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Autore: Dagon    28/02/2012    3 recensioni
"Si chiama Tsugumi, e il nome non gli appartiene.
L'uomo continua a sfiorare fogli di carta col tocco leggero di una penna e siede come il ragazzo che compare nel poster sulla parete: accovacciato, le ginocchia a sfiorargli il mento e i piedi nudi che poggiano sulla sedia"
Tsugumi Ohba: lo sceneggiatore di Death Note, di cui nessuno sa nulla.
Un uomo misterioso che ha la sua stessa voce e il suo identico aspetto comincia a tormentarlo con strane telefonate. E uno strano nome riemerge da un passato oscuro.
Chi è in verità Tsugumi? Qual è il suo vero nome? E cosa spinge l'uomo a spiazzare i fan con un annuncio: quello di voler interrompere la serie?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo V
La prigione

 

L'uomo in nero è sempre di fronte a lui, una macchia scura che sfreccia fra i corridoi e sembra irraggiungibile. Le pareti del labirinto si stringono sempre di più, e Tsugumi quasi non riesce a respirare.
Un corvo si lancia in quella fessura di cielo che a stento si riesce a vedere. È nero, come l'uomo che lo sceneggiatore sta inseguendo. Ma non è solo: al volatile se ne aggiunge un altro, e un altro ancora, finché uno sciame oscuro ricopre il cielo limpido e le mura dorate si ricoprono di un riflesso nero. Il buio sta calando di nuovo, e Tsugumi solo ora capisce che sono i corvi a generarlo.
L'occhio della memoria torna a spalancarsi su di lui.
Lo sceneggiatore non è ancora diventato tale, e il suo corpo è quello di un adolescente. È chino su un foglio, e scrive. La sua postura è la stessa che in seguito avrebbe dato a L, ed egli non ricorda di essersi mai seduto diversamente. Quando posa la penna, rilegge ciò che ha scritto e sorride. Un racconto di poche pagine, per Sakura. Che ora è la sua ragazza. Che lui ama da morire e per la quale farebbe di tutto. A cominciare da un racconto, per esempio, come regalo per il loro primo anniversario di fidanzamento.
Tsugumi è deciso, e i suoi occhi brillano come diamanti. Si alza e svanisce oltre la porta per pochi istanti, facendo ritorno con una vecchia macchina da scrivere. Non ha mai visto un computer, se non in televisione, e i suoi genitori non possono permetterselo. Ma non gli importa: basta che possa trascrivere il racconto in una forma migliore, anche se non sa quanto tempo impiegherà: non ha mai usato una tastiera, e le sue dita potrebbero faticare a trovare il tasto giusto.
Battiti isolati spezzano il silenzio. Oltre la finestra le nubi scorrono e le ombre scivolano sul prato verde, e quando il ragazzo ha finito è passata un'ora. Prende i fogli, e, dopo aver avvisato i genitori, esce. Non è mai stato così contento.
I corvi risucchiano l'immagine, e il cielo torna limpido di luce.
Tsugumi li guarda mentre si sparpagliano nel manto azzurro e, senza rendersene conto, ora insegue loro, e non l'uomo in nero. Corre per minuti interi, ma i volatili non si riuniscono mai e il buio non cala più sulla luce dorata di quel posto metafisico.
D'un tratto, il mangaka vede giganteggiare qualcosa sul labirinto: un palazzo fatiscente, che si nasconde sotto una leggera foschia. Forse è quella la sua meta: il punto in cui convergeranno i corvi, e in cui lui troverà l'uomo in nero.
Come a confermare le sue ipotesi, gli uccelli gracchiano e il loro verdetto fa accapponare la pelle.
Anche se non ne può più di correre, Tsugumi decide di continuare perché è sempre più vicino a quel che voleva: e il diradarsi delle alte mura non fa che incoraggiarlo a proseguire.
Quando è più vicino, il palazzo in rovina appare più vivido e alle sue finestre sembrano affacciarsi sbarre di ferro. Delle crepe lo attraversano come ragnatele e l'edera ne ricopre una vasta superficie. L'edificio assomiglia a una prigione antica e abbandonata. E i corvi volano spediti verso di essa, finché non scompaiono nella foschia.
L'uomo continua ad avanzare, il fiato che gli manca. Ora anche lui è entrato nella nebbia, e dei bagliori dorati delle alte mura non c'è più traccia. Se guarda avanti, può cogliere solo il profilo del palazzo con le crepe che lo attraversano.
V'è silenzio.
Sembra spirare una corrente gelida, che punge la pelle nuda di Tsugumi e porta con sé uno strano odore. Non cattivo, ma proprio strano. Forse perché l'uomo lo conosce e lo rievoca dopo così tanto tempo che neanche ricorda dove l'abbia già sentito.
