Prima di lasciarvi alla lettura di quello che è il mio chap preferito, ringrazio Senara che ha commentato Povero Diavolo e DeepDerk L’UNICA che ha commentato l’ultimo chap…mi sento un piccolo e solitario puntino nell’universo…Dove siete?
Vampire
Heart
“Let me weep you this poem as Heaven's gates
close
Paint you my soul, scarred and alone
Waiting for your kiss to take me back home
Hold me
Like you held on to life
When all fears came alive and entombed me
Love me
Like you love the sun
Scorching the blood in my vampire heart”
-vampire heart, HIM-
Hermione,
o per meglio dire il suo fantasma, vagava per i tetri corridoi di Malfoy Manor,
senza produrre il minimo rumore.
Non
si capacitava di quello che Draco era stato in grado di fare, di quello che lei
stessa gli aveva permesso di fare.
Tutte
quelle persone innocenti, tutta quella distruzione…avrebbe vomitato anche
l’anima per il disgusto, se solo avesse potuto farlo.
C’era
sangue dappertutto, ovunque, anche negli occhi, nella bocca...il suo sapore di
ferro, la sua consistenza vischiosa...era quasi riuscita ad avvertirla.
Lo
sapeva, sapeva benissimo che Draco Malfoy era un folle assassino, ma tra il
vederlo con i propri occhi ed il saperlo solo per sentito dire c’era una bella
differenza.
E
lei non aveva potuto fare niente.
Solo
urlare quando lo aveva visto torturare quel ragazzo.
“non
un ragazzo qualunque…purtroppo”
Ma
quello lo aveva capito solo dopo, quando tutto ormai era finito, quando del
fuoco non era rimasto che fumo e del sangue solo macchie da lavare via.
Quando
Draco aveva fatto portare via il corpo inerme di quel giovane, lei lo aveva
dolorosamente riconosciuto.
“il
destino continua a divertirsi con me”
Hermione
,giunta di fronte ad un’imponente porta di ebano posta in cima ad un’angusta scala
a chiocciola, si bloccò incerta.
Non
poteva bussare, perciò non le rimaneva che entrare ,qualunque fosse l’umore di
Draco.
Senza
pensarci oltre trapassò la porta chiusa, serrata, forse anche contro di lei.
Si
guardò un attimo intorno, non entrava spesso nelle stanze di Draco.
A
dispetto della perenne oscurità che dominava il castello, la stanza principale
era gradevolmente illuminata dal fuoco scoppiettante di un bel camino, e alcune
candele languivano in ognuno degli angoli della stanza.
L’odore
pungente del caprifoglio impregnava ogni tenda, ogni coperta.
Ma
la sua attenzione fu subito attratta verso il letto.
Draco
vi era seduto sopra, ricurvo come un vecchio, i gomiti poggiati sulle ginocchia
e le mani a sostenere il volto.
Era
senza cappuccio e mantello, perciò i lunghi capelli vagavano sparsi sulle sue
spalle e sul suo viso.
C’era
una un’angoscia palpabile nella posizione scomposta che Draco aveva assunto, lì
nella segretezza delle sue stanze, dove nessuno poteva vederlo.
Aveva
la solitaria malinconia di un grosso orso bianco destinato a vagare sui ghiacci
in eterno.
Non
si era accorto di lei.
Hermione
distolse rabbiosamente gli occhi da quella fastidiosa visione.
Non
sarebbe bastato quello ad impietosirla, non dopo quello che aveva visto la
notte prima.
Continuò
ad esaminare con indifferenza la stanza.
Pregiate
tende di raso nero erano tirate ad ogni finestra, dalle quali si poteva ancora
intravedere il sole che si consumava sulle montagne.
Era
un gran bella stanza, non c’era che dire.
I
mobili sobri ma eleganti erano tutti rigorosamente d’ebano, i candelabri d’oro,
le coperte di seta.
Draco
Malfoy si era costruito una splendida prigione.
