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Autore: La Kurapikina    22/02/2012    1 recensioni
Ciao a tutti!!! E' la prima cosa che scrivo una ff su loro e spero vi piaccia. E' una "riscrizione" con molti cambiamenti della casa della notte dal punto di vista di Damien, in cui la storia prende una piega diversa da quella descritta nei libri, soprattutto per quanto riguarda Jack
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Chiudi la porta.” Disse riordinando i fogli con le nostre vite e riponendoli in un cassetto dalla scrivania accanto al suo letto; io obbedii quindi tornammo entrambi a sederci.

Finalmente Jack aprì la bocca per cominciare a parlare, ma la richiuse subito dopo ridacchiando imbarazzo e portandosi una mano al viso pallido e stanco: “Ho paura di annoiarti.” Ammise con lo sguardo basso. Si… proprio non sapevo come rassicurarlo: Jack doveva avere una doppia personalità perché altrimenti non è umanamente possibile che un ragazzo passi da stronzo in tutto e per tutto a dolcissimo, timido e tenero in meno di cinque secondi. Lo ammetto, nonostante io sia il secchione più secchione di tutta la Casa della Notte quel ragazzo proprio non lo capivo.

C’era qualcosa in lui che mi bloccava ed ogni volta che ero credevo di esser riuscito a comprendere almeno in parte quella mente contorta succedeva qualcosa che mi costringeva a ricredermi: scoppiava a ridere o a piangere, faceva sorrisi dolcissimi o si nascondeva dietro una maschere di indifferenza e freddezza; Jack Twist era una creatura che forse non avrei mai capito perché era TROPPO indeciso ed insicuro, proprio come in quel momento: avevo chiuso la porta, eravamo soli e sembrava volesse parlarmi, finalmente, un po’ della sua vita, ma poi si era messo a ridacchiare cercando di nascondere il nervosismo… no, dico, mi aveva preso per cretino?

“Non ti arrabbiare.” La sua voce delicata e timida mi riscosse da quei pensieri e tornai faticosamente a mettere a fuoco il visetto che avevo davanti: sembrava quasi spaventato da fatto che non gli avessi risposto, come se temesse di avermi in qualche modo ferito, ma dopotutto la vita era la sua, no? Poteva anche non parlarne se voleva…

“Non volevo offenderti né prenderti in giro… è solo che… io…” abbassò gli occhi sulle proprie meni, ma feci comunque in tempo a vedere una lacrima solitaria inumidirli le folte, chiare, ciglia e subito dopo quella stessa piccola  gocciolina solcava il suo zigomo sinistro, violetto per un livido che stava ormai svanendo. Oh. Santi. Numi.

E adesso perché piangeva? Avevo forse detto qualcosa di sbagliato? Impossibile, visto che non ha neanche parlato! Vi prego, non esiste un traduttore del linguaggio segreto del corpo di Jack Twist???

Anche senza avere una risposta a tutte quelle domande mi mossi istintivamente verso di lui e gli sfiorai delicatamente una guancia, asciugando quell’unica lacrima che era riuscita a scappare dall’intrico della sue ciglia, piano: avevo paura che se avessi fatto una mossa sbagliata , forse troppo avventata e decisa per lui, avrebbe potuto spezzarsi sotto il mio tocco, come fragile porcellana; fargli male, anche se involontariamente, era l’ultima cosa che volevo in quel momento.

Jack mi guardo con occhi gonfi ed umidi e mi si sciolse il cuore: la abbracciai stretto e, dopo, un attimo di tensione, sentii quel magro e fragile corpicino rilassarsi fra le sue braccia; nonostante io non sia uno di quei fisici da paura  come Erik Night, avevo un corpo e dei muscoli tipici di un ragazzo di diciassette anni, mentre lui era magro come lo stelo di una rosa e sembrava potesse spezzarsi da un momento all’altro, eppure era bellissimo, semplicemente incantevole: perfettamente proporzionato, con un visino perfetto e un corpo da urlo nonostante la sua delicatezza, più simile a quella di una ragazza che di un maschio.

