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Autore: _Nica89_    27/02/2012    2 recensioni
Will è diventato capitano dell’Olandese Volante, ma come ha passato Elizabeth i dieci anni che l’hanno vista divisa da lui?
Storia partecipante al contest "Se lo dice lui..."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Swann
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elizabeth fissò, ancora una volta, la figura che lo specchio le rimandava osservando i cambiamenti che quei dieci anni le avevano procurato, non molti in verità.    
Era la prima volta che prestava tanta attenzione al suo aspetto, almeno da quando era salita a bordo della Perla Nera per trattare con i pirati.    
Era poco più di una ragazzina quella notte. Se qualcuno le avesse detto che lei stessa sarebbe diventata un pirata e che ne avrebbe sposato uno, potendolo vedere un giorno ogni dieci anni, di certo non gli avrebbe creduto. Eppure era successo.    
Si era sposata su una nave pirata nel bel mezzo di una battaglia, e poco dopo aveva visto suo marito trafitto dalla spada di Davy Jones. Era stata portata via a forza da Jack. Vedere Will al comando dell’Olandese volante, prima della battaglia finale, le era sembrato quasi un sogno. Ma come ogni sogno era destinato a finire. Nella Baia dei Relitti erano riusciti ad avere la meglio sulla compagnia inglese, ma lei e Will non avrebbero potuto trascorrere il resto della vita insieme, come marito e moglie. A questo aveva pensato prima di scendere a terra, per passare il resto del giorno col suo uomo. La sabbia candida della piccola isola fu l’unica spettatrice del loro amore, consumato con la disperazione di due amanti destinati a essere divisi. Prima di quanto entrambi sperassero era arrivato il momento di lasciarsi; un ultimo bacio carico di promesse e desiderio di poter rendere eterno quel momento. Le ultime parole di Will le risuonavano ancora nella mente:    

Tieni gli occhi piantati sull’orizzonte”.[1]    

