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Autore: MaxT    24/02/2012    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam

Cara Scarlettheart, grazie per la rapida recensione. Se Vera avesse dato a Elyon ciò che voleva, la storia sarebbe finita qui, puff tipo bolla di sapone. Preferisco farla durare ancora un po'di puntate.
In effetti Vera ha un limite: per un imprinting, non riesce a teletrasportarsi da sola attraverso il portale per la Terra. Su questo limite si baseranno i futuri piani di Elyon.

Cara Silvia, grazie per la recensione sempre gradita, mi fa piacere conoscere le obiezioni. Passo a chiarire gli atteggiamenti dei vari personaggi, tutti estremamente pragmatici.
Allora, come premessa, la parola data a una persona in grado di leggere il pensiero è vincolante, in quanto la malafede sarebbe scoperta subito. Ovviamente, se poi la situazione cambiasse, si potrebbe anche desiderare qualche pretesto per poterla rinnegare.
Vera non è davvero arrabbiata: ha cercato un pretesto per non essere costretta a lasciare il trono, ed è stata tutto sommato contenta quando Elyon gliel'ha dato non avendo mantenuto la sua promessa su Michael.
In base allo stesso ragionamento, Vera ha dato la sua parola a Carol, la quale l'ha data a Elyon, tutti personaggi in grado di distinguere la malafede. Elyon ha accettato la parola di Carol e Vera perché conosceva benissimo questo modo di pensare, che è anche il suo.
Se Elyon avesse tentato qualche trucco, Vera sarebbe stata felicissima di avere il pretesto di catturarla, ma ovviamente lei se n'è guardata bene.
Per quanto riguarda Sylla, mi rendo conto che il fatto di non aver narrato gli avvenimenti stona, però l'interessamento di questo personaggio è comunque raccontato nel finale del remoto capitolo 30.

Qualche parola su questo capitolo, che racconta un chiarimento interno al gruppo delle WITCH. Non è stato facile da scrivere, ma ho fatto del mio meglio per tenerlo leggero nonostante i contenuti tesi del discorso. Per questo, ho avuto l'impagabile aiuto della sveglia batraciforme di Will, dell'ombrello color ranocchio e di tutti i peluche di rane varie che popolano la sua camera. Il titolo parafrasa un vecchio sceneggiato televisivo, e si riferisce a loro.
Purtroppo questo periodo per me è un po' carico. Per non tardare la pubblicazione, ho rinunciato a completare e caricare il disegno, che era un gruppo di pupazzi raniformi su una mensola della camera di Will. Andrà meglio il prossimo mese.

 
 


PROFEZIE
 

 


Riassunto delle puntate precedenti

Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane.
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian.
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile.
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.
Passano i mesi, e la situazione a Meridian si fa sempre più pesante. La falsa Elyon diventa sempre più tirannica e incoerente, perdendo ogni simpatia tra la popolazione. La principessa Vera, per contro, finge di mitigare le conseguenze della follia della regina e delle Guardiane e si guadagna sempre più approvazione nella città.
Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta le false guardiane e infine la falsa Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
Informata da Caleb, la vera Elyon decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.
Nel frattempo Vera fa sperimentare nuove armi segrete, come fruste capaci di iniettare narcotici e sistemi per materializzare armi pesanti in vista del confronto finale.
Cinque mesi dopo, la situazione precipita improvvisamente per un casuale ma burrascoso incontro di Taranee con Carol e Diana a Midgale. L'Oracolo acconsente a chiudere la muraglia per precauzione e ne fa dare preavviso a Elyon, che però decide di dover assolutamente parlare con Vera al più presto.
Elyon, quindi, decide di teletrasportarsi immediatamente nel suo mondo, nei panni irriconoscibili di una contadinella. Preoccupato per la sua sorte, L'Oracolo convoca immediatamente le Guardiane, inviandole a recuperarla. Queste intervengono in tempo per sottrarla a due Nemesis che stavano cercando di catturarla. Ma nel trasportarla a Kandrakar, inaspettatamente trascinano con loro una delle due, Dora.
A Kandrakar, Elyon viene costretta a rivelare che il colpo di stato di Vera era stato frutto di un loro accordo per far realizzare la profezia della tirannide nel modo meno dannoso possibile. Vera aveva assunto una pozione per dimenticare questo accordo, ma la sua memoria sarà ripristinata pronunciando in sua presenza una frase concordata, che comunica a Dora che viene rimandata a Meridian come messaggera.
Dora ritorna e ripristina i ricordi di Vera, aggiungendo che Elyon vuole parlarle, ma riferisce anche che a Kandrakar sia lei che la ex-regina sono state minacciate.
Quando Elyon viene condotta al cospetto di Vera, questa rifiuta di tirarsi in disparte e ammettere pubblicamente la montatura, con la scusa che Elyon non ha mantenuto una vecchia promessa, e che non può comunque garantirle dalle vendette di Kandrakar; tuttavia mantiene la promessa di riportarla a casa, libera, in attesa del confronto finale.


