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Autore: Sognatrice85    26/02/2012    2 recensioni
Storia ambientata ad Hogwarts subito dopo la Guerra Magica svoltasi nei mesi estivi. Silente e Fred sono morti.
A settembre il trio magico rientra a Scuola, con essi molti altri studenti. Tutti col solo ed unico intento di ridare alla propria esistenza una parvenza di normalità.
Ma un episodio grave come la guerra ha costretto molti a cambiare, a rivedere le proprie priorità, i propri valori. Due studenti, due protagonisti di quel sanguinoso scontro, saranno costretti a viverne uno nuovo. Forse quello più difficile: contro sé stessi.
Un quaderno, un misterioso proprietario, straordinari disegni e magiche poesie, dipingeranno la vita di Hermione ad Hogwarts...dove la condurrà tutto questo? Leggete per scoprirlo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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La storia di Lavinia

Capitolo 26 “La storia di Lavinia”

 

 

Draco era impietrito.
Gli sembrava di vedere un fantasma. Se fino a quel momento aveva creduto che sarebbe rimasto indifferente, non era affatto così.
Lavinia era cresciuta ed era bellissima.
Tanto quanto lui.
Vestita d’un abito azzurro di pizzo, fece timorosa, qualche passo avanti, verso di lui.
“Draco” mormorò con voce cristallina.
Ancora una volta il ragazzo rimase in silenzio.
Lavinia allora, guardò la Madre, spaesata.
Narcissa, commossa, le fece cenno col capo di andare da lui.
Solo quando la ragazza gli fu abbastanza vicina, Draco notò che il ventre della giovane Malfoy era rigonfio, ma non ebbe il tempo di dire nulla che Lavinia gli lanciò le braccia al collo e lo abbracciò.
Draco, inizialmente rigido, si lasciò andare a quell’abbraccio e avvolse, a sua volta, il corpo della sorella con le proprie braccia.

Un appiglio.
Narcissa dinanzi a quell’immagine, si portò le mani alla bocca per trattenersi dal singhiozzare, mentre calde lacrime le rigavano il volto.

 
 

Qualche minuto dopo erano seduti tutti e tre nel salotto, davanti al camino.
C’era stato un imbarazzante silenzio che aveva impedito loro di parlare fino a quel momento. Silenzio che un Draco furioso, decise di interrompere con la sua mancanza di tatto:
“Sei tornata perché sei incinta?” frecciò con cattiveria, all’indirizzo della sorella.
“Draco…” l’ammonì la Madre.
“No, Madre. Lasciatelo parlare” disse la ragazza, che con un gesto della mano mise a tacere la donna. Poi volse i suoi occhi chiari verso il fratello e, nonostante tutto, gli sorrise.
“Sei proprio come nostro Padre, Draco. Apparentemente scostante e crudele…mi spiace averti fatto soffrire…”
“Risparmia il fiato! Io non ho affatto sofferto per colpa tua!” sibilò sprezzante, alzandosi in piedi, fingendo di ignorare quel paragone che lui tanto detestava, perché se da un lato ammirava ancora suo Padre, dall’altro non riusciva a sopportare l’idea che anche lui un giorno si sarebbe comportato come Lucius.
“Che diamine sei tornata a fare qui? Sono i soldi che vuoi? Un aiuto per te il Mezzosangue che porti in grembo?” lo schiaffo che lo colpì in pieno visto, rimbombò per tutta la stanza.
Draco, ferito nell’orgoglio, digrignò i denti e fissò con astio la sorella, la cui mano era ancora a mezz’aria.
“Non hai alcun diritto di stare qui. Scegliendo di andartene con lui, hai escluso noi, la tua famiglia. E ora pretendi che io stia qui ad ascoltarti?” Draco fece un passo indietro, intenzionato a tornarsene al castello e a dimenticare l’accaduto.
“Sono tua sorella e me lo devi!” ribatté lei con durezza.
“E’ qui che ti sbagli. Io non ti devo niente. Io non ho mai avuto una sorella!” sibilò con sprezzo, stringendo le mani a pugno.
Gli occhi di Lavinia divennero improvvisamente lucidi.
“Ora basta!” Narcissa scattò in piedi come un felino, avanzando verso i suoi figli.
“Draco vattene in camera! Uscirai solo quando ti sarai calmato!” gli ordinò. Il biondo era pronto a risponderle per le rime, nonostante fosse sua Madre, ma non ne ebbe il tempo.
“ORA!” sibilò la donna, muovendo lentamente le labbra e scandendo bene lettera per lettera.
A quel punto il ragazzo non poté che obbedire. Dopo aver lanciato un’ultima occhiataccia alla sorella, diede le spalle alle due donne e si incamminò verso le scale che conducevano al primo piano, dove si trovava la sua stanza.
Una volta arrivato a destinazione, si chiuse con un tonfo, la porta alle spalle e rimase fermo all’ingresso della propria camera, puntando gli occhi sul muro davanti a lui. Se avesse potuto distruggerlo con uno sguardo, lo avrebbe fatto.

