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Autore: MeiyoMakoto    27/02/2012    1 recensioni
IMPORTANTE
la storia inizia dopo la scelta dei Campioni, in Harry Potter e il Calice di Fuoco; è la prima volta in cui Harry e Cedric si trovano faccia a faccia. I due Campioni di Hogwarts, insieme, da soli... Se dovesse succedere qualcosa che cabiasse drasticamente la trama, succederebbe adesso (e non sto parlando di un pairing Harry/Cedric)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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 ‘Allora… Dimmi…’, disse Cedric, mentre raggiungevano l’ingresso della Sala Grande, che adesso era illuminato solo da torce in assenza del Calice di Fuoco. ‘Come hai fatto a mettere il tuo nome?’
‘Non l’ho fatto.’, disse Harry, guardandolo negli occhi. ‘Non ce l’ho messo dentro. Ho detto la verità.’
‘Ah… Ok.’, disse Cedric. Harry sapeva che non gli credeva. ‘Beh… Ci vediamo, allora.’
Fece per andare verso il dormitorio del Tassorosso.
‘Aspetta!’, disse una voce.
Sia Cedric che Harry si voltarono di scatto; a pochi passi da loro c’era una ragazza che avrebbe potuto avere quattordici o quindici anni, vestita in abiti Babbani, con i capelli castani in disordine che contrastavano stranamente con il velo di trucco che indossava, e che non era assolutamente permesso alle studentesse di Hogwarts; aveva con sé un’enorme borsa marrone. Era evidente che non si trattava di un’alunna.
Harry tirò fuori la bacchetta quasi per riflesso: come aveva fatto ad avvicinarsi così tanto senza che lui e Cedric la notassero?
‘Come sei entrata?’, ringhiò, ripassando mentalmente le fatture più efficaci che conosceva.
‘E chi sei?’, incalzò Cedric, anche lui con la bacchetta in mano.
Lei per tutta risposta ridacchiò; aveva i denti un po’ gialli.
‘Non sono una Mangiamorte perché non ho il Marchio Nero.’, disse scoprendo le braccia magrissime, ‘E non sono sotto effetto della Polisucco perché non ho la più pallida idea di come si prepari, non essendo io una strega.’
Harry e Cedric si scambiarono una rapida occhiata confusa, poi tornarono a tenere gli occhi puntati sulla sconosciuta.
‘Ma di che stai parlando?’, chiese Harry.
Era certo di non aver capito bene: d’altra parte era difficile afferrare tutto quello che diceva, parlava un inglese molto meccanico, con un accento che Harry non aveva mai sentito prima, e si mangiava un po’ le parole.
Lei sospirò.
‘Senti, se non mi credi posso provartelo.’, disse.
‘Provarmi cosa?’, insistette Harry.
‘Che non sono una strega. Cedric, dammi la tua bacchetta, per favore.’
‘Ti sembro così stupido?’, ringhiò lui.
‘Non mi hai ancora chiesto come so il tuo nome.’, osservò la ragazza. ‘E comunque saresti più stupido a darmi la bacchetta di Harry Potter, il Ragazzo Sopravvissuto, no? Se fossi davvero una seguace di Voldemort…’
Cedric rabbrividì nel sentire quel nome.
La ragazza sbuffò.
‘Senti, mi dai questa bacchetta sì o no?’
‘No!’
La sconosciuta allora fece una cosa strana: guardò Harry dritto negli occhi, come se stesse aspettando qualcosa.
Harry non sapeva che cosa esattamente stesse aspettando, quindi si limitò a restituirle lo sguardo, sempre con la bacchetta puntata.
Restarono così per un po’, poi lei si stancò.
‘Gli dici di darmi la bacchetta, per favore, Harry?’
‘Prego?’
‘Gli dici di darmi la bacchetta?’
‘Ma scusa, che cambia se glielo dico io?’
‘Beh, sei il protagonista, no? Sei tu il capo qui.’
Harry guardò Cedric; lui gli ricambiò un’occhiata un pochino risentita. Bene, proprio quello che ci voleva, un’altra schizzata che lo considerasse un eroe.
‘Senti, ti stai…’, cominciò.
‘No, senti tu.’, lo interruppe lei scocciata. ‘Questo è l’unico modo per voi due di avere la certezza che io sia Babbana: se Cedric mi dà la bacchetta, io la prenderò in mano e pronuncerò la parola Lumos, che è l’incantesimo più semplice che mi viene in mente; se uscirà anche una scintilla dalla mia bacchetta Harry mi lancerà una fattura senza problemi. Anzi, credo che un Expelli Armus sarebbe più che sufficiente in quel caso.’