 


Capitolo 71

E i ranocchi stanno a guardare

 



 

Heatherfield, casa Vandom-Collins, camera di Will

La finestra a quadroni chiude fuori un tipico pomeriggio pazzerello di marzo, con qualche timido sprazzo di sole e d’azzurro che a momenti riesce ad avere la meglio sulle nuvole plumbee che da giorni incombevano su Heatherfield.
Will apre i battenti, facendo entrare nella camera l’aria fresca e umida, e ascolta lo stormire delle fronde tra il rumore fatto sull’asfalto bagnato da qualche automobile di passaggio.
Verrebbe voglia di uscire, dopo tanta pioggia, ma lei non può farlo: è in punizione.
Mentre attende seduta alla poltroncina della scrivania, il suo sguardo annoiato comincia a passare in rassegna tutti i ranocchi di peluche e di plastica che la guardano con immobili sorrisi dall’alto della mensola, finché non cade sull’ora segnata dalla sua sveglia raniforme appoggiata sulla testata del letto. Mancano ancora venti minuti alle tre, quando…
Lo squillo del campanello interrompe i suoi pensieri, e la fa correre all’ingresso.

“Sì?”.
“Sono Cornelia”, gracchia la vocina nel citofono.
“Ciao, sali”.  Le sue amiche sono in anticipo, a quanto pare.

La voce severa di sua madre la fa voltare. “Will, non si era detto che eri in punizione, questa domenica?”, le dice squadrandola con disappunto.
La figlia la ricambia con un’occhiata da: ‘Ma cosa vuole, adesso?’.  Alzando a sua volta la voce, le ribatte: “Hai detto che non potevo uscire, non che mi era vietato ricevere visite!”.
“Punizione vuol dire punizione, Will. Non arrampicarti sugli specchi!”.
Alle spalle della madre, Dean appare dalla porta della cucina. “Susan, lascia perdere. Non facciamole fare una figuraccia con le amiche, ora che sono arrivate”. Le va vicino, sfiorandole una spalla. “Dai, cara, vieni di là. Anche i carcerati hanno diritto al colloquio”.
Dopo un’ultima occhiataccia alla figlia, Susan si lascia trascinare in cucina malvolentieri. “Sei sempre troppo indulgente con lei, Dean. E’ grande ormai, dovrebbe essere molto più responsabile”.

