To:
Tom
Riddle Sr.
From:
Suo
figlio, Tom Orvoloson Riddle.
Caro papà,
non voglio dilungarmi. Non
voglio concederti più attenzioni di quelle che meriteresti.
Ti scrivo questa breve lettera
per raccontarti degli anni in cui sei stato assente.
Mia
madre è morta, io sono
finito in uno squallido e lurido orfanotrofio. Ecco, quello
è stato il primo
posto nel quale ho imparato che il potere è tutto nella
vita, che senza di esso
si è nullità.
E lì, negli anni che dovevano
essere i più spensierati della mia vita, ho capito che il
dolore che ci
portiamo dentro ogni singolo giorno può essere annientato
solo infliggendone
una quantità maggiore al prossimo.
E io ne ero capace, papà.
Potevo torturare, far soffrire
e distrarmi dalla tua assenza, dalla morte della mamma, da tutte le
atrocità
che mi era toccato subire.
E mi divertivo anche molto a
rubare, a collezionare quelli che potrei chiamare i miei piccoli tesori dell’epoca: ironico che
questa caratteristica,
questo divertente passatempo, mi avrebbe mostrato in futuro come creare
degli
Horcrux.
Ma
perché ne sto parlando con
te, un babbano?
Perché ci saresti dovuto
essere, perché mentre parlavo con i serpenti tu e mia madre
mi avreste dovuto
aiutare.
E io non sarei rimasto a
marcire in un orfanotrofio per undici inutili anni.
Papà, forse se non te ne fossi
andato non ci sarebbe mai stato un Signore
Oscuro.
Ma ormai è troppo tardi, perché
Voldemort è il mio passato, presente, futuro.
Sei tu la causa,
Tom.