E lei lo aveva fatto, l’aveva osservato allontanarsi fino a raggiungere la linea dell’orizzonte per poi sparire, inghiottito da un lampo di luce verde. Era rimasta sola, ferma sulla battigia prima di riprendere il forziere, contenente il cuore di Will e riportarlo a casa. Tornata a Port Royal lasciò semplicemente passare i giorni, che nelle sue intenzioni sarebbero dovuti diventare mesi e infine anni. L’unico momento nel quale sembrava ritrovare uno scopo era poco prima del tramonto, quando andava sul promontorio dell’isola a fissare l’orizzonte, in attesa del lampo verde che le avrebbe restituito suo marito. Ogni sera aspettava che il sole venisse inghiottito dal mare prima di rientrare a casa, spostare il pesante tappeto accanto al letto, e tirare fuori il forziere dalla botola, quasi per accertarsi che l’uomo atteso non fosse solo frutto della sua fantasia, impressionata da antiche leggende. La sua nuova quotidianità iniziò a vacillare sei settimane dopo il suo matrimonio, al sopraggiungere di strani malesseri e mancamenti improvvisi. Ben presto si rese conto che Will non l’aveva lasciata sola, come lei aveva creduto, ma quel pomeriggio, tra gli scogli della piccola baia, avevano creato una nuova vita che, ora, stava crescendo in lei. Quella notizia la fece tremare: sapeva di doversi rassegnare all’idea di passare una vita di solitudine, nell’attesa dell’uomo amato, ma non immaginava di dover crescere un figlio da sola. Quel pomeriggio, s’incamminò prima del tempo verso il promontorio, avanzò adagio, sostando di tanto in tanto; arrivata in cima si sedette a osservare il mare sotto di sé, cercando di riordinare le idee. Rimase in quello stato, finché il sole non iniziò a tramontare.    
“Will, sono incinta!” gridò in direzione del sole che si stava inabissando, come se la sua voce potesse arrivare alle orecchie dell’uomo che amava.    
“Mi hai sentito? Aspetto tuo figlio!” esclamò ancora, portandosi una mano sul ventre, prima che il sole scomparisse completamente oltre l’orizzonte. Quella notte decise di trovare protezione presso i figli degli antichi amici di suo padre. La sua scelta cadde, in particolare, sul giovane lord James Prewett da poco arrivato a Port Royal a seguito del nuovo governatore dell’isola. Le era sembrato l’uomo più adatto, estraneo alla maggior parte delle voci che erano circolate sull’isola dopo il suo arresto, il giorno delle sue nozze fallite con Will. Lei non vi aveva mai dato peso, ma nella sua situazione non poteva più ignorare l’isolamento al quale stava andando in contro non solo lei, ma anche il figlio che portava dentro di sé. Il pomeriggio successivo si era presentata a casa del giovane inglese, con la scusa di alcuni affari, ereditati dal padre. Lord Prewett aveva valutato a lungo la proposta, senza staccarle lo sguardo di dosso.    
“Mi state proponendo di fondare una società con voi?”    
“Credete che non ne sia all’altezza?” lo aveva sfidato.    
“Non dubito delle vostre capacità miss Swann” aveva risposto l’uomo.    
“Sono la vedova Turner adesso” lo aveva corretto lei, con un nodo alla gola.
“Dunque le voci su di voi sono fondate?” aveva domandato ancora l’inglese    
“Quali voci?”    
“Che vi siete sposata al largo delle coste caraibiche e che non siete più l’ingenua fanciulla che volete apparire”.    
“Non vi ho mai nascosto il mio matrimonio” aveva risposto Elizabeth, all’accusa del giovane, facendogli notare la contraddizione in cui era appena caduto.
“Avete ragione, ma ci sono alcune cose che mi fanno pensare …” riprese il lord, facendo leva sui braccioli della poltrona, per avvicinarsi maggiormente a lei.
“Cosa volete sapere lord Prewett?” domandò ancora, preparandosi a raccontare la verità, debitamente modificata, sulla sua condizione attuale.    
“Eppure continuo a non capire, vi siete rifugiata per settimane nella vostra villa, uscendo solo al tramonto, contemplavate il mare e poi ritornavate alla vostra vita, si potrebbe dire, di clausura. Cosa vi ha spinto a cercare il mio aiuto per il vostro folle piano?”    
“Mi avete spiata?” aveva domandato lei, sulla difensiva, alzandosi di scatto dalla sedia, ma fu costretta ad appoggiarsi alla scrivania dell’uomo per reprimere il senso di vertigine provato. Lord Prewett non si era minimamente scomposto:    
“Conoscete la frase ‘basta nasconderla e la più banale delle cose diventa deliziosa[2], signora Turner?” aveva domandato prestando tutta la sua attenzione ad un ninnolo che teneva tra le mani.    
“Non avete risposto alla mia domanda”.    
“Allora sarò più esplicito – aveva acconsentito l’uomo – sono partito dall’Inghilterra con la speranza di rivedervi. Ma voi vi siete negata ai miei occhi, vi siete nascosta agli occhi del mondo stuzzicando ancora di più la mia curiosità. Curiosità che confesso era aumentata grazie alle voci che mi erano giunte sul vostro conto”.    
“Quali voci?” aveva chiesto ancora Elizabeth, sperando in risposte meno evasive.
“Voci che vi vogliono la moglie di un pirata, e un pirata voi stessa” Elizabeth aveva riso delle parole dell’uomo.    
“ Lord Prewett, e voi credete a tutte le voci che gli abitanti di Port Royal mettono in giro sul conto delle persone? Credete davvero che io, la figlia del governatore, possa essere un pirata? Suvvia, lord Prewett, vi facevo più abile a distinguere la verità dalle malelingue” l’uomo finse di essersi persuaso e la lasciò uscire, valutando i vantaggi che quella collaborazione avrebbe potuto portare al suo tornaconto personale. Appena libera da quella visita tanto impegnativa, Elizabeth si era recata alla scogliera a osservare il tramonto. Solo una volta non si era presentata a salutare il sole morente: il giorno della nascita di suo figlio, Fredrick William Turner. Il giorno dopo aveva raggiunto alla scogliera col piccolo tra le braccia. Il periodo successivo era stato un susseguirsi di vagiti e notti in bianco e lei aveva passato buona parte delle notti a cullare il piccolo che non voleva proprio addormentarsi. Solo le canzoni pirata sembravano tranquillizzarlo.    
“Sei proprio il figlio di un pirata” gli sussurrava, scuotendo la testa, e continuava a cullarlo finchè entrambi non si addormentavano sulla poltrona. Con qualche visita a Tortuga, gli affari iniziarono a consolidarsi e in poco tempo l’aiuto di lord Prewett divenne irrilevante, per sua grande soddisfazione. Si sarebbe potuto affermare che fosse riuscita a crearsi una vita felice, ma la mancanza di Will si faceva sentire, ogni giorno sempre più prepotente, e le domande di suo figlio iniziavano a farsi più insistenti. Così, una sera, decise di riportare anche lui sulla scogliera e raccontargli tutta la verità che fino a quel momento gli aveva taciuto. Quello era stato il suo modo di festeggiare gli otto anni di matrimonio. Fredrick l’aveva ascoltata in silenzio, attento a ogni parola che lei pronunciava; più volte aveva aperto la bocca, ma si era sempre trattenuto dall’interromperla. Finito il racconto, aveva continuato a rimanere in silenzio, combattuto se accettare l’idea che suo padre fosse un pirata.    
Tuo padre è un pirata e un brav’uomo [3]” aveva cercato di convincerlo Elizabeth, ma non aveva ottenuto risposta. Erano tornati a casa in silenzio. Nel buio della camera da letto, Fredrick l’aveva implorata di raccontargli nuovamente di suo padre, e lei non si era fatta sfuggire l’occasione. Da quella notte iniziò a raccontare al figlio di Will e a insegnarli le canzoni dei pirati, che da piccolo gli cantava per farlo addormentare. Così erano passati anche gli ultimi due anni che la dividevano dal suo Will.    

