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Autore: Filakes    26/02/2012    1 recensioni
Ame ha 17 anni, vive una vita tranquilla.
Il primo giorno di vacanze estive decide di andare da sua nonna, ma quel giorno piove a dirotto e la pioggia continua ad aumentare.
E proprio quel giorno la sua vita cambia: finita in un'altra dimensione si ritroverà in un luogo dove la guerra e la dittatura hanno rovinato migliaia di vite e lei si unirà ai ribelli.
Che sia lei la Discendente? Sarà in grado tenere alte le aspettative?
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Dal capitolo 18:
"-         Mi chiamo Ame, tu?
-         Io sono Aaron, molto piacere.
Disse il ragazzo porgendole la mano. Lei la strinse senza pensarci troppo e quando si sfiorarono entrambi furono percorsi da una scossa."
Dal capitolo 33:
"Ame evitò la pugnalata e cadde a terra.
-         Dannazione!
Urlò, col cuore in gola, per lei era finita. Luke le tirò un calcio nello stomaco.
-         Speravo di mostrare ad Aaron il tuo corpo privo di vita intatto, in modo che ti riconoscesse, invece lo troverà pieno di tagli e lividi… fa nulla, è andata così."
Dal capitolo 35:
"Wareck, che ai tempi studiava per entrare nel Secondo Consiglio, ovvero l’organo governativo costituito dai quattro portatori delle Belve Sacre, scoprì la verità sulla guerra, ma ormai la sua amata Raissa era morta, lasciando lui e la figlia di soli sei anni. Fu così che Wareck decise di distruggere ciò che era stato creato nella menzogna, per riplasmare un mondo migliore. La Belva Sacra dell’aria si manifestò presto in tutta la sua potenza e, radunato un esercito in due anni, Wareck prese con la forza il potere. In quella follia, Wareck trascinò migliaia di persone nella morte e, con il tempo, dimenticò il motivo che l’aveva spinto a compiere il colpo di stato, mentre la bramosia di potere lo logorava. "
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Io sono Filakes e questa è la mia prima storia!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II:

“Sotto quel ciliegio”

Una volta salita sull’autobus, Ame timbrò velocemente il biglietto e si guardò intorno per trovare un posto libero. Si accorse, però, non senza dispiacere, che tutti i posti erano occupati. Rassegnata, afferrò un aggancio per tenersi in equilibrio e sbirciò le persone che le erano intorno.

Di fronte a lei c’era un ragazzo con i capelli tinti di un rosso acceso, che stava ascoltando della musica, e da quel poco che giungeva alle orecchie di Ame, sembrava rock. Tese l’orecchio per tentare di capire chi fosse il gruppo o il titolo della canzone, non rendendosi conto che nel frattempo si era messa a fissare il giovane con un po’ troppa attenzione: era un bel ragazzo alto, spallato e con profondi occhi verdi. Gli occhi di Ame si spostarono sulle sue labbra rosee e carnose; il giovane alzò lo sguardo ed incrociò quello di lei, che subito voltò il viso verso il finestrino, arrossendo. La pioggia era aumentata e il cielo era sempre più scuro. Ame iniziò a credere che forse non sarebbe dovuta uscire con quel tempo, certo le piaceva la pioggia, ma i lampi che ogni tanto illuminavano la città erano davvero inquietanti.
Sbirciò di sottecchi il ragazzo, ma fu costretta a distogliere lo sguardo subito: la guardava ancora. Si mise così a giocare con l’ombrello e realizzò appena in tempo che alla fermata successiva sarebbe dovuta scendere e si avvicinò allo sportello, ma di colpo l’autobus frenò e perse l’equilibrio. Fortunatamente qualcuno le afferrò un braccio e riuscì a non cadere, si voltò e vide il giovane con le cuffie che le sorrideva, Ame farfugliò un ringraziamento sentendosi un’imbranata e scese velocemente dal mezzo con il cuore in subbuglio.

Aprì l’ombrello e con passo deciso si diresse verso la casa di sua nonna, si era dimenticata di avvisarla del suo arrivo nonostante la pioggia, ma sapeva che l’avrebbe accolta sempre e comunque. La strada era piena di buche, che ospitavano l’acqua piovana creando delle pozzanghere più o meno profonde e anche impegnandosi, non riuscì ad evitarle tutte; in un attimo, al picchiettio della pioggia si aggiunse quello della grandine, che Ame non poteva sopportare.
Affrettò il passo guardando un po’ davanti a sé e un po’ il cielo, mancava poco alla casa di sua nonna, così iniziò a correre senza badare alle pozzanghere, ma appena giunta di fronte al cancello si bloccò, c’era un biglietto in cui sua nonna avvisava che era andata di corsa dalla zia Rosa e che sarebbe tornata per le 16, e scriveva ad Ame in particolare che l’aveva chiamata a casa, ma non l’aveva trovata.

Sconsolata, Ame tornò sui suoi passi ma si trovò di fronte un tenero gattino tigrato, che aveva un collare su cui era inciso un indirizzo molto lontano da lì.
- Ti sei perso, piccolino?
Sussurrò Ame con dolcezza inchinandosi in modo da coprire con l’ombrello anche il gatto. Protese una mano e se la lasciò annusare dal gatto infreddolito e vedendo che il tempo non accennava a migliorare, anzi sembrava prossimo a peggiorare, prese in braccio il gattino fradicio e decise di portarlo a casa con lei per poi chiamare i padroni e avvertirli che aveva trovato il gattino, ma non appena il cucciolo sentì l’odore delle brioche si lanciò sul sacchettino e afferratolo con la bocca fuggì nel frutteto di sua nonna.
Ame allora lo inseguì scavalcando il muretto di corsa, ma quando aveva raggiunto e afferrato il gatto un fulmine colpì il ciliegio accanto a loro.
Ame urlò spaventata e per alcuni secondi non riuscì a vedere, poi con un tonfo sordo cadde sull’erba stranamente asciutta.
   
 
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