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Autore: CHALLENGE_ACCEPTED    26/02/2012    0 recensioni
Kurt vive a Lima da diciotto anni, e non ha mai conosciuto una persona così interessante e simpatica come quel ragazzo. Con la scusa delle ripetizioni riesce a diventare un suo amico, accaparrandosi un ruolo importante nella sua vita.
Sembra perfetto per lui, ma per quanto le cose possono andare così bene?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Dai, Blaine: ce la puoi fare! Non ti scoraggiare: parlami della caduta della borsa di New York del 1929. –Kurt era esasperato. Ormai erano passate un paio di settimane da quando aveva cominciato a dare ripetizioni al suo amico, e nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a fare qualcosa di veramente concreto. Non che non fosse migliorato, solo che non era abbastanza.

-Non ci riesco proprio, Kurt. –Blaine sembrava esasperato. I nomi gli risultavano troppo difficili, non era capace di esprimere fatti senza martoriare la sintassi, e non era capace di pronunciare le date. –Allora torniamo un po’ indietro. –disse Kurt, prendendo il libro di storia in mano e sfogliandolo.

-L’Imperialismo; parlami della guerra civile del Messico. –Kurt accennò un sorriso, mentre  Blaine si lasciò cadere pesantemente sul divano di Kurt. Avevano già fatto geografia e letteratura. Era seduto su quei cuscini eccentrici da più di tre ore.

-Yo soy de Puerto Rico! – Blaine aveva alzato la voce, così Kurt si sentì in colpa, anche se in realtà non aveva nessuna intenzione di offenderlo. –Guarda bello, che io ti ho solo fatto una domanda di storia. Lo so benissimo da dove vieni! –anche Kurt si accasciò sul divano, tenendo le bracca incrociate sul petto e lo sguardo fisso davanti a sé.

-Lo siento, mi sono comportato como un cavernicolo. Scusami. –Blaine lo guardava con un’ espressione che avrebbe dato del filo da torcere ad un gattino.

-Dilata le pupille. –disse Kurt, alzando appena il mento. –Estàs loco? –Blaine era alquanto allibito dalla risposta del soprano. –Oh, uffa! Non sei lui. –Kurt riabbassò lo sguardo fingendosi deluso, ma Blaine non aveva capito che stava scherzando, e soprattutto non aveva capito di chi stesse parlando.

-Lui chi? –chiese il portoricano. –Il gatto con gli stivali! – detto questo Kurt scoppiò a ridere –Te l’ ha mai detto nessuno che parli como lui? –Kurt abbracciò con affetto Blaine dicendo –Perdonato. Ma devi imparare a dilatare le pupille, sennò che gatto con gli stivali sei? –Blaine sospirò e annuì fingendosi esasperato.

-Stavamo parlando della caduta della crisi di New York, del ’29? –chiese ad un tratto Blaine. –Sì. –gli rispose Kurt, visibilmente compiaciuto. Era vero: Blaine non riusciva ad esporre un argomento di storia, ma sicuramente non si sarebbe arreso. Però era anche vero che Blaine non era uno stupido, e che s’ impegnava tantissimo, quindi era inspiegabile come mai non riuscisse a migliorare ancora.

Mentre Kurt era immerso nei suoi pensieri, Blaine aveva già preso a parlare della crisi americana del 1929, utilizzando frasi formate da soggetto, predicato e complemento oggetto. Se andava bene anche da un complemento di tempo, o uno di luogo.

 

 

 

 

Dopo poco meno di un’ ora decisero che per oggi sarebbe bastato. Cominciarono a parlare, scoprendo di avere molte cose in comune. Kurt notò che ogni che volta che poneva una domanda un po’ più personale Blaine diventava schivo, e girava intorno al quesito cercando qualcos’altro da dire.

Mentre Kurt esponeva i suoi motivi per amare Wicked, anziché Rent, il display del cellulare di Blaine s’ illuminò, e allo stesso tempo partì Last Friday Night. Kurt guardò storto Blaine.

-Che c’è? Te l’ ho detto che mi piace Katy Perry. –

RRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR

Blaine rispose e Kurt non capì niente della conversazione, perché era in spagnolo. In più non riusciva a sentire cosa dicesse l’ altro interlocutore, infatti avvertiva solo un brusio proveniente dal microfono del telefono.

-Hola, mamà.- -Estoy en casa de un amigo.- -No te preocupes. - -No: no pasasà mucho tiempo.- -Ahora voy. Magnana, mamà.-

Kurt aveva capito solo una cosa: che era sua madre, ma chiese lo stesso –Chi era? –Blaine alzò lo sguardo, si era scordato di essere con Kurt –Mamà. Mi ha chiamato per chiedermi dov’ero e per dirmi che non posso stare fino a tardi da te. –

Kurt interpretò male quest’ ultima frase –Come non puoi stare da me? –chiese leggermente seccato. –Mi dispiace, ma ho un impegno che non posso proprio saltare. –disse Blaine candidamente.