 

Lavinia lo osservò salire quelle scale con il solito portamento elegante, ma la posa leggermente rigida, palesava la tensione che stava provando.
Non riuscì a trattenere a lungo le lacrime, né tentò di fermarle. Narcissa le posò una mano sulla spalla, regalandole uno sguardo carico d’amore.
Quanto aveva sofferto quella donna per la lontananza da sua figlia?
Quanto le era costato dover accettare l’imposizione del suocero e di suo marito?
Nessuno poteva capire cosa significava per una madre perdere il proprio figlio. E Narcissa c’era andata vicino anche con Draco, durante la guerra.
Saperlo ancora vivo, le aveva ridato la speranza che forse qualcosa poteva ancora cambiare e da quel momento per la sua famiglia, era davvero cambiato tutto.
“Riuscirà mai a perdonarmi?” mormorò la giovane Malfoy, faticando a mantenere un tono di voce fermo.
Narcissa alzò lo sguardo cogliendo l’algida figura del figlio, sparire su per le scale.
“Si, Draco ha solo bisogno di tempo. È che non riesce ancora a perdonare sé stesso…”rispose addolcendo il proprio tono di voce.
Lavinia annuì, nel cuore la speranza che ciò potesse avvenire presto.
 

 

Intanto a Hogwarts, Hermione se ne stava sotto le calde coperte del proprio letto, non riuscendo a chiudere occhio. Era preoccupata per Draco.
Che fosse accaduto qualcosa a sua Madre?
O si trattava di lei? Forse Narcissa era venuta a conoscenza della loro relazione e voleva ordinare al figlio di troncarla sul nascere?
No, Hermione non era affatto tranquilla e non riusciva a farsi bastare quelle poche parole scritte dal ragazzo prima di andarsene.
Non era ancora certa di conoscerlo bene, eppure dentro di sé sentiva che se si fosse trattato di qualcosa di poco conto, Draco non si sarebbe precipitato con tanta fretta a casa.
La ragazza sbuffò, coprendosi la testa col lenzuolo.
Continuare a pensarci non serviva a nulla. Al suo ritorno, Draco le doveva spiegare ogni cosa.
Fu questo il suo pensiero prima di addormentarsi.