E ricominciò a fissare Harry.
Lui da parte sua stava per lanciarle una Fattura Gambemolli, ma in quel momento Cedric cominciò a tenderle la bacchetta lentamente.
Harry lo squadrò: possibile che si fidasse di una che non aveva mai visto prima e che diceva di essere Babbana pur conoscendo alla perfezione i termini dei maghi?!
L’altro se ne accorse.
‘È l’unico modo per saperne di più, Harry.’, spiegò serio. ‘Tu però tieniti pronto a lanciarle una fattura, eh.’
‘Se fossi in te seguirei il suo consiglio.’, commentò la ragazza prendendo la bacchetta con un sorriso.
Harry si morse le labbra per evitare di dare del cretino a Cedric, ma ormai era fatta: non restava che stare in guardia.
La ragazza impugnò la bacchetta -in modo così goffo che Harry effettivamente cominciò a dubitare che ne avesse mai tenuta in mano una in vita sua- e disse ‘Lumos.’, scandendo bene le sillabe.
Non successe niente.
La sconosciuta sorrise con aria di sfida e rese la bacchetta al suo proprietario.
Harry si rese conto che forse era il caso di abbassare la sua, che teneva ancora puntata verso di lei.
‘Visto?’, disse la ragazza in un insopportabile tono di trionfo.
‘Una Babbana a Hogwarts…’, commentò Cedric incredulo. ‘Ora le ho viste tutte.’
‘Sono successe cose molto più strane.’, ribatté la Babbana in questione guardando Harry con la coda dell’occhio.
‘Tipo?’, chiese Cedric.
Lei fece un sorrisetto alla Speravo proprio che me lo chiedessi.
‘Immaginati un uomo ben in carne (diciamo pure grasso), che fa colazione col suo pingue figlioletto e la sua striminzita moglie; c’è anche un certo nipote con loro.’, rispose. ‘Bene, quest’uomo riceve una lettera; anzi, sarebbe meglio dire che suo nipote riceve una lettera, perché è indirizzata a lui.’
Adesso guardava Harry non più di sfuggita, ma dritto negli occhi. Il ragazzo sentì la mascella calargli: possibile che la Babbana si riferisse a…?
 ‘Ma appena la vede l’uomo si infuria e la distrugge. Il nipote cerca spiegazioni, ma viene zittito come al solito. L’uomo grasso pensa che la cosa finisca lì, ma poi arrivano altre lettere, e altre ancora… Ogni volta che ne arriva  una viene distrutta, ma per ogni lettera perduta ne arrivano decine, finché la casa dell’uomo grasso ne viene letteralmente inondata…’
‘Ma di che accidenti stai parlando?!’, la interruppe Cedric.
‘Sttt!’, lo zittì Harry; era strano sentirsi raccontare la propria storia così, ma stranamente piacevole: sembrava una favola della buonanotte.
Gli occhi grigi della ragazza scintillarono di divertimento.
 ‘Un giorno, al posto delle lettere, arriva un uomo barbuto, alto il doppio di una persona normale, e armato di un ombrello rosa. Si rivolge al nipote, rivelandogli che è un mago e che all’età di un anno ha ucciso lo stregone più terribile e potente della storia.’
Gli occhi di Cedric si dilatarono in un barlume di comprensione.
La ragazza esitò prima di continuare.
‘Gli dice anche che quello stregone ha ucciso i suoi genitori…’
Si fermò.
Ci fu un silenzio imbarazzato per un po’. Fu Cedric a interromperlo:
‘Si può sapere chi diavolo sei, come sai queste cose e che cosa sei venuta a fare?’
‘Tre ottime domande, Cedric.’, fu la risposta. ‘Penso che risponderò una per volta. Allora, mi chiamo…’
Qui emise un suono impronunciabile.
‘Che?’, fecero i due ragazzi insieme.
Lei sbuffò.
‘Lasciate perdere, è un nome italiano… Chiamatemi Meg, facciamo prima.’
Harry si appuntò mentalmente di ricordarsi la provenienza del suo accento.
‘Quanto alle altre due domande,’, continuò Meg, ‘Penso che sia meglio rispondervi nella Torre del Grifondoro: qui ci sono troppe orecchie indiscrete.’
Harry fece per protestare, ma lei aveva già cominciato ad arrampicarsi per la scalinata. Harry pensò che forse era meglio seguirla; era probabile che facesse qualcosa di pericoloso.
