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Autore: Fra The Duchess    26/02/2012    0 recensioni
Innamorarsi di una persona e nascondere i propri sentimenti per 10 lunghi anni. Fino a che ti piomba una nipote tra capo e collo rimescolandoti le carte in tavola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-...Questo vuol dire che nel mondo, nel pianeta, esistono quattro grandi famiglie, quattro grandi modi di fare agricoltura, di gestire l'agricoltura, di concepire il paesaggio agricolo, avete capito? Di manifestare una cultura, d'accordo? Due e due, eh? Sennò qui ogni anno viene fuori di tutto e di più qua... Ascoltatemi bene prima di fare fantageografia all'esame, eh?... e i deliri onirici che ci sono solo nella vostra mente!-

La classe scoppiò in una risata contenuta, e guardai soddisfatto il mio pubblico ridotto alla piccola aula P3 della sede distaccata della Statale a Sesto San Giovanni. Tra le prima file c’erano circa  tra i 4 e i 6 studenti che ormai avevo catalogato come “i fedelissimi” : ormai riuscivo a riconoscerli per i corridoi a furia di vedermeli davanti , ed inoltre li vedevo scriverli fittamente durante tutta l’ora. Se l’occhio non mi aveva ingannato, la solita ragazza riccia con gli occhiali si segnava persino le mie battute. Mah. –Quindi abbiamo da una parte una…-

Partì la fastidiosa musichetta del mio cellulare da una tasca interna del giaccone, così mi affrettai ad andare a spegnerlo, scusandomi con un politico :-Scusatemi ma oggi non ci sto proprio con la testa, e mi sono scordato…Dopotutto errare humanum est, no?- Un’elegante maniera per pararsi il culo facendo ridere gli studenti; così presi l’oggetto incriminato ma nell’atto di spegnerlo mi bloccai: il nome Elodie brillava con insistenza sulla schermata del cellulare. Non lo vedevo da circa un anno e mezzo.
-Un…un minuto..vengo subito…è urgente…- sfumai l’ultimo pezzo di frase uscendo veloce dall’aula, mentre il chiacchiericcio all’interno aumentava di volume. Mi feci coraggio e schiacciai il tasto verde.
-Pronto.-
-D-Dino…- Anche se rotta dal pianto, la sua voce rimaneva lo stesso calda e piacevole. –Devi aiutarmi.-

 

Camminavo da mezz'ora avanti e indietro per il salotto come un leone in gabbia. Avevo provato a leggere un libro o accendere il computer, ma avevo scoperto che non riuscivo a stare seduto per più di due minuti di seguito, neanche mi fossi fumato un'intera pianta di marijuana con tronco e radici.
Fuori pioveva, il che non faceva che peggiorare il mo instabile umore. Per l'ennesima volta fermai il mio andare per osservare l'unica fotografia visibile in tutta la casa, in una semplice cornice argentata, placandomi per un attimo.

Era una foto che amavo tanto, scattata quasi 10 anni prima. Io ero abbronzato e con più capelli in piazza, Carlo faceva una delle sue stupide smorfie ed in mezzo tra i due Elodie sorrideva raggiante insieme a me, abbracciandomi. Faceva un caldo schifoso in quei giorni, ad Abidjan, ma eravamo tutti felici, con l'oceano e i palmeti dietro le nostre spalle sudate.

Il citofono strillò facendomi torcere le budella. Ora ricordavo il perché l'avevo evitata per un così lungo tempo.

Scorsi alla finestra il mio viso spaventato e pallido: sembrava avessi visto un fantasma. E dovevo aspettare a vedermi dopo che se ne fosse andata, lì sì che ci sarebbe stato da ridere!

Udito il rumore dei passi per le scale andai ad aprire di corsa la porta, trovandomi così ad annaspare per mezza frazione di secondo. Elodie mi fissò con quegli enormi occhi nocciola caldi, salutandomi con un accenno di sorriso. -È un po’ che non ci vediamo eh Dino?-

Perché non la stavo facendo entrare? –Eh già, vero? Entra, vieni…- Mai che ti venga una battuta ad effetto in queste situazioni.

Si sporse per i due baci di cortesia sulle guance, ed i suoi lunghi capelli d’ebano lasciati sciolti mi sfiorarono le gote, poi entrò dentro col tacchettìo veloce e ritmico dei lucidi stivali neri bagnati dalla pioggia.

-Non è cambiato molto qui, eh?- dicendolo guardò un attimo intorno a sé con genuina curiosità, al che ribattei pronto :-Eh, ma se mi dici così mi offendo! Dovrò chiamare un altro arredatore, adesso.- Grazie a dio mi era tornato l’uso della parola.

