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Autore: Padme92    23/02/2012    5 recensioni
"Tony incatenò i suoi occhi chiari a quelli scuri di lei.
-Se non tornerai, sarò io a venire a prenderti.-"
Fanfic Tiva centrica.
Una promessa, un viaggio in Israele e un cuore corroso dal tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNDICI: Piccole bugie

Mitpaa S.Raphael
Ore 8.04 am

Erano già le 8, e Ziva ascoltava Tony scherzare con le infermiere.
Non aveva ancora svelato la sua presenza. Lo ascoltava giocherellare come un bambino e intanto rifletteva: cercava di liberare la mente, ma con scarso successo. Con che occhi avrebbe guardato Tony d'ora in avanti? Le sembrava di essersi cacciata in un pasticcio assurdo, ma forse, inconsciamente, ci sperava in una cosa come questa. Forse dentro di lei non era mai stato del tutto soffocato l'istinto di donna.. e di madre. Tony aveva ragione. Ora doveva fare i conti con quello che era!
Anche se non era sicura di sapere chi fosse il padre della creatura nel suo grembo, si scoprì a desiderare che fosse Tony. Ma se era così.. e questo era quello che sentiva dentro di sé.. il problema era più grosso: sembrava davvero che si fosse innamorata di lui.
Da non crederci.. tra tutti, proprio lui. Tony DiNozzo. Ma per quanto fosse preoccupata sul da farsi, quel pensiero la faceva sorridere, dentro, tutto il tempo.
Non poteva certo dire a Tony che aspettava un bambino.. avrebbe pensato che fosse suo, e non se ne sarebbe più andato. E che vita poteva essere quella del marito di un agente del Mossad? Forse l'unico che poteva andar bene era Altair..
Ora che Rafik era morto, era chiaro che il posto da vicedirettore sarebbe stato suo. Doveva accettarlo a questo punto: non poteva e non voleva rischiare che qualcun'altro prendesse quel posto, soprattutto ora che non sapeva quanti erano gli elementi nel Mossad di cui potersi fidare. Forse se avesse lasciato il posto a qualcuno, questo sarebbe stato Altair.. ma dubitava che avrebbe accettato un tale incarico.
Tra l'altro aveva la netta convinzione che Altair la volesse con sé: era stato così entusiasta di rivederla.. Non l'avrebbe lasciata andare andare via, non se poteva evitarlo. Proprio mentre i suoi pensieri si concentravano su di lui, il bianco e nobile uomo apparve:
-Shalom, Ziva. Sapevo che ti avrei trovata qui.-
Lei gli sorrise, un po' tesa. Lui le si avvicinò per baciarla sulla guancia, e lei non si tirò indietro. Si rese conto in un lampo che il loro rapporto era troppo equivoco.
Poi, come previsto, Altair la informò che era stata nominata in automatico, per il momento, vicedirettore. Lei sospirò rassegnata.
-Potevi anche telefonarmi, non c'era bisogno che venissi fin qui.-
Altair la guardò un po' sconcertato. -Si.. ma volevo vederti.-
Bè ovvio, pensava, di certo non era qui per Tony..
In quel momento fu salvata dallo rispondere dall'arrivo di Amir, che indossava un'espressione gioviale.
-Allora, come sta il nostro eroe?- domandò a gran voce.
Ziva fece un largo sorriso e disse: -Dovrà chiederlo a lui.. io non sono ancora entrata.-
Quello le lanciò un'occhiata sospettosa, poi entrò da Tony. Ziva spostò lo sguardo su Altair, che frettolosamente si congedò.
-Ci sentiamo presto, allora..-
-Si..- rispose flebile lei, poi seguì Amir dentro la stanza, sentendosi spiacevolmente gli occhi dell'ufficiale ancora addosso.

-Wè, pirata!- lo salutò calorosamente Amir.
Tony ricambiò il saluto mascherando in fretta l'espressione triste che aveva dipinta sul volto. Ziva lo notò, e per questo iniziò ad osservarlo attentamente: forse Tony si era reso conto che perdere un occhio non è cosa da niente. Quando le rivolse lo sguardo però, nel suo unico occhio chiaro non c'era alcuna traccia di rimpianto. Il minimo che poteva fare era prenderla con filosofia.. infatti subito si lanciò con Amir in un'acceso paragone coi film d'azione in cui qualcuno perdeva un occhio.
Ziva li ascoltò solo per metà, per il resto era estraniata. Poi Tony si rivolse a lei:
-Ehi Ziva.. non mi hai detto niente, sei tu il capo ora?- Chiaramente si riferiva all'agenzia.
Lei annuì poco entusiasta. Nell'unico occhio di Tony passò un'ombra fugace, poi tornò acceso più che mai.
Ora sarebbe stato chiaramente più arduo strappare Ziva da quel luogo. Maledetto Mossad.. pensò contrariato. Poi entrambi presero la decisione di non pensarci, almeno per il momento; non volevano pensare a cosa sarebbe successo, volevano solo vivere il presente, e far vibrare al massimo l'anima in ogni attimo che passavano insieme.
Passò così qualche giorno, in cui Ziva era più radiosa che mai, tranne in certi momenti in cui aveva il viso molto pallido, il che portava Tony a domandarsi se fosse ancora perseguitata dal ricordo della cella in cui era rimasta rinchiusa per qualche giorno. Amir invece era sempre più sospettoso, e il suo sguardo indagatore sembrava trapanare il cervello di Ziva, che tentava di dissimulare ogni emozione o gesto che potesse tradirla.