Pochi secondi dopo, Cornelia appare alla porta con un’occhiata circospetta e con l’ombrello verde di Will in mano. “Ciao. Scusa se sono in anticipo”, dice infilandolo nel portaombrelli, “Ma questo coso continuava a capitarmi tra i piedi, e non vedevo l’ora di liberarmene”.
“Entra pure”, dice Will facendole strada verso la camera, “E le altre?”.
“Saranno qui tra poco”. Le bisbiglia: “Ma è quello l’ombrello su cui Elyon ti ha fatto l’incantesimo contro lo smarrimento?”.
Will sospira, chiudendo la porta della camera alle loro spalle. “Purtroppo! Da quando si è rovinato, ho già provato a gettarlo via due volte, e qualche anima buona me l’ha sempre riportato”. Si butta sulla sua poltroncina da computer, indicando a Cornelia di accomodarsi su un’altra. “Lo butterei nel fiume legato a un sasso, ma poi ho paura che, se lui non può tornare da me, possa toccare a me di seguirlo sul fondo”.
Cornelia accenna a un sorrisino sul volto teso. “Chiedile di sciogliere l’incantesimo. E’ già tornata”.
Will alza un sopracciglio in uno sguardo interrogativo. “Da dove?”.
“Da Meridian. Stamattina è andata a parlare con Vera”.
L’altra sobbalza sulla sedia. “E me lo dici così? Cos’hanno deciso?”.
Cornelia liquida la domanda con un gesto della mano. “Niente di risolutivo. L’altra non molla, naturalmente. Aspettiamo di essere tutte assieme, così non mi dovrò ripetere”. Cambia discorso: “Sbaglio, o qui l’aria con tua mamma è un po’ elettrica?”.
Will annuisce di malumore. “Sono in punizione, te l’ho detto”.
“Come mai? Sei l’unica di noi”.
La Guardiana del Cuore butta un’occhiata d’accusa all’indirizzo del simulacro di batrace che le sorride dalla testata del letto. “Quella stupida sveglia ha suonato alla solita ora e io, per la forza dell’abitudine, ho fatto tutto come se fosse un giorno di scuola”. Si copre il viso con le mani, e mugola lamentosa: “Invece era sabato!”.
“Ehi, piano con le accuse, signorina Will”, risponde con un pigolio elettrico la sveglia. “Non è colpa mia se la sera prima lei non ha staccato la suoneria. Io so solo l’ora, non il giorno della settimana”.
“E quindi?”, sollecita Cornelia senza capire.
“E quindi”, sbuffa Will nera in viso, “Ho raccontato a Dean che andavo a scuola! Lui non si era accorto subito che era sabato, si era offerto perfino di darmi un passaggio. Ben mia madre se n’è accorta, però! E al ritorno, mi ha fatto il terzo grado per sapere dov’ero andata e perché avevo mentito così alla cretinovia!”.
“Perché non hai raccontato la scusa che Elyon aveva litigato coi suoi ed era scappata di casa, e che noi siamo corse a cercarla? E’ quello che abbiamo detto tutte”.
Will risponde, un po’ risentita: “Bell’idea. Perché non l’avete detta anche a me?”.
“Ce l’ha suggerita Yan Lin in sogno, quando le ho fatto presente che di sabato non avevamo scuola. Credevo che la sapessi già”.
Will lancia un’ulteriore occhiata inceneritrice alla sua sveglia. “Va beh. E’ fatta ormai, non parliamone più”. Torna a osservare le espressioni e i gesti dalla sua compagna: è chiaro che è tesa. “Ombrello a parte, Cornelia, c’è qualche altra ragione perché non sei venuta assieme alle altre?”.
L’altra si rabbuia di più, e prende a giocare nervosamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli. “Non volevo vedere Taranee in casa sua. Avevo paura che Peter notasse qualcosa di strano”.
“Per il battibecco davanti all’Oracolo?”.
“Ci siamo lasciate male, ieri. Prima di affrontare lei e le altre, vorrei sapere qual è il tuo atteggiamento nei miei confronti, ora”. La scruta, in attesa di una risposta forse temuta.
“Cornelia, non siamo le semplici ragazzine di una volta: siamo Guardiane, e il mio dovere è di tenere unito il gruppo. Senza recriminare niente, vorrei davvero che tu chiarissi diversi punti davanti a tutte. L’impressione è che tu ti sia comportata in primo luogo come amica di Elyon, e solo in secondo luogo come guardiana di Kandrakar”.
“Sono venuta anche per questo”, risponde Cornelia sempre scrutandola. “E… verso Elyon? Cosa pensi di lei, ora?”.
Will riflette un attimo, misurando le parole. “Ecco, non intendo darle contro. Sono convintissima che abbia agito con buone intenzioni, quali che siano le conseguenze della sua macchinazione. Però le sue priorità sono diverse: in primo luogo è, o era, la regina di Meridian, e solo in secondo luogo è nostra amica. Abbiamo ruoli diversi, ormai, e dobbiamo prenderne atto”.
“Me l’aspettavo”, annuisce Cornelia cupa, attendendosi di essere messa da un momento all’altro di fronte a qualche scelta difficile.
Will continua: “Visto che siamo sole, sarò sincera fin in fondo, Cornelia, e ti dirò qualcosa che spero di non dover ripetere davanti alle altre. Non voglio certo male a Elyon, e spero che torni a casa sua da vincitrice. Ma soprattutto, spero che torni davvero a casa sua! Qui a Heatherfield, lei ci ha procurato un sacco di guai. Sì, lo so, sempre con qualche buona intenzione. Resta il fatto che ha creato tensioni tra noi, e tra poco sapremo se sono destinate a risolversi o a dividere ancora di più il nostro gruppo”.
Cornelia annuisce sempre più imbronciata.  “So a cosa ti riferisci con ‘dividere il gruppo’. Sono io la pietra dello scandalo, no?”.
Will si rende conto di essere stata troppo drammatica, e ridimensiona: “Nessuna pietra. Nessuno scandalo. Oggi siamo qui per chiarirci, e tu puoi aiutarmi moltissimo, se lo vuoi. Per cominciare, ti chiedo di evitare in ogni modo di provocare le altre. Soprattutto Taranee”.
Cornelia storce il viso, lo sguardo a terra. “La mia cognatina…”.