 
 

Nello stesso istante, il biondo era fuori al balcone della sua stanza, le braccia conserte poggiate sul marmo del parapetto. Lo sguardo algido e tempestoso di chi non ha smesso un minuto di pensare.
La porta della sua camera cigolò, segno che qualcuno era appena entrato, ma Draco continuò a mantenere lo sguardo fisso nel vuoto.
“So che non vuoi né vedermi, né ascoltarmi, ma dovrai farlo. Non ho intenzione di muovermi di qui senza averti raccontato ogni cosa” la voce di Lavinia gli giunse al petto come una stilettata.
Quel timbro così soave e leggero, lo induceva ad evocare ricordi che lui, a fatica, aveva riposto in un angolo della propria memoria, nella vana speranza di dimenticarli. Invece, dopo anni, essi erano riaffiorati alla mente e lui, ancora una volta, si sentiva un fallito, perché non riusciva neanche a dimenticare. Draco rimase immobile, gli occhi adombrati e vacui, carichi di immagini della loro infanzia felice.
“Come hanno fatto a nascondere al Mondo Magico, la tua scomparsa?” domandò con voce strascicata, aprendo per la prima volta la bocca da quando aveva fatto ingresso in quella stanza.
“Oblivion” rispose lei in un soffio.
Il biondo sorrise amareggiato.
“Giusto. Perché ho fatto una domanda tanto stupida?” scosse la testa “Mi chiedo perché non l’abbiano usato anche su di me” confessò, portandosi le mani a coprirsi il viso.
Lavinia gli posò entrambe le mani sulle spalle.
“Nonno Abraxas ha vietato categoricamente che ciò accadesse, perché dovevi ricordare cosa succedeva ai traditori del proprio sangue. Ai traditori come me” disse, recitando a memoria le parole di quell’uomo che lei continuava a chiamare “nonno”.
“Mi dispiace. Mi dispiace di essere stata la peggiore sorella del mondo…” Draco a quelle parole si voltò, trovandosi dinanzi al volto rigato di lacrime della sorella.
E si riconobbe in quello sguardo.
“Perché…perché te ne sei andata?” domandò con voce tremante.
Lavinia serrò gli occhi.
“Perché io amo Sebastian, Draco. Ma questo non ha mai significato che io amassi meno te e i nostri genitori. Ero la migliore studentessa di Beauxbatons, ma mi sentivo sempre un passo dietro gli altri e non ti nascondo che il cognome Malfoy mi pesava parecchio. Mi sentivo incompleta, sola e quando ho incontrato Sebastian a Parigi ho provato una sensazione nuova, meravigliosa…piacevole” Lavinia aprì gli occhi e sorrise a quel ricordo.
“Nostro Padre con me era stato meno duro, anche se mi riempiva la testa con l’importanza del sangue puro. Ma io ho sempre preferito ragionare con la mia testa e quando ho scoperto che Sebastian era un Mezzosangue l’ho comunque portato qui per farlo conoscere ai nostri genitori, nella vana speranza che avrebbero capito che l’amore doveva andare al di là delle differenze sociali…” ora era lei quella che sorrideva con amarezza.
“Ma così non è stato. Tu probabilmente non ricordi, avevi dieci anni e stavi già studiando nell’attesa di andare ad Hogwarts l’anno successivo. Io ero al mio ultimo anno invece e sognavo di sposarmi e di entrare al lavorare al Ministero, volevo occuparmi dell’Istruzione del Mondo Magico, ma Nonno Abraxas ha pensato di farmi un regalo anticipato di nozze” la ragazza sospirò e quando stette per parlare ancora, ebbe un mancamento. Draco la sostenne, spaventato la condusse sul proprio letto, dove la fece adagiare.
“Non dovresti fare troppi sforzi” disse lui, sfiorando con lo sguardo il suo ventre rigonfio.
“Quando nascerà?” domandò poi, riportando gli occhi sul viso della ragazza, trovandola che lo fissava con un sorriso tenero.
“A luglio. Lui nascerà a luglio” rispose lei con voce flebile.
“Sai già che è un maschio?”
Lavinia scosse il capo.
“No, ma ne sono certa” mormorò sorridendo, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.
Draco si stese al suo fianco e vegliò su di lei tutta la notte.
 

