Capitolo 26 “La
storia di Lavinia”
Draco
era impietrito.
Gli
sembrava di vedere un fantasma. Se fino a quel momento aveva creduto che
sarebbe rimasto indifferente, non era affatto così.
Lavinia
era cresciuta ed era bellissima.
Tanto
quanto lui.
Vestita
d’un abito azzurro di pizzo, fece timorosa, qualche passo avanti, verso di lui.
“Draco”
mormorò con voce cristallina.
Ancora
una volta il ragazzo rimase in silenzio.
Lavinia
allora, guardò
Narcissa,
commossa, le fece cenno col capo di andare da lui.
Solo
quando la ragazza gli fu abbastanza vicina, Draco notò che il ventre della
giovane Malfoy era rigonfio, ma non ebbe il tempo di dire nulla che Lavinia gli
lanciò le braccia al collo e lo abbracciò.
Draco,
inizialmente rigido, si lasciò andare a quell’abbraccio e avvolse, a sua volta,
il corpo della sorella con le proprie braccia.
Un appiglio.
Narcissa
dinanzi a quell’immagine, si portò le mani alla bocca per trattenersi dal
singhiozzare, mentre calde lacrime le rigavano il volto.
Qualche
minuto dopo erano seduti tutti e tre nel salotto, davanti al camino.
C’era
stato un imbarazzante silenzio che aveva impedito loro di parlare fino a quel
momento. Silenzio che un Draco furioso, decise di interrompere con la sua
mancanza di tatto:
“Sei
tornata perché sei incinta?” frecciò con cattiveria, all’indirizzo della
sorella.
“Draco…”
l’ammonì
“No,
Madre. Lasciatelo parlare” disse la ragazza, che con un gesto della mano mise a
tacere la donna. Poi volse i suoi occhi chiari verso il fratello e, nonostante
tutto, gli sorrise.
“Sei
proprio come nostro Padre, Draco. Apparentemente scostante e crudele…mi spiace
averti fatto soffrire…”
“Risparmia
il fiato! Io non ho affatto sofferto per colpa tua!” sibilò sprezzante,
alzandosi in piedi, fingendo di ignorare quel paragone che lui tanto detestava,
perché se da un lato ammirava ancora suo Padre, dall’altro non riusciva a
sopportare l’idea che anche lui un giorno si sarebbe comportato come Lucius.
“Che
diamine sei tornata a fare qui? Sono i soldi che vuoi? Un aiuto per te il Mezzosangue
che porti in grembo?” lo schiaffo che lo colpì in pieno visto, rimbombò per
tutta la stanza.
Draco,
ferito nell’orgoglio, digrignò i denti e fissò con astio la sorella, la cui
mano era ancora a mezz’aria.
“Non
hai alcun diritto di stare qui. Scegliendo di andartene con lui, hai escluso noi, la tua famiglia. E ora pretendi che io stia qui
ad ascoltarti?” Draco fece un passo indietro, intenzionato a tornarsene al
castello e a dimenticare l’accaduto.
“Sono
tua sorella e me lo devi!” ribatté lei con durezza.
“E’
qui che ti sbagli. Io non ti devo niente. Io non ho mai avuto una sorella!” sibilò
con sprezzo, stringendo le mani a pugno.
Gli
occhi di Lavinia divennero improvvisamente lucidi.
“Ora
basta!” Narcissa scattò in piedi come un felino, avanzando verso i suoi figli.
“Draco
vattene in camera! Uscirai solo quando ti sarai calmato!” gli ordinò. Il biondo
era pronto a risponderle per le rime, nonostante fosse sua Madre, ma non ne
ebbe il tempo.
“ORA!”
sibilò la donna, muovendo lentamente le labbra e scandendo bene lettera per
lettera.
A
quel punto il ragazzo non poté che obbedire. Dopo aver lanciato un’ultima
occhiataccia alla sorella, diede le spalle alle due donne e si incamminò verso
le scale che conducevano al primo piano, dove si trovava la sua stanza.
