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Autore: Miss Chanel    27/02/2012    6 recensioni
Stava dando l'ultimo ritocco alle labbra, questione di pochi minuti e i suoi amici sarebbero passati a prenderla, per andare alla festa organizzata per quella sera. Si guardò alla specchio, che la ritraeva per intero: anche quella volta sarebbe stata al centro dell'attenzione di tutti, a prescindere dal sesso a cui essi appartenessero. "Evelyn stai bene ?"domanda il moro, certamente è più educato del primo. "C-credo di sì, ma voi chi siete ? E tu come conosci il mio nome ?" "Io sono Bart", indica la bionda" Lei è Corinna Harcibald. Sai non è facile da dire, credo che tu non mi crederai nemmeno, ma sono tuo fratello."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Chiacchierata Padre-Figlia
 
  
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"Evelyn, immagino tu sia molto stanca" mormora Blair, che si asciuga le lacrime e che prende un fazzolettino, portatole dalla fedele cameriera.
"Si, forse sarebbe meglio se vado a riposarmi..." sussurra imbarazzata, la cameriera la scorta fino ad una stanza e la lascia davanti ad una porta in ciliegio; appena entra nota un'arredamento moderno, forse un pò troppo, però è decisamente stupenda con una visuale su tutta New York City. Cammina incerta fino al bagno, magnifico con una bella e ampia vasca da bagno, le viene in mente la prima volta in cui fece sesso in una vasca da bagno con... Le sfugge il nome, eppure pensava di amarlo. Nota un'altra porta, quasi ci si vorrebbe avvicinare e girare il pomello, infatti lo fa, ma è chiusa e esausta si distende sul letto, si mette in posizione fetale e cerca di dormire.
Bennet Humprey, appena tornato da una corsa a Centrall Parc ha decisamente bisogno di una doccia, così decide di andare nel suo bagno.
L'acqua che scende tagliente e caldissima da sopra la sua testa ha su di lui un potere quasi prodigioso.
 
Sotto la doccia, nudo e bagnato, rivolto verso la parete come uno studente in punizione, diventa vulnerabile e la sua parte più nascosta viene a galla, adagiandosi per pochi istanti sulla pelle, scivolando lungo il suo corpo, per poi venire trascinata dentro al tubo di scarico insieme all'acqua.
Poi, quando chiude il rubinetto e apre malamente la fragile porta di vetro, indossan di nuovo la sua solita maschera di arrogante impassibilità. Si accorge di aver dimenticato l'asciugamano, così, decide di andare nella sua stanza a prenderlo.
Evelyn si è appena svegliata, dopo un sonnelino durato quattro lunghe ore e sente la stanchezza ancora addosso, cosa c'è meglio di un bagno caldo ?
L'acqua piacevolmente calda gli avvolge il volto, carezzandogli la pelle e addentrandosi nei capelli mori, che si fanno subito pesanti e quasi danno la sensazione di volerla tenere ancorato là sotto. 
Tieni gli occhi socchiusi, la testa completamente sott'acqua e la schiena nuda contro il fondo della vasca, e quel poco che vede è solo tenue opalescenza e una sfocata sagoma scura di fronte. Sembra sia stato immerso in un mondo a parte, sfocato e impalpabile. L'acqua gli è entrata nelle orecchie, e attutisce tutti i rumori che provengono dall'esterno; sente una leggera risata divertita, ma è così lontana ed evanescente che non sa se credere nella sua effettiva esistenza, o se è solo frutto della sua immaginazione.
Improvvisamente sente la voce, la voce roca e terribilemente sensuale di Bennet Humphrey.
"Dannazzione! Tu, che diamine ci fai in bagno ?" domanda, imbarazzata, la moretta che tenta in tutti i modi di coprirsi la nudità.
"Io abito qui, perchè mia madre sta facendo tistrutturare casa nostra e... " sembra quasi imbambolarsi di fronte al seno procace e sodo di Evelyn.
"Capisco." mormora imbarazzata, all'improvviso lui le si avvicina pericolosamente con solo l'asciugamano alla vita.
Nemmeno gli è dato il tempo di aprire gli occhi, o anche solo di immagazzinare abbastanza ossigeno, e una bocca vorace gli attacca le labbra, gli ruba l'aria e la fa annaspare in un bacio violento e profondo. 
Evelyn apre gli occhi, e davanti a lei ha Bennet, che, in ginocchio nella stessa vasca, la sovrasta e la trattiene in un abbraccio opprimente; una mano gli sta tenendo ferma la nuca con troppa forza, impedendogli di indietreggiare e poter così sottrarsi a quel bacio invadente.
 
Bennet si erge sopra di lei, e lo spinge con tutto il peso del corpo. La mora, che ha ancora bisogno di aria, annaspa in quel bacio osceno, e presa dal panico si aggrappa come può all'altro, stringendogli le braccia al collo e facendo scontrare i loro corpi nudi sotto la barriera d'acqua.
La sua schiena cozza contro il bordo della vasca, e lei geme dal dolore contro la bocca dell'altro.
 
