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Autore: Il Professor What    24/02/2012    5 recensioni
"Così, alla fine, ci sono finito davvero ad Azkaban. Doppio omicidio, indagine, scoperta del colpevole, punizione: perfetto. Peccato che sia innocente".
A quattro anni dalla fine della guerra, Draco Malfoy, isolato e reietto dal mondo magico, viene rinchiuso ad Azkaban per un doppio omicidio che non ha commesso. Quando evade per scoprire la verità, troverà aiuto dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
***
“Ne ho piene le tasche” continuò lei “di essere considerata una piccola Mezzosangue dalle idee bizzarre che per caso ha contribuito a fermare il più grande Mago Oscuro mai conosciuto. E tu sei capitato proprio al momento giusto. Chiariamoci, tu sei uno dei Purosangue più supponenti, arroganti e superficiali che io abbia mai conosciuto. Questo, però, non è una prova per dimostrare che sei un assassino, al contrario di quello che pensa la maggioranza dei maghi… che, per inciso, è la stessa che mi ride alle spalle.”
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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DRACO (con indosso un cappello da regista e in mano il ciak dell'Autore): Allora, siamo pronti? Si gira!!
AUTORE (guardandolo basito): Ma come ti sei conciato? E che ci fai con il mio ciak?
DRACO: Be', visto che oggi entri a far parte della tua storia, caro il mio Autore, mi sono concesso il privilegio di fare il regista per un giorno. Non ti dispiace, vero?
AUTORE (in tono fintissimo): Nooo, fai pure, prego... vuoi anche che ti porti il caffé?
DRACO: Sì, con poco zucchero, grazie.
AUTORE (mentre beve una Pozione Invecchiante): Un giorno o l'altro lo strozzo...

CAP. 4:
Fletus Chattongue

Hades LeSerp aveva i capelli divisi in due da una riga a metà della fronte, tinti di blu scuro, quasi nero, a destra, e di un bianco sporco a sinistra. Gli occhi erano blu mare, in un modo talmente vivido che suscitò la sua curiosità: come ci era riuscito? Attorno agli occhi, del trucco era sparso per creare l’illusione di due occhiaie profonde. Le labbra erano molto rosse, per fare contrasto con i denti bianchissimi. Indossava una camicia verde scuro i cui bottoni superiori erano aperti quel tanto che bastava per lasciare intravedere i muscoli del petto, mentre i pantaloni neri erano strettissimi, in modo da far risaltare la forma snella delle gambe. Aveva uno sguardo indecifrabile, non si capiva se imbronciato o semplicemente stufo.

Se non avesse saputo che era lui, avrebbe fatto fatica a riconoscerlo. E anche sapendolo, le riusciva difficile mettere in collegamento il Purosangue altezzoso ed elegante che aveva conosciuto con questo artista esplosivo, che sembrava uscito da un concerto rock.

No, qualcosa c’era. Erano gli occhi, lo sguardo che emanavano. Lo conosceva benissimo: era l’espressione tipica del vecchio Malfoy quando voleva far sentire qualcuno inferiore. Scosse la testa, mentre superava la porta del locale, accanto alla quale era appeso il poster, che si muoveva accennando piccoli passi di danza. Ma chi me lo fa fare…

Era ancora presto, al Paiolo Magico, e l’ampia sala a pianterreno dove si trovavano il bancone e l’osteria era ancora mezza vuota. Ciò nonostante, ferveva di attività: gli inservienti, infatti, stavano pulendo.

Vedere quell’agitazione le fece provare un sottile brivido di nostalgia. Ricordò tempi più felici, quando loro tre erano stati uniti da un’amicizia che nulla sembrava poter intaccare. Sembrava ieri quando Harry, al terzo anno, era scappato da casa Dursley e loro l’avevano raggiunto lì, mentre Ron era ancora eccitato per la loro vacanza in Egitto…

“Chiedo scusa, ma lei è Hermione Granger?”

Harry?