Cedric indugiò.
‘Che stai aspettando?’, gli chiese Meg adocchiando impaziente la fine della scalinata.
‘È la Torre del Grifondoro.’, rispose lui, ‘Io non ci posso entrare.’
‘Sciocchezze, se ce l’ha fatta un uomo sospettato di essere l’assassino di dodici persone (O erano tredici?), nonché un seguace di Voldemort, ce la puoi fare anche tu.’
Harry sentì un moto di gratitudine per quel sospettato.
Cedric comunque non era convinto.
‘Senti,’, insistette la ragazza, ‘Devo dirvi una cosa importante, a tutti e due. Non sono a conoscenza solo degli affari di Harry, sai...’
Non ci fu bisogno di dire altro: dopo qualche minuto il ragazzo seguì, e i tre si incamminarono su per le scale.
‘Parola d’ordine?’, chiese la Signora Grassa guardando Meg e Cedric con curiosità.
Harry aprì la bocca per dirgliela, ma la ragazza lo precedette.
Guazzabuglio.’
La Signora Grassa fece tanto d’occhi, ma dovette farla entrare. Harry la sentì borbottare qualcosa sugli ‘strani amici di Potter’ alla sua amica Violet.
Non era ancora entrato in Sala Comune che sentì un boato:
‘Har-ry! Har-ry! Har-ry!’
Il ragazzo si sentì l faccia in fiamme: sapeva benissimo che Cedric stava, con tutta probabilità, maledicendo in cuor suo lui e l’intera Casa del Grifondoro.
Il boato cessò quando i ragazzi si resero conto che c’erano altre due persone insieme al loro Campione; Harry vide con la coda dell’occhio Dean che staccava in fretta alcuni poster con il nome di Cedric scritto sopra, seguito da parole che dovevano essere tutt’altro che lodi.
Cedric grugnì alle sue spalle.
‘Mi dispiace, ragazzi.’, fece Meg completamente impassibile di fronte all’imbarazzo generale, ‘Ma mi serve un posticino tranquillo per parlare coi Campioni di Hogwarts; penso che il dormitorio di Harry sia il posto più adatto.’
‘Che c’è che non va col dormitorio del Tassorosso?’, ringhiò la voce di Fred da qualche parte nella folla.
Harry si rese conto improvvisamente di aver condotto Cedric in pieno territorio nemico.
‘Ho i miei motivi, signor… Weasley, se non erro?’
‘Corretto.’
Meg fece un sorrisetto compiaciuto.
‘E si potrebbero conoscere questi motivi?’, chiese George, minaccioso come suo fratello.
‘Sentite,’, tagliò corto Meg, ‘Riavrete il vostro Campione domattina, e potrete festeggiarlo quanto vi pare. Quanto a Diggory, prima smettete di marcare il territorio prima sarà fuori dalla Torre del Grifondoro. Adesso, mi dite da che parte sta il dormitorio?’
‘Dì là.’, disse Seamus indicandoglielo, ‘Ma credo che ci sia ancora Ron là dentro.’
‘Oh, non è un problema.’, fece la ragazza. ‘Grazie.’
Lentamente, la folla si aprì per fare strada ai tre.
Meg si incamminò con apparente naturalezza, e Harry e Cedric la seguirono, evitando lo sguardo dei loro compagni.
‘Harry, aspetta!’, disse una voce.
Lui si fermò di scatto, e vide Hermione che sgomitava per raggiungerlo. Aveva Ma si può sapere che sta succedendo?! scritto in faccia.
Lui alzò le spalle con aria di scusa e proseguì.
Hermione si morse le labbra e alzò il mento, palesemente offesa; Harry si ripromise di scusarsi più tardi.
Finalmente furono lontani dagli sguardi indagatori del Grifondoro, e sia Harry che Cedric tirarono un sospiro di sollievo.
Come aveva previsto Seamus, il dormitorio era occupato: la zazzera rossa di Ron spiccava sulle lenzuola del suo letto.
Aveva la faccia di uno che ha ingoiato un limone, e non voltò neanche la testa all’entrata dei tre.
Harry tossicchiò.
‘Er… Ron…’
‘Oh, ciao.’, disse lui, voltandosi finalmente col sorriso meno convincente che Harry avesse mai visto stampato in faccia. ‘Congrat… Ehi, aspetta, che succede?’
Fece un mezzo sorriso imbarazzato di saluto a Cedric, poi fissò lo sguardo su Meg.