Una
volta arrivato a destinazione, si chiuse con un tonfo, la porta alle spalle e
rimase fermo all’ingresso della propria camera, puntando gli occhi sul muro
davanti a lui. Se avesse potuto distruggerlo con uno sguardo, lo avrebbe fatto.
Lavinia
lo osservò salire quelle scale con il solito portamento elegante, ma la posa
leggermente rigida, palesava la tensione che stava provando.
Non
riuscì a trattenere a lungo le lacrime, né tentò di fermarle. Narcissa le posò
una mano sulla spalla, regalandole uno sguardo carico d’amore.
Quanto
aveva sofferto quella donna per la lontananza da sua figlia?
Quanto
le era costato dover accettare l’imposizione del suocero e di suo marito?
Nessuno
poteva capire cosa significava per una madre perdere il proprio figlio. E
Narcissa c’era andata vicino anche con Draco, durante la guerra.
Saperlo
ancora vivo, le aveva ridato la speranza che forse qualcosa poteva ancora
cambiare e da quel momento per la sua famiglia, era davvero cambiato tutto.
“Riuscirà
mai a perdonarmi?” mormorò la giovane Malfoy, faticando a mantenere un tono di
voce fermo.
Narcissa
alzò lo sguardo cogliendo l’algida figura del figlio, sparire su per le scale.
“Si,
Draco ha solo bisogno di tempo. È che non riesce ancora a perdonare sé
stesso…”rispose addolcendo il proprio tono di voce.
Lavinia
annuì, nel cuore la speranza che ciò potesse avvenire presto.
Intanto
a Hogwarts, Hermione se ne stava sotto le calde coperte del proprio letto, non
riuscendo a chiudere occhio. Era preoccupata per Draco.
Che
fosse accaduto qualcosa a sua Madre?
O
si trattava di lei? Forse Narcissa era venuta a conoscenza della loro relazione
e voleva ordinare al figlio di troncarla sul nascere?
No,
Hermione non era affatto tranquilla e non riusciva a farsi bastare quelle poche
parole scritte dal ragazzo prima di andarsene.
Non
era ancora certa di conoscerlo bene, eppure dentro di sé sentiva che se si
fosse trattato di qualcosa di poco conto, Draco non si sarebbe precipitato con
tanta fretta a casa.
La
ragazza sbuffò, coprendosi la testa col lenzuolo.
Continuare
a pensarci non serviva a nulla. Al suo ritorno, Draco le doveva spiegare ogni
cosa.
Fu
questo il suo pensiero prima di addormentarsi.
Nello
stesso istante, il biondo era fuori al balcone della sua stanza, le braccia
conserte poggiate sul marmo del parapetto. Lo sguardo algido e tempestoso di
chi non ha smesso un minuto di pensare.
La
porta della sua camera cigolò, segno che qualcuno era appena entrato, ma Draco
continuò a mantenere lo sguardo fisso nel vuoto.
“So
che non vuoi né vedermi, né ascoltarmi, ma dovrai farlo. Non ho intenzione di
muovermi di qui senza averti raccontato ogni cosa” la voce di Lavinia gli
giunse al petto come una stilettata.
Quel
timbro così soave e leggero, lo induceva ad evocare ricordi che lui, a fatica,
aveva riposto in un angolo della propria memoria, nella vana speranza di
dimenticarli. Invece, dopo anni, essi erano riaffiorati alla mente e lui,
ancora una volta, si sentiva un fallito, perché non riusciva neanche a
dimenticare. Draco rimase immobile, gli occhi adombrati e vacui, carichi di
immagini della loro infanzia felice.
“Come
hanno fatto a nascondere al Mondo Magico, la tua scomparsa?” domandò con voce
strascicata, aprendo per la prima volta la bocca da quando aveva fatto ingresso
in quella stanza.
