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Autore: SimplyMe514    26/02/2012    5 recensioni
Avete presente quelle fanfiction in cui non solo i personaggi, ma perfino Hogwarts stessa non sembra più quella che conosciamo? Ecco, in questa storia potrete accompagnare i nostri eroi alla scoperta della Hogwarts alternativa, una giungla impenetrabile in cui vince solo il più forte... o il più sexy? E c'è di più: contemporaneamente, le strane creature che popolano quella giungla avranno un assaggino di com'è veramente la Scuola di Magia e Stregoneria che tutti amiamo... pronti a questo viaggio mozzafiato?
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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 All'inizio 'Mione ebbe difficoltà a trovare abbastanza tempo libero da cominciare a organizzare la festa. Era abituata ad averne tantissimo, e a prenderselo anche quando non avrebbe dovuto averne, ma in quel mondo ciò significava altre punizioni, e quindi altre preziose ore andate in fumo.

Ma in qualche modo riuscì a conciliare la massa spaventosa di impegni che le erano piovuti addosso con la sua importantissima missione, e così ebbe inizio la Fase Uno della preparazione: decidere la selezionatissima lista degli invitati. Le feste che conosceva lei includevano più o meno tutta la scuola, ma anche se non sembrava, c'erano dei requisiti, e il fatto che praticamente tutti li soddisfacessero era solo una felice coincidenza. Bisognava essere belli, popolari, saper ballare, possibilmente reggere l'alcol e... ah, sì, essere a conoscenza dell'esistenza della Stanza delle Necessità. Che avrebbe dovuto essere un segreto, ma era il segreto peggio mantenuto della storia, visto che quando dava appuntamento lassù le bastava nominarla e tutti capivano subito e si presentavano infallibilmente. Qui, invece, era tutta un'altra storia: dovunque si voltasse vedeva gente irrimediabilmente brutta e goffa, orribili casi di acne, ragazze invisibili che per capire cosa fosse la popolarità avrebbero dovuto cercare la parola su quella cosa che non toccava da un bel po', un dizionario, bambinetti a malapena svezzati che si sarebbero presi una sbronza colossale solo sentendo l'odore di uno dei suoi soliti cocktail e soprattutto una massa indistinta di persone che anche se con un po' di fantasia potevano essere considerate mediamente carine non sembravano essere molto interessate a una festa di quel tipo e probabilmente – orrore! – avrebbero rifiutato l'invito.

Dopo una serie di accurati appostamenti individuò una manciata di ragazzi con la giusta aria da playboy e qualcuna che a giudicare dagli argomenti di cui le piaceva parlare (corredando i discorsi di familiari risatine, per una volta) si sarebbe divertita, ma quanto a numero di invitati e a Indice di Bellezza Medio (esisteva?), la festa avrebbe fatto pena. Quindi, Fase Due: doveva assolutamente compensare stupendo i presenti con effetti speciali indimenticabili. Questo poteva significare solo una cosa: le toccava correre alla Stanza a fare le prove. Consegnò frettolosamente al suo Dracuccio la lista di nomi, delegandogli il compito di scrivere gli inviti, e si mise subito all'opera. Eh, i vantaggi di avere un ragazzo Purosangue... quando si trattava di superare certi pregiudizi per stare insieme, nessun problema, aveva argomenti molto convincenti per fargli dimenticare tutto, ma le piccole cose gli restavano dentro, e visto che aveva sicuramente ricevuto chissà quale affascinantissima istruzione vecchio stile da eroe romantico aveva una calligrafia dieci volte migliore della sua.

Ma la Stanza, per la prima volta in vita sua, la deluse profondamente.

