Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: MouMollelingua    27/02/2012    4 recensioni
Eccomi qui, più agguerrita che mai!
Sono un'amante delle Percabeth, ma, in questa storia, dimenticatevi di Annabeth.
Cioè, farà parte del racconto, inutile negarlo.
Al Campo Mezzosangue arriva una nuova Semidea.
Al primo impatto, Percy e la nuova arrivata non vanno molto daccordo, ma Annabeth s'intromette ed è gelosa!
La nuova Mezzosangue entra involontariamente nel Labirinto di Dedalo, Percy l'andrà a salvare?
Nascerà un amore tra i due?
*
Sentii Grover ripetere: "Figlia delle crepe, figlia delle crepe, figlia delle crepe..." ma non ci venne in mente nulla.
Scendemmo al piano di sotto, e Chirone ci aspettava, con tre zainetti, pieni di roba da vestire, mangiare...
Mi infilai il ciondolo di Costanza in tasca.
Accanto al centauro, lo raggiunse il Signor D., che beveva un bicchiere di vino rossissimo.
"Bene, Peter Jhonson, a mai più!" esclamò, finendo il bicchiere.
Io, Annabeth e Grover alzammo gli occhi al cielo, raggiunsimo il Pugno di Zeus ed entrammo nel Labirinto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Grover Underwood, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 3. RICEVO UNA VISITA INASPETTATA.

Perdemmo la prima partita dell'estate a caccia bandiera, infatti, la mia squadra possedeva espressioni tristi in volto, e alcuni mi rivolgevano occhiatacce per la figuraccia di quel pomeriggio.
La casa di Ermes invece sorrideva come un'ebete alla nuova semidea arrivata, che ricambiava imbarazzata con un sorrisino forzato, ringraziando tutti i complimenti per avermi dato una bella batosta.
Imparai la lezione, sicuro.

Non era la prima volta che mi facevo mettere i piedi in testa da una ragazza, e di questo non ne vado molto fiero.
Ti fa sentire idota.
Perchè tutti i Mezzosangue ti scelgono per le imprese grazie al tuo coraggio e abilità innata, ma se si tratta di femmine puoi anche scordarti di me.
Cenai da solo al tavolo di Poseidone, ma prima di ciò, donai una piccola quantità di cibo a mio padre, che accettò volentieri l'offerta.
Tornai al mio tavolo, e finì di mangiare la frutta che ci portarono le Ninfe.
Versandomi un utlimo bicchiere di Diet Coke - azzurra - pensai seriamente a cosa avrei fatto durante quell'estate.
Insomma, i pericoli erano più vicini di quanto pensassi, ma episodi davvero gravi in quel periodo non ce n'erano stati!
Avrei passato le vacanze estive ad allenrami con Annabeth e Grover?