Non importa l'odore. Devi trovare una sola persona.
Lo sceneggiatore si guarda attorno per cercare una porta che conduca all'interno dell'edificio. Non la trova, sul fianco del palazzo scorge solo finestre sbarrate.
Fai il giro.
Il gracchiare dei corvi rompe il silenzio. Tsugumi guarda in alto, d'istinto: sopra di lui, dal cornicione della struttura sporgono i becchi dei volatili neri che si sono appollaiati sul tetto. I loro occhi spalancati sono fissi su di lui.
Non badare a loro. Trova l'entrata.
L'uomo fiancheggia la parete grigia e il velo di foschia gli impedisce una vista limpida della zona circostante. All'improvviso, un rumore lo spaventa. Si volge a guardarsi intorno, ma non vede niente; solo dopo si accorge di aver calpestato un ramo e il suo cuore torna a battere più lentamente.
Ma cosa ci fa qui un ramo? Non ci sono alberi.
La risposta giunge quando Tsugumi gira l'angolo: in lontananza si delineano i contorni rosati di un bosco di ciliegi. Il loro profumo si fa trasportare da quella soffice brezza.
Ecco qual era l'odore. Neanche mi ricordavo che profumo avessero gli alberi di ciliegio. Eppure, quando ero piccolo ero abituato a sentirlo.
La prigione. Il bosco di ciliegi. La foschia leggera che vela ogni cosa. La luce debole del sole che getta un chiarore tenue sul paesaggio. Tutto questo gli ricorda qualcosa.
Il mangaka china il capo e chiude gli occhi, delle lacrime gli scivolano sulle guance. Ora, ricorda tutto.
Lui è già stato lì, molto tempo prima, quando era ragazzo e viveva ancora in campagna. Vi era stato con Sakura.
Il giorno in cui ho deciso si andare via.
Apre gli occhi e si guarda attorno, come se nel paesaggio potesse scorgere l'esile figura di Sakura che scappava e la sagoma longilinea che gli era appartenuta da ragazzo inseguirla attraverso il prato fin dentro la prigione grigia, abbandonata.
La ragazza aveva varcato quella soglia in lacrime, con in mano un coltello. Senza un perché, spinta solo dalla confusione. Tsugumi l'aveva inseguita attraverso le scale di pietra rose dal tempo, finché non erano giunti all'ultimo piano, e si erano fermati di fronte a una delle finestre sbarrate. Una vecchia cella buia, toccata solo dalle lame rosate dell'alba che sfuggivano alla foschia.
“Non ti voglio parlare, maledetto!” aveva urlato Sakura. “Non ti voglio più vedere! Vattene! VATTENE, HO DETTO!”
“Sakura, ti posso spiegare!”
“Spiegare cosa? So tutto!”
“Non sai tutto.”
“No?” Lo sguardo della ragazza era scivolato sul suo. “Invece sì.” Aveva preso il coltello e lo aveva puntato contro Tsugumi.
“Che fai? È pericoloso, rischi di ferirmi...”
Ma Sakura aveva fatto scivolare la lama sul proprio braccio, e del sangue le aveva rigato la pelle nuda. Aveva sorriso.
“No! Che stai facendo?”
“Vattene!”
“Che stai facendo! Sakura, ti sei impazzita! Sakura!”
Un nuovo taglio, più deciso, più profondo. Il sangue che le aveva inondato le vesti.
“No!” Tsugumi si era gettato su di lei e aveva cercato di sottrarle il coltello, ma Sakura aveva cominciato a gridare.
Dei passanti, da fuori, avevano colto le urla. Tsugumi aveva guardato dalla finestra: stavano venendo verso di loro.
Alla fine, il coltello era finito a terra. E quando la ragazza aveva ricominciato a urlare, il giovane, in preda al panico, aveva deciso di scappare prima che qualcuno potesse pensare qualcosa di sbagliato. L'aveva lasciata lì, gemente, mentre delle ombre emergevano dalle scale e lui si calava da una finestra.
Tsugumi sbatte le palpebre e la scena scompare. Di fronte agli occhi ha semplicemente una vecchia prigione e un bosco di ciliegi. Una leggera foschia vela il tutto, la foschia che in quella zona è sempre presente al sorgere del sole.
L'uomo sospira, mentre qualcuno compare alle sue spalle e lo costringe a voltarsi.
“Mi hai trovato” dice l'uomo in nero.

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SPAZIO AUTORE:
Ringrazio veramente di cuore chi ha recensito finora la fanfic: Zuli Yuki, Rebl_fleur, Angel666, Aras13, Nickname CM.
E anche chi l'ha inserita fra le seguite: Amaterasu82, Angel666, Nickname Cm, Rebl_fleur. 
E, infine, chi l'ha inserita fra le preferite: Zuli Yuki, Lupa nera.

La verità è che scrivo questa storia per chi ha voglia di sentirla, e se non ci foste voi narrare questa fanfic non avrebbe senso. Per cui, grazie. Non lo sapete, ma siete uno stimolo.


  
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