Indietreggiò di qualche passo, sorpresa. Stava per chiedergli cosa ci facesse lì, quando si accorse dei baffi e del pizzetto dell’uomo. Harry si era fatto crescere un po’ di barba, ma non era niente di comparabile alla lunga e folta peluria che si vedeva davanti. E a parte questo, la somiglianza non era poi così impressionante. I capelli dello sconosciuto erano castano chiari, non neri come quelli del suo amico; gli occhi non erano verdi, bensì castani anch’essi sotto le folte sopracciglia e dietro gli occhiali tondi, senza montatura; l’espressione complessiva del volto era, poi, decisamente molto più rilassata, si poteva dire forse più infantile, nonostante lo sconosciuto avesse almeno dieci anni in più di lei. Completavano il quadro una camicia bianca circondata da una cravatta, dei pantaloni e un mantello blu chiaro. Dalla spalla sinistra, pendeva una piccola saccoccia.

“S-sì” ammise, a denti stretti. Aveva sperato che il suo breve ritorno al mondo magico passasse inosservato, ma evidentemente era chiedere troppo. “Con chi ho il piacere… ?”

“Fletus Chattongue, enchanté” fece l'uomo, eseguendo un goffo baciamano. “Forse ha sentito parlare di me.”

Oh Merlino... Conosceva fin troppo bene quel nome.

Fletus Chattongue era il giornalista più temuto dal mondo magico assieme a Rita Skeeter, ma per motivi diametralmente opposti. Tanto per cominciare, era un free lance che vendeva i suoi articoli al miglior offerente. In secondo luogo, aveva la brutta abitudine di andare sempre controcorrente: qualunque fosse l’opinione pubblica del mondo magico, Chattongue era dell’opinione opposta. E nel farlo, andava fino in fondo, scrivendo con assoluta fedeltà tutto quello che le sue ricerche gli rivelavano, indifferente a ogni censura. Cosa che, comprensibilmente, gli aveva procurato non pochi grattacapi. Iniziative come La Seconda Guerra vista dagli sconfitti, nella quale Chattongue si era messo a intervistare ex Mangiamorte scrivendo fedelmente le loro opinioni, non erano state certo viste di buon occhio dal Ministero.

“Posso sapere, se non sono indiscreto, cosa ci fa qui?” chiese Chattongue. “Mi è stato detto che aveva lasciato il mondo magico.” 

Forza, Hermione, non agitarti. Poteva andare peggio. Sii cortese e non ti importunerà troppo.

“Vado a fare un po’ di compere a Diagon Alley” mentì. “Sa, alcune cose non si trovano nei negozi Babbani.”

“Ti avevo avvisato!” urlò in quel momento una voce alle loro spalle. Tom, il vecchio proprietario del locale, si muoveva verso di loro brandendo una scopa. "Questa è la volta buona che ti do una lezione!”

Prima che Hermione potesse muoversi, il giornalista si era già nascosto dietro di lei. Tipo coraggioso, questo Chattongueanche se, effettivamente, la prospettiva di essere picchiato con una scopa non è piacevole.

“Faccio solo il mio lavoro!” squittì. “L’ho promesso ai suoi fan, ho una reputazione da difendere!”
“Te lo dico per l’ultima volta: se sapessi dov’è, l’avrei già detto!”
“Ma non è possibile che sia sparito! Voi siete il suo datore di lavoro, dovete avere un’idea…”
“Come te lo devo dire che tra me e lui c’era solo un rapporto professionale? Arrivava, cantava, incassava la paga e se ne andava!”

Presa in mezzo fra il giornalista che tentava di nascondere la faccia dietro le sue spalle, e la voce del barista che la investiva in pieno viso, Hermione decise che era il momento di intervenire, anche solo per salvare i suoi capelli.

“C’è un equivoco, Tom… Il signor Chattongue non è qui per il suo cantante. Ci siamo incontrati per strada, e mi ha chiesto se poteva intervistarmi. Stavamo definendo i dettagli dell’appuntamento.”