In quel momento, risuona di nuovo lo squillo del campanello d’ingresso. Si sente dapprima sbottare Susan dal corridoio, poi Dean rispondere gentilmente: “Sì?.... Ciao, Irma, salite pure”.

Accogliendo le compagne alla porta, Will ne scruta i visi, cercando di dedurre indizi sui loro atteggiamenti. “Ciao, ragazze. Grazie di essere venute, accomodatevi”. Le precede in camera, osservando come salutano Cornelia rimasta seduta, e prendono posto tutt’e tre sul letto, spostando prudentemente magliette, quaderni e libri scolastici ivi parcheggiati.
La capogruppo teme che quel modo di scegliere i posti prefiguri degli schieramenti, ma le espressioni di Hay Lin e Irma sono soprattutto curiose, elettrizzate, e si scambiano commentini e battute abbastanza innocue.
Taranee invece, contrariamente al giorno prima, appare fredda e composta. E’ lei a parlare, trincerata dietro le braccia conserte: “Ragazze, in primo luogo vorrei scusarmi con tutte per aver perso le staffe, ieri. Quando sono arrivata, ho subito pensato di essere stata messa davanti a cose fatte per l’ennesima volta, e da quel poco che ho sentito della confessione di Elyon, non ho potuto fare a meno di pensare quello che ho detto. Però poco fa, strada facendo, Hay Lin mi ha raccontato meglio la storia, e anche la posizione di quella lì non mi è più sembrata così abietta come in quel momento. Non che pensi un gran bene di lei, naturalmente, ma non avrei perso le staffe così”.
Quando Taranee smette di parlare, gli sguardi delle altre convergono verso Cornelia. Questa esita un attimo, irrigidita, finché non è più possibile ignorare le aspettative. “A me dispiace di aver provocato Taranee. So che aveva dei buoni motivi per non essere libera, in quel momento”.

