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Autore: NorthStar    26/02/2012    16 recensioni
"Dunque... Oltre ovviamente al ritiro della patente, stavo per rifilarti la solita, classica multa del caso... Ma raramente mi capita di dover giudicare una persona per lo stesso reato, per la seconda volta e per di più nel giro di sei mesi..." sorrise l'uomo "Perchè sai, quando si tratta di questi piccoli reati la base è la stessa che si usa con i bambini..."
Santana lo guardo confuso, corrugando le sopracciglia.
"Se scrivi ancora sul muro papà si arrabbia..." disse l'uomo divertito "Ma con te questa strategia sembra non funzionare... Quindi..."
"Fa che non sia servizio pubblico, fa che non sia servizio pubblico... ti prego..." sussurrò Santana chiudendo gli occhi.
"Credo che sessanta ore di servizio pubblico faranno al caso nostro..." sorrise l'uomo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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boh


"Si puo' sapere che ti è successo?"
"Ora anche tu ti ci metti, Harry?" sbottò Santana "Sei un barista, non dovresti fare tante domande. Anzi, la tua battuta ad effetto dovrebbe essere solamente una."
"E sarebbe?" chiese l'uomo curioso.
Santana si schiarì la voce per poi dire con un tono profondo "Giornata dura?".
"Ma non posso farla a te... si vede chiarissimo quando è stata una giornataccia o quando non lo è stata... come oggi..."
"E cosa ne sapresti te delle mie giornate?" sorrise Santana prendendo il suo bicchiere, per poi recarsi al solito tavolo dove si trovava il resto della compagnia.
"E' semplice." si inserì Kurt sedendosi al suo fianco.
"Nessuno ti ha chiesto niente Jack." sbottò la latina rivolgendosi all'amico per poi aggiungere "Dove hai lasciato la tua Karen?"
"Mercedes è impegnata ad una serata di beneficienza..." rispose Kurt per poi riprendere "E seriamente Santana? Will & Grace?"
"Che c'è? Sapevo che avresti colto la citazione."
"Già... era davvero oro quella serie..." rispose sognante Kurt "E Will, beh-"
"Frena gli ormoni Kurt, non voglio che sbavi sul mio tavolino..."
"Ad ogni modo, prima di giudicare, ascoltami." insistette il ragazzo "C'è un motivo per cui so che è stata una bella giornata..."
"Sentiamo."
"Quando sei veramente giù di morale vai di wishky, quando è stata una giornataccia dal punto di vista lavorativo vai di tequila, quando è una giornata come le altre allora vai di birra, se invece è una giornata piuttosto piacevole... Ta-dan! Cocktail super femminili, super zuccherati, super fruttosi!"
"Wow, complimenti." replicò Santana "Ti ci impegni o ti viene naturale farti gli affari degli altri?"
"Oh, avanti Santana... sarebbe impossibile anche da un miglio di distanza non notare che evidentemente ti gira alquanto bene stasera..." commentò Rachel con un sorriso.
"E anche se fosse?"
"Beh, siamo curiosi di sapere quale miracolo possa averti convertito ai cocktail super zuccherati..." sorrise Kurt.
"Sei consapevole del fatto che non uscirà mezza parola dalla mia bocca?" rispose la latina con un sorriso soddisfatto.
"E' stata di nuovo alla scuola." disse Quinn lasciandosi cadere su una delle sedie, seguita da Puck.
"Q!" esclamò Santana.
"Che c'è? Non ho mica detto nulla!" si difese la bionda.
"Lasciamo stare..." rispose la latina tornando a sorseggiare il suo drink, per poi essere distratta da Puck "Ho fatto un po' di telefonate in giro. A quanto pare il migliore sul mercato è un tale Michael Chang."
"Ti ho chiesto qualcuno che mi insegnasse il linguaggio dei segni, non che mi facesse i migliori ravioli al vapore di New York..."
"Fidati, Santana. Quel poco di lavoro che faccio è oro, esattamente come d'oro è questo tipo." spiegò Puck sorseggiando una birra "Ho spulciato il suo curriculum. Ha una laurea stranissima con una tesi sull'importanza della comunicazione del corpo e altre stronzate simili. Domani arriverà in ufficio alle nove, vedi di esserci."
"No, no, no, scusate un istante..." cominciò Kurt "Vuoi imparare il linguaggio dei segni? Ho capito bene?"
"Si e allora?" replicò veloce la latina.
"Che mi venga un colpo..." rispose ancora il ragazzo.
"Che c'è di così sconvolgente?!"
"Perdonami ma le opzioni sono due: uno, nottetempo ti è spuntato un cuore vero a sostituzione di quello che avevi in polistirolo, cosa che mi sento di escludere;  due, ti piace davvero svolgere questo servizio alla scuola e no, questa non la berrò mai, Santana..."
"Per prima cosa, il mio cuore sta benissimo." specificò la latina "Per seconda cosa che ci sarebbe di male se mi piacesse davvero quello che faccio per la scuola?!"
"Nah..." sorrise Finn.
"Non ci credo neanche se lo vedo con i miei santi occhi, Santana..." sorrise Rachel scuotendo la testa.
"C'è solo una motivazione valida." si intromise Puck.
"Sentiamo la stronzata delle ore..." cominciò Santana guardando l'orologio al suo polso "Ventidue e dieci."
"C'è qualcuno che ti piace." rispose il ragazzo.
"E tu credi che per una scopata imparerei il linguaggio dei segni?" rispose la latina alzando le sopracciglia.
"Chi ha parlato di una scopata... io ho detto che c'è qualcuno che ti piace..." insistette il ragazzo.
"Ecco." disse la latina alzandosi "Su questa nota vi lascio, come avete sentito domani mi aspetta una giornata impegnata."
"Si, impegnata a giocare al mimo col cinese..." rispose Puck con un sorriso, ricevendo in risposta un ceffone sulla nuca "Ehi!"
"Questo è perchè sei stupido." replicò la latina per poi salutare "Ci si vede ragazzi...".


