Prima di tutto vorrei annunciarvi una piccola novità; da oggi anche questa storia avrà un banner
di presentazione e per questo ringrazio con tutto il cuore la mia piccola Afu, sempre presente e disponibile con me.
Che ne dite? E' davvero splendido, a me piace moltissimo.
Ora veniamo al nuovo capitolo, come capirete dal titolo è come se fosse la seconda parte del capitolo 8.
Ringrazio tutti voi per le bellissime recensioni e per la voglia che mi date per andare avanti.
Grazie di cuore a tutti. Buona lettura.
Capitolo 9. (Letter from the Past)
Ero
sul divano da sola, Mark era dovuto andarsene
un’ora prima perché doveva fare il turno notturno
a lavorare.
“Scusami, ti prego. Sai che vorrei rimanere qui
con
te tutta la sera e tutta la notte, vero? Però voglio che ti
ricordi di una
cosa, per qualsiasi cosa, chiamami o mandami un messaggio, io per te ci
sarò sempre.”
Così mi aveva detto prima di andarsene, mi diede un bacio
dolce ed uscì da casa
mia. Ripensare a quei comportamenti faceva stampare sul mio viso un
sorriso da
ebete, ero veramente felice perché sentivo come se fossimo
una normalissima
coppia e invece in realtà ancora non lo eravamo. Era
successo tutto in modo
naturale, senza forzature, lui mi era stato accanto in uno dei momenti
forse
più difficili e io non glielo avevo dovuto chiedere.
Il
pacco mandato da mio padre era ancora lì,
imponente appoggiato sul tavolo, con sopra quella lettera che ancora
dovevo
finire di leggere, mi sentivo una bambina, ma avevo bisogno che
qualcuno fosse
accanto a me per continuare e l’unica persona oltre a Mark
era la mia Claire.
La stavo aspettando, quando avrebbe finito il turno
alla tavola calda sarebbe venuta da me, si sarebbe fatta una bella
doccia e
avremmo mangiato una pizza e poi chissà… Forse
avrei continuato a leggere e
avrei aperto il pacco o forse no. Forse avremmo semplicemente parlato
delle mie
ore passate con Mark.
Il mio cervello stava viaggiando troppo
velocemente, così mi alzai dal divano e andai sul balcone.
Sicuramente l’aria
fredda e pungente della sera mi avrebbe fatto riprendere.
“Ehi,
signorina.” Sentii quando misi
piede fuori.
Era Clay, che aveva appena parcheggiato la macchina. Guardai
l’orologio, erano
le 6. Aveva finito prima di lavorare e questo non poteva che farmi
piacere.
Rientrai per aprirle la porta e quando me la vidi
di fronte l’abbracciai così forte che pensai avrei
potuto soffocarla.
“Non ne hai avuto ancora abbastanza di
abbracci?”
Disse guardandomi e sorridendo. Sapeva che avevo passato la giornata
con Mark e
le avevo accennato del pacco di mio padre, ma non sapeva niente di
più.
“Oh, sai che io vivrei di abbracci, dunque adesso
sbrigati a farti la doccia che così ti racconto
tutto.” La curiosità della mia
amica guizzò nei suoi occhi, così saltellando
come una bambina andò al piano di
sopra per lavarsi, quando fu in cima alle scale si girò
verso di me. “Vedi di
ricordarti ogni minimo dettaglio di qualsiasi cosa, io DEVO
sapere.”
“Vaiiiiii, che potrei dimenticarmi tutto in un
secondo” Le urlai da sotto.
Intanto
che l’aspettavo mi misi a preparare il
tavolo per la cena, spostai il pacco come se contenesse materiale
radioattivo,
stando attenta a non avvicinarmi più del dovuto, senza
smuoverlo troppo, lo
appoggiai sul divano; fissai la lettera ripiegata a metà e
mi venne un brivido.
Ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto che
quell’uomo mi avesse scritto, dopo tutti quegli anni di
completa assenza cosa
si aspettava da me? Cosa voleva?
Un moto di rabbia
smosse la mia voglia di buttare quel foglio di carta nel
camino
scoppiettante.