Hay Lin prende la parola: “Cornelia, non voglio fare processi, ma ormai ho la pulce nell’orecchio, e me la puoi togliere solo tu: davvero eri a conoscenza dei progetti di Elyon?”.
Un altro attimo di silenzio rimarca l’attesa di tutte per la risposta.
“No, non li conoscevo. Però li immaginavo”.
“Ma come hai fatto?”, chiede Hay Lin, “Per me quel discorso contorto della profezia che non si può non realizzare eccetera è fuori da ogni mia logica. Ordinare che venga stabilita una tirannia per non diventare una tiranna… Come si poteva immaginare una cosa del genere?”.
Irma rincara, squadrando la Guardiana della Terra con cipiglio da investigatrice: “Scommetto che Corny io-so-tutto sapeva più di noi fin dall’inizio”.
Will si allarma, temendo che questo discorso sia un’altra bomba ad alto potenziale per il gruppo. “Aspettatemi un attimo per parlare”;  si alza dalla sua sedia e va a passi veloci verso la cucina.
Dopo qualche battibecco con la madre, torna in camera con un sacchetto di frollini, e lo appoggia sulla testata del letto a portata di mano di Irma. “Servitevi pure, ragazze”. E così, almeno una l’ha neutralizzata per un po’. “Allora, Cornelia, ti ascoltiamo”.
L’altra annuisce intrecciando nervosamente le dita, e inizia: “E’ incominciato due anni fa, poco tempo dopo quell’invito a cena a Meridian finito in modo strano”.
“Quando siamo tornate a Heatherfield ed era inspiegabilmente notte fonda?” chiede Hay Lin.
“Sì, pochi giorni dopo, Elyon passò a trovarmi a casa. Era molto in crisi, e voleva sfogarsi per diverse cose. Mi parlò anche di questa profezia, e io le proposi di analizzare tutte le possibili interpretazioni”.
Tace un attimo mettendo a fuoco ricordi lontani, mentre i sommessi sgranocchii dei frollini e gli echi lontani di una discussione in cucina si prendono la loro breve rivincita, poi riprende: “Ci vedemmo più volte per discuterne. L’interpretazione più ovvia era che davvero lei avrebbe creato una tirannia, fiancheggiata da noi. Qualcosa proprio come la versione raccontata da Vera al consiglio”.
“E perché avremmo dovuto fare qualcosa del genere?”, chiede scettica Taranee.
“Abbiamo provato a fantasticarci sopra. Gli scenari erano cupissimi: magari saremmo andate con le buone intenzioni di proteggerla da una minaccia, poi avremmo trovato opposizione, la cosa sarebbe degenerata…”.
“Non mi sembra molto credibile”, obietta Hay Lin. “Non è in linea con la politica di Kandrakar che conosciamo”.
“Che cosa conosciamo davvero, della politica di Kandrakar?”, brontola cupa Taranee.
Will preferisce non rimarcare che si sta davvero profilando qualcosa di simile. “E poi?”.
Cornelia riprende: “La seconda ipotesi prevedeva che le Guardiane che apparivano sui suoi disegni fossimo davvero noi, ma la Elyon fosse una controfigura insediata da Kandrakar. L’Oracolo avrebbe deciso di imprigionare quella autentica perché era venuta in conflitto con lui per qualche motivo. Per evitare il caos a Meridian, avrebbe deciso di rimpiazzarla segretamente con una sosia più docile, e poi avrebbe mandato noi a sostenerla quando la gente lo avesse scoperto e si fosse ribellata”.
“Questo mi pare proprio assurdo”, commenta Taranee con una smorfia, “Abbiamo avuto problemi enormi a giustificare un’assenza di poche ore, come potremmo mai trasferirci a Meridian per fare le guardie del corpo a un clone?”.
“Infatti era il principale punto debole dell’ipotesi. A quel punto parlai a Elyon delle nostre gocce astrali e della loro fuga. Quel giorno facemmo tardi, e ci lasciammo con l’accordo di continuare il discorso al più presto. Mancavano ancora da sviscerare alcune ipotesi, tra le quali la combinazione di una falsa Elyon con delle false guardiane. Invece non la vidi più per qualche settimana. Cominciai perfino a preoccuparmi, finché non si ripresentò tutta allegra a scuola a prenderci per una pizzata. Come ricordate, ci fece molte domande proprio sulle ex gocce astrali”.
“E ci fece pungere dalle sue zanzare”, rimarca pignola Taranee, ascoltando a dita intrecciate.
Cornelia continua: “Lì per lì non ricollegai Vera e le gocce alla profezia, ma me ne ricordai appena seppi che la loro destinazione era Meridian”.
Hay Lin commenta: “Questo era proprio il caso che era rimasto in sospeso nella vostra discussione: falsa regina e false Guardiane”.
“Proprio così.  In quel momento, ho capito che lei aveva trovato la sua soluzione al problema della profezia”.
Taranee chiede gelida: “E non ti sei sentita ingannata dalla tua bella amica?”.
Cornelia si rabbuia un attimo, poi, dopo un’occhiata a Will, riprende con oracolesca impassibilità: “Sul momento sì, mi ero risentita che non mi avesse spiegato tutto. Però poi ho capito che, se me l’avesse detto, mi avrebbe costretta a parlarne anche a voi”.
“Insomma”, fa Taranee facendo a gara con Cornelia a chi appaia più impassibile, “Le sei grata che sia stata così gentile da non parlartene. Dovremmo esserle grate anche noi?”.
“Avrebbe dovuto chiarire!”, interviene Hay Lin. “Sapeva che sarebbe stato preso il Cuore di Kandrakar …”.
Cornelia annuisce impercettibilmente. “E’ paradossale, lo so, e brucia. Ma per lei quel piano era troppo importante, e non poteva correre il rischio che ci opponessimo. E comunque, per lei si trattava di salvare non solo sé stessa, ma anche noi da una situazione molto incasinata”.
“Insomma”, riassume Taranee, “Questo colpo di genio sarebbe stato il modo meno dannoso per far avverare la profezia, solo che noi eravamo… aiutatemi… troppo limitate per capirlo, e ci ha dovuto mettere davanti al fatto compiuto, e nascondercelo finché l’Oracolo non glielo ha tirato fuori dalla bocca”.