La sveglia alle sette e trenta non era piaciuta a Santana. Non le era piaciuta proprio per niente, ma si era fatta forza e per le otto era già sotto la doccia a domandarsi cosa stesse facendo.
Avrebbe davvero imparato la lingua dei segni per Brittany?
Per una ragazza di cui non sapeva praticamente nulla, solo per poter approfondire il loro rapporto?
Non che sperasse in qualcosa di più di un'amicizia, insomma... non sapeva nemmeno se la ragazza potesse essere interessata in fin dei conti... Ma si disse che come aveva imparato quel minimo di francese al college, poteva imparare anche quel minimo di lingua dei segni che le serviva.

"'Giorno..." sorrise Puck vedendo Santana arrivare in ufficio alle otto e trenta spaccate.
"'Giorno un corno. Dov'è il mio caffè?" abbaiò la latina.
"E' tutto al calduccio sulla tua scrivania..." disse Puck divertito "Non è bello alzarsi prima eh? Pensa a me che sono in ufficio alle otto..."
"Ti pago ad ore. E' tuo interesse stare qui quanto più puoi, cerebroleso che non sei altro." 
"Ehi, San, appena arriva il tipo lo faccio entrare o ti chiamo?"
"Chiamami." rispose la latina entrando nel suo ufficio.