-Ziziiii..-
Era pieno pomeriggio. Tony si stava annoiando, e non trovava di meglio da fare che tormentare Ziva con chiacchere d'ogni tipo.
-Che c'è stavolta?- chiese esasperata, posando per la decima volta il suo libro. Nell'ultima ora Tony l'aveva tartassata di banali richieste, e lei obbediva solo perchè gli si era alzata un po' la febbre e non poteva alzarsi.
-Voglio una letifa.-
Ziva sorrise, ed eseguì: posò una mano sulla sua guancia, che era calda e sudata.
-Ora voglio un hibuk.- fece Tony, insoddisfatto.
-Sei tremendo.- commentò lei arricciando le labbra.
-Hai promesso al dottore che ti saresti presa cura di me, te ne sei già dimenticata?- domandò lui innocentemente.
-Ma questo è viziarti!- Ziva si stava aprendo in un sorriso.
-Sei tremenda. Mostrati umana, per una volta.-
Ecco, questa affermazione lei la prese un po' male.
-Vorresti dire che sono fredda?- domandò aggrottando le sopracciglia.
Tony fece un ampio sorriso beffardo.
-Zizi, sei così fredda che un giorno o l'altro ti prenderai un raffreddore.-
Ziva annuì condiscendente, poi strinse Tony in un leggero abbraccio che in un lampo la surriscaldò.
-Bene.- fece lui -Ora invece vorrei un neshika da una bella ragazza-
Ziva corrugò la fronte.
-Vorresti dire che non sono una bella ragazza?-
-Al contrario!- si affrettò a negare Tony -Il mio era un complimento!-
-Come no.. vuoi che ti chiami un'infermiera?- fece lei ironica.
-Non hai capito.. Io lo voglio da te.-
Si guardarono per un lungo attimo, poi Ziva disse secca:
-Sei febbricitante, Tony, stai delirando.-
-Non sono mai stato così lucido in tutta la mia vita, credimi.- E lo sembrava davvero, in quel momento.
-Ti hanno ancora imbottito di antidolorifici, vero?- fece lei esasperata. -Non sai quello che dici, come l'ultima volta, quando Damon ti ha rotto il naso, ricordo che ripetevi a tutti che le tue dita.. diteggiavano.-
Finì la frase con un gesticolìo assurdo, che fece sorridere Tony.
-Sei libera di non credermi..- sospirò infine lui -Ma dicevo sul serio, quando ho detto che non posso fare a meno di amarti-
-Ma io non ho mai detto lo stesso, quindi piantala.- sbottò Ziva che si sentiva in difficoltà.
-Dovresti smetterla di dire bugie, soprattutto a te stessa.- la pungolò Tony.
-Senti chi parla, tu menti a te stesso di continuo!- sbottò lei, questa volta irritata.
-Non più. O, perlomeno, non più sulle cose importanti.-fece lui.
-Tipo cosa?-
-Tipo sul fatto che ti amo.-
-Ti ho detto di smetterla!-
-No che non smetto.-
La voce di Tony era ferma, e lui tranquillo. Il fatto che lei si scaldasse tanto era per lui una prova inconfutabile dei suoi sentimenti per lui. La cosa buffa è che stavano litigando abbracciati! Ma la discussione non andò avanti, perchè in quel momento Amir li interruppe, entrando dalla porta.
-Sono passato per un saluto..- esordì pieno di entusiasmo -E, bè.. per farvi le miei congratulazioni.-
Tony lo guardò confuso, mentre Ziva ebbe un tuffo al cuore e si sciolse lentamente dall'abbraccio di Tony.
-Di che parli?- domandò Tony, disorientato.
Ziva aveva la bocca arida. Avrebbe voluto gridare ad Amir di stare zitto, ma era troppo scioccata, e si chiedeva come avesse fatto a capirlo. Perchè era sicura che di quello si trattava.
-Bè, state per diventare genitori, mi pare!-
Tony aprì la bocca, per poi richiuderla senza emettere alcun suono. Guardò Ziva in cerca di spiegazioni: si aspettava che lei gli dicesse che Amir stava scherzando, che li stava prendendo un po' in giro. Invece quello che vide gli fece sgranare gli occhi.
-Tu.. noi..- domandò indicando però sé stesso.
Ziva strizzò gli occhi, poi disse, con voce ferma ma rassegnata: -No, Tony. Noi niente. Il bambino non è tuo.-
A quel punto fu Amir a sgranare gli occhi.
-Non è mio?- ripetè lui assente.- Vuoi dire.. Altair?-
Ziva annuì piano.
-Ne sei sicura? Voglio dire.. noi..-
-Ne sono sicura Tony.- E, nel dirlo, per qualche motivo non riusciva a guardarlo: fissava il pavimento, e cercava di impedire che gli occhi le si riempissero di lacrime.
-Lui lo sa?- sentì Tony chiedere.
-Lo saprà.- rispose lei laconica.
Seguì un silenzio denso, pesante, che nessuno aveva il coraggio di spezzare, in cui Tony sentì Ziva scivolargli via dalle dita, mentre quella si alzava e si allontanava senza degnarlo più di un'occhiata. In quel momento capì che le possibilità di riportarla a casa si erano ridotte a zero. L'aveva persa.

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Note:
*Letifa significa carezza in ebraico.
*Hibuk significa abbraccio.
*Neshika significa bacio.
*In origine Ziva doveva dire che aveva abortito e in realtà non era vero.. ma mi sembrava troppo.. bah ci ho ripensato insomma.
*Questo capitolo è ispirato a questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=rWEvJ8nG1XE

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