Will capisce che non deve lasciar degenerare il discorso in recriminazioni. “Cornelia, grazie per averci finalmente spiegato questi retroscena. Credo che anche per te sia stato difficile vivere tutto questo periodo senza poter parlare con nessuno delle tue intuizioni”.
Irma, che pure ha ascoltato con attenzione sfoggiando anche un discreto repertorio di occhiate sorprese o indignate, non tenta neanche di intervenire, la bocca troppo impegnata a onorare i frollini.
Hay Lin è rimasta compunta ad ascoltare, scuotendo il capo di tanto in tanto. “Io ci sono rimasta malissimo, sapendo che Elyon ci ha mentito per più di un anno. Eppure non mi capacito: dovrei avere una capacità particolare per individuare le bugie al volo, come un campanello nella testa. Invece con lei ha fallito miseramente”.
Will tenta una spiegazione: “Probabilmente nessuna delle cose che ci ha detto era letteralmente falsa, presa per sé, ma erano tutte mezze verità”.
“Sì, la metà meno importante della verità”, lascia cadere Taranee.
Cornelia si riavvia i capelli dietro le orecchie. “Mentire può essere un mezzo per proteggere le altre persone. Anche noi mentiamo ai nostri genitori, o no? E’ da quattro anni che anche noi abbiamo una vita segreta”.
“Ma noi lo facciamo a fin di bene”, ricorda Hay Lin, “Per l’equilibrio degli universi… qualunque cosa ciò voglia dire”. Si scosta da Taranee, facendosi vento. “Ma Tara, hai la febbre alta? Stai scaldandoti come una stufa!”.
Senza perdere il suo apparentemente gelido aplomb, Taranee risponde: “Avevamo proprio bisogno di sentirci dare delle bugiarde, dopo che abbiamo sacrificato tante volte  la quiete domestica e rischiato anche la pelle. Va beh, nel mio caso sarà anche nera, ma è comunque l’unica che ho”.
“Tutte abbiamo rischiato la pelle”, le risponde Cornelia, “E dopo ieri la rischieremo ancora di più”.
“Cosa vuoi dire?” chiede Hay Lin con uno sguardo spaventato. Anche Irma sgrana gli occhi, smette di masticare, poi comincia a tossire disperdendo briciole di frollini sul pavimento.
“Purtroppo è vero”, ammette cupa Will appena è sicura che l’altra non stia soffocando. “Con gli sviluppi di ieri, è molto probabile che ci sarà ordinato di accompagnare Elyon fino a Meridian attraverso la barriera. Non solo, ma anche di scendere in campo per farla vincere”.
Hay Lin storce il viso avvilita. “Ci pensate? Potremmo trovarci a combattere contro le nostre stesse gemelle per ordine dell’Oracolo”.
“C’è di peggio”, riprende Cornelia, “Provate a ripensare quello che è successo ieri a Kandrakar visto con gli occhi di quella… di Nemesis Uno. Cosa credete che abbia raccontato a Vera? Che Elyon è stata salvata da noi contro la sua volontà, cioè quasi rapita. Che è stata minacciata, insultata, umiliata e costretta a rivelare tutti i retroscena. Che non ha il potere di intercedere per loro, se dovessero perdere la partita.  Dopo tutto questo, quando lei si è presentata da Vera non aveva più la credibilità per farsi restituire il trono. Tant’è vero che le hanno perfino offerto di restare lì, se avesse accettato l’altra come regina”.
“Cosacosa…”. “Ma che hai detto?”. “Offerto di restare …”.
Cornelia continua: “L’invito non valeva per noi, ovviamente. Ora quelle là sono decisissime a resistere. E se con Elyon ora la vedono come una disputa di famiglia, con noi e Kandrakar non è affatto così, ma piuttosto ci considerano come invasori assetati di vendetta. E scommetto che alla prima fiammella che qualcuna di noi a caso farà balenare, sono pronte a rispondere a… a… a non so neanch’io cosa”.
Taranee la guarda cupa, ma nessun bagliore aranciato brilla nelle sue pupille. “Stai dicendo che vi ho messe tutte in pericolo?”.
Cornelia esita un attimo, poi preferisce sviare: “L’errore maggiore è stato dell’Oracolo. Quel ‘chiarimento’ umiliante non avrebbe dovuto avvenire davanti a una delle fedeli di Vera”.
“Poteva addormentare lei e svegliare me, il pelato”, recrimina Irma, deglutito l’ultimo frollino. “Ma spiegami, Corny io-so-tutto: come fai a sapere tante cose?”.
“Ha sentito Elyon al telefono poco fa”, le risponde Will. “Cornelia, raccontaci un po’ di novità”.
La Guardiana della Terra annuisce. “Le cose più importanti le ho già dette. In sostanza, loro sono venute a prenderla e l’hanno accompagnata a Meridian a parlare con Vera, e non hanno concluso niente. Si sono accordate di usare il guanto di velluto tra loro, ma Ellie non ha potuto garantire niente per noi. Le altre, anzi, hanno paura che vogliamo incenerirle, o incarcerarle nella Torre delle Nebbie e buttare via la chiave, e sono decise a dimostrarci quanto sono brave in modi che non ci piaceranno affatto”.
“Beh, la prima volta non sono state granché”, commenta Irma.
“Buonanotte, Irma!” le risponde acida Cornelia, “Ha parlato l’unica di noi che hanno spedito nel regno dei sogni al primo colpo!”.
L’altra le risponde piccata: “Ho fatto in tempo soltanto a cambiare universo e scambiare quattro chiacchiere, prima che quel loro narcotico cominciasse a fare qualche effetto. Scusa se è poco!”.
“Solo perché in quel punto non c’erano le loro trappole. Pura fortuna”, ribatte Cornelia, “Se avessimo dovuto spostarci a piedi per trovare un posto adatto, dopo un po’ avremmo dovuto portarti sulla schiena. E non è che tu sia la più leggera di noi, neppure con le alette da fatina”.
L’altra lampeggia con gli occhi, ferita nel profondo dalla neanche troppo discreta allusione alle sue forme morbide. “Senti, guardiana delle mosche! Non montarti troppo quella testolina bionda!”.