Marciò con tutta la sua determinazione davanti al punto dove sarebbe comparsa la porta, ordinando un locale per feste pieno di decorazioni specialissime che avrebbero lasciato tutti a bocca aperta, e cosa le si presentò davanti agli occhi? Santo Godric, che spettacolo patetico! Okay, la pista da ballo c'era, se quel misero spiazzo al centro si poteva chiamare così, ma quanto a musica... davvero quella stupida Stanza si aspettava che lei, la Regina dei Grifoni, si accontentasse di un grammofono e di una collezione di dischi giganteschi con su scritto “Sorelle Stravagarie”, “Celestina Warbeck” e “Gli Hobgoblin”? Ma per favore! E le luci, poi... Si era aspettata il solito bell'armamentario di riflettori assortiti, ma no, neanche per sogno. Candele sospese a mezz'aria e cosine svolazzanti che a occhio e croce dovevano essere fate, tutte molto contente di avere qualcuno che le fissava insistentemente, così prese a pavoneggiarsi davanti alla nuova spettatrice che ci misero un pezzo a offendersi quando si resero conto che no, 'Mione non era affatto felice di averle intorno. E quando avvenne non fu affatto piacevole. Una di qualche millimetro più grande delle altre che doveva essere il capo emise un “bzzz” molto arrabbiato. Non ebbe nemmeno il tempo di domandarsi cosa significasse: era ovvio che volesse dire “Alla carica!”, perché nel giro di mezzo secondo si ritrovò sommersa di creaturine luminose e ronzanti che la attaccavano da tutte le direzioni con dita perfidamente sottili, cercando di infilarsi sotto i suoi vestiti, cavarle gli occhi e, orrore degli orrori, strapparle i capelli. 'Mione si aggrappò disperatamente all'unica soluzione possibile: fuggì da quell'inferno strillando con quanto fiato aveva in corpo e si chiuse per benino la porta alle spalle, trafelata e graffiata dalla testa ai piedi, avendo cura di inserire “niente fate” nella sua lista di richieste per la nuova versione della Stanza.

Il tentativo numero due non fu molto diverso dal numero uno, a parte l'assenza di quei piccoli flagelli vanitosi dalle unghiette troppo affilate, ma ora che 'Mione era ufficialmente sola nella Stanza e poteva fare un bel respiro profondo e mettere in fila due pensieri coerenti senza timore di essere aggredita, notò un altro problema enorme: il cibo. O meglio, la sua assenza. Lungo i muri c'erano dei tavoli pronti, come se la Stanza sapesse che una festa senza rinfresco non poteva esistere, ma erano vuoti. Bottiglie di alcolici, zero. Vassoi di spuntini presentati così bene che mangiarli era un delitto, spariti. Che strano. Stare attenti alla linea era un conto, ma non poteva mica far digiunare tutti! Che razza di festa sarebbe stata?

«Uffa! Voglio del cibo!» si lamentò ad alta voce. Nessuno poteva sentirla, ma magari così la Stanza si sarebbe accorta di quella dimenticanza imperdonabile.

E in effetti accadde qualcosa, ma non esattamente quello che si aspettava. I tavoli non si riempirono, ma in compenso nella parete si aprì quello che poteva essere solo un passaggio segreto. Questa, poi... pensò 'Mione, stizzita. Se la Stanza risponde così alla richiesta di cibo, allora dall'altra parte del tunnel dev'essercene per forza, ma com'è che adesso mi tocca fare questa fatica extra? S'infilò nella strettoia con un grugnito contrariato e ci rimuginò sopra mentre percorreva la scala di pietra, ma tutto quel che ottenne fu di perdere il conto dei gradini: quando sbucò all'estremità opposta non era neanche minimamente più vicina alla soluzione.

Le fu chiaro al primo sguardo che con un po' di fortuna da quel posto avrebbe potuto ottenere qualcosa di commestibile, ma di certo non all'altezza dei suoi soliti standard di qualità. Il locale era così sporco che avrebbero potuto frequentarlo dei maiali, ma sicuramente non degli esseri umani, e oltre al familiare odore di alcol nell'aria regnava sovrano un insopportabile puzzo di selvatico che le diede quasi all'istante un conato di vomito e che forse, tranne per il fatto che non aveva molto senso, avrebbe potuto attribuire a qualche animale, tipo... mah, magari una capra? Ma che poteva mai farci una capra in uno squallido pub? E quanta strada aveva fatto? Aveva difficoltà a calcolare la distanza. Era a Hogsmeade? Il posto non le era familiare, ma non poteva dire di averla esplorata tutta, magari era finita nella parte un po' meno alla moda, ammesso che ce ne fosse una.

