“Chiudi
la porta.” Disse riordinando
i fogli con le nostre vite e riponendoli in un cassetto dalla scrivania
accanto
al suo letto; io obbedii quindi tornammo entrambi a sederci.
Finalmente
Jack aprì la
bocca per cominciare a parlare, ma la richiuse subito dopo ridacchiando
imbarazzo e portandosi una mano al viso pallido e stanco: “Ho
paura di
annoiarti.” Ammise con lo sguardo basso. Si…
proprio non sapevo come rassicurarlo:
Jack doveva avere una doppia personalità perché
altrimenti non è umanamente
possibile che un ragazzo passi da stronzo in tutto e per tutto a
dolcissimo,
timido e tenero in meno di cinque secondi. Lo ammetto, nonostante io
sia il
secchione più secchione di tutta la Casa della Notte quel
ragazzo proprio non
lo capivo.
C’era
qualcosa in lui che
mi bloccava ed ogni volta che ero credevo di esser riuscito a
comprendere
almeno in parte quella mente contorta succedeva qualcosa che mi
costringeva a
ricredermi: scoppiava a ridere o a piangere, faceva sorrisi dolcissimi
o si nascondeva
dietro una maschere di indifferenza e freddezza; Jack Twist era una
creatura
che forse non avrei mai capito perché era TROPPO indeciso ed
insicuro, proprio
come in quel momento: avevo chiuso la porta, eravamo soli e sembrava
volesse
parlarmi, finalmente, un po’ della sua vita, ma poi si era
messo a ridacchiare
cercando di nascondere il nervosismo… no, dico, mi aveva
preso per cretino?
“Non
ti arrabbiare.” La sua
voce delicata e timida mi riscosse da quei pensieri e tornai
faticosamente a
mettere a fuoco il visetto che avevo davanti: sembrava quasi spaventato
da
fatto che non gli avessi risposto, come se temesse di avermi in qualche
modo
ferito, ma dopotutto la vita era la sua, no? Poteva anche non parlarne
se
voleva…
“Non
volevo offenderti né
prenderti in giro… è solo che…
io…” abbassò gli occhi sulle proprie
meni, ma
feci comunque in tempo a vedere una lacrima solitaria inumidirli le
folte,
chiare, ciglia e subito dopo quella stessa piccola gocciolina
solcava il suo zigomo sinistro,
violetto per un livido che stava ormai svanendo. Oh. Santi. Numi.
E
adesso perché piangeva? Avevo
forse detto qualcosa di sbagliato? Impossibile, visto che non ha
neanche
parlato! Vi prego, non esiste un traduttore del linguaggio segreto del
corpo di
Jack Twist???
Anche
senza avere una
risposta a tutte quelle domande mi mossi istintivamente verso di lui e
gli
sfiorai delicatamente una guancia, asciugando quell’unica
lacrima che era
riuscita a scappare dall’intrico della sue ciglia, piano:
avevo paura che se
avessi fatto una mossa sbagliata , forse troppo avventata e decisa per
lui,
avrebbe potuto spezzarsi sotto il mio tocco, come fragile porcellana;
fargli
male, anche se involontariamente, era l’ultima cosa che
volevo in quel momento.
Jack
mi guardo con occhi
gonfi ed umidi e mi si sciolse il cuore: la abbracciai stretto e, dopo,
un
attimo di tensione, sentii quel magro e fragile corpicino rilassarsi
fra le sue
braccia; nonostante io non sia uno di quei fisici da paura come Erik Night, avevo un
corpo e dei muscoli
tipici di un ragazzo di diciassette anni, mentre lui era magro come lo
stelo di
una rosa e sembrava potesse spezzarsi da un momento
all’altro, eppure era
bellissimo, semplicemente incantevole: perfettamente proporzionato, con
un
visino perfetto e un corpo da urlo nonostante la sua delicatezza,
più simile a
quella di una ragazza che di un maschio.