Bennet si ferma, e si distacca quel tanto che basta per ridere divertito del suo dolore.
“Ma sei pazzo?” si lamenta Evelyn, e se non fosse per il viso completamente bagnato, il moro giurerebbe di aver visto della lacrime agli angoli degli occhi. 
Non si disturba a rispondere, ma ancora ride sinceramente divertito del dolore altrui; senza badare più di tanto alle lagne che gli pervengono alle orecchie, la schiaccia contro il bordo stretto della vasca.
Quasi senza rendersene conto Evelyn si ritrova bloccata e senza via d'uscita, schiacciata dal corpo  possente di Humphrey, le spalle che emergono appena dall'acqua calda, che ondeggia pericolosamente sotto il loro agitarsi sconclusionato.
 
Ha il tempo di due boccate d'aria e mezzo, prima che le sue labbra siano ancora attaccate, e ancora, e ancora, in un bacio lungo e profondo. Le labbra di Bennet sono calde, bollenti, e veloci, senza indugio baciano, toccano, si scontrano, accarezzano la pelle di Evelyn, le sue labbra, per poi seguire la linea della mascella in una scia languida, fino a depositarsi sul collo. 
Evelyn si sente scivolare all'indietro, e fa maggiore presa con le braccia attorno alle spalle del moro; inclina il collo, per dare maggiore accesso, e sente contro la pelle quelle labbra voraci piegarsi in un sorriso.
 
Sente le mani di Bennet scivolare sott'acqua, lungo i suoi fianchi, delineandoli appena, fino a poggiarsi con prepotenza sulle natiche, massaggiandole con insistenza imbarazzante. 
Sbuffa, mentre il viso senza volerlo improvvisamente si accalda.
Le mani di Bennet sono grandi, ruvide ed energiche, e davvero non hanno ritegno nel prendere ciò che esigono. Evelyn riesce a sentire il loro calore sulla pelle sovrastare di netto quello dell'acqua; per un attimo pensa che Bennet, in qel momento, non abbia più ghiaccio al posto del sangue, ma lava bollente.
Si stacca, esce dalla vasca e raccata il suo asciugamano senza né dire né fare nulla e lasciando profondamente scioccata Evelyn, che si sfiora soddisfatta le labbra che poco prima erano su quelle di Bennet.
E' sicuramente stato un sogno, certo.
 
-
 
 
Evelyn Grimaldi, nata Bass cosa recentemente scoperta,  non riesce a prendere sonno: le coperte sono pesanti e appiccicose, la stanza è diventata improvvisamente troppo calda e piccola – gli sembra quasi di poter sfiorare il soffitto, saggiarne l’intonaco e vederselo sbriciolare tra le mani, solo allungando un braccio – e la testa rimbomba di suoni.
C’è l'immagine di Bennet Humphrey, nelle sua mente: lei che bacia il ragazzo stronzo e insopportabile. Meglio dire lei, che fa un incubo su Bennet.
"Ho bisogno di tequila." mormora tra sé e sé la moretta, che esce dalla stanza e in punta di piedi raggiunge il salotto.
Vede il mini-bar, sente le sue mani fremere quando all'improvviso una mano si poggia sulla sua spalla e lei sobbalza, spaventata come mai prima d'ora.
"Chuck!" urla in preda al panico, dopo lui le dice di far silenzio.
"Che diavolo stavi facendo ? Non sei troppo piccola per bere ?" domanda lui, Chuck Bass il ragazzo che a tredici anni beveva di già, chiedeva a una ragazza di diciotto se era troppo piccola per bere, ma lui è suo padre e i genitori vogliono solo il meglio per i figli.
"Ho diciotto anni. Questi non sono affari tuoi!" mormora piccata, dopo sbuffa ad una principessa non si vieta mai nulla, si vede che quest'uomini dell'Upper East Side non né sanno proprio nulla.
"Invece, si. Tu sei la mia bambina, non voglio che tu finisca con dei problemi d'alcol"mormora dolce, le sfiora una guancia e sorride amorevole.
 
"Non sono più una bambina e se tu ci avessi tenuto a me non mi avresti lasciato con Louis, lui non era fatto per essere un padre."scoppia in lacrime, si accascia sul divano e si copre, non ha mai voluto farsi vedere piangere né quando da piccola si sbucciava un ginocchio né in questi momenti.
 
"Io ho scoperto solo dieci anni fa, che tu eri la mia bambina. Blair me lo aveva nascosto, perchè soffriva troppo nel ricordare di come le avessero strappato sua figlia, nostra figlia. Louis non sa, che tu sei nostra figlia e non so come potrebbe reagire nello scoprirlo, ma tu devi sapere che non c'è stato giorno in questi dieci anni in cui io non ti abbia pensato." dice sincero, Chuck. Si sente amata, forse per la prima volta della sua vita. Tira su con il naso, pur sapendo che non è carino farlo davanti a una persona, specialmente se il suo presunto padre. Lui l'abbraccia, non gli importa se quasi non si conoscono o se lei, magari lo respingerà. E' la sua bambina, la deve abbracciare e consolare.
  
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