«Oh! E io che credevo che il passaggio non servisse più!»

Ehi, un momento. Ma se Silente era ancora in circolazione, perché non era più il Preside? Ah, no... non era lui, ma per mezzo secondo aveva creduto di sì.

«Be', veramente io neanche sapevo che ci fosse mai stato...»

«Ma come? È vero che hai un'aria diversa, magari è di nuovo ora di cambiare questi maledetti occhiali e ti confondo con qualcun altro, ma tu non sei Hermione Granger?»

«Sì, e allora?»

«E allora se non lo sai tu, dell'esistenza del passaggio, non lo sa nessuno al mondo, ragazza mia! Sicura di star bene?»

«Mi creda, me lo stanno chiedendo un po' tutti ultimamente, ma se proprio vuole sentirselo dire pure lei, sono sana come un pesce! Sono solo capitata qui perché cercavo qualcosa da mangiare...»

«Per la barba di Merlino! E non ne fanno più al castello? Che è successo?»

«Sì che ne fanno, è che ho bisogno di cibo extra perché sto per dare una festa, sa, e credevo di trovarmelo già bell'e fatto, invece sono sbucata qui... perché?»

«Be', non avrò collezionato tanti premi alla carriera accademica in vita mia, ma non ci vuole tanto a capirlo. Come fai ad aspettarti il cibo già pronto così, dal niente? Cucinare con la magia si può, ma la materia prima dev'essere già lì. Se non lo so io che gestisco questo posto da sempre... diamine, ragazza mia, dicevano che eri la strega più brillante della tua età...»

«Ma... ma... ha sempre funzionato!»

«Impossibile».

«Ma mi è successo un miliardo di volte!»

«Magari sognavi. Impossibile, ti dico. Però... però... visto che siamo qui, i viveri te li passo io, che ne pensi? Ma poi, sei sicura che ti lascino dare quella festa? Che è capitato di bello? È il tuo compleanno? Avete vinto a Quidditch?»

«Nah... è una festa così, tanto per divertirsi, fare una pausa, socializzare, darsi un po' alla pazza gioia...» Non le passò neanche per l'anticamera del cervello che il vecchio, sentendola parlare così, potesse rimproverarla e attaccare un borbottio infinito sui giovani d'oggi, o peggio, farsi venire dei sospetti sulla sua condotta scolastica non proprio esemplare: dopotutto, da dove veniva lei ragionavano tutti più o meno così, quindi che poteva esserci di male?

«Contenta tu... ma non venire a lamentarti da me quando ti toglieranno qualche milione di punti! Dovrei avere abbastanza Burrobirra per tutti i tuoi amichetti, ho appena rifatto scorta...»

'Mione trattenne a stento una risata. «Burrobirra? Quanti anni crede che abbiamo, cinque? Ci vuole qualcosa di un sacco più forte, se no dove sta il divertimento?»

«Scusa, ma non ho intenzione di farvi ubriacare tutti di Whisky Incendiario».

«Veramente stavo per ordinare proprio quello, in mancanza di meglio. Non va un tantino contro i suoi interessi? Potrei praticamente svuotare i suoi scaffali da sola, è una cosa in grande. Non le conviene mica tanto dirmi di no...» Fece il gesto che significava “soldi” con le dita.

«“In mancanza di meglio”? Oh, be', scusa se la Testa di Porco non ti soddisfa... e che ci sarebbe di meglio, poi? Il Whisky Incendiario è forte eccome!»