“Non fare niente di insensato Elly, potresti
pentirtene, non voglio che ti butti nel fuoco per recuperare carta
bruciata.”
La voce di Claire era ironica, ma anche sicura di sé, dietro
le mie spalle.
Mi girai, gli occhi erano ancora un po’ gonfi per
i
pianti delle ore prima e feci scivolare le braccia lungo i miei
fianchi, come
in segno di arresa.
“Questa lettera è per te e devi
leggerla fino in
fondo. Il dolore che ti ha fatto passare tuo padre non credo
potrà essere
superato da qualcosa di peggiore, dunque devi farti coraggio e leggere
tutto,
fino in fondo. Tanto sai che io sarò qui e se ce ne
sarà bisogno andrò da tuo
padre a riempirlo di bastonate.” Clay si avvicinò
e mi prese le mani.
“Dov’è andata a finire quella
ragazza forte e
coraggiosa che si è trasferita anni fa in un paesino
sconosciuto? Dov’è finita
quella persona che è andata avanti da sola, con una figlia
senza chiedere aiuto
a nessuno?”
“No, ho chiesto aiuto a te in questi anni. Clay lo
sai anche tu che non sono mai stata forte, sono riuscita ad andare
avanti
perché c’eri tu e basta.” Le lacrime
stavano risalendo prepotenti verso i miei
occhi, ma non volevo piangere. Non era il momento ancora, avrei avuto
tempo più
tardi per disperarmi fra le braccia della mia amica.
“Beh, se sei andata avanti perché
c’ero io, potrai
farlo benissimo anche adesso, perché io sono qui con
te.” Mi
abbracciò forte e sospirò fra i miei
capelli. “Quante persone dovranno continuare a farti soffrire
ancora?” Era più
un suo pensiero detto ad alta voce ecco perché non risposi,
mi limitai a
stringerla forte.
Finalmente
le pizze arrivarono, andai ad aprire al
giovane ragazzo e lo pagai. Per nostra fortuna le pizze erano ancora
fumanti
nonostante le temperature sotto zero al di fuori.
Quando ci sedemmo a tavola l’argomento principale
diventò Mark. Quando Clay diceva che voleva sapere tutto,
intendeva proprio
tutto. Le raccontai del suo improvviso arrivo, di come io ero stata
seducente
nei suoi confronti; anche se raccontandolo ora mi veniva da ridere e
speravo
che anche lui non avesse provato le stesse sensazioni mie di ora. Le
dissi del
postino che arrivò e del mio svenimento. Di come Mark era
stato vicino a me,
della sua chiacchierata con Sophie. Dei baci, delle coccole e degli
abbracci.
“Aaaaaaaaaaah lo sapevo che vi sareste
baciatiiiiiii.” Era felice come una bambina.
“Siete fatti per stare insieme, l’ho
detto fin dal
primo momento io. Cavolo dovrei aprire un negozio e fare la cartomante,
ci
azzecco sempre. Dai com’è stato baciarlo e
sentirti fra le sue braccia?
Racconta a questa povera ragazza in astinenza da coccole e
baci.”
Mi faceva ridere, Clay era sempre stata una persona
frizzante e piena di energia, ma sapevo bene quanto anche lei si
sentisse sola
e speravo che trovasse qualcuno che le facesse battere il cuore come
batteva il
mio in questi giorni.
“Non so spiegarti com’è
stato. Posso solo dirti che
mi sembrava di andare a fuoco stando in paradiso. Mi fa provare
emozioni che
non ho mai provato in vita mia, mi fa sentire a mio agio in qualsiasi
situazione. Riesce a starmi vicino anche se mi conosce poco, mi capisce
e si
comporta di conseguenza. Il mio cuore ha rischiato di fermarsi un paio
di
volte, ma poi è stato tutto davvero così
naturale, ho spento il cervello e mi
sono detta ‘Succeda quel che succeda’ e
così è stato. Non mi sono fatta
problemi o paranoie ed è stato bellissimo. Spero potremo
ripetere presto.”
Ripensando a quei momenti ripresi a sognare, da quanto una persona non
mi
faceva stare così bene?