Will ascolta quasi rassicurata la schermaglia tra le due: quando verte su chi è la più intelligente, è un segno di normalità. E’ molto più preoccupata per il gelo bruciante che persiste tra la Guardiana del Fuoco e quella della Terra.

D’improvviso i suoi pensieri sono interrotti dalla vocina magica del telefono nel soggiorno, udibile solo a loro, che si sgola per avvertire: “Will, arriva tua mamma. Vento di tempesta!”.
Un attimo dopo, Susan apre la porta della camera. “Ragazze, l’ora di colloquio di Will è finita. Lei ha da studiare per la maturità, e da meditare a lungo su scuse migliori da raccontarmi per la prossima scappata”.
Dietro di lei Will nota, in piedi sulla porta della cucina, Dean che guarda la scena con aria rammaricata. Capisce che ha cercato di difenderla, e ha perso. Un punto a credito del baffone, anche se non riesce ancora a chiamarlo papà.
Rassegnata, la Guardiana del Cuore si alza dalla sedia. “Scusate, ragazze. Ci vediamo domani a scuola”.
Le altre escono dalla cameretta sotto lo sguardo gendarmesco della padrona di casa.
“Buongiorno, signora. Ciao, Will”, dice Cornelia, “Ragazze, io vado da Elyon”.
“Mica solo tu!”. “Perché no?”, dicono in rapida successione Irma e Hay Lin. “Tara, vieni con noi?”.
“Andate pure, forse vi raggiungerò per strada”, risponde questa. “Signora, se permette vorrei parlare ancora cinque minuti a quattr’occhi con Will”.
“Cinque che siano cinque!”, impone Susan, poi le lascia sole.