«Mah, le solite cose, qualcuno che sa fare dei cocktail decenti si trova sempre...»

«Cocktail? Non sono cose da Babbani? Sicura che piaceranno?»

«Oh, si modernizzi un po', certo che piacciono a tutti!»

«Se lo dici tu... io però ho quasi solo bevande da maghi, quindi non troverai l'occorrente per i tuoi cocktail da queste parti, a meno che non te ne voglia inventare qualcuno...»

«Se avessi più tempo sarebbe un'idea, ma direi proprio di no». In effetti, la sua idea di mescolare ingredienti si fermava a Bloody Mary, Cosmopolitan e compagnia bella, che erano molto più interessanti di quelle stupide pozioni.

Era deciso: per il cibo sarebbe tornata indietro e avrebbe rubacchiato qualcosa dalle cucine, ma il problema delle bevande rimaneva. Al Professor Tricheco piacevano gli alcolici, ma le probabilità di intrufolarsi impunemente nelle sue stanze e mettere le mani sul suo prezioso idromele erano bassissime, per cui non le restava che cercare qualche altro locale, possibilmente in condizioni igieniche un po' più decenti, a cui rivolgersi. Uscì a passo di carica dalla Testa di Porco senza nemmeno un arrivederci.

«Ehi! Dove vai?»

Ma 'Mione era già lontana. Magari ne avrebbe addirittura approfittato per fare un po' di shopping, chissà che sorpresa per il suo Dracuccio vederla presentarsi al grande evento con un vestito nuovo...

Peccato solo che anche il suo meraviglioso progetto di rinnovare ulteriormente il suo guardaroba già all'ultimo grido andò in fumo non appena mise piede fuori dal pub: quella non era Hogsmeade. Non poteva esserlo, fine della storia. Suvvia, dov'erano le vetrine scintillanti davanti alle quali tutte le ragazze facevano la coda e le invitanti insegne dei locali dove i suoi amici si intrufolavano quando non avevano voglia di festeggiare a scuola? Questo era un patetico paesello così all'antica che non si sarebbe stupita di veder spuntare da dietro un angolo di strada una ridicola banda di suonatori in stupidi costumi tradizionali, rossi in viso a furia di soffiare nelle cornamuse. Di posti dove trovare roba del genere che intendeva lei – e sì, intendeva anche cose non proprio legali, perché andiamo, la dipendenza da Felix Felicis era passata di moda – non c'era traccia.

Per la questione dell'abito si risolse a entrare, dubbiosa, da Stratchy & Sons, ma ne fu fuori in neanche cinque minuti, dato che alla sua richiesta di “qualcosa di speciale per una festa” la commessa le aveva presentato tutta un'orrida serie di vesti lunghe fino ai piedi, in buona parte di tutte le sfumature esistenti di viola e verde, che sarebbero state bene nelle illustrazioni di un libro di storia, se ne avesse mai letto seriamente uno.

Quanto al rinfresco, fece un salto in un posticino chiamato Madama Piediburro, che non era quello che cercava ma che avrebbe dovuto segnarsi, magari per San Valentino o anche solo se Dracuccio si fosse sentito particolarmente romantico, e poi trovò un barlume di qualcosa che forse era accettabile ai Tre Manici di Scopa. Grata per la sua abitudine di portarsi sempre dietro del denaro, che non ricordava bene da dove fosse spuntato ma era costantemente a disposizione, si caricò all'inverosimile di tutto ciò che riuscì a trovare di alcolico e, ignorando caparbiamente l'aria offesa del simil-Silente, apparentemente incapace di capire perché non avesse preferito il suo locale, lo trasportò a scuola attraverso il passaggio. Poi richiese una versione della Stanza dove conservare le bottiglie in modo che si mantenessero in buone condizioni e non fossero scoperte e partì a razzo verso le cucine.