‘Ciao.’, disse lei, ‘Senti, lo so che è difficile da credere, ma sappi che non è stato Harry a mettere il suo nome nel Calice di Fuoco… È stato qualcuno di molto più pericoloso; io sono qui per dirvi chi.’
Cedric e Harry si guardarono con gli occhi sgranati: ecco dove voleva andare a parare! Cedric fece un sorriso di scusa a Harry, che annuì: il fatto che non gli avesse creduto non era proprio niente, in confronto alla scena nella Sala Comune del Grifondoro.
Ron notò questo scambio di sguardi e aggrottò le sopracciglia, confuso.
‘Ah…’, mormorò, ‘Ma chi saresti tu, di preciso?’
‘Mi chiamo Meg e sono una Babbana… Harry ti spiegherà meglio, dopo. Però ora dovete ascoltarmi, tutti e tre -Sì, Cedric, anche Ron; tanto Harry gli avrebbe raccontato tutto comunque-, e vi prego di non interrompermi perché quello che devo dirvi è molto importante… Questione di vita o di morte.’
L’aria divertita che aveva avuto fino a poco prima era scomparsa, e aveva lasciato il posto ad un tono autoritario che avrebbe potuto competere con quello di Hermione.
Lui e Ron si scambiarono un’occhiata veloce e si sorrisero appena.
Meg intanto aveva tirato fuori dalla borsa un libro abbastanza grosso, foderato di carta di giornale. Lo sfogliò fino a che non trovò una pagina negli ultimi capitoli; si schiarì la gola e cominciò a leggere.
‘Ci sono molte cose che vorrei dirvi stasera, disse Silente, Ma prima devo ricordare la scomparsa di una gran brava persona, che ora dovrebbe essere seduta qui–fece un cenno verso i Tassorosso- a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che voi tutti, per favore, vi alzaste in piedi, e faceste un brindisi a Cedric Diggory.’
‘Cosa?’, mormorò Cedric.
Meg gli gettò un’occhiata grave e proseguì.
Così fecero, tutti; le panche raschiarono il pavimento quando tutti nella Sala si alzarono in piedi, sollevarono i calici, ed echeggiarono, in un’unica voce potente, profonda e rimbombante: Cedric Diggory.
Harry intravide Cho in mezzo alla folla. C’erano lacrime che scendevano silenziosamente sulle sue guance.’
Harry diede un’occhiata a Cedric, che suo malgrado sorrise a quelle parole, e un moto di rabbia lo attraversò. Si costrinse ad ascoltare Meg.
Distolse lo sguardo mentre tutti si risiedevano.
‘Cedric era una persona che dimostrava molte delle qualità che contraddistinguono la Casa del Tassorosso, continuò Silente. Era un amico buono e leale, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale. La sua morte vi ha interessati tutti, che lo conosceste bene o meno. Penso perciò che abbiate il diritto di sapere esattamente come se ne è andato.
Harry alzò la testa e fissò Silente.
‘Cedric Diggory è stato ucciso da Lord Voldemort.’
‘Ma che libro è questo?’, esclamò Cedric, incapace di trattenersi.
Meg alzò la testa, infastidita dall’interruzione; poi strappò i fogli di giornale della fodera, piegò un angolo della pagina che stava leggendo per tenere il segno, lo chiuse e se lo mise in grembo.
I tre ragazzi si sporsero per vedere meglio: sulla copertina c’era un drago che sputava fiamme verso un ragazzo appollaiato su una scopa, con i capelli neri, gli occhiali e una vistosa cicatrice a forma di saetta in mezzo alla fronte. Il titolo era Harry Potter e il Calice di Fuoco.
Ron si voltò verso di Harry, con un’aria così arrabbiata che lui d’istinto coprì la copertina con la mano.
I due ragazzi distolsero lo sguardo, imbarazzati.
Poi Harry, come in un flashback, rivide Meg che lo squadrava, nella Sala Grande.
Beh, sei il protagonista, no? Sei tu il capo qui…
‘Chi lo ha scritto?’, mormorò.
‘Una strega di nome Joanne Rowling.’, rispose la ragazza. ‘Questa è la tua storia. Ecco come conoscevo così bene gli eventi del tuo undicesimo compleanno: dodici anni fa, la Rowling pubblicò un libro che si chiamava Harry Potter e la Pietra Filosofale; il primo di una saga che ebbe così tanto successo fra i Babbani che i maghi si convinsero che non c’era più nulla da temere per loro; il 7 febbraio 2012, cioè un mese fa, il Ministro della Magia ha abolito lo Statuto di Segretezza ed ha annunciato al mondo -cioè, al nostro mondo- l’esistenza di una comunità magica e la veridicità di tutto quello che c’è scritto nei libri della Rowling.’