Dorata
e confortevole, ma pur sempre una fredda prigione, dove si era rinchiuso di sua
spontanea volontà.
Gettando
via la chiave.
-
che cosa ci fai qui?- la voce dell’uomo le giunse bassa e roca e lei si girò
lentamente ,senza il minimo segno di timore.
-
devo parlarti- gli rispose senza tanti
giri di parole mentre alzava fieramente il mento, gli occhi fissi e fermi.
“c’è
qualcosa che non va”.
Draco
Malfoy si era alzato in piedi e aveva afferrato con una mano diafana una
colonnina del letto a baldacchino, come se tentasse di sostenersi.
-e
di cosa? Del perché mi hai fermato mentre stavo torturando un nemico, mettendoti
a fare una scenata di moralità?…O forse vuoi dirmi come mai sei scomparsa nel
bel mezzo della battaglia?…qualunque cosa sia, in questo momento non mi
interessa. – concluse l’uomo con voce impastata ,come se parlare gli costasse
fatica, e spostandosi i capelli dalla fronte stranamente sudata.
-
avevo…avevo visto Harry e Ron fra gli auror…per questo mi sono ritirata, non
potevo…- balbettò il fantasma, colta in un punto sin troppo doloroso.
-
ma certo! Come potrei mai competere con il grande e puro Harry Potter ed il
dolce e tenero Ronald Weasley, io, che sono perverso e malvagio? Avrei dovuto
arrivarci da solo!- rintronò Draco gesticolando sgraziatamente, e movendosi a
scatti come un burattino.
L’unico
occhio visibile era lucido e arrossato, ma la ragazza sembrò non farci caso.
-comunque
volevo solo dirti che sparirò per qualche giorno, non cercarmi sarebbe inutile-
gli spiegò senza riuscire a guardarlo in faccia ed ignorando le critiche
velenose.
-ah…ma
questa non è una novità Hermione. Tu vai e vieni secondo il tuo comodo, non hai
mai chiesto il mio permesso- finì sibilando, e preso un calice dal tavolo ne
trangugiò il contenuto in una sola sorsata.
Finito
di bere sbatté violentemente il bicchiere sul legno pregiato, ammaccandolo
leggermente.
-
puoi andare ora- le disse ghignando malignamente, mentre poggiava i palmi sul
tavolo.
-
Draco…ma tu sei…ubriaco?- si meravigliò infine Hermione, interpretando
correttamente quel suo strano atteggiamento.
-
una a zero per la saputella mezzosangue!…Qui ci vuole un brindisi!- detto
questo Draco si raddrizzò vacillando e a stento riuscì a riempire due calici.
-
che sbadato… tu non puoi bere!- la rimproverò con aria fintamente dispiaciuta,
e così dicendo gettò perfidamente a terra uno dei calici.
Quanto
patetica tristezza si celava dietro quel comportamento disgustosamente
farsesco!
Hermione
fissò come in trance il vino, sin troppo simile al sangue, che ora impregnava
il costoso tappeto.
Non
capiva, non riusciva proprio a capire dove Draco volesse arrivare.
Era
sconcertata da quella situazione.
-
alla nostra!- tuonò l’uomo e , dopo aver alzato teatralmente il calice, lo
vuotò in un soffio.
-
ma Draco…- cercò di accennare la ragazza, alzando vanamente le mani per
fermarlo.
-
nessun ma, Hermione. Non voglio sentire prediche, soprattutto da te! Ora
vattene, la tua presenza m’infastidisce- lo scherzo era finito.
La
voce di Draco era salita di un ottava, e i suoi occhi spenti urlavano che non
avrebbe tollerato una protesta.
Ma
ognuno ha il suo temperamento.
E
quello di Hermione Granger non era certo mite e remissivo.
-
la mia presenza t’infastidisce?!- si infervorò la ragazza facendo qualche passo
verso di lui.
-
solo perché ho cercato di fermarti mentre facevi un massacro, ora sono
diventata un elemento di disturbo?! Scusami se proprio non sono riuscita ad
accettare allegramente che tu e i tuoi lacchè uccideste tutta quella gente!-
gli urlò a pochi centimetri dal viso.