“Dispiace anche a me.” Pensò Kurt, fissando Blaine con espressione idiota, poi si rese conto e riprese in mano la sua dignità. –Che cosa devi fare? –domandò Kurt, il quale non si sarebbe mai immaginato una risposta brusca. –Ti ho detto che ho un impegno, fattelo bastare! – rispose duramente Blaine.

-Io non volevo essere invadente. –la voce di Kurt era un sibilo. Se ne stava rannicchiato su quel divano con tono indifeso: faceva tenerezza, così Blaine si sentì in colpa. –Non volevo Kurt, mi dispiace. Non so che mi stia succedendo: negli ultimi giorni m’ innervosisco per un nonnulla. –Kurt non rispondeva, così Blaine capì che quel ragazzo si stava pentendo di tutti gli aiuti che gli aveva offerto.

-Io devo andare. –disse piano. Si diresse verso la porta, notando che Kurt non lo aveva accompagnato. sapeva che il suo amico fosse molto educato, infatti tutte le volte che andava via, veniva scortato alla porta.

Uscì, quando Kurt finalmente si fece capolino dalla porta d’ ingresso. –Blaine: -lo chiamò; la sua voce era ferma, sicura e fredda –Domani mi dovresti aiutare per quella cosa delle elezioni per diventare rappresentante d’istituto. te lo ricordi, giusto? –non ciò che si aspettava Blaine, ma almeno aveva la certezza che non avrebbe smesso di dargli ripetizioni.

-Certo, còmo podrìa?- rispose Blaine. Kurt salutò con un cenno della mano e, senza aspettare una risposta, richiuse sonoramente la porta.

 

 

 

 

Il giorno dopo Blaine se ne stava al suo armadietto, perché doveva prendere alcuni libri, ma non si ricordava più quali, così ne prese un paio a caso.

Kurt non riuscì a vedere la faccia del suo amico, perché era coperta dall’ anta aperta dell’ armadietto, ma lo riconobbe lo stesso.

--Ciao, Blaine! –salutò con enfasi. L’ altro ragazzo chiuse l’ anta, così Kurt riuscì a vederlo in volto.

Era pallido. Molto pallido. E aveva due occhiaie che sembravano spicchi d’ arancia. I capelli non erano oppressi dal gel, e molto probabilmente quella mattina non erano stati oppressi nemmeno dal pettine.

-Stai bene? –chiese Kurt, visibilmente preoccupato. –Eh? Ah… sì, sì. Sono solo un po’ stanco, non ho dormito un granché bene. –Kurt corrugò la fronte.

-E’ per via di quell’ impegno di cui parlavi ieri sera? –Kurt era molto sospettoso, così il moro evitò d’ incrociare il suo sguardo. –Sì! Esatto. Ho fatto un po’ tardi. Ma non è nulla. –Blaine era sfuggente.

S’ incamminarono verso l’ aula di storia, e mentre camminavano a Blaine scivolarono i suoi libri di francese, facendoli fare una caduta alquanto sonora. Si chinò per raccoglierli. Cominciò a traballare: non riusciva a stare in equilibrio.

-Hai bisogno di una mano? –a questa domanda il ragazzo scosse la testa, poi il Kurt continuò –Ma perché hai preso francese? –Blaine non sapeva cosa rispondere, così sorrise, fingendo una piccola distrazione. In realtà non era un po’ distratto: era proprio fuso.

-Senti: -disse Blaine con incertezza –hai qualcosa da mangiare? –Kurt frugò nella sua tracolla, estraendone un pacchetto di Pavesini.

-Grazie. Ieri non ho cenato, e oggi non ho fatto colazione. –disse Blaine afferrando il pacchetto di biscotti.

-Quindi non mangi da…? –chiese Kurt con la stessa ansia, e la stessa premura, di una mamma. –Ieri a pranzo. Grazie mille per i Pavesini. –Kurt non rispose.

Quel ragazzo gli nascondeva qualcosa, e quel qualcosa non era trascurabile. Doveva aiutarlo. si stava rovinando la vita, e tutti se ne potevano benissimo accorgere. Ma nessuno interveniva. Né i professori, né il preside, né gli assistenti sociali, né la sua famiglia.

Già, la sua famiglia. Non ne parlava mai, e quando gli aveva detto che aveva parlato con sua madre si era quasi vergognato.

Non voleva certo intromettersi nella vita di quel ragazzo, ma se non lo avesse fatto lui, gli altri avrebbero lasciato solo, a rovinarsi la vita.

 

 

 

Buongiorno a tutti!

O dovrei dire buonasera… comunque, mi dispiace per il ritardo. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo. Come al solito, se vi è piaciuto recensite. Questo vale per tutti tranne che per Gleeklove. Grazie per aver letto.

<3 Margy <3

  
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