Elodie si avvicinò alla foto che occhieggiava solitaria dalla libreria e le scappò un sorriso malinconico. –Non la togli, eh?-

-E perché? Sono uscito così bene!-

Ridacchiammo insieme. –Dino, sei un sentimentale- concluse accondiscendente, e si girò in modo da non guardarla. Forse le bruciava ancora il ricordo, non seppi bene, mi era sempre stato difficile decifrare il suo volto dagli zigomi sporgenti e morbidi.

-Lo sai che è scoppiata una guerra civile a Dimbokro, vero?- Non era una domanda, sapeva che ne ero a conoscenza. Incrociò le braccia al petto ed io mi appoggiai al ripiano che divideva il corridoio dalla sala. La sera prima, quando avevo letto al notizia su internet, il mio pensiero era volato di immediato a lei. –Io parto, Dino. Le linee telefoniche non funzionano più e non so nemmeno se i miei genitori siano ancora vivi…- La frase le morì in gola, ma entrambi sapevamo come poteva andare a finire. –Non posso portarmi dietro Emma Michelle…-

-Certo, certo.-

Ne seguì un lungo silenzio nel quale Elodie prese un lungo respiro lento. –Sai che non mi fido di nessuno come di te, Dino, e so che è pure sfacciato chiedertelo dopo tanto tempo che non ci si ritrova insieme, ma… je ne sais pas…- Come ogni volta che si agitava, il francese veniva a galla con prepotenza nella sua parlata.

-Elodie, non c’è nessun problema se quello che chiedi è di tenerti Emma Michelle. Dopotutto, sono o non sono lo zio Dino?- le sorrisi incoraggiante posandole una mano sul braccio che stringeva convulsamente; vidi due lacrime veloci rotolarle sulla gote, e finalmente scorsi quanto fosse realmente spaventata. Era addirittura terrorizzata.

-Merci, Dino.- Cerco di trovare un tono fermo alla voce e drizzò meglio le spalle, diventando ancora più alta, una mano posata sulla mia. Rimasi un attimo ad osservare il piacevole contrasto della sua pelle nera come una notte senza luna con la mia bianchiccia: anche quando mi abbronzavo al suo fianco continuavo a sembrare cadaverico.

Si chinò per darmi uno sfuggevole bacio su una guancia, lasciandomela rovente per il delicato tocco delle labbra morbide e carnose. –Je sais pas quoi faire sans toi.-

Feci spallucce e finsi indifferenza mentre sentivo le viscere torcersi peggio che a uno scolaretto, preferendo tacere piuttosto che arrischiarmi e dire qualche scempiaggine.

-Quando posso portarla?-

-Ah, già. Quando vuoi, fammi giusto sapere il giorno e l’ora così torno prima se magari sono fuori per lezioni o conferenze… Ora però non andare nel panico, eh?, che ti vogliamo combattiva! Or fiondati a casa a farti un bel bagno caldo, quattro-cinque camomille e subito a letto. Intesi?-

Sorrise, mostrando una fila di denti bianchi e ben squadrati. Era così bella che i miei ricordi opachi non le rendevano giustizia. –Certo, come no! Corro a prendere Emma Michelle all’asilo, semmai. Grazia ancora Dino.- Corse letteralmente fuori casa in una nube di profumo dolce e gli svolazzi chiari della sciarpa e del cappotto, mentre io la seguivo fermo sulla soglia, impalato come uno stoccafisso, ancora avvolto dal suo piacevole incantesimo. Ad un’ondata di vento freddo mi ripresi e rientrai, siccome le patate ed i cornetti non si sarebbero suicidati nella pentola d’acqua bollente con le loro gambe.

Ad un tratto realizzai chiaramente il pensiero “nipote”. Avevo appena accettato di tenerla a tempo indeterminato.

Davvero?

Sì.

Davvero??!

Oh, Giuda.







N.d.A. Carissimi!!! Spero tutto bene, qui è sempre la vostra Duchess che vi scrive con affetto e devozione! Questo è uno dei miei lavoretti, è una storia completa che però non ho finito di scrivere a computer. L'esperimento consiste che, se vedo che la storia vi piace, allora mi metto d'impegno e diligentemente mi metterò a ricopiare per voi anche il resto della storia; se vedo che in vece attira poche persone, pace, lascio lì tutto perchè tanto qui la pigrizia regna sovrana! XD

La storia l'ho ideata basandomi sul mio professore di Geografia Urbana e Regionale per il quale avevo una vera propra ossessione...come al solito, sigh! Così mi ero inventata una storia su di lui. Mi sarebbe poi piaciuto stamparla e dargliela come regalo, ma all'ultimo esame mi ha fatto girare i maroni e allora ho mandato all'aria i miei piani. Vabbé, povero Dino!

Enjoy it, e fatemi sapere poi come trovate la storia!

Sincerely yours,

your beloved Duchess

  
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