“Aaaaah Eloise Walsh, lo sapevo che ti saresti
lasciata andare. Era ora. Finalmente hai trovato l’uomo della
tua vita, vedi di
non fartelo scappare altrimenti ti uccido e poi te lo rubo
io.” Prese una birra
e se la scolò in un sorso e poi si accese una sigaretta.
“Clay, da quando hai ripreso a fumare?? Hai per
caso una scorta segreta e non me lo hai detto?”
Avevamo deciso di smettere di fumare un mese prima,
insieme. Volevamo farlo per noi e per le nostre figlie, ma come tutti
sapranno
è un vizio duro da lasciar andare.
“Passamene una dai.” Come facevamo mesi
prima,
spegnemmo le luci, aprimmo le finestre e ci mettemmo a fumare di fronte
alla
finestra, con una coperta sulle spalle; guardando il mondo offuscato
dalle
nostre sbuffate di fumo.
“Elly, sono felice per te. Credimi. Ma quando
penso
a me vedo tutto grigio. Ormai in questo paesino conosco tutti e non
c’è un uomo
che mi interessi, sono tutti scialbi; l’unico interessante te
lo sei
accalappiato tu e sei stata grande.” Misi un braccio intorno
alle spalle della
mia amica.
“Clay, sarai di nuovo felice anche tu.
E’
impossibile che una persona splendida come te rimanga sola in questo
mondo.
Vedrai che incontrerai un bel lupo di mare che ti farà
perdere la testa e dopo
saremo sistemate tutte e due per il resto della vita.”
Sembravano i discorsi che facevamo da adolescenti,
quando ancora credevamo nell’amore per tutta la vita, quando
ancora credevamo
che bastava l’amore per fare andare tutto bene. Ora eravamo
cresciute e
sapevamo che non era così, ma nessuno ci toglieva la
possibilità di sognare e
essere ancora bambine ogni tanto.
Appoggiò la testa sulla mia spalla e continuammo
a
guardare il mare illuminato dalle luci del porto e dalla luna che si
rifletteva; una nave in lontananza viaggiava calma e silenziosa,
probabilmente
la mattina dopo ce la saremmo ritrovata a pochi passi; domani infatti
sarebbero
iniziati i mercatini tipici del luogo e come ogni anno attiravano un
sacco di
turisti.
“Da
domani ci sarà da sgobbare cara
amica mia. Non
voglio immaginare che turni dovremo fare.” Sospirammo tutte e
due. Quello era
sempre il periodo più brutto perché la nostra
piccola isola si riempiva di
persone e il passaggio dalla tavola calda era quasi d’obbligo.
Ci
stavamo congelando, così chiudemmo la finestra
e
riaccendemmo le luci. Guardai il pacco e la lettera e decisi di farla
finita
con quella storia. Andai sul divano e ripresi la lettera fra le mani,
Clay si
sedette di fianco a me osservando il fuoco.
“…Ma
mi mancavi terribilmente. Non pretendo di rimettere tutto a posto con
queste
poche righe, ma mi piacerebbe poter imparare a conoscerti, piano piano,
non ho
fretta. Sono passati tanti anni e ai tuoi occhi sarò ancora
la bestia che
maltrattava tua madre e che si disinteressava a te, ma posso
prometterti che
sono cambiato.
Mi
sono rifatto una famiglia, ora ho una moglie e due figli che sono tuoi
fratelli. Gli ho parlato di te e vorrebbero tanto conoscerti, come
vorrebbe
conoscerti mia moglie. Ripeto, non ho fretta, ma se avessi voglia di
rispondere
a questa lettera o chiamarmi ti lascio il mio indirizzo e il numero di
telefono. Voglio provare a rimediare al danno che ho fatto e spero me
ne darai
la possibilità.
Nella
scatola troverai alcune foto, almeno potrai capire chi sono ora e se
avrai
voglia potrai vedere la famiglia che mi sono messo su.
C’è anche un piccolo
regalo che spero accetterai perché fatto col cuore e non per
costringerti a
vedermi di nuovo
come padre.
Ti
mando un bacio sperando tu stia bene e che anche la piccola Sophie sia
in
grande forma.”