Quando la mattina dopo riaprì gli occhi, Lavinia non era accanto a lui. Il biondo scattò subito a sedere.
“Saranno anche passati sette anni, ma tu hai sempre lo stesso vizio” la voce di Lavinia gli giunse alle orecchie, limpida e cristallina.
Draco si girò verso di essa, trovando la sorella seduta su una sedia a dondola mentre con la magia due ferri lavoravano la lana.
“Dormi sempre con la mano aperta sul cuscino. Era il nostro modo per sentirci vicini, ricordi?” continuò lei, ma il biondo non le rispose, fissandola con sguardo indecifrabile.
“Ogni volta che tornavo a scuola, tu avevi difficoltà ad addormentarti, allora io ti dicevo di fingere che fossi accanto a te e che ti stesse tenendo la mano. Da quel momento in poi hai cominciato a dormire su un fianco con la mano aperta sul cuscino” mormorò lei con voce tenera.
Il biondo finse di non averla ascoltata, per tale motivo riportò la discussione su un altro campo.
“Cos’è quello?” domandò indicando con un cenno del capo, i ferri.
“Un vestitino invernale per il mio bambino” la naturalezza con la quale le rispose, sorprese Draco.
“Non sai ancora se è maschio” ribadì lui.
“Io lo sento e una madre non si sbaglia mai” rispose Lavinia, sorridendogli.
“Perché Sebastian non è qui con te?” chiese d’improvviso il ragazzo, scorgendo così un cambiamento nell’espressione facciale della sorella.
“E’ all’estero per un’importante ricerca” rispose caustica.
“Di cosa si occupa?”
“Non vuoi realmente saperlo, Draco”.
“Voglio solo sapere perché non è qui con te, lui che ha tanto detto di amarti, costringendoti a scegliere tra lui e noi!” esclamò stizzito.
Lavinia lo scrutò dritto negli occhi.
“Te l’ho già detto”.
“No. Io voglio sapere la verità!” Draco era sceso dal letto e si era avvicinato alla sorella.
“Voglio sapere cosa hai fatto in questi sette fottutissimi anni e perché di punto in bianco sei tornata senza il tuo principe azzurro! Voglio capire perché non sei rimasta qui. Un modo lo avremmo trovato per convincere i nostri genitori. Ero piccolo, ma lo sai che ti sarei stato accanto se me l’avessi chiesto…”
“Non avresti potuto far niente, Draco” la voce di Lavinia ridotta ad un sussurro, mentre si alzava in piedi e si avvicinava al camino acceso, gli occhi nuovamente ricolmi di lacrime.
“Quando io e Sebastian abbiamo messo piede in questa casa, speravamo di convincere Lucius ad accettarci. Non ti dico che faccia ha fatto nostro Padre quando gli ho detto che Sebastian era un Mezzosangue, era sul punto di esplodere, ma nostra Madre è intervenuta, invitandoci ad accomodarci e ha chiesto all’elfo di portarci una tazza di Tè. Eravamo quasi riusciti a farli ragionare, Sebastian si è dimostrato da subito un ragazzo galante, ben educato, ha raccontato ai nostri genitori la sua storia: sua madre è morta dandolo alla luce e suo padre che lo vedeva come la causa di quella perdita, lo diede in adozione ad una famiglia Purosangue di Parigi. Lui è cresciuto come noi, Draco e se non fosse lui stesso a dirlo, non sembrerebbe un Mezzosangue e con ciò non sto dicendo che li disprezzo, anzi…” mormorò.
“Io credo che siano migliori di tutti noi” aggiunse, voltandosi verso il fratello per poterlo guardare negli occhi.
Quello sguardo sembrava potergli sondare l’anima, Draco temeva che lei potesse scoprire che lui la pensava esattamente allo stesso modo, perché come sua sorella, si era innamorata di una ragazza che non apparteneva al loro rango sociale e di sangue.
E se l’avesse scoperto, come l’avrebbe presa?
“Mentre eravamo lì seduti in salotto, è arrivato il nonno paterno e ha voluto sapere chi fosse Sebastian. I volti dei nostri genitori si sono congelati, io che non temevo nulla ho detto la verità e da allora è stato l’inferno. Nonno Malfoy non poteva tollerare un simile elemento in famiglia, così ha cominciato col minacciare suo figlio. Fino a che…” fermarsi fu d’obbligo per la ragazza che chinò lo sguardo.
Ricordare quei giorni le costava una fatica immensa e il dolore che ancora provava le stringeva il cuore in una morsa.
“Cos’ha fatto Nonno Abraxas?” incalzò Draco, sollevandole il viso con due dita, così da poterla guardare nuovamente negli occhi.
“Era furioso, era intollerabile che…un Mezzosangue entrasse nella nostra famiglia. Ha tentato anche di usare l’Imperio su di me, ma con scarsi risultati” un ghigno le si dipinse sulle labbra.
“E infine ha optato per qualcosa di potente ed oscuro. Ciò che tu non sai è che ha usato una magia antica di 300 anni, praticata da un gruppo di maghi nomadi dell’Inghilterra del nord. All’apparenza sembra innocuo, dipende da quanto odio prova la persona che la scaglia…” mormorò Lavinia che sembrava improvvisamente essere invecchiata di trent’anni.
