Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Daisy Pearl    22/02/2012    11 recensioni
Avete mai pensato che possa essere la cattiva la protagonista di una storia?
Marguerite non è nè santa nè dolce. Tutt'altro.
Lei sà giocare ad un gioco particolare, un gioco di sguardi ed è abituata a vincere.
Ma cosa potrebbe accadere se un paio di begli occhi verdi dovessero batterla per la prima volta in questo strano gioco?
Bè leggete e scopritelo!
Attenti agli sguardi!
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


GLANCES GAME -- GIOCO DI SGUARDI




CAP 5

Signora notte.
Tu che celi sotto il tuo cupo mantello sospiri di amanti che si disperdono nella tua immensità.
Tu che celi i ladri che grazie a te, non visti, arricchiscono le loro tasche.
Tu che mantieni i segreti e li lasci rinchiusi dentro di te per sempre.
Oh blu signora, cela ME, il mio SEGRETO, portalo via con te e mantieni silenziosi i miei passi.
 
Caldo, avevo un’insistente e fastidioso caldo. Mi rigirai nel letto cercando una zona del cuscino più fresca. Non la trovai. Così mi sedetti  decisamente infastidita. Erano almeno un paio d’ore che cercavo di addormentarmi senza grossi risultati. Avevo troppo caldo. In realtà sapevo perfettamente perché mi sentivo così. Ero attratta con un’enorme forza da qualcosa. E io sapevo che questo qualcosa era quel libro. Quel volume che avevo solo aperto e che mi aveva completamente stregata mostrandomi i suoi portentosi quanto nascosti poteri. Sapevo che il libro mi chiamava! Da qualche parte in quella casa agognava di conoscermi, così come lo desideravo anche io. Disperatamente!
Mi ci voleva tutta la mia forza di volontà per impedirmi di alzarmi da qual dannato letto e sgusciare fuori dalla camera per rispondere al Suo richiamo. Ero agitata, per questo sentivo caldo. E, sì, avevo paura.
Alquanto difficile ammetterlo per una come me, noi non temevamo gli altri esseri umani. Ma Alan era Alan. Definirlo un essere umano? Io l’avrei più paragonato a un freddo dottore pazzo che faceva i suoi esperimenti sui suoi pazienti e tutto per permettere a pochi eletti una vita migliore di quella in cui e si potevano sperare. Gli eletti eravamo noi. Ma questo non cambiava le cose. Conoscevamo abbastanza bene Alan Black da sapere le terribili conseguenze a cui avrebbe portato la disobbedienza. Per questo preferivano eseguire il suo volere, l’unico volere al quale dovevamo sottostare, per utilità, per furbizia, per paura.
Dunque ovvio che avevo paura.  Ma la forza di attrazione era troppo grande! Io ero un piccolo pezzo di ferro e quel libro una calamita enorme. Non potevo fuggire! Iniziai così a pensare che una sbirciatina non potesse nuocere a nessuno, potevo trovale il volume, dargli una sfogliata e poi rimetterlo al suo posto.
Ben presto mi convinsi che la mia scelta non era poi così sbagliata. Andai.
Non appena raggiunsi la porta dello studio, tirai giù la maniglia, ma mi resi conto che era chiuso a chiave. Non avevo affatto pensato a quella possibilità. Decisamente innervosita mi sedetti a terra, come fanno i bambina quando non ottengono quello che vogliono.
La forza continuava senza sosta ad attrarmi, ma non mi attraeva verso l’ufficio. Mi resi conto che stupidamente non avevo preso in considerazione l’idea che il libro non si potesse più trovare lì. Così capii che sarebbe stato il Suo potere a guidarmi verso di lui. In breve arrivai, con mio enorme stupore, in biblioteca.
Sorrisi della mia stoltezza. “Quale posto migliore di nascondere un oggetto se non sotto gli occhi di tutti?” aveva detto una volta qualcuno. Immediatamente individuai il volume, perché la sua forza controllava ogni mio gesto. Naturalmente, non ostante fosse sotto i miei occhi si trovava anche sullo scaffale più alto. Mai che una cosa potesse essere semplice. Recuperai la scala, ma facendolo urtai contro il muro. Trattenni il respiro per sentire se con quel piccolo umore avevo svegliato qualcuno. Silenzio.
Salii sulla scala e FINALMENTE AGGUANTAI il volume. Inaspettatamente non provai niente. Mi sarei aspettata, una scossa, un brivido, caldo, freddo … e invece niente. Un po’ delusa tornai a terra. Ero tentata di rimettere a posto il libro quando notai qualcosa che catturò notevolmente la mia attenzione.

 

Sulla sua copertina vi era inciso qualcosa, qualcosa che non avevo notato quella mattina, eppure ero sicura di averlo esaminato attentamente. L’incisione era in argento e sembrava brillare alla fioca luce che proveniva dalla finestra della stanza. Dedussi che quello doveva essere il titolo del volume.
 