Con questi pensieri che mi frullavano nella mente, raggiunsi la Casa numero tre, per andare a dormire.
Aprii la finestra e osservai l'orizzonte per una manciata di minuti, rilassandomi nel sentire il movimento lento e melodioso delle onde.
Chiusi gli occhi e inspirai l'aria marina di fronte a me, per un'utleriore tranquillità.
Mi piaceva il mare, mi rilassava il melodioso movimento delle onde, come se là fuori non ci fosse nessuno che volesse uccidermi.
Stavo per essere accolto tra le braccia di Morfeo, ma il fato oggi ce l'aveva proprio con me!
Sentì bussare alla porta della mia casa, e io, alzando gli occhi al cielo, andai ad aprire a malincuore.
Accolsi una testa castana e cespugliosa, che mi sorrideva timidamente.
"Jackson" mi salutò, battendomi il cinque.
"Smith" le dissi, ricambiando il saluto.
Rimanemmo uno di fronte all'altro per un minuto, in un silenzio religioso.
"Be', vorrai farmi entrare sì o no?" chiese, mettendo le mani sui fianchi, in segno che non avrebbe ammesso repliche.
Io mi spostai, e la feci passare.
"Fai come se fossi a casa tua" l'avvertii, noncurante di quello che dicevo, perchè lei si sdraiò sul letto tranquillamente, mettendo le mani sotto la testa, osservando il soffitto.
Spalancai gli occhi da quella reazione e a lei, sfortunatamente, non sfuggì.
"Hai detto 'fai come se fossi a casa tua' o sbaglio?" chiese.
"Si, ma io non intendevo..." replicai.
"Jackson, lascia perdere" tagliò corto, sospirando.
Ancora silenzio.
Stava diventando tutto così assurdo e imbarazzante.
"Come mai sei qui?" domandai.
Lei di scattò si mise a sedere, mi studiò attentamente.
"Volevo scusarmi per oggi, forse ho esagerato" rispose, abbassando il capo; probabilmente per lei non era una cosa da tutti i giorni scusarsi.
"Oh, non fa niente, tranquilla. Ma dove hai preso quella spada? E' una figata pazzesca!" esclamai, cercando di cambiare discorso: non volevo farmi una seconda figuraccia.
"Me l'hanno data i figli di Efesto, un regalo per la nuova arrivata" fece lei, con un alzata di spalle.
"Ah, capito!" annuii.
Per l'ennesima volta, la nostra conversazione si concluse con un ulteriore silenzio, con colonna sonora i versi fastidiosi dei grilli e del fruscio delle foglie.
"Ho l'impressione che io non ti stia molto simpatico, Costanza" accennai, chiamandola per la prima volta per nome.
"Nienta affatto, Jackson... Non ti conosco" obbiettò lei, voltandosi verso di me, dopo aver dato un'occhiata alla finestra, ancora aperta.
"Sta cominciando a fare freschino qui, non credi che l'aria si sia cambiata da un pezzo?" domandò, indicando le persiane ancora spalancate.
"Giusto, che idiota" mi battei una mano sulla fronte.
Corsi verso l'apertura e la chiusi.
"Si sapeva" mi fece notare, ridendo.
"Hei! Perchè mi hai dato dell'idiota?" replicai.
"Te lo sei dato tu dell'idiota!" ribattè.
"Sei molto astuta" mi congratulai.
"Grazie, Jackson" rispose, ancora ridendo.
Aveva una risata melodiosa.
Nessuno mi chiamava per cognome, e questo, non so, mi faceva sentire inferiore, e nel modo in cui Costanza lo pronunciava era freddo.
"Come hai scoperto di essere una Mezzosangue?" le chiesi curioso.
Lei mi rivolse uno sguardo vacuo, perso, quasi... Infelice.
"Ero strana. Cioè... non sono dislessica e non soffro di deficit dell'attenzione, ma comunque mi succedevano cose insolite. Prima di venire qui, tre giorni fa a scuola, una professoressa mi fece perdere il senno e senza accorgermene, feci un enorme buco sul pavimento del cortile, ovvero, prima che l'insegnante si trasformasse in una farfalla carnivora e quindi non precipitasse sul precipizio... Dopo qualche ora continuavo a ripetermi che io fossi impazzita, per questo i compagni della mia classe mi evitarono per tutto l'inizio di questa estate, perchè credevano che mi fossi immaginata tutto" raccontò, con una voce dannatamente triste, mentre ciocherellava con il suo ciondolo appeso al collo, raffigurante Plutone.
Quell'oggetto mi affascinò parecchio.
Compresi benissimo i suoi sentimenti, all'inizio nemmeno io potevo credere che gli dei dell'Olimpo esistessero davvero, che i satiri erano alla ricerca di Pan e che il mio professore di latino fosse un centauro.
"Abbiamo lo stesso passato, più o meno" risposi, con un sorriso.
"E' stato traumatizzante anche quando l'altro ieri ho scoperto di avere un migliore amico per metà asino"
"Capra" la corressi.
"Non mi sono ancora ripresa dallo shock" lei si alzò dal letto e fece per andarsene, spalancò la porta e mi disse "E' stato piacevole parlare con te, Jackson, ci si vede" si chiuse la porta alle spalle e sentì i suoi passi sempre affievolirsi di più, prima che il rumore divenne nullo.
Quella ragazza mi intrigava sempre di più.
Aveva un modo di fare tutto suo ed era per questo che mi piaceva.

Sono tornata!
Spero di avervi incuriosito un pochino :)
Recensite!
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: MouMollelingua