Draco temeva di porre quella domanda, ma doveva farlo…doveva conoscere come stavano le cose.
“E quanto odio provava Abraxas quando vi ha scagliato contro l’incantesimo?” la domanda uscì da sola dalle labbra del ragazzo e Lavinia che lo fissava con aria malinconica, accennò un mezzo sorriso sbieco che però risultò essere una smorfia di dolore. E Draco allora capì…
“Di che incantesimo si tratta?”
Nexus Immortalis” la voce armoniosa della ragazza, pronunciò cupamente il nome di quella Maledizione.
“Ma…ma è…” Draco spalancò gli occhi sorpreso e allo stesso tempo, spaventato.
“Si, Draco. E’ l’incantesimo Proibito dalla legge magica da ormai cent’anni, ma come ben sai all’epoca la nostra famiglia godeva di grandi favori e di ottime conoscenze e nessuno osò intervenire”
“Nostra Madre sapeva…” il ragazzo non finì la frase che la sorella annuì.
“E…”
“Anche Lucius, sì” concluse la frase per lui.
Draco abbassò lo sguardo addolorato, ma allo stesso tempo infuriato.
Ce l’aveva con i suoi genitori che non avevano fermato Nonno Abraxas.
Con il Nonno dittatore.
Con Lavinia per le sue scelte.
E con sé stesso, perché ancora una volta, si sentiva solo un fallito, messo da parte dalla sua stessa famiglia che lo aveva tenuto all’oscuro di quello che realmente era accaduto.
“Nostro Padre è venuto spesso a trovarmi, sai?”
Draco risollevò la testa di scatto, spalancando gli occhi, inebetito.
Lavinia accennò un sorriso tirato.
“Lui e nostra Madre hanno cercato di aiutare me e Sebastian…ma senza alcun risultato. Ora stiamo tentando un’ultima strada, Sebastian è in Bretagna, nel nord della Francia. Si dice che lì viva un mago molto potente che conosce ogni incantesimo e contro incantesimo…” sul viso della ragazza, scivolò giù una lacrima e ciò le impedì di proseguire.
Draco le si avvicinò senza neanche pensarci troppo e l’abbracciò forte. Lavinia nascose il viso tra la sua spalla e il collo, dando sfogo al suo dolore.
“Non voglio che mio figlio cresca senza i suoi genitori…non voglio perderlo ancora prima di averlo stretto tra le braccia e non voglio lasciarti di nuovo, Draco. Ti voglio bene, fratellino!” mormorò con voce rotta, mentre il biondo non riusciva a placare il battito forsennato del suo cuore.
“Dimmi che Nonno non ha davvero scagliato contro di voi quella maledizione e che non ha definito quando la vostra…morte dovrà avvenire” quella parola fu pronunciata con dolore dal giovane Serpeverde.
“La morte vi coglierà nel momento in cui il vostro amore malato darà alla luce un nascituro bastardo…” recitò lei con voce severa.
“Moriremo subito dopo che io avrò concepito il nostro bambino…” aggiunse poi in un soffio.
“Che cosa?” esclamò Draco scostandosi da lei e facendo un passo indietro. La fissava con gli occhi sbarrati.
“Cioè…tu vuoi dirmi che nonostante voi sapeste che mettere al mondo un figlio vi avrebbe condotto alla morte, avete rischiato comunque?” Draco sputò fuori quelle parole con malcelata cattiveria, col preciso intento di ferire sua sorella.
“Non avrai neanche il tempo di vederlo questo dannato bambino! Lo sai questo?” il ragazzo si portò le mani tra i capelli, disperato.
“Non…non chiamarlo dannato” mormorò incerta la ragazza.
“E come altro lo chiami un figlio che ti porterà a morte certa, eh?” gridò Draco fuori di sé. Lavinia indietreggiò, fermandosi non appena incontrò il muro alle proprie spalle.
“Draco…io e Sebastian non volevamo rimanere soli tutta la vita, speravamo che con la morte del Nonno l’incantesimo perdesse di potenza e invece dopo che abbiamo scoperto che ero incinta, entrambi abbiamo sognato la nostra morte e in disparte c’era nonno che rideva…”
“Siete due egoisti! Due stupidi egoisti! Non avete pensato alle vostre famiglie?!? No, eh? Tu non hai pensato ai nostri genitori… A ME!!! DANNAZIONE!” Draco perse d’un tratto la voce, appannata dalle lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento.
Lavinia gli si avvicinò velocemente e lo strinse a sé.
“Perdonami…perdonami ti prego”.
Fuori dalla porta della stanza, una Narcissa in lacrime, aveva ascoltato tutta la conversazione tra i suoi due figli. Vedere Draco stare così male non l’aveva affatto stupita, la donna aveva sempre sospettato che il figlio non avesse mai digerito la partenza della sorella, ma non ne aveva mai fatto parola. Quando lei provava a metter in mezzo l’argomento, Draco si alzava e se ne andava. Col tempo la donna aveva rinunciato.
Per la disperazione e il dolore strinse tra le dita la lettera che era appena arrivata.
Era di Sebastian…