Nemmeno cinque minuti dopo, Santana sentì il telefono squillare a pochi centimetri dalle sue orecchie.
"Che c'è!?" sbottò notando che era la linea interna di Puck.
"Il signor Chang è qui."
"Ma sono le nove meno dieci..." osservò Santana.
"Lo faccio entrare o no?"
"Fallo entrare, maledizione..." sbuffò la latina attaccando, cercando di sistemarsi velocemente i capelli.
"Signorina Lopez?" chiese il giovane asiatico affacciandosi.
"Prego." rispose secca la mora.
"Buongiorno, sono Michael Chang. Ma puo' chiamarmi Mike."
"Santana Lopez. Puo' chiamarmi Signorina Lopez. O Lopez. Faccia lei." disse Santana stringendo la mano all'uomo, indicandogli di prendere pure posto sulla sedia di fronte alla scrivania.
"Dunque, signor Chang... vorrei porle una domanda prima di tutto." cominciò Santana.
"Prego."
"Sa cosa odio più di chi arriva in ritardo ad un appuntamento?"
"No?" rispose confuso Mike.
"Chi arriva in anticipo." rispose bruscamente la ragazza, sollevando le sopracciglia "Quindi, la prego di arrivare in orario per i nostri prossimi appuntamenti. Nè prima, nè dopo. Crede di poterlo fare?"
"Certamente. Mi perdoni." rispose educatamente il ragazzo.
"Bene!" esclamò la mora sorridendo "Lei mi piace. Silenzioso, conciso, risponde sempre chiaramente. Scommetto che è un ottimo insegnante..."
"Così dicono..."
"Oh, anche umile! Potrebbe andare meglio?" sorrise ancora la latina.
"Prima di cominciare con la lezione vera e propria ora devo farle io una domandina..."
"Va bene..." annuì Santana.
"Perchè vuole imparare il linguaggio dei segni?"
"Beh..." cominciò Santana prendendo tempo.
Non voleva dirgli di Brittany. Non voleva scoprirsi a tal punto.
"Mi sono improvvisamente resa conto di quanto sia difficile dover comunicare a qualcuno senza poter usare la parola e di quanto sia terribile-"
"La prego, sia sincera con me." la interruppe il ragazzo.
"Signor Chang, posso darle del tu?" cominciò Santana.
"Certo."
"Bene, Mike, scommetto che sai chi sono e che ti sarai informato su di me prima di venire qui dentro, quindi possiamo anche smettere di far finta di non sapere nulla l'uno dell'altro."
"So che stai lavorando alla scuola che fa parte del complesso riabilitativo S. Jackson." rispose il ragazzo per poi  aggiungere "Non so nient'altro. Ma so con certezza che una persona come lei, e non la prenda come un'offesa, non fa nulla senza un guadagno di qualunque tipo."
"Perspicace..." commentò Santana annuendo per poi alzare le spalle ed ammettere "C'è una persona a cui sono molto interessata e per conoscere meglio la suddetta persona devo poter comunicare con lei. Tutto qui."
"E questo interesse è più direzionato verso un'amicizia o-"
"Ti pago per insegnarmi il linguaggio dei segni non per psicanalizzarmi..." lo fermò la latina.
"Giusto, giusto..." annuì Mike per poi riprendere "Beh, direi che motivazione mi basta..."
"Oh, quindi se la motivazione non ti fosse piaciuta avresti avuto il coraggio di dire no a cinquecento dollari a settimana?"
"Certo." rispose il ragazzo alzando le spalle.
"Prima mi piacevi di più." disse semplicemente Santana scrutando Mike.
"Succede..." sorrise l'asiatico prendendo un libro dalla sua valigetta "Allora... cominciamo?"


Il venerdì seguente Santana tornò alla clinica nel primo pomeriggio. Aveva seguito solamente due lezioni con Mike e sapeva esprimere a malapena i saluti e qualche stato d'animo. Così preferì evitare la figuraccia, tenendosi pronta una bella sorpresa, più in là, per Brittany.
In compenso però c'era qualcun altro che poteva stupire.
"Buon pomeriggio signorina Lopez..." sorrise Dave accogliendo la mora.
Santana rispose salutandolo con il gesto corrispondente a "buona sera", cosa che fece spalancare gli occhi al ragazzo, che mollando il giornale sorrise divertito.
"Qualcuno ha preso seriamente la storia del servizio pubblico..." cominciò Dave per poi aggiungere "O forse, ripensandoci, ha preso sul serio un paio d'occhi azzurri..."
"Per una volta che stavamo avendo una conversazione quasi normale, Dave..." rispose Santana con un sorriso annoiato avviandosi verso l'ascensore.
"Non la conquisterai con così poco sai?" continuò il ragazzo facendo voltare Santana "Qualunque idiota puo' imparare il linguaggio dei segni..."
"Io non voglio conquistarla. Voglio conoscerla." rispose la latina, fermandosi ad osservare una folla di ragazzi scendere le scale per dirigersi verso l'uscita.
Karofsky doveva piacere a quei ragazzi, perchè quasi tutti si erano fermati un istante a salutarlo. Poi lo sguardo di Santana si andò a posare sull'ultimo pianerottolo delle scale di fronte a lei, dove un paio di ragazzi avevano incastrato in un angolo un altro ragazzo in lacrime. 
"Ehi!" esclamò Santana attirando l'attenzione di Dave, per poi avvicinarsi al gruppo di studenti. Non si faceva impressionare facilmente Santana, ma quel ragazzino le ricordava troppo un giovane Kurt che più di una volta aveva visto in quelle condizioni, ed ignorato per via del suo status superiore di cheerleader.
Karofsky si mosse immediatamente seguendo la latina.
I due ragazzi continuarono a spintonare il più piccolo finchè Karofsky non li spinse così forte da farli finire sull'altra parete "Dovete finirla!" gridò il ragazzo con una voce così forte e profonda che sembrava più un ruggito "Non avete idea del male che gli fate!"
"Calmati Karofsky!" esclamò Santana mettendosi fra i due ragazzi e il giovane uomo.
Il ragazzo poi si avvicinò immediatamente allo studente chiedendo spiegazioni.
"Cosa è successo?" chiese Santana guardando Karofsky gesticolare.
"E' stato bullato, di nuovo." rispose Dave voltandosi a guardare in cagnesco gli altri due studenti che gesticolando, da quel poco che aveva capito Santana, si stavano scusando.
Dave rispose ancora ai due, per poi fare loro cenno di uscire.
"Io rimango a ripulire questo ragazzo, potresti far presente a Brittany questo episodio?" chiese Karofsky incredibilmente serio.
"Si, certo." annuì Santana dirigendosi di nuovo verso l'ascensore prima di essere fermata da una mano sul braccio.
"Grazie." disse il ragazzo con un tono di voce che a Santana sembrò piuttosto goffo, accompagnandosi con cenno della mano.
Santana si limitò a sorridere ed annuire, guardando con la coda dell'occhio un soddisfatto Dave, per poi dirigersi finalmente all'ascensore.

