversa da quella di Y.

-Beh, ti sei sistemata bene vedo! Proprio come se ci fossi ancora io-

-Ma tu non ci sei. Parla, o vattene.-

-Parlo. O vuoi parlare prima tu?- Questo scambio di battute avvenne con V che continuava a guardarsi intorno e Y che lo seguiva intimorita con lo sguardo. Cosa aveva voluto dire con quell’ultima frase?

-V, io non ho niente da dirti. Ripeto, parla o vattene-

-Ti ricordi che ti dovevo dare quella base di Lucy in the Sky with Diamonds? Ce l’ho qui-

-V, ci vediamo stasera, non potevi aspettare?- Y aveva cambiato tono, era inquisitorio, ansioso, nervoso, e terribilmente triste.

-No. Io stasera non ci sarò- Y spalancò la bocca, poi gli occhi e poi crollò sul divano.

-E chi farà il Monaco? Chi? V non puoi farmi questo!- Y stava urlando, si contorceva sul divano come impazzita.

-Ehi, calmati- la voce di V, al contrario era pacata, serena - vedrai che andrà tutto bene. Perché il Monaco non lo fa lui?- E così dicendo indicò la camera da letto. I suoi occhi ardevano di un fuoco pericoloso e sincero. Il fuoco degli amanti. La gelosia. Inaspettatamente quanto distrattamente i loro occhi si incrociarono per un istante, ma in quel brevissimo lasso di tempo entrambi compresero cosa provasse l’altro.

Y era disperata, si sentiva abbandonata e tradita ancor più di prima. V era uscito di sè, il vedere quel letto, quella tavola e quel divano avevano portato alla luce un V diverso, che neanche Y conosceva.

-V, basta, adesso vattene e fa in modo di presentarti stasera-

-No, Y. Se tra noi è finita dimmelo una volta per tutte. Abbandonami! Lasciami vivere la mia vita! Non farmi venire questa sera! O forse per te non è finita? O forse tu mi ami ancora? Perché io...- V non potè finire la frase che I si materializzò sulla porta. I suoi occhietti inquisitori si puntarono prima su V e poi su Y, ma quando si accorse che lei non gli avrebbe dato alcuna spiegazione allora girò i tacchi e se ne andò. Y lo rincorse per le scale per qualche gradino, chiamandolo per nome e supplicandolo di tornare indietro.

-Io non torno indietro,- rispose secco I- tu lo fai. Hai fatto una scelta, Y.-

-No! Per favore, tesoro- Fino a quel momento V era rimasto in disparte, ma sentendo pronunciare quella parola si lanciò contro Y, la prese e la portò in casa, mentre lei strepitava e I se ne andava. Quella scena tanto rumorosa aveva destato sospetti tra i vicini, ma tutti uscirono dai propri appartamenti quando ormai Y era rientrata, trascinata da V.

-Sei matto! Vattene! E’ finita davvero!- Ora Y urlava.

-No. No, Y, non lo è. Dimmi che cosa devo fare questa sera e saprò se è finita davvero.-

-V,- Y si era calmata e il suo tono era tornato pacato -non farlo per me. Odiami, ti prego. Fai in modo di trovarmi spregevole e dimenticami, ma fallo per le ragazze. Se tu non fai il Monaco questa sera lo spettacolo dovrà essere mandato a monte. A...- amore avrebbe voluto dire Y, ma si trattenne e cercò di rimediare - al Dehon alle 5 per le prove, va bene?-

-Y, scusami.- V le afferrò le mani e se le portò al petto, lei non fece nulla per divincolarsi -Tu non hai il coraggio di farlo, ma io sì. Amore- pronunciò quell’ultima parola con enfasi, trattenendo a stento i singhiozzi, che non si addicevano certamente ad un uomo come lui. Y invece non trattenne nulla, si lasciò andare in un pianto disperato, abbracciando V, il quale da parte sua non si aspettava affatto questa reazione.

-Non farlo...- singhiozzo -non chiamarmi...- singhiozzo -così! Oh...- singhiozzo -V!- 

E lo strinse a sè ancora più forte. Lui le passò una mano sulla guancia per asciugarle le lacrime, poi gliela passò tra i capelli, come ai vecchi tempi.

-Amore, è stato un brutto sogno. Ricominciamo- A quelle parole però Y si staccò da lui, si asciugò le lacrime con il retro della mano destra e arrossì.

-V, io non posso. Riparliamone stasera. Vieni allo spettacolo?-

V la guardò con amore, si avvicinò a lei e le sussurrò nell’orecchio - Se me lo chiedi così...-, poi si avvicinò alle sue labbra e la baciò.

Lei non mosse un muscolo, rimase dritta, impassibile, lui invece avrebbe preferito una reazione da parte sua: una risposta.

-Che succede?- 

-V, rifallo.- E lui ancora la baciò, sperando di essere ricambiato. Lei, invece, rimaneva sempre più impassibile, come se non provasse nulla, come se nemmeno si accorgesse che V la stava baciando.

-Perché me lo fai fare? Y...- Lei gli appoggiò un dito sulla bocca, e lui smise di parlare. Passò un minuto prima che uno dei due facesse qualcosa, erano rimasti fermi a guardarsi. V stava decidendo se riprovare o demordere, Y non capiva nulla.

-V, ci vediamo questa sera.- Dicendo questo gli diede un bacino sulla guancia e poi lo condusse alla porta.

-A più tardi-

-Ciao, Y.-

   
 
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