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Autore: Annabelle_    27/02/2012    0 recensioni
E' la storia di una vita che va come dovrebbe. E' la storia della mia vita, che probabilmente sarebbe perfetta se davvero rispecchiasse in ogni minimo dettaglio quello che questo racconto sta per svelarvi. E' amore, amicizia, sogni, passione, scuola. Quando qualcosa non va come dovrebbe, scrivo e questo è quello che sono riuscita a fare fino ad oggi.
Spero davvero vi piaccia e spero commentiate, adoro ricevere consigli. Voglio che tutto sia perfetto, ve ne accorgerete sin da subito!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non nego a nessuno che nei giorni seguenti sono stata giu di morale, però credo che sia da persone mature ed intelligenti riuscire anche a sopravvivere a cose come questa, qualche moralista la definiribbe una cavolata e magari sarebbe il primo a starne male. Io credo che ogni cosa possa farci gioire o soffrire e non è assolutamente detto che se quel qualcosa è meno duro di una scomparsa, di una malattia non dovremmo soffrirne. È da moralisti ed io non sopporto i moralisti. Quelli che ti fanno la morale e che poi alla fine, sono i primi a fare quello che ti raccomandano di non fare. 
Odio l’estate, no cioè odio il caldo ed il dovermi mettere a nudo, con le mie imperfezioni, i chiletti di troppo e la mia pelle bianca. Non sopporto chi ti giudica solo per quello che sei fuori e non si accinge a guardarti dentro. Odio il caldo afoso ed i vestiti striminziti, odio le serate in giro per la mia città, nelle quali memorizzi i volti che vedrai poi tutte le sere fino alla fine. Non capisco, per finire, quelle persone che non fanno altro che spalmarsi addosso quintali di grasso per friggere al sole e rovinarsi la pelle, solo per sembrare quello che non sono. Ho la pelle chiara e la detesto, ma preferisco la mia pelle lattea ad una pelle scoscesa e piena di rughe.
Ho un brutto vizio, quello di guardare le persone, di fissarle ma non perché io veda in loro un qualcosa di strano ma semplicemente perché adoro pensare, attraverso il loro modo di vestire, parlare, a come sia la loro vita, cosa l’abbia segnati e cose del genere. Giulia dice che dovrei prendermi leggermente più sul serio e io continuo a dire che mi sta bene essere così come sono, perennemente impegnata con il ridere di me stessa. 
Emanuele e quella ragazza vanno alla grande, sono riuscita a trovarla su facebook, a spacciarmi per quello che non sono ed ad organizzare un appuntamento a sorpresa per i due. Ripeto, so tanto aiutare gli altri e quasi per niente me stessa.
Nei giorni a seguire cerco di tenermi impegnata, tra il mare, Giulia, lo shopping, lo spagnolo e così fugge via una settimana. 
Giovedì mattina, testa ancora sul cuscino e sveglia brontolona. Sono le dieci e mezza, odio dormire e perdere tempo. Mi sveglio di colpo ed in casa non c’è nessuno, solo Pixel che salta sul letto e mi da il buongiorno. Dopo alcuni minuti di smancerie con il cucciolo scendo e mi preparo una grossa colazione estiva, frutta, fette biscottate e cereali. Sono uno zombie in cerca di carne umana della quale saziarmi.
Vedo nel corridoio d’entrata, una busta da lettera azzurra e a meno che le bollette più care cambino colore, sarebbe dovuta essere una lettere scritta, una comunicazione.
È per me, da parte di Andrea, deve averla scritta appena arrivato a Malibù, ma si sa come siano lente le cose come questa. Non ho mai ricevuto una lettera, non una scritta per me, non di quelle romantiche stile anni ’30.
 
Per Diana,
 
Hi my dear! Si, voglio farmi il figo perché sono disteso su un lettino in vimini con una bevanda strana ma buonissima alla mia destra ed un’entusiasmante distesa azzurra che richiama la mia attenzione, tutto questo silenzio, i gabbiani e le urla stridule di bambini che giocano a fare i castelli di sabbia, mi fa pensare a te.
Non ho mai scritto una lettera per poi spedirla davvero a qualcuno, quindi non so cosa si debba scrivere sulla busta, se sia o meno come le cartoline ma almeno ci provo e spero ti arrivi, altrimenti…boh altrimenti boh.
Gli altri non hanno aspettato un secondo, hanno buttato le loro valigie per aria e sono scesi in spiaggia a fare surf, ma lo sai sono un po’ goffo, un po’ maldestro e non riuscirei neanche ad imparare a stare in equilibrio su quella tavola e poi preferisco starmene qui a pensare, con i Nirvana e Goethe e molto più con te.
Sono solo ventiquattro ore che non ci vediamo, sono abituato a questo, ma quello che mi spaventa è l’ampiezza dei giorni che mi mancano per tornare, però voglio divertirmi come un matto, magari iniziando da stasera, un falò in spiaggia e della buona musica.
Sai cosa ho visto nel tragitto aereoporto-casa dei nonni di Stefano? Una cosa che ti avrebbe fatto impazzire. Il museo dei sixties. Pensa a tutto quello che avremmo potuto vedere, magari insieme se fossimo nati in quel periodo li, magari avremmo potuto fare anche io e te la rivoluzione, io il tuo Lennon e tu la mia Ono.
Preparati perché quando torno ti farò scontare tutto questo tempo lontana da me, preparati perché questo cielo estivo mi porta tantissimi pensieri e perché ho una voglia matta di te, dei tuoi mille sorrisi.
Ti devo lasciare perché quei quattro stanno tornando dalla spiaggia e non voglio che mi facciano troppe domande, cercherò di fingere di stare dormendo, almeno proverò. Aspetto una tua risposta.
Avrei preferito dirtelo a quattr’occhi, dirti per la prima volta che ti amo, che sei davvero vitale per me.
To lo scrivo, così resta.
Questa è sempre di Goethe, è tua adesso.
 