Quando raggiunse l'ufficio della bionda, trovandolo vuoto, Santana si chiese per un momento se aveva sbagliato giornata, per poi sentire una mano familiare sulla sua spalla.
Voltandosi, trovò Brittany con un sandwich in bocca e la lavagnetta stretta di fronte a sè con su scritto "Ciao! :)"
"Ciao!" rispose Santana con un sorriso, per poi scrivere sulla sua lavagnetta "Mi dispiace se ho interrotto il tuo pranzo...".
Brittany fece cenno di no con la testa, per poi invitarla ad entrare nel suo ufficio e sedersi al suo solito posto.
"Come stai?" scrisse Brittany.
"Sto bene, grazie. E tu?" scrisse Santana, pensando con un sorriso che sapeva già come rispondere a quella domanda, utilizzando i gesti.
"Bene!" scrisse ancora la bionda, per poi mostrare a Santana un blocco di fogli simile a quelli che aveva già corretto. Poi la latina notò che non erano compiti di matematica e guardò la bionda con aria confusa.
"Sono dei pensierini. Sono stati scritti da bambini di terza elementare." spiegò la bionda mostrando a Santana le grafie infantili con un sorriso, per poi ricancellare e scrivere "Dovrai solamente correggere gli errori ortografici, con questa...".
La bionda aprendo il cassetto tirò fuori una matita arcobaleno, mostrando alla latina su un foglio come effettivamente tracciasse tutti e sette i colori.
"Ok." sorrise la latina, per poi ricordarsi delle parole di Karofsky e poggiare una mano sul polso della bionda, per ottenere la sua attenzione e scrivere "Prima due studenti hanno bullato un ragazzo all'ingresso. Dave mi ha chiesto di riferirtelo."
La bionda reagì scuotendo la testa delusa, per poi scrivere "Abbiamo una politica durissima contro il bullismo, qui. Ma ad alcuni non importa nulla..."
"Dovete fare qualcosa..." scrisse Santana "Per il bene dei ragazzi che vengono bullati..."
"Suggerisci di punirli?" scrisse Brittany.
"Suggerisco di parlare con loro. Di mostrare loro quali possono essere gli effetti dei loro comportamenti."
La bionda annuì, per poi sorridere e scrivere "Grazie. Prometto che più tardi parlerò con Dave e mi occuperò al più presto della faccenda."
"Ok..." sorrise la latina tornando ai suoi fogli.
Santana lesse velocemente i titoli dei "pensierini" che aveva di fronte. Il titolo su ogni foglio era un semplice "Vorrei...".
"La cosa si fa interessante..." pensò la latina passando a leggere il primo dei fogli.
"Vorrei che il mio cane sapesse volare."
"Carina questa!"
"Vorrei poter giocare con Michael Jordan..."
"Wow! Questi bambini sanno chi è Michael Jordan?!"
"Vorrei che mio fratello giocasse con me, anche se non posso sentirlo."
"Ouch..." pensò Santana passando velocemente al foglio successivo.
"Vorrei avere un milione di dollari per comprarmi tutto il mondo!"
"Ragazzino furbo..."
Santana passò mezzora a correggere frase per frase ogni singolo foglio, per poi fermarsi ad una sola frase.
"Vorrei tanto poter sentire la voce della mia mamma."
"E pensare che io che posso sentirla non chiamo mia madre se non per le feste..." si disse la latina auto sgridandosi.
Le sembrava strano pensare che molti di quei bambini non avevano mai potuto sentire le cose più elementari.
Dal cinguettio degli uccelli, allo scrosciare dell'acqua, o ai clacson e le sirene che perennemente riempivano l'aria di New York.
Immediatamente Santana si sentì super fortunata.
"Tutto ok?" scrisse Brittany avvicinando la sua lavagnetta alla mora.
Santana annuì per poi rispondere "Stavo solo pensando..."
"A cosa? Se posso chiedere..." scrisse ancora Brittany avvicinandosi alla mora, fino a far sfiorare la sua spalla contro quella di Santana.
"Pensavo alle cose che questi bambini non possono sentire..." scrisse Santana con un sorriso malinconico.
Brittany si limitò ad annuire consapevole.
Allora Santana prendendo un po' di coraggio scrisse "Qual è il suono che ti manca di più?"
Brittany sembrò pensarci un momento, chiudendo gli occhi.
Poi prendendo la lavagnetta scrisse "Mi mancano le voci dei miei genitori, e di mia sorella. Ed il miagolio del mio gatto.".
Santana sorrise al pensiero del gatto che aveva visto in qualche foto, la prima volta che era arrivata alla scuola.
"Ma la cosa che probabilmente mi manca di più è il suono delle scarpette di danza che toccavano il pavimento in legno della scuola dove andavo."
"Eri una ballerina?"
"Mi piaceva davvero tanto ballare." scrisse Brittany per poi aggiungere "Ma non ho fatto davvero in tempo a diventare una "ballerina"...". 
Santana non sapeva cosa scrivere.
Di fronte all'espressione afflitta di Brittany, era davvero senza parole. Qualunque cosa avesse scritto su quella lavagnetta, per quanto pensata o profonda, non avrebbe mai potuto esprimere quello che avrebbe voluto.
Così si limitò a compiere un solo gesto.