Tom sembrò calmarsi e fissò Hermione con curiosità. La ragazza sostenne il suo sguardo con decisione. Dietro di lei, intanto, Chattongue si affrettò a confermare la sua versione, con vigorosi cenni del capo. Dopo qualche attimo, Tom abbassò la scopa.
“Mi scusi, signorina Granger. Le posso servire qualcosa?”
“No, grazie, Tom. Sto andando a Diagon Alley, ho bisogno di fare alcune compere.”
Con un inchino, Tom si ritirò verso il bancone, non senza lanciare a Chattongue un’occhiata di avvertimento, in seguito alla quale il giornalista cercò di abbozzare un sorriso nervoso.

“Grazie” disse, quando il barista fu fuori portata. “Mi ha salvato la vita.”
“Chiariamo una cosa, signor Chattongue. Non ho intenzione di farmi intervistare, l’ho detto solo per aiutarla. Perciò, non me lo chieda.”

L’espressione delusa di Chattongue aggiunse al viso del giornalista un candore ancora più infantile. Sembra un bambino a cui hanno tolto le caramelle. “Posso farle solo una domanda?” chiese, dopo un attimo di silenzio.

Hermione alzò gli occhi al cielo. Evidentemente Chattongue non era un tipo abituato a mollare la presa. Se gli avesse risposto, avrebbe potuto essere l’inizio di una conversazione indesiderata. D’altro canto, se lo mandava via così, la sua stessa testardaggine avrebbe potuto incuriosirlo ulteriormente. Era meglio rispondere.

“Per quale motivo è veramente qui?”

Ci volle qualche minuto perché capisse l’entità della domanda. “I-in che senso?”

“Signorina Granger, anche se non sono un Legilimens, in dieci anni di carriera ho imparato a distinguere quando mi si dice la verità, e mi perdoni se glielo dico, ma lei come bugiarda non mi sembra un granché. Ho capito che mentiva non appena mi ha detto che andava a Diagon Alley.” Chattongue adesso la stava guardando con un sorriso furbo, compiaciuto di sé. Hermione si sentì improvvisamente in trappola: le sembrava di essere tornata a lezione, e di essere stata colta in fallo dal professore. Una sensazione che odiava.

“Però le posso assicurare” continuò il giornalista, addolcendo il suo sorriso, “che se non desidera si sappia che lei è stata qui, io non dirò una parola. Articolo numero uno del mio codice di lavoro: chi intervisto si deve fidare della mia discrezione.”

Si concesse di riflettere qualche secondo sulla proposta. Da un lato, da politico sapeva che fidarsi di un giornalista non era mai una buona idea, a meno che quest’ultimo non fosse comprato. D’altra parte, però, Chattongue sembrava sincero… e se sapeva davvero qualcosa su LeSerp, questo le avrebbe evitato di andare a fare di persona delle domande. Per tutta la mattinata, mentre si dirigeva al Paiolo Magico usando i mezzi di trasporto Babbani, aveva riflettuto su come verificare l’alibi di Malfoy senza che sembrasse strano il suo interesse improvviso per il cantante. L’ultima cosa che desiderava era che si diffondesse la voce di un suo possibile interesse per una goth rockstar: di pettegolezzi ne aveva decisamente abbastanza. Decise di correre il rischio. Mal che vada, me ne starò rintanata in casa qualche giorno in più.

“Volevo sapere cosa è successo ad Hades LeSerp.”

Gli occhi di Chattongue brillarono per la curiosità. “E’ anche lei una sua fan?”
“Ha detto che mi avrebbe fatto solo una domanda, signor Chattongue.”
Il giornalista alzò le mani in segno di resa. “D’accordo, non insisto. Comunque il signor LeSerp è semplicemente sparito da un mese esatto.”

Questo corrisponde. Malfoy è stato messo in prigione un mese fa.

“Ha fatto il suo spettacolo come da contratto l’ultimo mercoledì del mese, rimanendo qui dalle undici alle due. Poi si è ritirato in compagnia di una fan, con cui ha trascorso la notte, in una camera da lui prenotata qua nel locale. Se ne è andato prima dell’alba, pagando la colazione per la sua compagna.”

Per essere trovato a Malfoy Manor dagli Auror, concluse mentalmente lei. Ogni dubbio, adesso, era impossibile: Malfoy non poteva avere ucciso Dean e Seamus. Era davvero innocente.