“Non
sei costretto a
parlarmene.” Sussurrai direttamente al suo orecchio mentre
lui singhiozzava con
il viso affondato nell’incavo fra il mio collo e la spalla:
“ma se posso
aiutarti… posso fare qualsiasi cosa per farti stare
meglio…”
Dopo
qualche secondo di
silenzio Jack mi guardò e nei suoi occhi vidi una profonda
riconoscenza: “Ho
paura, ma non per me, sono abituato a soffrire: ho paura che se ti
dicessi
troppo… finiresti nei guai.”
Lo
strinsi maggiormente
tirandomelo dietro quando mi appoggiai al muro e lui si
raggomitolò contro il
mio petto, come una gatto in cerca di coccole. Adoravo quel ragazzo e
la sua
tenerezza: “Non temere per me; ora ci siamo solo io e te: per
favore, aiutami a
capire… a capirti.”
Fu
così che entrai a far
parte del casino più incasinato del mondo, quasi senza
rendermene conto,
semplicemente ascoltando la parole di quel ragazzo biondo che aveva
cercato di
proteggermi anche se non mi conosceva. Non sarei più
riuscito a tirarmene
fuori, ma ancora non lo sapevo; non immaginavo neanche minimamente a
ciò che
stavo andando incontro.
Jack
iniziò finalmente a
raccontarmi la sua vita, sussurrando e io mi ripromisi che non lo avrei
interrotto mai, qualunque cosa avessi sentito: avevo paura che
così facendo non
avrebbe più ricominciato a parlare, temendo di star
sbagliando.
“Il
mio nome prima di
venire segnato era Jack Roberts e vivevo in una villa enorme: entrambi
i miei
genitori sono giudici importati e guadagnano molto bene.”
In
effetti avevo sentito
parlare molte volte dei giudici Roberts, stimati e famosi in tutto
l’ambito
giuridico, ma tacqui tenendo fede alla promessa che mi era fatto.
“Avevo
una sorella, Mary,
quella di cui hai sentito prima il messaggio
registrato…” riprese con voce
tremante e si raggomitolò maggiormente contro di me; da
parte mia io non lo
avevo ancora lasciato, continuando a tenerlo stretto: “Ma non
era una bella
vita, nonostante lo si possa pensare: i miei picchiavano in
continuazione sia
me che Mary e ci sfruttavano in tutti i modi, trattandoci come i loro
schiavi…
oggetti… puttanelle…” sussultai a
metà fra lo sconvolto e lo scandalizzato, ma
lui riprese subito, con un tono freddo e distaccato, come se la sua
mente
stesse cercando di estraniarsi da ciò che stava dicendo:
“ogni volta che
qualcuno aveva il fegato di denunciarli le accuse non erano nemmeno
rese
pubbliche e, stranamente, chi li aveva contraddetti veniva arrestato o
comunque
non si faceva più vedere; è proprio vero che il
potere e i soldi fanno tutto. Quattro
mesi fa mia sorella gemella Mary venne segnata, ma i miei genitori
decisero che
per nulla al mondo sarebbe venuta qui e così la segregarono
in casa, fino a
quando non venne, tre giorni dopo, Neferet in persona a prenderla: mia
madre si
mise ad urlare come una pazza, ma la Somma sacerdotessa fu irremovibile
e
quando nostro padre schiaffeggiò Mary, lei lo spinse contro
il muro e si mise
ad insultarli entrambi, quindi portò via con sé
Mary, che fece appena in tempo
a dirmi che avrebbe pregato affinché Nyx salvasse anche me,
perche il marchio
era l’unica cosa che ci avrebbe potuti allontanare da quei
pazzi dei nostri
genitori. Per questi quattro mesi loro sfogarono completamente la loro
frustrazione su di me e… non è affatto stato
piacevole, ma tre giorni fa, a
scuola, un ricercatore mi ha segnato e, ovviamente, i miei genitori
hanno sclerato
segregando in casa anche me; Neferet ieri mattina è tornata
e mi ha strappato
finalmente dalle grinfie dei miei genitori. Purtroppo però,
due mesi fa,
abbiamo ricevuto la notizia che Mary non aveva superato la
trasformazione e
Neferet aggiunse che era successo perché, accecata dal senso
di libertà, mia
sorella aveva voltato la spalle a Nyx, tradendola e segnando
così il suo
destino. Ieri mattina, dopo che Neferet mi lasciò solo in
infermeria mi Mary mi
ha chiamato; il messaggio lo hai sentito e io ho iniziato ad odiare la
Somma
Sacerdotessa. Era questo che intendeva quando mi ha chiesto cosa cazzo
mi fosse
successo in quell’infermeria. Tutto qui. Non so cosa sia
successo in realtà a
Mary, ma so che Neferet nasconde qualcosa. E poi
basta…”
Oh.