Allungò appena la mano, fino a raggiungere quella della bionda per poi stringerla appena.

Brittany alzò lo sguardo non aspettandosi quel gesto, rimanendo ancora una volta colpita dal sorriso pieno di comprensione e dolcezza della latina. La bionda poi sorrise a sua volta annuendo, e rispose alla stretta, continuando a guardare la mora.
Santana non sapeva cosa fare a quel punto.
Avrebbe stretto la mano della bionda per l'eternità.
Così morbida e delicata. E quello sguardo così intenso e penetrante eppure così trasparente.
"Fa qualcosa Santana!" si disse la mora, avvicinandosi forse inconsapevolmente al viso della bionda notando per la prima volta quanto fossero veramente vicine.
Santana notò con incanto che le labbra della bionda da vicino sembravano ancora più rosee e sinuose, che quegli occhi potevano davvero essere lo specchio del cielo d'estate e sorrise al pensiero che quelle lentiggini sparse sul naso della ragazza sembravano una spruzzata di cannella, e moriva dalla voglia di scoprire se avevano davvero quel sapore.

In quell'istante sentì bussare alla porta e notò Brittany allontanarsi di colpo, per guardare alle sue spalle e sorridere.
"Ehm... Ciao Santana..." sorrise Dave avvicinandosi, per poi dare un momento le spalle a Brittany e dire velocemente "Ho per caso interrotto qualcosa?".
"Oh, sta zitto Karofsky..." rispose la latina arrossendo.
Poi il ragazzo si rivolse a Brittany con la sua solita, incomprensibile, serie di gesti.
"Ti dispiacerebbe rendermi al corrente di quello che le stai dicendo?" chiese Santana.
"Ho convocato i genitori dei due bulli per parlare con Brittany." spiegò il ragazzo.
"Wow, che velocità!" esclamò Santana sorpresa.
"Col bullismo non si scherza." rispose serio il ragazzo.
"Lo so bene." annuì la mora guardando Dave uscire dall'ufficio.
"Devo andare." scrisse Brittany aggiungendo una ":("
"Non fa niente..." rispose la mora con un sorriso.
"Scriverò che abbiamo comunque fatto un'ora, anche se sono passati quarantacinque minuti, non preoccuparti." sorrise Brittany per poi alzarsi.
Santana fece lo stesso preparando la sua borsa, per poi voltarsi a salutare Brittany e ricevere inaspettatamente un abbraccio dalla ragazza.
La latina rimase un momento a disagio, per poi lentamente rispondere alla stretta, poggiando delicatamente le sue mani sulla schiena della bionda.
Una volta staccatasi dall'abbraccio la bionda scrisse velocemente "Non vedo l'ora di rivederti! Mi piace passare tempo con te! :)"
Santana sorrise arrossendo per poi rispondere "Anche per me è lo stesso :)"
Brittany sorrise divertita indicando la faccina disegnata da Santana, per poi scrivere "Sei più brava di me a disegnare, dovrai insegnarmi!"
"Prometto che lo farò." rispose la latina per poi salutare ancora la bionda, ed uscire dallo studio.