‘Come veridicità?!’, gemette Cedric. ‘Allora io…?’
Meg fece una strana espressione e gli fece un cenno che voleva dire Aspetta, ci sto arrivando.
‘Come un mese fa?’, aggiunse Ron. ‘Ma se siamo nel 1994!’
‘Beh, se quei libri sono stati scritti, significa che gli eventi raccontati erano già passati, no? Noi siamo dentro un libro, Harry Potter e il Calice di Fuoco, per l’appunto, il quarto della serie.’
‘Ma se quel libro ce l’hai in mano tu!’, insistette Ron ,incredulo.
‘Questa è la copia di una mia amica.’, rispose Meg in tono esasperato. ‘La copia in cui abitate voi è il regalo per il mio quindicesimo compleanno. È una copia speciale, i miei genitori hanno sudato sette camicie per ottenerla; tutti ne volevano una, ed erano quasi esaurite.’
‘Che ha di così speciale?’, chiese Ron.
Gli occhi della ragazza ripresero a scintillare allegri.
‘Vi ricordate il Diario di Tom Riddle?’
Harry sentì una piccola scossa di timore al ricordo.
Lui e Ron annuirono; Cedric, naturalmente, assunse un’aria ancora più confusa, e Harry gli raccontò in breve di cosa si trattava.
‘Bene.’, continuò Meg. ‘Può sembrare strano, ma senza tutti quegli incantesimi ipnotici e Dio sa che altro ci ha messo Voldemort,  creare un libro in cui si possa entrare non è affatto magia oscura. Un mago svedese ha fatto i milioni creando migliaia di copie di libri in cui il lettore, anche un Babbano, potesse entrare: è il sogno di tutti poter vedere di persona, veramente, gli eventi dei propri libri preferiti, conoscere i personaggi… O, come nel mio caso, cambiare le parti che non piacciono o rattristano; io sostanzialmente sono qui per fare in modo che tu non muoia, Cedric.’
‘Davvero?’, fece lui, riprendendo un po’ di colore. ‘E come…?’
‘Dì, ci sono anch’io in questo libro?’, lo interruppe Ron.
Harry lo squadrò: era veramente l’unico a pensare che questa Meg avesse preso una brutta botta in testa? Come mai Cedric e Ron la prendevano così sul serio?
‘Figurati…. Io, protagonista di un libro?!’, mormorò tra sé e sé.
Meg si girò verso di lui.
‘Proprio così.’, disse, un po’ freddamente. ‘E bisogna dire che sei uno dei personaggi più apprezzati della letteratura moderna. Bah… Personalmente, ho sempre avuto un debole per te, Ron, e per Fred e George, e Neville, naturalmente.’
‘Neville?’, fece Ron spalancando gli occhi.
‘Sì, Neville!’, fece Meg scocciata. ‘Voi due non gli date abbastanza retta! Non è mica stupido, sapete…’
‘Er…’, si intromise Cedric.‘Com’era quella cosa sul salvarmi la vita?’
‘Giusto; concentrazione… Le mie scuse.’, disse la ragazza. ‘E dire che mi ero comportata così bene finora… Niente Oh mio Dio, sono a Hogwarts!, niente Oh mio Dio, ma quello è Fred Weasley!, niente Oh…’
Si interruppe, rendendosi conto che Cedric era rimasto sulle spine.
‘Scusa, scusa… Ok, per cominciare, dovete sapere che è stato Malocchio Moody a mettere il nome di Harry nel Calice di Fuoco;  è al servizio di Voldemort.’
‘Ma che stai dicendo?!’, ringhiò Harry. ‘Malocchio è dei nostri, è amico di Silente…’
‘Non c’è bisogno di arrabbiarsi, eh… Sì, lo so che Malocchioè amico di Silente, peccato che sia chiuso in una cassa dall’inizio del semestre.’
‘In una cassa?’, fece Cedric. ‘Veramente lo vediamo due volte a settimana per Difesa Contro le Arti Oscure.’
‘Polisucco, Cedric.’, rispose lei calmissima. ‘Quello che credete Moody in realtà lo ha tenuto sotto osservazione per un po’, per imparare ad imitare bene il suo modo di fare, lo ha Imperiato, lo ha chiuso in una cassa che Moody stesso teneva –non chiedetemi perché avesse una cassa abbastanza grossa da contenere il corpo di un uomo adulto, non lo so e sono quasi sicura di non volerlo sapere-, e lo ha mantenuto in vita quanto bastava per rubargli i capelli occorrenti per la Polisucco fino ad adesso.’