Mio. Dio. Non sapevo
cosa dire: già all’inizio del discorso di Jack mi
ero completamente
paralizzato, sconvolto. Non ci potevo credere, non poteva essere
vero… santi
numi se non mentiva tutta quella storia era un gran casino! Per non
parlare dei
suoi genitori! E io che mi lamentavo dei miei solo perché
non accettano il mio
essere gay!
“Cosa
c’è non parli più?”
Jack si era rapidamente allontanato da me ed ora mi fissava con occhi
illeggibili e vacui: sembrava di nuovo di verso e stanco. Stanco di
vivere. Non
potei continuare a vedere quell’espressione sul suo viso e lo
abbraccia
nuovamente, con forza: Jack si irrigidì e trattenne il
fiato, cosa che mi
permise di capire che non era abituato a gesti di affetto e
solidarietà così
evidenti.
Forse
fu proprio per
quella sorpresa che fece breccia nel suo cuoricini indurito da
diciassette anni
di sofferenza che scoppiò in lacrima, stringendosi a me con
tutta la forza che
aveva e singhiozzando terribilmente, come se fosse scosso dalle fiamme
dell’inferno.
Era
terribile sentirlo
piangere così e per un attimo le lacrime inumidirono anche i
miei occhi, ma
dovevo essere forte anche per lui.
Non
so dire esattamente
per quanto tempo rimanemmo così, abbracciati stretti, con
Jack che piangeva e
io che cercavo in tutti i modi di consolarlo, poi successe.
Tossì e continuò a
tossire.
Lo
allontanai subito da me
e lo fissai dritto negli occhi, spaventato: “Stai
bene?” gli chiesi con la voce
che si ridusse a un strilletto nervoso e lui annuì
passandosi una mano sulla
bocca e sugli occhi. Finalmente la tosse si era calmata, ma il panico
che mi
aveva attanagliato in quei pochi secondi non accennava a volersene
andare.
“Damien.”
Mi chiamò Jack e
io annuii per fargli capire che lo stavo ascoltando: “Sei
l’unico a parte
Neferet che sa questa storia e ti sarei grato se per un po’
non ne parlassi con
le tue amiche… non so se sono pronto a condividere con altri
questa storia… fa
ancora male, capisci?”
“Ti
prometto che starò
muto come una scarpa finché tu vorrai.” Risposi
subito io serio e lui scoppiò a
ridere: “Come una scarpa?”
Era
incantevole. Favoloso.
“Damien.”
Mi chiamò di
nuovo: “Grazie.”
Nel
momento stesso in cui
suonò la campanella che segnava l’inizio della
nuova ora le sua labbra pallide
si posarono sulle mie avvolgendomi con il loro delicato profumo e
facendomi
ribollire con il loro innato calore. Oh mio dio. Oh mio dio oh mio dio
oh mio
dio.
Stavo
rispondendo al bacio!
Angeli, signore, babbo natale, Nyx, chiunque ci sia lassù,
aiutatemi per non
farmi svenire!
Jack
si allontanò con un
sorrisetto compiaciuto stampato in faccia e mi prese per mano,
tirandomi verso
la porta: “Devi andare a lezione; ci vediamo questa sera per
aiutare Zy con
Afrodite.”
“Ce…
certo.” E me ne andai
accompagnato dal suo sorriso.
Grazie
a tutti e
specialmente a Sgiach^^ Un bacio.