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Le lezioni con Mike erano piuttosto piacevoli.
Era un ragazzo sveglio e simpatico, con molto tatto e pazienza tanto che Santana si divertiva a metterlo alla prova, testando fino a quanto potesse sopportarla finchè dovette ammettere che era davvero molto, molto paziente.
Sette lezioni erano volate e Santana cominciava a spazientirsi.
"Dunque" riprese Mike indicando la lavagna della sala riunioni "abbiamo appena detto che nel linguaggio dei segni essere ed avere non si usano come ausiliari... Allora come si dirà "Sono affamata"?".
"Ok, Mike." sbuffò Santana tornando a sedersi correttamente sulla sedia dov'era stata sdraiata finora "Dobbiamo chiarire un punto. Non sto imparando la lingua dei segni per poterla re-insegnare o perchè ne ho bisogno per sopravvivere capisci?"
"No..."
"Ugh... A me serve per poter comunicare con Brittany!" sbottò la latina "Quante probabilità ci sono che vada a dirle "Ehi ciao Britt! Sono affamata!" ?!"
"Ok, allora traduci "sono felice"...".
Santana tradusse a gesti quello che aveva imparato.
"Dillo ad alta voce mentre gesticoli. Il labiale è importantissimo..." la riprese Mike.
"Io-sono-felice." ripetè Santana associando le parole ai gesti.
"Esattamente."
"Wow! Questa lezione somiglia sempre più ad uno spettacolo di mimi..." si intromise Puck mimando di tirare una corda verso di sè.
"Finiscila." lo seccò la latina per poi chiedere "E si puo' sapere cosa ci fai qui!?"
"E' la mia pausa pranzo ed oggi in tv non c'è niente..." si giustificò il ragazzo.
"Puck, sono le nove e quaranta... Come puo' essere la tua pausa pranzo!?" chiese Santana.
"La prima pausa pranzo." specificò il ragazzo.
"Puck, sparisci. Ora." ordinò la mora serissima, facendo sgattaiolare via Puck con la coda fra le gambe.
"Posso farti una domanda Santana?" chiese Mike sedendosi vicino alla mora.
"Sentiamo."
"E' vero quello che si sente in giro?".
"Quale delle tante cose?"
"Che sei al cento per cento, super, arci, gay?" chiese il ragazzo.
"Qualche problema, Mike?" chiese la latina sospettosa.
"No. Cioè..." cominciò l'asiatico.
"Avanti. Prometto di concederti dieci secondi di vantaggio prima di picchiarti se la cosa è veramente offensiva." concedette la mora.
"Non c'è alcuna possibilità che tu esca con me, vero?" disse velocemente Mike "Voglio dire, non sei affatto attratta dagli uomini?"
"Non credo... Non che ricordi ad ogni modo..." spiegò la latina "E' un bel po che non succede."
"Quindi è successo che ti sia sentita attratta da un uomo..." continuò ad indagare il ragazzo.
"Forse si. Fisicamente. Perchè, vuoi invitarmi a cena?"
"Già..."
"Senza offesa Mike... sei un bel ragazzo e da quel poco che ho potuto notare hai un gran set di addominali... ma non è il momento giusto per sperimentare..."
"Ah si?" chiese il ragazzo ricevendo il colpo con grazia.
"Sai c'è una persona che mi ha piuttosto preso..." sorrise Santana evidentemente riferendosi a Brittany.
"Io credo..." cominciò il ragazzo passandosi una mano fra i capelli "Io credo che tu sia pronta a mostrarle quello che hai imparato..."
"Ma se l'altro ieri mi hai detto che avrei avuto bisogno di altre quattro lezioni almeno..." rispose sospettosa la mora.
"Posso insegnarti cose precise da dire. Frasi adatte alle circostanze..." sorrise il ragazzo.
"Davvero?"
"Davvero." annui Mike.
"Quindi, supponendo, potrei già invitarla ad uscire stasera?"
"Supponendo, si, potresti."
"Sono tutta orecchi professore..." sorrise Santana