‘Vuoi dire che tutta la nostra classe ha appreso le Maledizioni Senza Perdono da un Mangiamorte? , mormorò Ron.
‘Precisamente.’
‘E allora perché non mi ha ucciso, pur avendo avuto a disposizione un milione di occasioni per farlo?’, sbottò Harry.
Non aveva senso, era semplicemente impossibile che un seguace di Voldemort fosse riuscito a convincere Silente ad insegnare nella scuola! Anche se effettivamente il suo primo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Raptor, aveva nascosto il Signore Oscuro sotto il suo voluminoso turbante per mesi prima che qualcuno se ne accorgesse…
‘Certo che, visto e considerato che sono dalla tua parte, potresti anche essere un po’ più cordiale!’, commentò Meg. ‘Comunque non ti ha ucciso perché Voldemort ha un piano molto particolare per te alla fine del Torneo Tremaghi… Lo hai sentito tu stesso Moody, no? Ha detto chiaro e tondo che ci sarebbe voluto un mago molto esperto per fare un Incantesimo Confundus al Calice eccetera eccetera…’
Harry aprì bocca per ribattere, ma dovette riconoscere che aveva ragione: Moody si era fatto un’idea davvero molto precisa di come erano andate le cose…
‘Beh, per stasera penso sia tutto.’, disse Meg alzandosi in piedi.
‘Come, dove vai?’, fece Ron.          
Lei aggrottò le sopracciglia.
‘In effetti non lo so di preciso.’, rispose. ‘Vedete, qui non è esattamente come nel Diario di Tom Riddle: non c’è un cervello pensante che decida quando si entra e quando si esce dalla storia. Semplicemente, quando si aggiunge un altro personaggio, la trama cambia; è come un libro normale. Come la vita, se vogliamo metterla sul filosofico –ma forse è meglio di no-. Quindi l’idea è che io resti qui finché il mio ruolo nella trama sia completo, cioè, se tutto va bene, alla fine del libro. Poi me ne tornerò a casa e avrò una copia, unica al mondo, di Harry Potter e il Calice di Fuoco con la mia impronta, che finisce in modo diverso perché io ho contribuito a alla fine.’
Sospirò con aria sognante.
‘Ok, delirio di onnipotenza a parte, avete idea di quanto sia bella una cosa così per una Babbana?’
Nessuno rispose.
‘Quindi se ho capito bene non hai un posto dove dormire.’, commentò Ron dopo un po’.
Meg si morse le labbra imbarazzata, afferrando che era non aveva ascoltato una parola del suo discorso ispirato, e annuì.
‘Beh, che problema c’è?’, continuò il ragazzo. ‘Puoi restare qui con noi, sono sicuro che a Seamus, Dean e Neville non darai fastidio!’
La ragazza fece un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
‘Sul serio? Nel dormitorio del Grifondoro?’
‘Non credo che sia una buona idea.’, intervenne Harry: era sicuro che non sarebbe riuscito a chiudere occhio sapendo di essere nella stessa stanza con una che diceva di venire da un universo parallelo, e che per di più sembrava conoscere gli ultimi quattro anni della sua vita come le sue tasche.
‘Non dargli ascolto.’, disse Ron. ‘Senti, potrei dare un’occhiata a quel tuo libro, per favore?’
Meg scoppiò a ridere.
‘Lo sapevo che prima o poi qualcuno me lo avrebbe chiesto!’, commentò. ‘Ma non capisci? Nel momento in cui sono arrivata io, la trama del libro è cambiata; quello che c’è scritto non è più il vostro futuro.’
‘Ah.’, fece Ron.
Nessuno trovò altro da dire.
Dopo un po’ Cedric si alzò, diede la buonanotte a tutti e si avviò verso il suo dormitorio.
Un attimo dopo porta si aprì e apparvero le facce curiose di Dean, Seamus e Neville.
‘Che è successo, Harry?’, domandò Seamus. ‘Perché Diggory è…?’
Si bloccò alla vista di Meg.
‘Questa è Meg e stanotte dorme da noi, ok?’, fece Ron anticipando la domanda di Dean, che chiuse la bocca con uno scatto.
‘Ciao…’, fece lei, a disagio.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Seamus si schiarì la voce.