“Non sei costretto a parlarmene.” Sussurrai direttamente al suo orecchio mentre lui singhiozzava con il viso affondato nell’incavo fra il mio collo e la spalla: “ma se posso aiutarti… posso fare qualsiasi cosa per farti stare meglio…”

Dopo qualche secondo di silenzio Jack mi guardò e nei suoi occhi vidi una profonda riconoscenza: “Ho paura, ma non per me, sono abituato a soffrire: ho paura che se ti dicessi troppo… finiresti nei guai.”

Lo strinsi maggiormente tirandomelo dietro quando mi appoggiai al muro e lui si raggomitolò contro il mio petto, come una gatto in cerca di coccole. Adoravo quel ragazzo e la sua tenerezza: “Non temere per me; ora ci siamo solo io e te: per favore, aiutami a capire… a capirti.”

Fu così che entrai a far parte del casino più incasinato del mondo, quasi senza rendermene conto, semplicemente ascoltando la parole di quel ragazzo biondo che aveva cercato di proteggermi anche se non mi conosceva. Non sarei più riuscito a tirarmene fuori, ma ancora non lo sapevo; non immaginavo neanche minimamente a ciò che stavo andando incontro.

Jack iniziò finalmente a raccontarmi la sua vita, sussurrando e io mi ripromisi che non lo avrei interrotto mai, qualunque cosa avessi sentito: avevo paura che così facendo non avrebbe più ricominciato a parlare, temendo di star sbagliando.

“Il mio nome prima di venire segnato era Jack Roberts e vivevo in una villa enorme: entrambi i miei genitori sono giudici importati e guadagnano molto bene.”

In effetti avevo sentito parlare molte volte dei giudici Roberts, stimati e famosi in tutto l’ambito giuridico, ma tacqui tenendo fede alla promessa che mi era fatto.

“Avevo una sorella, Mary, quella di cui hai sentito prima il messaggio registrato…” riprese con voce tremante e si raggomitolò maggiormente contro di me; da parte mia io non lo avevo ancora lasciato, continuando a tenerlo stretto: “Ma non era una bella vita, nonostante lo si possa pensare: i miei picchiavano in continuazione sia me che Mary e ci sfruttavano in tutti i modi, trattandoci come i loro schiavi… oggetti… puttanelle…” sussultai a metà fra lo sconvolto e lo scandalizzato, ma lui riprese subito, con un tono freddo e distaccato, come se la sua mente stesse cercando di estraniarsi da ciò che stava dicendo: “ogni volta che qualcuno aveva il fegato di denunciarli le accuse non erano nemmeno rese pubbliche e, stranamente, chi li aveva contraddetti veniva arrestato o comunque non si faceva più vedere; è proprio vero che il potere e i soldi fanno tutto. Quattro mesi fa mia sorella gemella Mary venne segnata, ma i miei genitori decisero che per nulla al mondo sarebbe venuta qui e così la segregarono in casa, fino a quando non venne, tre giorni dopo, Neferet in persona a prenderla: mia madre si mise ad urlare come una pazza, ma la Somma sacerdotessa fu irremovibile e quando nostro padre schiaffeggiò Mary, lei lo spinse contro il muro e si mise ad insultarli entrambi, quindi portò via con sé Mary, che fece appena in tempo a dirmi che avrebbe pregato affinché Nyx salvasse anche me, perche il marchio era l’unica cosa che ci avrebbe potuti allontanare da quei pazzi dei nostri genitori. Per questi quattro mesi loro sfogarono completamente la loro frustrazione su di me e… non è affatto stato piacevole, ma tre giorni fa, a scuola, un ricercatore mi ha segnato e, ovviamente, i miei genitori hanno sclerato segregando in casa anche me; Neferet ieri mattina è tornata e mi ha strappato finalmente dalle grinfie dei miei genitori. Purtroppo però, due mesi fa, abbiamo ricevuto la notizia che Mary non aveva superato la trasformazione e Neferet aggiunse che era successo perché, accecata dal senso di libertà, mia sorella aveva voltato la spalle a Nyx, tradendola e segnando così il suo destino. Ieri mattina, dopo che Neferet mi lasciò solo in infermeria mi Mary mi ha chiamato; il messaggio lo hai sentito e io ho iniziato ad odiare la Somma Sacerdotessa. Era questo che intendeva quando mi ha chiesto cosa cazzo mi fosse successo in quell’infermeria. Tutto qui. Non so cosa sia successo in realtà a Mary, ma so che Neferet nasconde qualcosa. E poi basta…”