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In realtà non si sentiva così preparata.
Ma aveva deciso che era giusto darsi una chance, senza contare che forse la sua goffagine avrebbe potuto farle accaparrare punti.
Si era piazzata fuori dall'entrata del palazzo attendendo che puntualmente, alle sei, Brittany scendesse dal palazzo per andare a casa.
"Ok. Sei Santana Lopez. Sei fantastica. Donne, uomini, piante ed animali cadono ai tuoi piedi. Sei grandiosa." continuò a ripetersi Santana, ripetendo mentalmente alcuni gesti importanti.
"Le chiederò semplicemente se più tardi avrà voglia di venire con me da Harry, così da conoscere anche i miei amici... niente di così difficile, no?" continuò la latina, per poi voltarsi di colpo al suono della porta che si apriva.
Era a qualche metro di distanza dall'uscita e sentendo quel rumore si avvicinò per andare incontro alla ragazza.
Ma si fermò immediatamente quando vide che non era sola.
C'era un ragazzo sulla sedia a rotelle con lei.
"Merda." pensò Santana trovandosi a due passi da Brittany, che immediatamente si sbracciò per salutarla, andandole incontro.
"Ciao..." sorrise Santana.
Brittany si limitò a farle cenno con la mano, cercando con lo sguardo la lavagnetta che non era presente nella borsa della mora.
"Salve." sentì poi Santana provenire dal basso.
"Oh, salve." rispose la latina concentrandosi sul ragazzo disabile.
"Arthur Abrams, ma preferisco Artie, piacere..."
"Santana Lopez..." rispose la mora stringendo la mano del ragazzo "A volte aiuto Brittany in ammin-"
"Oh, so tutto di te. Brittany non fa altro che parlarmene." sorrise Artie.
"Ah, mi fa piacere..." sorrise Santana per poi domandare "Insegni qui?"
"Oh, no io sono un architetto..." spiegò il ragazzo per poi indicare Brittany "Sono passato a prendere la mia fidanzata."
"Merda. Merda. Merda." pensò Santana sentendo la parola "fidanzata".
"Ritirata, Santana. Attua la ritirata più veloce ed indolore che puoi." si disse tra sè e sè la latina.
"Io- ehm... devo andare... avrei un- un appuntamento..." cominciò Santana indicando la strada alle sue spalle.
"Credevo che venissi da quella direzione..." osservò il ragazzo.
"Si-beh... ho sbagliato strada..." rispose la mora, picchiandosi interiormente per la stupida pensata.
"Allora buona serata..." sorrise il ragazzo per poi aggiungere "E' stato un piacere conoscerti, Santana."
"Si, anche per me..." si sforzò di rispondere la latina con un sorriso, per poi guardare Brittany e mimarle l'arrivederci che aveva imparato qualche lezione prima.
Brittany spalancò gli occhi sorpresa, sorridendo, e rispondendo con enfasi con lo stesso gesto, per poi salutarla di nuovo con la mano.

Santana rimase qualche secondo a guardare Brittany allontanarsi spingendo la sedia del suo "fidanzato", per poi optare per la via meno dolorosa, quella senza troppi pensieri, e chiamare un numero che conosceva fin troppo bene.
"Harry. Assicurati di lasciare libero il mio tavolino. E prepara del wishky. Tanto wishky." terminò la latina, rificcando il cellulare in tasca, pensando "Ah... sarà una lunga, lunga, notte..."



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Et voilà, ecco a voi un altro capitolo... Cosa ve ne pare?
Come al solito spero di aver fatto un buon lavoro...
fatemi sapere cosa ne pensate!

Un abbraccio grande ed un grazie ancora più grande a tutti voi che continuate ad incoraggiarmi!

Northstar



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