‘Ahem… Noi dovremmo… Dovremmo metterci in pigiama…’
‘Oh!’, rispose la ragazza con un sorrisetto imbarazzato. ‘Sì, certo, fate pure, io esco… Chiamatemi quando avete finito, ok?’
I cinque annuirono e la guardarono chiudere la porta alle sue spalle.
‘Ma si può sapere chi è?’, chiese Seamus l’istante che si sentì lo scatto della serratura.
‘Vuoi la versione lunga o quella corta?’, ringhiò Ron.
‘Ti basti sapere che è nuova, che è Babbana e che dorme qui.’, aggiunse Harry prima che potesse rispondere.
‘Ehm…’, intervenne Neville. ‘Per me non c’è problema ma… Dove la mettiamo?’
Harry e Ron si guardarono: effettivamente non ci avevano pensato.
‘Da Ron.’, fece Harry. ‘Questa brillante idea ce l’ha avuta lui.’
‘Ah, ma le stava così simpatico Neville, non sarebbe meglio sistemarli insieme?’, ribatté Ron, arrossendo.
‘Io? Che c’entro io? Neanche la conosco!’, balbettò Neville.
‘Infatti, è venuta qui per Harry, no? Se la deve accollare lui!’, lo spalleggiò Seamus.
‘Ragazzi, non credo sia un problema…’, intervenne Dean indicando l’ampia borsa che la ragazza aveva gettato sciattamente in un angolo.
‘Guardate che c’è qui dentro.’
I quattro si avvicinarono guardinghi e si affacciarono ai bordi.
‘Che cos’è quel coso rosso e nero?’, chiese Ron curioso. ‘Un cuscino? Non credo che le basti, sinceramente…’
‘Un cuscino no, ma un sacco a pelo sì.’, rispose Dean con aria da intenditore. ‘Ho anch’io uno di questi a casa; i Babbani li usano per dormire per terra.’
‘Per terra?’, continuò Ron. ‘Ma perché diavolo dovrebbero voler dormire per terra?’
‘Ma che te ne importa? L’importante è che adesso sappiamo dove sistemarla.’, fece Seamus.
Si sentì il rumore di nocche sbattute contro la porta.
 ‘Mi sa che faremmo meglio a cambiarci.’, osservò Neville.
 
La mattina dopo i ragazzi ci misero molto più del solito a vestirsi, preoccupati com’erano di controllare che Meg non si svegliasse nel momento meno opportuno.
Avrebbero potuto risparmiarsi la fatica: quando furono tutti pronti dormiva ancora come un sasso, arrotolata nel suo sacco a pelo.
‘Meg?’, tentò Harry. ‘Sveglia, è mattina…’
Non diede nessun segno di aver sentito.
Allora Seamus si piegò sulle ginocchia e le diede un minuscolo colpetto.
Lei grugnì, non si capiva se nel sonno o meno.
Seamus prese il toro per le corna e prese a scuoterle le spalle.
Lei per tutta risposta emise un suono che poteva essere il barrito di un elefante.
‘Ancora un minutino!’, guaì. ‘Ieri sera ho fatto tardi…’
Seamus provò a darle un’altra scrollata, ma schivò per un soffio un poderoso calcio in faccia.
‘Aspettate!’, intervenne Ron. ‘Forse so io come fare…’
Fece un respiro profondo, si avvicinò con cautela e, una volta fuori dal raggio di azione delle gambe, avvicinò la testa alla massa informe che erano i capelli della
ragazza e sussurrò:
‘Meg… Maggie? Su, alzati, altrimenti gli altri si finiranno tutto il bacon!’
Lei guizzò immediatamente in piedi, quasi cozzando con la testa di Ron.
‘Eccomi!’
Gli altri lo guardarono tra lo strabiliato e il divertito.
‘È la tecnica che usa mia madre con me…’, spiegò lui, con le orecchie come due peperoncini extralarge.
Meg intanto aveva tirato fuori una spazzola e si stava domando i capelli.
Ad un certo punto però si bloccò e aggrottò le sopracciglia.
‘Ragazzi.’, disse in tono serio. ‘Non posso uscire così.’
Aveva ragione: la sua felpa viola e i jeans sarebbero stati troppo evidenti in mezzo al mare di divise nere.
Harry e Ron si guardarono: neanche a questo avevano pensato.