“Da allora, non è stato più ritrovato, e nessuno sa dove cercarlo. Il suo conto alla Gringott è ancora pieno di tutti i suoi soldi, e non ha mai avuto un manager che potesse fregarglieli. Non ha mai dato indirizzo, né niente, nemmeno al suo datore di lavoro.”

Ciò significa che, a parte me, nessuno sa che Malfoy e LeSerp sono la stessa persona. La consapevolezza di questo fatto la riempì del suo vecchio orgoglio, quello che provava sempre quando sapeva qualcosa che gli altri ignoravano.

“Grazie, signor Chattongue. La pregherei di non parlare a nessuno di questo incontro.”
“Sarò muto come un Troll. E se dovesse cambiare idea sull’intervista…” tolse dalla sacca un bigliettino scritto a penna “…questo è il mio indirizzo. Può contattarmi anche con mezzi Babbani, so come si usano. Arrivederci e grazie ancora.”
In fondo, è un tipo simpatico, pensò ammirando il bigliettino, mentre Chattongue sgusciava fuori dal locale. Era uno strano misto di candore e di astuzia, in cui il primo imbrigliava l’uso della seconda, e questa a sua volta evitava che il primo scadesse nell’ingenuità. Tutto questo le ispirava fiducia, non sapeva nemmeno lei bene come.

Stava per andarsene anche lei, quando notò la bancarella. Era a destra della porta, addossata al muro, ed era piena di piccole palle di vetro. Sapeva perfettamente cos’erano: Musisfere, il corrispettivo magico dell’i-pod. Bastava pronunciare Sona perché dalla piccola sfera emanassero due invisibili fili che si collegavano alle orecchie. In alcune, c’era anche la possibilità di conservare piccoli video. Prevedibilmente, le Musisfere erano tutte dedicate a LeSerp. Ognuna di esse, diceva il poster pubblicitario dove il cantante strizzava l’occhio ammiccante, conteneva dieci canzoni.

Hermione guardò le sfere risplendere nella scarsa luce del locale. Non poteva negare una certa curiosità. L’idea di Malfoy conciato in quella maniera e ridotto a saltare su un palco era così paradossale che la divertiva. Adesso capiva perché si era vergognato di ammettere la sua doppia identità, anche se continuava a pensare fosse un atteggiamento stupido: meglio la vergogna di un soggiorno ad Azkaban e di un’accusa per omicidio, no?
Vergogna, poi… che avrà da vergognarsi? Se canta bene…
La curiosità si era fatta incontenibile. Le sfere sotto di lei la invitavano col loro luccichio a prenderle. Non le aveva mai usate, anche se sapeva come funzionavano. Fissò il poster con Hades LeSerp che ammiccava invitante. E si decise.

Prese una piccola sfera dalla bancarella e infilò i soldi nella buchetta a fianco. Tenendola davanti a sé, ammirò per un attimo la piccola palla di vetro, perfetta, senza smagliature. Sembrava piena di fumo, all’interno, un fumo che cambiava colore a seconda della luce. Estrasse la bacchetta e, rapida, sussurrò “Sona”. Sentì le sue orecchie avvolte da un ciuffo invisibile e sottile, che le isolava dal mondo esterno. Si infilò la pallina in tasca e si diresse verso l’uscita del locale, mentre alcuni accordi di chitarra e batteria annunciavano l’inizio dello show.

Molto bene, Malfoy, pensò tra sé, aspettando di sentire la sua voce. Vediamo come te la cavi.

HERM: Draco Lucius Malfoy!!!
DRACO (sorriso innocente): Sìììì?
HERM: Che cosa c'era nella Pozione Invecchiante che hai dato a Fletus, oltre i soliti ingredienti?
DRACO: Oh, nulla, perché?
HERM: Perché allora potresti spiegarmi per quale motivo adesso ha dei capelli lunghi e bianchi da fare invidia a Silente?
DRACO: Ah, quelli? Ho solamente messo una dose un po' più grande della lozione del nostro professore...
HERM (occhi al cielo): Signore, spiegami per quale motivo continuo a lavorare con questo furetto senza Schiantarlo...
DRACO (aria da marpione): Be', se vuoi possiamo sempre fare un ripasso... 


 
  
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