Da dove siamo nati?
Dall'amore.
Come saremmo perduti?
Senza amore.
Cosa ci aiuta a superarci?
L'amore.
Si può trovare anche l'amore?
Con amore.
Cosa abbrevia il pianto?
L'amore.
Cosa deve unirci sempre?
L'amore.
 
Con amore,
Andrea.
 
Non trovo le parole ma forse la mia innata passione per la scrittura riuscirà a trovare per me le parole.
 
Per Andrea.
 
È passata una settimana precisa da quando mi hai scritto quella lettera, e quindi chissà quante cose in più avrai fatto, se hai o meno conosciuto qualche ragazza di quelle che ti fanno venire i capogiri, qualcuno che mi somiglia un po’ o magari qualcuna della quale avremmo riso a crepapelle.
Io adesso sono qui seduta in cucina e alla mia destra non ho nessuna bevanda ma una bella pesca noce che aspetta di essere addentata, ho la musica a tutto volume, mi aiuta a pensare e a trovare belle parole, voglio che questa mia di lettera riesca ad eguagliare la tua. 
Sai che penso? Che questa mattina mia madre abbia visto la lettera e che mi chiederà, appena tornerà a casa, perché e chi mi abbia inviato quella lettera e quindi penso di doverle parlare di noi. Anche se credo sia bello il nostro segreto, un segreto di quelli buoni che non fanno male a nessuno, voglio gridare al mondo che io il mio Romeo l’ho trovato e che non mi interessa se non sono bella come Giulietta, elegante come Giulietta perché tutto quello che Giulietta sentiva era un amore incontrollabile ed è quello che provo anche io. 
Sto controllando tua sorella, mangia poco e non la capisco. Io invece mangio e anche troppo, ma non ti preoccupare cercherò di non farmi trovare ingrassata. Vado a correre quasi tutte le mattine e mi sono iscritta ad un corso di spagnolo con Antonella. Sto organizzando una festa per i diciassette di tua sorella, magari riuscirò a farla distrarre. Odio quel tuo amico, ormai per lei esiste solo lui e la sua mancanza la sta lacerando. Io invece mi consolo, come ho detto, con una fetta di pane e nutella e con il tuo pensiero, è diventato pesante, mi dispiace. 
Mi ti immagino già, quando tutti sono in spiaggia a fare i deficienti con qualche californiana bella, bionda, abbronzata, barbie insomma, disteso per cercare di scurirti il viso e cancellarti le occhiaie, ma tranquillo per me rimani lo stesso panda di sempre. Adesso vado e ti lascio al tuo divertimento, ti aspetto qui.
Penso ti arriverà quando ormai la tua vacanza sarà agli sgoccioli, ma leggila e pensa a quando l’ho scritta immaginami con una biro in mano ed una pesca noce sulla destra.
Io che ti amo non te lo dico qui, te lo dico con una canzone, la numero 125 del tuo ipod, quando mi vorrai un po’ più vicina ascoltala.
 
‘baby i'm yours - arctic monkeys’
 
Baby, I'm yours 
And I'll be yours until two and two is three,
Yours until the mountains crumble to the sea
In other words, until eternity.
 
Con tanto tanto tanto amore,
Diana.
 
 
Non sono una tipa romantica ed effettivamente NON VOGLIO ESSERLO, però succede che a volte cambi il modo di vedere le cose e cambi il metro di giudizio e ti vedi diversa, persino più romantica e non c’avresti mai creduto se qualcuno te l’avesse detto. Io vedo il romanticismo dove non c’è, e lo formo a modo mio. 
Cucino qualcosa e mi butto sul letto, voglio riposare e poi voglio uscire, distrarmi e lasciarmi magari coccolare da un bel venticello caldo giu nel parco.
   
 
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