-
per gli uomini non è una cosa innaturale uccidere i propri simili…è molto più
innaturale vivere senza uno scopo- la corresse Draco, ritrovando per un istante
la sua solita gelida calma .
La
ragazza si ritrasse nauseata.
-
mi stai dicendo che fai tutto questo
per uno scopo? È quale sarebbe?- gli domandò dubbiosa.
Silenzio.
Draco
la fissò per un attimo con occhi quasi supplichevoli, come quelli di un animale
messo in gabbia.
-
Io ho perso il mio scopo, Hermione. L’ ho perso…- le spiegò distogliendo gli
occhi da lei- ora va- sussurrò mentre le voltava le spalle.
-
ultimamente mi cacci via con un po’ troppa facilità- continuò Hermione
inamovibile.
C’era
un limite con Draco Malfoy che non doveva essere superato, ma lei spesso non
riusciva a percepirlo.
L’uomo
si voltò fulmineamente avvicinandosi a lei con un paio di lunghi passi
malfermi, e alzò brutalmente una mano in aria come se volesse colpirla.
Hermione
non si mosse.
Rimasero
immobili così per qualche istante, lui che la sovrastava con la sua minacciosa
altezza, e lei che aspettava solo la sua prossima mossa.
Come
una stilettata nel cuore, Hermione cominciò a ridere aspramente. Una risata
graffiante come il vetro che stride sulla pietra.
-
vuoi…colpirmi,Draco? Dimentichi che sono un fantasma…non puoi farmi del male-
disse, levando anch’essa una mano esile e leggera e poggiandola vicino a quella
dell’uomo.
Draco
cercò di stringerla ma si ritrovò solo con un pugno d’aria.
-
dannazione!- urlò scattando indietro.
La
mente annebbiata, i sensi fastidiosamente ovattati.
Anestetizzato.
Ecco
come si sentiva Draco Malfoy in quel momento
-
razza di sciocca, perché non capisci?!- lo vide barcollare pericolosamente
mentre si appoggiava con i gomiti sul nero tavolo.
Il
viso arrossato, i biondi capelli scompigliati, la pelle leggermente imperlata
di sudore, Draco Malfoy sembrava in tutto e per tutto un demone innalzatosi
dagli inferi per consumarla con la sua rabbia.
“Un
demone stupendo” si ritrovò a pensare Hermione.
La
scura camicia semiaperta sul petto risaltava come una rosa nera sulla neve
appena caduta e gli occhi argentei erano piacevolmente offuscati dal troppo
alcool.
Selvaggio.
Aveva il fascino letale di una pantera che, finalmente liberata da sbarre e
catene, si accinge ad attaccare.
Era
bello, a modo suo. E lo sarebbe stato ancora di più se quel qualcosa che lo
tormentava non lo avesse consumato
giorno dopo giorno.
-perché
non riesci a capire?- più che una domanda, sembrava un’ invocazione d’aiuto –
in alcuni momenti vorrei soltanto toccarti, strapparti i vestiti di dosso e
farti mia…ma non posso perché sei soltanto un fantasma…vederti mi acceca prima
di una passione inspiegabile poi di una rabbia incontenibile… e allora potrei
distruggere il mondo intero e non m’importerebbe…- il fantasma lo fissava
sgomento ,non riuscendo a percepire fino in fondo il senso di quelle parole che
le sembravano così strane pronunciate da lui.
Sapeva
che quelle frasi, quei gesti erano soltanto il risultato dell’ ebbrezza
…però…poteva sperare in un però?
Hermione
gli si avvicinò con cautela, temendo una reazione violenta.
Voleva
disperatamente assaporare quel momento di insperata e forse illusoria sincerità
che , lo sapeva, non si sarebbe mai ripetuto.