Chiusa la porta, Will torna a sedersi: “Ti ascolto, Tara”.
Taranee riflette un attimo su come cominciare. “Senti, io capisco perché giustifichi Elyon. Come lei, anche tu pensi di avere un’ombra sul futuro. Ma la tua si chiama Nerissa”.
Will si incupisce a sentire quel nome. E’ vero, pensa spesso a lei, e ai sentieri contorti per cui una Guardiana del Cuore, forse partita con le più nobili intenzioni, si fosse ritrovata a fare tutto il contrario di quello che aveva voluto all’inizio. Si limita a rispondere: “Capisco che Elyon abbia preso sul serio quella profezia, e stia facendo di tutto per vanificarla… anche se, mi pare, con risultati ben diversi da quelli che avrebbe voluto”.
“Will, anch’io posso capire le buone intenzioni, ne ho sempre trovato pieni i fossi. Ma mi colpisce, invece, la superficialità di come sia stata intesa l’idea di tirannia. Insomma, quelle là hanno realizzato una dittatura da operetta con una pazzoide sul trono che guarda male la gente, fa proclami deliranti e aumenta le tasse, e poi campi di prigionia, soldataglie armate per le strade, delle cattive aliene a cui dare la colpa... Fin qui il teatrino. Ma, dietro la tirannia falsa, ce n’è una vera nei sistemi usati per fare tutto ciò: bugie, omissioni, segreti, travestimenti, influenze mentali e magie di ogni tipo, celati dall’immagine sorridente della salvatrice”. Prende fiato, togliendo gli inutili occhiali da vista. “Bene, io sono inquieta perché questi metodi sono solo un’esasperazione di quelli che la stessa Elyon usa abitualmente, e temo che tutto questo non si allontani troppo dalla gestione del potere a Meridian anche nei tempi di normalità. E quello che mi turba di più è che questi metodi non sono tanto diversi da quelli usati da Kandrakar… e perfino da noi”.
Will sostiene lo sguardo, sforzandosi di non mostrarsi turbata dalle sue parole. “Capisco la tua perplessità, ma mi sembri troppo pessimista. I nostri metodi sono adeguati alla necessità di mantenere l’equilibrio tra i mondi”.
“E un’altra cosa, Will”, riprende Taranee, “Ho avuto l’impressione che anche tu sia cambiata, pian piano. Che non ci dici più tutto quello che sai o che pensi. Che subordini le tue parole a una qualche necessità superiore. Insomma, mi sembra che tu stia diventando sempre più simile all’Oracolo”.

Susan torna ad aprire la porta, mostrando l’orologio al polso. “Tempo scaduto”.
Taranee si alza. “Ciao. A domani, allora”, ed esce decisa.
“Ciao, Tara”. Will resta seduta, tenendosi i polsi e riflettendo.
Detto dalla Guardiana del Fuoco, il paragone con l’Oracolo non è certo inteso come un complimento.
Le cose non sembrano prendere una bellissima piega, anche se il pericolo che temeva all’inizio, una rottura aperta con Cornelia a causa di Elyon, sembra per il momento scongiurato. Però non vede l’ora che quest’ultima torni nel suo mondo: con tutte le sue buone intenzioni, finora non ha portato altro che guai.

La porta che si riapre la richiama dai suoi pensieri. Susan entra nella stanza con l’ombrello verde in mano. “Will, te l’avevo già detto, ma vedo che non mi ascolti mai: quest’affare è rotto, è impresentabile. Non mi importa se è il tuo preferito o se ti ricorda i ranocchi: devi farlo sparire!”.
E glielo appoggia accanto al letto.
 

  
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