Capitolo II:
“Sotto quel ciliegio”
Di fronte a lei c’era un ragazzo con i capelli tinti di un rosso acceso, che stava ascoltando della musica, e da quel poco che giungeva alle orecchie di Ame, sembrava rock. Tese l’orecchio per tentare di capire chi fosse il gruppo o il titolo della canzone, non rendendosi conto che nel frattempo si era messa a fissare il giovane con un po’ troppa attenzione: era un bel ragazzo alto, spallato e con profondi occhi verdi. Gli occhi di Ame si spostarono sulle sue labbra rosee e carnose; il giovane alzò lo sguardo ed incrociò quello di lei, che subito voltò il viso verso il finestrino, arrossendo. La pioggia era aumentata e il cielo era sempre più scuro. Ame iniziò a credere che forse non sarebbe dovuta uscire con quel tempo, certo le piaceva la pioggia, ma i lampi che ogni tanto illuminavano la città erano davvero inquietanti.
Sbirciò di sottecchi il ragazzo, ma fu costretta a distogliere lo sguardo subito: la guardava ancora. Si mise così a giocare con l’ombrello e realizzò appena in tempo che alla fermata successiva sarebbe dovuta scendere e si avvicinò allo sportello, ma di colpo l’autobus frenò e perse l’equilibrio. Fortunatamente qualcuno le afferrò un braccio e riuscì a non cadere, si voltò e vide il giovane con le cuffie che le sorrideva, Ame farfugliò un ringraziamento sentendosi un’imbranata e scese velocemente dal mezzo con il cuore in subbuglio.
Aprì l’ombrello e con passo deciso si diresse verso la casa di sua nonna, si era dimenticata di avvisarla del suo arrivo nonostante la pioggia, ma sapeva che l’avrebbe accolta sempre e comunque. La strada era piena di buche, che ospitavano l’acqua piovana creando delle pozzanghere più o meno profonde e anche impegnandosi, non riuscì ad evitarle tutte; in un attimo, al picchiettio della pioggia si aggiunse quello della grandine, che Ame non poteva sopportare.
Affrettò il passo guardando un po’ davanti a sé e un po’ il cielo, mancava poco alla casa di sua nonna, così iniziò a correre senza badare alle pozzanghere, ma appena giunta di fronte al cancello si bloccò, c’era un biglietto in cui sua nonna avvisava che era andata di corsa dalla zia Rosa e che sarebbe tornata per le 16, e scriveva ad Ame in particolare che l’aveva chiamata a casa, ma non l’aveva trovata.
Sconsolata, Ame tornò sui suoi passi ma si trovò di fronte un tenero gattino tigrato, che aveva un collare su cui era inciso un indirizzo molto lontano da lì.
- Ti sei perso, piccolino?
Sussurrò Ame con dolcezza inchinandosi in modo da coprire con l’ombrello anche il gatto. Protese una mano e se la lasciò annusare dal gatto infreddolito e vedendo che il tempo non accennava a migliorare, anzi sembrava prossimo a peggiorare, prese in braccio il gattino fradicio e decise di portarlo a casa con lei per poi chiamare i padroni e avvertirli che aveva trovato il gattino, ma non appena il cucciolo sentì l’odore delle brioche si lanciò sul sacchettino e afferratolo con la bocca fuggì nel frutteto di sua nonna.
Ame allora lo inseguì scavalcando il muretto di corsa, ma quando aveva raggiunto e afferrato il gatto un fulmine colpì il ciliegio accanto a loro.
Ame urlò spaventata e per alcuni secondi non riuscì a vedere, poi con un tonfo sordo cadde sull’erba stranamente asciutta.