Oh. Mio. Dio. Non sapevo cosa dire: già all’inizio del discorso di Jack mi ero completamente paralizzato, sconvolto. Non ci potevo credere, non poteva essere vero… santi numi se non mentiva tutta quella storia era un gran casino! Per non parlare dei suoi genitori! E io che mi lamentavo dei miei solo perché non accettano il mio essere gay!

“Cosa c’è non parli più?” Jack si era rapidamente allontanato da me ed ora mi fissava con occhi illeggibili e vacui: sembrava di nuovo di verso e stanco. Stanco di vivere. Non potei continuare a vedere quell’espressione sul suo viso e lo abbraccia nuovamente, con forza: Jack si irrigidì e trattenne il fiato, cosa che mi permise di capire che non era abituato a gesti di affetto e solidarietà così evidenti.

Forse fu proprio per quella sorpresa che fece breccia nel suo cuoricini indurito da diciassette anni di sofferenza che scoppiò in lacrima, stringendosi a me con tutta la forza che aveva e singhiozzando terribilmente, come se fosse scosso dalle fiamme dell’inferno.

Era terribile sentirlo piangere così e per un attimo le lacrime inumidirono anche i miei occhi, ma dovevo essere forte anche per lui.

Non so dire esattamente per quanto tempo rimanemmo così, abbracciati stretti, con Jack che piangeva e io che cercavo in tutti i modi di consolarlo, poi successe. Tossì e continuò a tossire.

Lo allontanai subito da me e lo fissai dritto negli occhi, spaventato: “Stai bene?” gli chiesi con la voce che si ridusse a un strilletto nervoso e lui annuì passandosi una mano sulla bocca e sugli occhi. Finalmente la tosse si era calmata, ma il panico che mi aveva attanagliato in quei pochi secondi non accennava a volersene andare.

“Damien.” Mi chiamò Jack e io annuii per fargli capire che lo stavo ascoltando: “Sei l’unico a parte Neferet che sa questa storia e ti sarei grato se per un po’ non ne parlassi con le tue amiche… non so se sono pronto a condividere con altri questa storia… fa ancora male, capisci?”

“Ti prometto che starò muto come una scarpa finché tu vorrai.” Risposi subito io serio e lui scoppiò a ridere: “Come una scarpa?”

Era incantevole. Favoloso.

“Damien.” Mi chiamò di nuovo: “Grazie.”

Nel momento stesso in cui suonò la campanella che segnava l’inizio della nuova ora le sua labbra pallide si posarono sulle mie avvolgendomi con il loro delicato profumo e facendomi ribollire con il loro innato calore. Oh mio dio. Oh mio dio oh mio dio oh mio dio.

Stavo rispondendo al bacio! Angeli, signore, babbo natale, Nyx, chiunque ci sia lassù, aiutatemi per non farmi svenire!

Jack si allontanò con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia e mi prese per mano, tirandomi verso la porta: “Devi andare a lezione; ci vediamo questa sera per aiutare Zy con Afrodite.”

“Ce… certo.” E me ne andai accompagnato dal suo sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti e specialmente a Sgiach^^ Un bacio.

  
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