“Oblivion”
rispose lei in un soffio.
Il
biondo sorrise amareggiato.
“Giusto.
Perché ho fatto una domanda tanto stupida?” scosse la testa “Mi chiedo perché
non l’abbiano usato anche su di me” confessò, portandosi le mani a coprirsi il
viso.
Lavinia
gli posò entrambe le mani sulle spalle.
“Nonno
Abraxas ha vietato categoricamente che ciò accadesse, perché dovevi ricordare
cosa succedeva ai traditori del proprio sangue. Ai traditori come me” disse,
recitando a memoria le parole di quell’uomo che lei continuava a chiamare
“nonno”.
“Mi
dispiace. Mi dispiace di essere stata la peggiore sorella del mondo…” Draco a
quelle parole si voltò, trovandosi dinanzi al volto rigato di lacrime della
sorella.
E
si riconobbe in quello sguardo.
“Perché…perché
te ne sei andata?” domandò con voce tremante.
Lavinia
serrò gli occhi.
“Perché
io amo Sebastian, Draco. Ma questo non ha mai significato che io amassi meno te
e i nostri genitori. Ero la migliore studentessa di Beauxbatons, ma mi sentivo
sempre un passo dietro gli altri e non ti nascondo che il cognome Malfoy mi
pesava parecchio. Mi sentivo incompleta, sola e quando ho incontrato Sebastian
a Parigi ho provato una sensazione nuova, meravigliosa…piacevole” Lavinia aprì
gli occhi e sorrise a quel ricordo.
“Nostro
Padre con me era stato meno duro, anche se mi riempiva la testa con
l’importanza del sangue puro. Ma io ho sempre preferito ragionare con la mia
testa e quando ho scoperto che Sebastian era un Mezzosangue l’ho comunque
portato qui per farlo conoscere ai nostri genitori, nella vana speranza che
avrebbero capito che l’amore doveva andare al di là delle differenze sociali…”
ora era lei quella che sorrideva con amarezza.
“Ma
così non è stato. Tu probabilmente non ricordi, avevi dieci anni e stavi già
studiando nell’attesa di andare ad Hogwarts l’anno successivo. Io ero al mio
ultimo anno invece e sognavo di sposarmi e di entrare al lavorare al Ministero,
volevo occuparmi dell’Istruzione del Mondo Magico, ma Nonno Abraxas ha pensato
di farmi un regalo anticipato di nozze” la ragazza sospirò e quando stette per
parlare ancora, ebbe un mancamento. Draco la sostenne, spaventato la condusse
sul proprio letto, dove la fece adagiare.
“Non
dovresti fare troppi sforzi” disse lui, sfiorando con lo sguardo il suo ventre
rigonfio.
“Quando
nascerà?” domandò poi, riportando gli occhi sul viso della ragazza, trovandola che
lo fissava con un sorriso tenero.
“A
luglio. Lui nascerà a luglio” rispose lei con voce flebile.
“Sai
già che è un maschio?”
Lavinia
scosse il capo.
“No,
ma ne sono certa” mormorò sorridendo, prima di chiudere gli occhi e
addormentarsi.
Draco
si stese al suo fianco e vegliò su di lei tutta la notte.
Quando
la mattina dopo riaprì gli occhi, Lavinia non era accanto a lui. Il biondo
scattò subito a sedere.
“Saranno
anche passati sette anni, ma tu hai sempre lo stesso vizio” la voce di Lavinia
gli giunse alle orecchie, limpida e cristallina.
Draco
si girò verso di essa, trovando la sorella seduta su una sedia a dondola mentre
con la magia due ferri lavoravano la lana.
“Dormi
sempre con la mano aperta sul cuscino. Era il nostro modo per sentirci vicini,
ricordi?” continuò lei, ma il biondo non le rispose, fissandola con sguardo
indecifrabile.