Non una lacrima stava scendendo sulle mie guance,
ma un moto di rabbia si fece strada dentro di me.
Strinsi la lettera fra le mani e la buttai per
terra. “Come si permette quest’uomo di intrufolarsi
nella mia vita. Chi si
crede di essere? Pensa di poter aggiustare tutto mandandomi lettere e
foto
della sua nuova famiglia felice? Pensa che potrò accettarlo
come padre o anche
solo come uomo? Per me è una bestia che ha distrutto la vita
di mia madre e che
ha ridotto a brandelli la mia infanzia. Non voglio lettere, non voglio
foto e
tanto meno regali. Deve sparire, deve essere un’ombra
com’è stato per tutti
questi anni. Non lo voglio, non mi interessa. Non mi serve un padre a
25 anni.
Che continui a stare con la sua bella famigliola, qui nessuno ha
bisogno di
lui.” Stavo camminando nervosamente per il salotto, con Clay
che dal divano
seguiva ogni mio movimento, stava lì a guardarmi aspettando
che la mia rabbia
calasse.
“Dio quanto è stupido. Cosa pensa di
ottenere? E
poi quella stronza di Julie non poteva starsene zitta e tenere il mio
indirizzo
per lei? Chi le ha dato il diritto di dare queste informazioni, mi
fidavo di
lei; l’unica persona rimasta di cui mi fidavo e lei cosa fa?
Si è fatta
abbindolare da un padre che non è mai stato mio. Ma cosa le
è saltato in mente?
Adesso la chiamo e gliene dico quattro.” Ecco il momento in
cui Clay
intervenne. Si alzò e mi diede uno schiaffo.
Rimasi immobile di fronte a lei. Il viso infuocato.
“Clay ti ci metti anche tu adesso? Cosa cazzo fai?”
“Adesso basta. Falla finita, non sei una bambina
Elly.” Urlò contro il mio viso
facendomi
sentire realmente una bambina.
“Siediti e calmati, tu non farai niente adesso.
Starai qui sul divano immobile fino a quando non ti sarai calmata e sai
bene
che posso tenerti testa in fatto di forza dunque non provare a fare
niente,
altrimenti ti lego al divano.” Mi prese per le spalle e con
forza mi fece
sedere.
“Ma Clay, cosa stai dicendo non dirmi che credi a
quello che ha scritto….”
“Ti ho detto basta. Quando sarai calma potremo
ragionare su tutto quello che vuoi, ma adesso non serve a niente
parlare con
te.”
Così
dicendo mi lasciò sola e
andò a preparare
qualcosa in cucina, non mi girai a guardare cosa stava combinando,
ripresi in
mano la lettera e la guardai e riguardai; volevo stracciarla in mille
pezzettini, ma non lo feci.
Clay aveva ragione, dovevo calmarmi, così presi
una
sigaretta e mi sdraiai sul divano con i pensieri che correvano a
perdifiato
nella mia mente.
Probabilmente passarono ore prima che Clay tornò
di
fianco a me, decisi di aprire il pacco.
“Sicura di essere pronta?” Mi chiese
stringendo una
mia mano, la guardai negli occhi. Ero pronta.
La
prima cosa che mi balzò agli occhi furono le
decine di foto che aveva messo nella scatola, ma non erano solo della
sua
attuale famiglia. C’erano delle foto mie di quando ero
piccola e di mia madre e
dietro ad ogni foto c’era scritto la data e il momento in cui
furono scattate.
Guardai le foto dei suoi figli, erano bellissimi.
Due ragazzi ormai adolescenti e la moglie era una donna minuta e molto
dolce.
Mi chiesi se sapessero realmente cosa aveva fatto a me e mia madre.
Poi trovai una foglietto bianco, pensai ad
un’altra
lettera, ma quando lo aprii mi si fermo il fiato in gola.
Era un assegno. Un assegno da 30.000 euro.
Mi girai a guardare Clay e credo proprio che avesse
il mio stesso sguardo di sorpresa.
“Mmm questo proprio non lo capisco.”
Disse
continuando ad osservare quel foglio. Non avevamo mai visto tutti quei
soldi
insieme e ci sembrava così assurdo.