Dean e Seamus stavano evidentemente per chiedere qualcosa, ma Neville farfugliò:
‘Se vuoi ho una cravatta da prestarti… Sai, nonna me ne mette sempre tante in caso le perda…’
‘Grazie mille, Neville.’, sorrise lei. ‘Buona idea, oltretutto. Ok, qualcuno ha una camicia che gli avanza? Harry, penso che la tua sia l’unica che non mi stia troppo larga. Ti dispiacerebbe…?’
Harry le porse la camicia, maledicendo per l’ennesima volta il proprio fisico mingherlino.
Fulminò con lo sguardo Seamus, gelandogli in faccia un sorrisetto di scherno.
‘Bene.’, fece Meg soddisfatta. ‘Ragazzi… Non è che potreste girarvi un secondo?’
Loro obbedirono prontamente -anche se la testa di Dean si girò di una trentina di gradi prima che un colpetto di Harry la facesse tornare al proprio posto-.
‘Fatto.’, annunciò Meg.
Harry represse un sorrisetto: anche se non era proprio enorme, la camicia le stava abbastanza grande da arrivarle quasi sulle cosce.
‘Ok.’, fece la ragazza arrotolando le maniche fino al gomito. ‘Ma per la gonna come si fa?’
‘Io ne ho una.’, rispose Dean.
Gli altri lo fissarono.
‘Però non è mia.’, si affrettò ad aggiungere. ‘È di… È di mia sorella…’
E indicò una gonna grigia appoggiata sul letto.
‘Non sapevo che avessi una sorella…’, commentò Seamus con un ghigno. Dean gli diede una gomitata sulle costole, ma ormai tutti sorridevano.
‘Un po’ piccolina… Non mi sembra della tua taglia.’, commentò Meg maliziosa.
Poi si infilò nel sacco a pelo, riemergendone poco dopo con la gonna addosso e i jeans in mano.
Gettò i pantaloni nella borsa e cercò disperatamente di abbassare l’orlo con le mani.
‘Effettivamente è un po’ piccolina.’, osservò Neville.
Meg si morse le labbra.
‘Sì, però per ora può andare. Mi trucco e arrivo…’
‘Guarda che non ti puoi truccare qui.’, la avvertì Ron.
Lei lo guardò con aria di sfida.
‘Mai mettersi fra una donna e il suo correttore, Weasley; tienilo a mente, potrebbe tornarti utile.’
Ron alzò le spalle.
‘Come vuoi, ma poi con la McGranitt te la vedi tu.’
 
 
‘Ma dove siete stati?’, abbaiò Hermione quando finalmente furono scesi a colazione. ‘E questa?’
‘Me ne vado subito, non ti preoccupare.’, fece Meg gelida. ‘Ho da fare.’
Agguantò un muffin e si allontanò, sempre tirando l’orlo della gonna.
‘Sono io o non è di ottimo umore di prima mattina?’, osservò Ron.
Harry alzò le spalle e si affrettò a raccontare l’accaduto a Hermione.
Lei stette qualche istante a riflettere.
‘Non so…’, mormorò. ‘Tecnicamente penso che questa storia del libro sia verosimile, anche perché non vedo come possa essere arrivata altrimenti, visto che…’
‘…non ci si può Materializzare entro i confini di Hogwarts.’, completarono i due ragazzi  insieme.
‘Bravi!’, commentò Hermione ammirata. ‘Come lo sapete? Avete letto anche voi Storia di Hogwarts?’
‘Assolutamente no. Allora, che ne pensi?’, chiese Ron.
‘Beh… Forse non è prudente fidarsi troppo.’, rispose lei.
Harry l’avrebbe baciata: finalmente qualcuno che ragionava come si deve! Insomma, era più affidabile la parola di Malocchio Moody o quella della prima ragazza che passava?!
‘Ma se ci ha dato prove su prove che è quello che dice di essere!’, obiettò Ron. ‘I vestiti, la bacchetta, il libro… Io mi fido eccome!’
‘Dici così solo perché ha “un debole” per te.’, disse Harry.
Gli occhi e la bocca di Hermione si dilatarono pericolosamente, e Ron impallidì.
‘Oltre che per i gemelli e Neville, ovviamente.’, si affrettò ad aggiungere Harry, ma ormai il danno era fatto: Hermione si alzò così di scatto che fece tremare la caraffa di succo di zucca davanti a lei.
‘Vado in biblioteca a ricercare qualcosa in più sui libri magici: non tutti siamo ingenui come te, Ronald.’, annunciò marciando via.
Ron rivolse uno sguardo inceneritore a Harry, che abbassò gli occhi e borbottò qualcosa sul non arrivare tardi a lezione.
  
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