…sguardi.

Un titolo alquanto insolito dato che iniziava con tre puntini. Questo aumentò a dismisura la mia curiosità che quasi mi diressi verso la mia camera correndo. Mi sedetti sul bordo del letto e posai il volume sulle ginocchia. Trassi un profondo respiro e sollevai la copertina …
 

 
Salve, sconosciuto visitatore.
Hai tra le mani una grande possibilità.
La possibilità di istigare.
Ma tale possibilità non sarà al tuo servizio.
Sarà il Potere ad indicarti cosa devi fare.
Sii strumento silenzioso nelle sue mani e sarai ricompensato.
Sii Sua voce, Sue orecchie e Suoi occhi.
Ma non essere mai la Sua mente.
Egli non ne possiede una.
Egli è solo forza, forza allo stato puro.
Il Potere regna il tuo corpo.
Tu lo possiedi, ma non lo sai usare.
Ma attenzione! Il potere è limitato!
Leggi e impara, sconosciuto visitatore.
Impara a giocare …
… a giocare con gli sguardi
.

 

 
Rimasi sbigottita da quella breve, ma intensa lettura. Ammetto che buona parte della pagina mi risultava incomprensibile. In primo luogo parlava di potere come se esso fosse personificato. Poi parlava di potere che era posseduto, ma non si poteva utilizzare se non si sapeva come.
Girai il libro tra le mani, cercando un autore, o una casa editrice. Niente. La rilegatura e la copertina in pelle mi facevano intendere che il libro doveva essere abbastanza antico. Ulteriore conferma mi era data dai caratteri svolazzanti con il quale era scritto.
Le ultime due frasi attirarono la mia attenzione “Impara a giocare … a giocare con gli sguardi”.
Probabilmente, si trattava dell’unica frase a me comprensibile dato che faceva riferimento agli sguardi. Mi riusciva difficile però associarli ad un gioco. Pensai a quanto gioivo quando usavo le mie facoltà e improvvisamente capii. Ovvio che fosse un gioco. Erano in gioco sottili equilibri, gli equilibri esistenti nella testa delle persone, che noi, puntualmente, andavamo ad intaccare, facendo pendere la bilancia dalla nostra parte. Sì era un gioco. Un gioco divertente.
Curiosa voltai pagina ulteriormente.
 

 

Occhi.
Visualizza gli occhi.
Sorridi. Influenza. Fa che si fidino.
Intrappolali.
Tutto il campo visivo deve essere occupato da occhi. Un paio di occhi.
Comprendili. Cosa vogliono dirti?
Empatia. Simbiosi. Sintesi.
Tu sei quegli occhi
.

 

 
Prendi una decisione. Quella sarà la loro decisione.
Sorrisi tra me e me. E così Alan aveva imparato tramite quel libro a influenzare le decisioni altrui. Rilessi quell’ultima pagina. Riconobbi che tutto ciò che ci aveva insegnato stava in quelle poche righe, ma il libro era composto di un sacco di altre pagine. Capii. Alan si era tenuto la maggior parte dei segreti per sé. Ma adesso erano anche miei. Sorrisi compiaciuta di avere quel privilegio.
Sfogliai le pagine a caso con la speranza di trovare qualcosa di più interessante.

 

 
Fa che si fidino.
Cecamente.
Senza incontrarli. Cecamente.
Rendili deboli.
Tu devi essere tutto.
Stregali.
Li potrai guidare, sarai il loro padrone, per sempre.
O quasi …
… altri occhi li potrebbero incontrare e annullare la tua padronanza su essi.
Attento agli altri occhi.

 

 
Questo doveva essere, senz’ombra di dubbio, il modo di automatizzare una persona. Solo che mi era davvero poco chiaro. Ricopiai tali parole su un pezzetto di carta e guardai l’orologio. Erano le sei passate. Decisi di rimettere a posto il volume. Avrei continuato la sera successiva a sfogliare le sue portentose pagine.
Ero soddisfatta. Finalmente stavo pian piano sfatando il mito che Alan era stato per noi. Un uomo perfetto e potente. Anche io ero potente, ancora non perfetta, ma ci potevo lavorare.
Riposizionai il libro dove l’avevo preso e sorrisi. Le cose stavo decisamente andando nel migliore dei modi.
 
 
Salve a tutti!!! Vorrei sprecare due parole per ringraziare tutti coloro che sono arrivati fino a questo capitolo a leggere la mia strana storia. Lo ammetto, non siete molti. Se volete lasciate un commento ve ne sarò grata, ho bisogno di capire cosa non funziona in questa storia.
Vi ringrazio!
Daisy Pearl

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Daisy Pearl