“Pensa forse di potermi comprare con i
soldi?” Di
nuovo la rabbia salì dentro di me, ma la fermai prima che
uscisse in urli e
bestemmie.
“Beh qualsiasi cosa pensa Herbert, ormai questi
soldi sono tuoi, sta a te decidere se usarli o no. Solo tu puoi
decidere cosa
fare.” Tutte e due continuavamo a fissare
quell’assegno.
Poi notai che nella scatola c’era un altro piccolo
foglietto.
“Questi
soldi sono sempre stati tuoi. Da quando eri piccola li mettevo da parte
per te,
volevo poter arrivare ad una buona cifra per poterteli dare, in
realtà
l’assegno è solo un acconto.
C’è ancora un conto bancario aperto a tuo nome, ma
visto che eri piccola lo gestivo io. Adesso se tu volessi quei soldi
dovresti
venire qui a Londra
e firmare in banca.
Non so se lo farai, ma ti dico solo che non voglio niente in cambio e
che non è
uno scherzo. Non sono stato un padre, ma a quei tempi l’unica
cosa che
conoscessi realmente erano i soldi e così ho pensato a te in
questi termini. Ti
mando un lista dei movimenti del tuo conto bancario, così
potrai capire che non
ti sto prendendo in giro.”
Presi l’altro foglio e notai che il conto era
stato
aperto quando io ancora ero piccolissima e poi guardai quanti soldi
c’erano
ancora oltre ai 30.000 che erano fra le mie mani.
“Ok
cara Elly, sei diventata ricca in meno di 5
minuti.” Disse Clay sorridendo.
Non sapevo come reagire, cosa pensare o cosa fare.
Avevo bisogno di tempo per riordinare le idee. Volevo parlare con mia
madre,
sapeva di questo conto? Sapeva queste cose di Herbert?
Avrei voluto chiamarla subito, ma pensai che
probabilmente le avrei rovinato le vacanze. Quando avrebbe riportato
indietro Sophie
si sarebbe fermata un po’ da noi prima di ripartire, quello
sarebbe stato il
momento perfetto.
Feci un mezzo sorriso pensando a cosa avrei voluto
fare con quei soldi, ma ancora non sapevo se accettarli o meno. Non
sapevo
niente e dovevo assolutamente farci una dormita sopra. Quel giorno era
stato
devastante per me e il mio cervello era arrivato al limite, non
sopportava più
pensieri contorti.
Salutai
Clay che mi abbracciò come solo lei
sapeva
fare, dandomi sicurezza e tanto appoggio. Lei era Claire,
c’era sempre stata
per me e con me ci sarebbe stata anche d’ora in avanti con o
senza soldi.
Mi diressi a letto lasciando foto assegno e lettere
sul divano, dovevo staccarmi da quei momenti e non potevo di certo
portarmi
tutta quella roba in camera.
Quando
mi misi a letto decisi di mandare un sms a
Mark.
“La giornata per me è finita,
finalmente. Ho finito
di leggere la lettera e ho aperto il pacco. Vorrei tanto averti qui con
me per
spiegarti cosa è successo questa sera. Io domattina
dovrò andare a lavorare e
ancora non so quante ore dovrò fare. Spero comunque di
poterti vedere o
sentire. Buon lavoro ‘Dottor Stranamore’, mi
manchi.”
Mandai il messaggio, non speravo mi rispondesse
subito, stava lavorando… Passarono pochi secondi e ricevetti
la risposta. Aprii
il messaggio con tanta foga che se avessi potuto mi ci sarei buttata
dentro.
“Elly, non vedevo l’ora di ricevere un
tuo segno di
vita. Sono felice che tu sia riuscita a completare quello che avevamo
iniziato.
Sono sicuro che in quella lettera e pacco non ci sia niente di
così insormontabile.
Anch’io spero di poterti vedere domani, così se
vorrai mi racconterai tutto. Ti
mando un bacio anche se vorrei poter essere lì per dartelo
di persona.
Buonanotte angioletto.”
Mi addormentai con
il cellulare appoggiato sul
petto, avrei sicuramente sognato il mio Mark.