“Ogni
volta che tornavo a scuola, tu avevi difficoltà ad addormentarti, allora io ti
dicevo di fingere che fossi accanto a te e che ti stesse tenendo la mano. Da
quel momento in poi hai cominciato a dormire su un fianco con la mano aperta
sul cuscino” mormorò lei con voce tenera.
Il
biondo finse di non averla ascoltata, per tale motivo riportò la discussione su
un altro campo.
“Cos’è
quello?” domandò indicando con un cenno del capo, i ferri.
“Un
vestitino invernale per il mio bambino” la naturalezza con la quale le rispose,
sorprese Draco.
“Non
sai ancora se è maschio” ribadì lui.
“Io
lo sento e una madre non si sbaglia mai” rispose Lavinia, sorridendogli.
“Perché
Sebastian non è qui con te?” chiese d’improvviso il ragazzo, scorgendo così un
cambiamento nell’espressione facciale della sorella.
“E’
all’estero per un’importante ricerca” rispose caustica.
“Di
cosa si occupa?”
“Non
vuoi realmente saperlo, Draco”.
“Voglio
solo sapere perché non è qui con te, lui che ha tanto detto di amarti,
costringendoti a scegliere tra lui e noi!” esclamò stizzito.
Lavinia
lo scrutò dritto negli occhi.
“Te
l’ho già detto”.
“No.
Io voglio sapere la verità!” Draco era sceso dal letto e si era avvicinato alla
sorella.
“Voglio
sapere cosa hai fatto in questi sette fottutissimi anni e perché di punto in
bianco sei tornata senza il tuo principe azzurro! Voglio capire perché non sei
rimasta qui. Un modo lo avremmo trovato per convincere i nostri genitori. Ero
piccolo, ma lo sai che ti sarei stato accanto se me l’avessi chiesto…”
“Non
avresti potuto far niente, Draco” la voce di Lavinia ridotta ad un sussurro,
mentre si alzava in piedi e si avvicinava al camino acceso, gli occhi
nuovamente ricolmi di lacrime.
“Quando
io e Sebastian abbiamo messo piede in questa casa, speravamo di convincere
Lucius ad accettarci. Non ti dico che faccia ha fatto nostro Padre quando gli
ho detto che Sebastian era un Mezzosangue, era sul punto di esplodere, ma
nostra Madre è intervenuta, invitandoci ad accomodarci e ha chiesto all’elfo di
portarci una tazza di Tè. Eravamo quasi riusciti a farli ragionare, Sebastian
si è dimostrato da subito un ragazzo galante, ben educato, ha raccontato ai
nostri genitori la sua storia: sua madre è morta dandolo alla luce e suo padre
che lo vedeva come la causa di quella perdita, lo diede in adozione ad una
famiglia Purosangue di Parigi. Lui è cresciuto come noi, Draco e se non fosse
lui stesso a dirlo, non sembrerebbe un Mezzosangue e con ciò non sto dicendo
che li disprezzo, anzi…” mormorò.
“Io
credo che siano migliori di tutti noi” aggiunse, voltandosi verso il fratello
per poterlo guardare negli occhi.
Quello
sguardo sembrava potergli sondare l’anima, Draco temeva che lei potesse
scoprire che lui la pensava esattamente allo stesso modo, perché come sua sorella,
si era innamorata di una ragazza che non apparteneva al loro rango sociale e di
sangue.
E
se l’avesse scoperto, come l’avrebbe presa?
“Mentre
eravamo lì seduti in salotto, è arrivato il nonno paterno e ha voluto sapere
chi fosse Sebastian. I volti dei nostri genitori si sono congelati, io che non
temevo nulla ho detto la verità e da allora è stato l’inferno. Nonno Malfoy non
poteva tollerare un simile elemento in famiglia, così ha cominciato col
minacciare suo figlio. Fino a che…” fermarsi fu d’obbligo per la ragazza che
chinò lo sguardo.