Quella parte del piano fu estremamente facile, anche se non mancò di riservarle una sorpresa, o per meglio dire, tante piccole, incredibilmente brutte sorpresine servizievoli che forse se avesse avuto voglia di pensarci su le avrebbero addirittura fatto vagamente tenerezza con quegli occhioni fuori misura. Al momento però non aveva il tempo materiale di fermarsi a riflettere se quei cosi fossero o meno carini (anche se propendeva per il no): preferiva di gran lunga approfittare della loro presenza senza stare a farsi problemi d'estetica. D'altronde, praticamente non aspettavano altro che di sentirsi dare ordini. Era perfino divertente.

«Be'? Che aspetti? Fammeli trovare al settimo piano!» abbaiò a una di quelle creaturine, che reggeva precariamente un vassoio di spuntini. Il piatto da portata sparì con un crack, spedito di sopra dalla strana magia che quegli affarini dalle vocette acute e dalla grammatica peggiore della sua sapevano fare.

«La signorina è di cattivo umore?» pigolò quello, tormentandosi l'asciugamano con lo stemma della scuola con le lunghe dita sottili.

«Nah, ho solo una fretta del diavolo, qualcosa in contrario?»

«No, è che... la signorina non deve fraintendere Darter, Darter non si sta lamentando, proprio no, ma di solito la signorina è molto più carina con gli elfi domestici...»

Carina? Be', okay, non è che li avesse trattati da amiconi, ma da quel che aveva capito erano la cosa più vicina che quel mondo avesse a dei robottini programmati per fare praticamente qualsiasi cosa venisse loro ordinata, quindi perché sprecare tempo in cortesie inutili?

Dunque: bevande, più o meno okay. Cibo, okay. Luci, disastro completo, ma poteva sempre dire che era un party a tema che richiedeva un'illuminazione disperatamente datata. Musica, per niente okay, ma quelle Sorelle Stravagarie avevano qualche pezzo ogni tanto con degli assoli di chitarra al giusto livello di decibel, doveva solo sperare che ci fosse qualche rockettaro incallito che li avrebbe apprezzati. Vestito... si sarebbe arrangiata, forse. Quattro parole: diamo inizio alla festa!

Ah... a 'Mione era mancata un sacco quell'atmosfera speciale che precedeva il momento di scatenarsi. Erano tutti lì riuniti, qualcuno intimorito all'idea di una così ovvia e gigantesca trasgressione alle regole, ma all'incirca pronti a divertirsi sul serio.

«E allora divertiamoci!» decretò 'Mione estasiata, aprendo finalmente le porte della Stanza trasformata in locale.

«Non prima di avermi dato una spiegazione» la sorprese una voce maschile piuttosto contrariata. Lì, lanterna alla mano, improvvisamente minaccioso in tutti i suoi chili di troppo che fino al giorno prima le erano sembrati solo ridicoli, c'era il professor Lumacorno, evidentemente impegnato in una ronda notturna e allertato da chissà chi del gran movimento al settimo piano. «Ora, sono contento che le mie cenette speciali vi abbiano dato tutta questa voglia di socializzare, ma chissà come non ricordo di aver autorizzato questa simpatica riunione. Una piccola ispezione, se non ti dispiace...»

Il risultato della “piccola ispezione” fu che mezza scuola decise improvvisamente di odiare gli organizzatori della festa per via dello spaventoso numero di punizioni: probabilmente non ne erano mai state date così tante in una sola notte prima di allora. I tre responsabili (perfino alla Preside risultò difficile credere che quel Ron, incapace di fare altro che fissarla con aria ebete e pensare con rimpianto a tutte le leccornie che si era perso, avesse avuto una parte nell'accaduto, ma a quanto pareva aveva convinto qualche giocatore di Quidditch di Grifondoro recalcitrante a partecipare) furono trascinati oltre il temutissimo gargoyle dell'ufficio per avere quello che si meritavano.