Dieci anni … ancora non riusciva a credere che quell’arco di tempo si era finalmente concluso e che lei avrebbe potuto rivedere Will.    
“Madre, è quasi il tramonto” la voce di suo figlio la riportò alla realtà. In fretta si raccolse parte dei capelli e si alzò, lanciando un’ultima occhiata al suo aspetto.
“Sono pronta” affermò, chiudendo la porta della camera dove custodiva il forziere. In silenzio s’incamminarono lungo il sentiero coperto da erba incolta. Una volta sicuri che nessuno li stesse seguendo, il ragazzo iniziò ad accelerare il passo, intonando la sua canzone pirata preferita. Elizabeth lo vide fermarsi sull’orlo della scogliera, in attesa. Lei lo raggiunse, senza parlare. Il respiro difficoltoso, sia per la camminata sia per l’ansia dell’attesa. Fissò suo figlio, nei suoi occhi riuscì a scorgere gli stessi sentimenti che smuovevano il suo animo: attesa, paura, desiderio che il tramonto arrivasse e desiderio di vedere per la prima volta suo padre. Elizabeth lo strinse a sé, fissando lo sguardo sull’orizzonte. Il sole iniziò a calare, fino a inabissarsi oltre la linea del tramonto, che divideva cielo e mare. Elizabeth trattenne il respiro, finché un raggio di luce verde tinse l’orizzonte e apparve un veliero: l’Olandese Volante. Sul volto di Elizabeth comparve un sorriso, il primo in dieci anni: Will era tornato da lei. Elizabeth prese suo figlio per mano e corse verso la spiaggia. I due arrivarono proprio mentre Will stava sbarcando da una piccola scialuppa. Elizabeth corse tra le braccia del pirata, che prontamente l’avvolsero. I due si scambiarono un lungo bacio.     
“Mi sei mancata” sussurrò roco l’uomo, nascondendo il viso tra i capelli di lei.
“Anche tu, ma ora devi conoscere una persona - così dicendo condusse Will dal ragazzo che era rimasto indietro - lui è tuo figlio, Fredrick William Turner”.    
“È un onore fare la vostra conoscenza signor Turner” iniziò l’uomo, porgendo la mano al ragazzo, che prontamente la strinse.    
“Capitano …” esclamò felice Fredrick e i tre s’incamminarono verso casa, senza sprecare un solo minuto di quel giorno che sarebbe stato il sostegno per i successivi dieci anni di separazione.


[1] Pirati dei Caraibi, ai confini del mondo
[2] Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray
[3] Pirati dei Caraibi, la maledizione della prima luna

Note dell'autrice:
Seconda classificata al contest "Se lo dice lui ..." indetto da Tisifone e portato a termine da KungFuCharlie
vincitrice del premio Glicemia

  
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