-ho
avuto tutto in questa mia maledettissima vita… per quale motivo allora niente
mi sembra abbastanza? Perché tu, mezzosangue, devi essere l’unica cosa riuscita
male?- continuò quasi non rendendosi conto che lei era lì ad ascoltare i suoi
vagheggiamenti.
Hermione
avrebbe anche potuto urlare, quando d’improvviso gli occhi di Draco,
spaventosamente simili a quelli di un bambino, la fissarono vacui, cercando
delle risposte a delle domande che, se fosse stato lucido, non si sarebbe mai
sognato di rivolgerle.
Risposte
che infondo neanche lei poteva dargli.
-
che…che stai dicendo Draco?- non era vero, non poteva crederci.
“ insultami, dimmi di andarmene, ma ti prego smettila….”
-che
sto dicendo!?- la aggredì l’uomo – sto dicendo che qui – e si batté una mano
sul petto – non ci sono soltanto odio e magia oscura, o almeno ci sarebbero
stati se tu dieci anni fa non ti fossi presentata da me, in questo stato!- le
urlò contro, spossato e sfinito.
La
verità d’altronde costa fatica, non è mai la strada più semplice e non sempre è
quella più giusta.
E
quella verità lo era meno di tutte.
Soltanto
un sogno destinato a svanire in una notte senza luna, lasciandoti l’amaro in
bocca, solo il tempo perché la mente torni lucida e questa si dissolve in
polvere.
Una
polvere che rimane in ogni angolo, per quanto tu ti ostini a pulirla via.
Ed
Hermione Granger, l’unica verità a cui Draco avrebbe saputo dare un nome, c’era
sempre.
Era
lei l’unico motivo che gli impediva di impazzire.
Ed
Hermione lo sapeva benissimo, per questo era rimasta con lui malgrado
tutto.Proprio lei ,che infondo non faceva più parte di quel mondo, era l’unico
filo che lo legava ancora ad esso.
E
forse, non era un bene.
-mi
dispiace…- riuscì a sussurrare a stento.
Ma
l’uomo non l’aveva sentita ed ora giaceva scompostamente sul letto, gli occhi
semichiusi persi fuori dal mondo, fuori da sé stesso.
-
sei così …dannatamente… bella…- sussurrò mentre si sollevava a fatica sui
gomiti e percorreva la figura della ragazza con occhi così perforanti che lei
avrebbe anche potuto arrossire.
“Dio
solo sa quanto vorrei toccarti anche io…” lo pensò, ma la fredda e razionale
Hermione Granger non fu capace di dirlo.
Per
una volta Draco Malfoy, seppure annebbiato e confuso, era stato più sincero di
lei.
-va
Hermione…per favore- riuscì a mugolare infine Draco, con voce roca.
Fu
così che Hermione scomparve, in silenzio, nell’unico modo che conosceva.
Lasciò
Draco Lucius Malfoy solo e libero, di una libertà che forse non voleva, una
libertà che a volte soltanto qualche bicchiere di vino in più riesce a donare.
Quando
nel giro di un istante Hermione Granger riapparve fuori dalla porta d’ebano,
pianse.
Pianse
anche se le sue lacrime non erano altro che gocce invisibili e sospiri senza
vita, anche se nessuna goccia cristallina sarebbe mai caduta dai suoi occhi e
avrebbe bagnato la pietra sotto i suoi piedi.
Pianse
per quello che era successo la notte prima, per Draco, per lei, perché forse
quelle parole avrebbe preferito non sentirle, o forse avrebbe soltanto voluto
che lui gliele dicesse con la mente lucida e non sotto l’effetto del troppo
vino.
Pianse
anche se sapeva che era inutile farlo. Anzi ,pianse proprio per questo.
Perché
le sue lacrime non sarebbero mai riuscite a spezzare l’orrendo incantesimo di
cui una terribile strega li aveva fatti vittime, come succedeva nelle favole.
Pianse
perché quella non era una favola, e come tale non ci sarebbe mai stato un lieto
fine.
…“Venga
tu dal cielo o dall’Inferno, cosa importa?”…
-Boudelaire-
Due
giorni.