Ricordare
quei giorni le costava una fatica immensa e il dolore che ancora provava le
stringeva il cuore in una morsa.
“Cos’ha
fatto Nonno Abraxas?” incalzò Draco, sollevandole il viso con due dita, così da
poterla guardare nuovamente negli occhi.
“Era
furioso, era intollerabile che…un Mezzosangue entrasse nella nostra famiglia.
Ha tentato anche di usare l’Imperio su di me, ma con scarsi risultati” un
ghigno le si dipinse sulle labbra.
“E
infine ha optato per qualcosa di potente ed oscuro. Ciò che tu non sai è che ha
usato una magia antica di 300 anni, praticata da un gruppo di maghi nomadi
dell’Inghilterra del nord. All’apparenza sembra innocuo, dipende da quanto odio
prova la persona che la scaglia…” mormorò Lavinia che sembrava improvvisamente
essere invecchiata di trent’anni.
Draco
temeva di porre quella domanda, ma doveva farlo…doveva conoscere come stavano
le cose.
“E
quanto odio provava Abraxas quando vi ha scagliato contro l’incantesimo?” la
domanda uscì da sola dalle labbra del ragazzo e Lavinia che lo fissava con aria
malinconica, accennò un mezzo sorriso sbieco che però risultò essere una
smorfia di dolore. E Draco allora capì…
“Di
che incantesimo si tratta?”
“Nexus Immortalis” la voce armoniosa
della ragazza, pronunciò cupamente il nome di quella Maledizione.
“Ma…ma
è…” Draco spalancò gli occhi sorpreso e allo stesso tempo, spaventato.
“Si,
Draco. E’ l’incantesimo Proibito dalla legge magica da ormai cent’anni, ma come
ben sai all’epoca la nostra famiglia godeva di grandi favori e di ottime
conoscenze e nessuno osò intervenire”
“Nostra
Madre sapeva…” il ragazzo non finì la frase che la sorella annuì.
“E…”
“Anche
Lucius, sì” concluse la frase per lui.
Draco
abbassò lo sguardo addolorato, ma allo stesso tempo infuriato.
Ce
l’aveva con i suoi genitori che non avevano fermato Nonno Abraxas.
Con
il Nonno dittatore.
Con
Lavinia per le sue scelte.
E
con sé stesso, perché ancora una volta, si sentiva solo un fallito, messo da
parte dalla sua stessa famiglia che lo aveva tenuto all’oscuro di quello che
realmente era accaduto.
“Nostro
Padre è venuto spesso a trovarmi, sai?”
Draco
risollevò la testa di scatto, spalancando gli occhi, inebetito.
Lavinia
accennò un sorriso tirato.
“Lui
e nostra Madre hanno cercato di aiutare me e Sebastian…ma senza alcun
risultato. Ora stiamo tentando un’ultima strada, Sebastian è in Bretagna, nel
nord della Francia. Si dice che lì viva un mago molto potente che conosce ogni
incantesimo e contro incantesimo…” sul viso della ragazza, scivolò giù una
lacrima e ciò le impedì di proseguire.
Draco
le si avvicinò senza neanche pensarci troppo e l’abbracciò forte. Lavinia
nascose il viso tra la sua spalla e il collo, dando sfogo al suo dolore.
“Non
voglio che mio figlio cresca senza i suoi genitori…non voglio perderlo ancora
prima di averlo stretto tra le braccia e non voglio lasciarti di nuovo, Draco.
Ti voglio bene, fratellino!” mormorò con voce rotta, mentre il biondo non
riusciva a placare il battito forsennato del suo cuore.
“Dimmi
che Nonno non ha davvero scagliato contro di voi quella maledizione e che non
ha definito quando la vostra…morte
dovrà avvenire” quella parola fu pronunciata con dolore dal giovane Serpeverde.
“La
morte vi coglierà nel momento in cui il vostro amore malato darà alla luce un
nascituro bastardo…” recitò lei con voce severa.