«Ci sono occasioni in cui il corpo insegnante è disposto a chiudere un occhio di fronte alle celebrazioni un po' troppo entusiastiche degli studenti», esordì la McGranitt con una calma pericolosa, «ma stavolta, e senza nessun evento importante di cui io sia a conoscenza, avete introdotto nell'edificio scolastico quantità enormi di bevande alcoliche, invitando al vostro simpatico festino anche ragazzi infinitamente troppo giovani per consumarle. Tralasciando il fatto che tutte le riunioni tra studenti dovrebbero essere preventivamente autorizzate da un professore e che l'ora dell'appuntamento sarebbe stata giustificabile solo con un fantomatico club di Astronomia, avrebbero potuto sentirsi male in massa! Vi rendete conto di quello che stavate per fare?»

«Ma...» esordì 'Mione. Ma dopo quel “ma” non c'era niente. Stavolta era rimasta senza parole per davvero.

«E ti permetti ancora di dire “ma”? Dispiace più a me che a te, ma visto il crollo che il vostro rendimento ha avuto negli ultimi tempi, le ripetute mancanze di rispetto a insegnanti e compagni, e ora il serio rischio che avreste potuto far correre alla loro salute... mi vedo costretta a espellervi. Consideratevi fuori da questa scuola. Contatterò il conducente dell'Espresso e ve ne andrete domattina stessa».

 

Note dell'Autrice: i consueti special thanks di rito a: Isarma che ha inserito questa storia nelle preferite, Lizzyluna e Lyu chan che la seguono.

Vi chiedo perdono in ginocchio per il ritardissimo. Date la colpa alla scuola e a una specie di blocco dello scrittore che ho avuto per via della mole di roba da studiare. E ora vai di PS!

PS: la descrizione e il comportamento delle fate corrisponde abbastanza a quello citato in “Gli Animali Fantastici – Dove Trovarli”, tranne per il fatto che non so se siano abbastanza intelligenti da organizzarsi a tal punto da avere un capo e che ho reso il suddetto capo più grande solo perché era visivamente carino.

PPS: per i cocktail citati, giuro, ho guardato una lista. Il primo lo conoscevo, l'altro mi è tornato in mente solo rileggendolo. Tra l'altro, ma questo non potete saperlo se non frequentate FanFiction.net, nominare proprio il Bloody Mary è un mezzo omaggio al più grande probabile troll della storia del sito, “My Immortal”, in cui, tra i vari scempi al canon, Hermione scopre di non essere davvero una Nata Babbana e cambia nome in B'loody Mary Smith. Con l'apostrofo e tutto. Essendo la versione americana di una fyccy della peggior specie, solo scritta ancora peggio del normale, anzi, così male da far sospettare che fosse uno scherzo, ho pensato che fosse appropriato farvi una strizzatina d'occhio. Anche se una l'avevo già fatta: l'errore delle band inesistenti e parte dell'aspetto fisico di Harriet erano liberamente ispirati all'OC protagonista di quell'orrore, Ebony Dark'ness Dementia Raven Way.

PPPS: il verde e il viola, spesso insieme, sono i due colori indossati più spesso da maghi e streghe, parola di JKR. Inutile dire che quando l'ho scoperto ho fatto un salto sulla sedia che neanche nei cartoni animati, dato che il viola è il mio colore preferito e costituisce una buona percentuale del contenuto del mio armadio.

PPPPS: Darter è inventato sul momento. Spiegazione del nome: dove il Tibby di prima doveva essere tenero e somigliare nel suono a Dobby, per lui mi sono aggrappata al principio che “Kreacher” è un perfetto omofono di “creature”, ho cercato tutti i sinonimi e le parole associate a “creature” su The Free Dictionary (il mio salvatore!) et voilà: la definizione di “darter” è “una persona o altro animale che si muove bruscamente e rapidamente”. Cosa che secondo me gli elfi devono saper fare. Siccome l'esempio che il dizionario portava era lo scoiattolo e io trovo gli scoiattoli troppo carini, la decisione era bell'e presa. 

  
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