Erano
più di due giorni che se ne stava
rinchiuso nei sotterranei di quel maledetto castello, senza la minima idea su
cosa ne avrebbero fatto di lui.
Quando
David si era risvegliato ammaccato e dolorante in quell’angusta cella, si era
meravigliato di non essere morto, ma pensandoci bene si era reso conto che un
solo cruciatus non bastava a far fuori una persona.
Questa
conclusione non lo aveva di certo confortato, soprattutto perché niente
impediva a Draco Malfoy di scendere lì e farlo fuori una volta per tutte.
Tuttavia
non si era ancora presentato nessuno, a parte il vecchio elfo domestico che gli
portava acqua e cibo due volte al giorno.
Si
sentiva un vero schifo.
Lì
sotto si gelava ,c’era un terribile odore di muffa e di putrefazione e per di
più il braccio ferito, che gli era stato malamente fasciato, gli doleva
terribilmente.
Se
solo però fosse stato a conoscenza del consueto trattamento riservato ai
prigionieri, si sarebbe subito accorto di essere un privilegiato; gli veniva
portato regolarmente del cibo, in quella cella c’era un letto e qualcosa di
molto simile ad un tavolo ed una sedia.
Tutti
particolari che David aveva bellamente ignorato.
Era
in gabbia e poco gli importava se questa era fornita di optional inconsueti per
gli standard delle celle di quel castello.
“ma
bravo David, hai voluto fare l’eroe ed ecco come sei finito…”
All’inizio
non ci aveva proprio pensato.
Si
era detto che un occasione del genere, dopo mesi che non aspettava altro, non
gli sarebbe più capitata.
Aveva
agito d’istinto e confondendosi con gli altri, si era smaterializzato.
“ed
ho fatto una grossa cazzata”.
Inequivocabilmente.
Certo, non aveva alcun dubbio che Harry, l’ordine, il ministero e gli auror si sarebbero mobilitati per andare a riprenderlo, ma ogni ora che passava questa sua speranza si indeboliva sempre di più.
L’attesa
più il non sapere cosa gli sarebbe accaduto, lo stavano uccidendo.
Ci
aveva provato a liberarsi, eccome!, ma ovviamente la bacchetta gli era stata
tolta e l’unico modo per aprire quella stupida cella era quello usato in
qualsiasi normalissima prigione.
La
chiave. Una semplice ed insignificante chiave.
Per
un attimo il suo pensiero volò ai suoi amici.
Bran, Sharon ,Andrew…Aislinn.
Se
ci fossero stati loro avrebbero sicuramente inventato qualche stratagemma
infallibile.
Le
idee assurde ma quanto mai efficace erano ad esclusivo appannaggio di Sharon ed
Andrew.
Lui,
da solo, non sapeva proprio cosa fare.
“
chissà come mai Aislinn era tornata così sconvolta dopo l’uscita con Bran?”
Era
un pensiero sciocco, se ne rendeva conto.
Ma
in quel momento pensare alla pazzia di Draco Malfoy, alla possibilità che Harry
fosse stato ferito gravemente o a qualsiasi altra cosa spiacevole che quella
guerra aveva portato con sé, non gli era di nessun’aiuto.
Non
lo era neanche pensare ad Aislinn con Brandon, in effetti.
“mi
sa che sto delirando”
Si
portò stancamente una mano alla fronte sudata, per scoprirla più che tiepida
sotto le dita.
“fantastico…davvero
fantastico” fu il commento lapidario che evitò di pronunciare ad alta voce
mentre afferrava una coperta dal letto e se la avvolgeva intorno alle spalle.
E
fu anche lo stesso identico commento che gli affiorò alle labbra quando pochi
istanti dopo, intravide attraverso le sbarre la figura di Draco Malfoy che lo
scrutava con l’indifferenza che si dedica ad un cassonetto per la strada.
-fantastico…-
continua…
C-O-M-M-E-N-T-A-T-E!!!