“Moriremo
subito dopo che io avrò concepito il nostro bambino…” aggiunse poi in un soffio.
“Che
cosa?” esclamò Draco scostandosi da lei e facendo un passo indietro. La fissava
con gli occhi sbarrati.
“Cioè…tu
vuoi dirmi che nonostante voi sapeste che mettere al mondo un figlio vi avrebbe
condotto alla morte, avete rischiato comunque?” Draco sputò fuori quelle parole
con malcelata cattiveria, col preciso intento di ferire sua sorella.
“Non
avrai neanche il tempo di vederlo questo dannato bambino! Lo sai questo?” il
ragazzo si portò le mani tra i capelli, disperato.
“Non…non
chiamarlo dannato” mormorò incerta la ragazza.
“E
come altro lo chiami un figlio che ti porterà a morte certa, eh?” gridò Draco
fuori di sé. Lavinia indietreggiò, fermandosi non appena incontrò il muro alle
proprie spalle.
“Draco…io
e Sebastian non volevamo rimanere soli tutta la vita, speravamo che con la
morte del Nonno l’incantesimo perdesse di potenza e invece dopo che abbiamo
scoperto che ero incinta, entrambi abbiamo sognato la nostra morte e in
disparte c’era nonno che rideva…”
“Siete
due egoisti! Due stupidi egoisti! Non avete pensato alle vostre famiglie?!? No,
eh? Tu non hai pensato ai nostri genitori… A ME!!! DANNAZIONE!” Draco perse
d’un tratto la voce, appannata dalle lacrime che aveva trattenuto fino a quel
momento.
Lavinia
gli si avvicinò velocemente e lo strinse a sé.
“Perdonami…perdonami
ti prego”.
Fuori
dalla porta della stanza, una Narcissa in lacrime, aveva ascoltato tutta la
conversazione tra i suoi due figli. Vedere Draco stare così male non l’aveva
affatto stupita, la donna aveva sempre sospettato che il figlio non avesse mai
digerito la partenza della sorella, ma non ne aveva mai fatto parola. Quando
lei provava a metter in mezzo l’argomento, Draco si alzava e se ne andava. Col
tempo la donna aveva rinunciato.
Per
la disperazione e il dolore strinse tra le dita la lettera che era appena
arrivata.
Era
di Sebastian…
***
Non
credevo che sarei riuscita ad aggiornare dopo una sola settimana, ma
l'ispirazione mi ha presa e quando ho avuto qualche minuto di tempo ho
buttato giù quest'altro capitolo.
Presumo di aver deluso le vostre aspettative col capitolo precedente e
confesso che mi dispiace moltissimo. Alla fine sto seguendo l'idea che
ho avuto non appena ho cominciato a scrivere questa fan fiction.
In questo capitolo ho preferito concentrarmi sulla storia della giovane
Lavinia. Come avete letto, Draco ha sofferto molto per l'allontanamento
da sua sorella e ha coltivato per lungo tempo un odio smisurato verso
di lei. Odio che è ben trapelato quando se l'è trovata
dinanzi. In realtà però, Draco non riesce ad odiarla
realmente e per questo si arrabbia, perché vorrebbe non voler
star male per lei, ma non ci riesce, nel profondo del suo cuore nutre
un amore smisurato per quella ragazza che ha rappresentato per lui
moltissimo. Con lei ha vissuto un'infanzia felice, lontana dalle
pressioni paterne...credo che ne vedremo stralci di ricordi con i
prossimi capitoli. Ora la questione importante è: cosa ha
scritto Sebastian nella lettera?
Non sono convintissima di questo capitolo, lo confesso, ma ho provato
più volte a rileggerlo e a modificarlo, alla fine il risultato
è rimasto invariato.
Al prossimo aggiornamento.
Un bacio.
Ps: la fan fiction non è scritto a scopo di lucro, ma per mio puro diletto. I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Rowling.
Marghe