***

Non credevo che sarei riuscita ad aggiornare dopo una sola settimana, ma l'ispirazione mi ha presa e quando ho avuto qualche minuto di tempo ho buttato giù quest'altro capitolo.
Presumo di aver deluso le vostre aspettative col capitolo precedente e confesso che mi dispiace moltissimo. Alla fine sto seguendo l'idea che ho avuto non appena ho cominciato a scrivere questa fan fiction.
In questo capitolo ho preferito concentrarmi sulla storia della giovane Lavinia. Come avete letto, Draco ha sofferto molto per l'allontanamento da sua sorella e ha coltivato per lungo tempo un odio smisurato verso di lei. Odio che è ben trapelato quando se l'è trovata dinanzi. In realtà però, Draco non riesce ad odiarla realmente e per questo si arrabbia, perché vorrebbe non voler star male per lei, ma non ci riesce, nel profondo del suo cuore nutre un amore smisurato per quella ragazza che ha rappresentato per lui moltissimo. Con lei ha vissuto un'infanzia felice, lontana dalle pressioni paterne...credo che ne vedremo stralci di ricordi con i prossimi capitoli. Ora la questione importante è: cosa ha scritto Sebastian nella lettera?
Non sono convintissima di questo capitolo, lo confesso, ma ho provato più volte a rileggerlo e a modificarlo, alla fine il risultato è rimasto invariato.
Al prossimo aggiornamento.

Un bacio.

Ps: la fan fiction non è scritto a scopo di lucro, ma per mio puro diletto. I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Rowling.

Marghe

   
 
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