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Autore: Lady Lynx    28/02/2012    5 recensioni
Una gelateria nella periferia di Diagon Alley, un professore combattuto, una studentessa testarda.
Dopo la morte di Albus Silente, tutto è destinato a cambiare, anche le relazioni private.
Eppure c’è chi non vuole rinunciare a quel pizzico di amore conquistato con una pozione e lotta per mantenerlo in un pezzo di carta.
Prima classificata al "Ensnare the senses - Snape x Granger" contest indetto da Jo_96 sul forum di EFP.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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In bianco e nero
∙ Nick Autore: Lady Lynx
∙ Titolo: In bianco e nero
∙ Pacchetto scelto: All we are – One Republic
∙ Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
∙ Genere: Sentimentale, Missing Moment
∙ Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot
∙ Introduzione:
Una gelateria nella periferia di Diagon Alley, un professore combattuto, una studentessa testarda.
Dopo la morte di Albus Silente, tutto è destinato a cambiare, anche le relazioni private.
Eppure c’è chi non vuole rinunciare a quel pizzico di amore conquistato con una pozione e lotta per mantenerlo in un pezzo di carta.
∙ NdA eventuali:
Si svolge nell’estate tra il Sesto e il Settimo Libro.
Le citazioni tradotte dalla canzone sono state inserite in corsivo.

Link al concorso: http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Ensnare-the-Senses-Snape-x-Granger-Contest/D10028996-4.html


“E’ finita, signorina Granger.”
Lo guardo, chiedendomi il perché di quelle parole e di quell’appellativo. Lui non ha nessun diritto di parlarmi in questo modo, dovrei essere io a liquidarlo con un “basta così, professor Piton”, dopo tutto quello che è successo. Invece no, come sempre mi anticipa, mi impedisce di esprimermi come vorrei. Mi tarpa le ali.
“Severus, io so che non volevi farlo.”
“Ah, ma quanta improvvisa fiducia nel suo professore, signorina Granger.”
La sua voce gronda sarcasmo, come il gelato che stringo convulsamente in mano gronda gocce di sciroppo all’amarena. Tuttavia quest’ultimo è dolce, a differenza di quella frecciata maligna.
“Io ho sempre avuto fiducia in te, Severus.”
“La smetta di chiamarmi con il mio nome di battesimo, signorina Granger. Non sono uno dei suoi familiari.”
“No, sei semplicemente la persona che amo…”
Lo sussurro sovrappensiero, e immediatamente mi pento di averlo detto. So che tra le nostre regole – le sue regole – c’è quella di non dirsi mai “ti amo” o sdolcinatezze affini; lui si arrabbierà per questa mia infrazione e mi pianterà in asso senza battere ciglio. Come se convincerlo a venire qui non fosse stato già abbastanza difficile.
“Signorina Granger, sta oltrepassando i limiti.”
“Va bene, professor Piton”, replico allora, infastidita da quella sua ricerca di una distanza che non ci appartiene ormai da tempo immemore, “Come desidera. Mi dica, cosa intende con ‘è finita’?”
Si guarda attorno con fare circospetto, come se qualcuno a parte noi potesse avere il coraggio di entrare in questa gelateria di bassa qualità, ai confini di Diagon Alley, quando nella piazza principale si trova il locale di Florian Fortebraccio. Sembra sentirsi abbastanza sicuro, quando con un’occhiataccia spedisce il proprietario nel retro bottega. Si passa una mano tra i capelli, appiccicati alle tempie per il sudore e i vapori dell’ultima pozione che ha preparato, tenta di guardare i passanti in strada attraverso i vetri incrostati di polvere, ci rinuncia, mi punta addosso due buchi neri.
Credo di poterti far soffrire senza che questo cambi quello che sei. Devo chiederti un sacrificio.”
“Un altro?”
Una scheggia di esitazione passa nel suo sguardo, facendomi sentire inadeguata. Non mi ha mai chiesto di fare qualcosa per motivi futili, dietro i suoi consigli – i suoi ordini – c’era sempre una ragione più che valida.
Appoggio la coppetta sul tavolo, abbasso lo sguardo sulle mie dita macchiate di sciroppo rosso, appiccicose di qualcosa così simile al sangue. Anche Severus sembra fare lo stesso collegamento e io tento di distrarlo dai suoi malinconici pensieri leccandomi con ostentazione le dita. Mi rimprovera con lo sguardo, ma almeno non si crogiola nei sensi di colpa per aver ucciso Albus Silente.
“Tutti mi vedono come l’assassino di Albus, ora, e Tu-Sai-Chi è convinto che io sia tornato dalla sua parte. Questo non sarebbe credibile se scoprisse cosa ci lega.”
Sapevo che saremmo arrivati a questo punto: ho passato due settimane a ripetermi che no, non ci saremmo lasciati per coprire uno dei tanti piani del professor Silente e che sì, Severus avrebbe trovato una soluzione per tenermi al suo fianco senza destare sospetti. Fa così tanto male uscire dal mondo dell’illusione, che quasi mi viene da piangere per la frustrazione.
“Potrebbe non scoprirlo. Potrei dichiararmi neutrale, e a quel punto stare vicina ad un Mangiamorte non sarebbe visto come qualcosa di impensabile.”
“Non essere sciocca, Hermione. Se Tu-Sai-Chi non ti vedesse schierata con Potter, come del resto tutti si aspettano, potrebbe avere dei dubbi. E se tu ti presentassi come la mia fidanzata, non esiterebbe un attimo ad entrare nella tua mente per scoprire cosa sta sotto a questo cambiamento di rotta. Sarebbe la rovina dell’intero Mondo Magico.”
Adesso sono io a sfuggire il suo sguardo, a tentare di vedere qualcosa al di là di questi vetri così sporchi. Cerco di scavare nella mia mente, nella mia tanto decantata intelligenza, per trovare una soluzione a questo enorme problema; purtroppo, però, i libri di scuola non danno suggerimenti su come gestire le relazioni complicate, su come vivere l’amore dopo lo scoppio di una guerra.
“Invece lasciarci sarebbe la rovina per noi.”
“Come puoi essere così…?”
Si blocca, a metà di quello sbottare spazientito. Forse comprende su quale terreno si basino le mie obiezioni, forse un po’ le condivide.
“Non si tratta di rompere, e non moriremo per questo. E’ solo un momento di… cambiamento.”
“Cambiamento, già.”
Lascio cadere la mia attenzione sulla sua coppetta limone e fiordilatte, pervasa da un candore niveo, ormai completamente sciolta, immangiabile. Due mosche zampettano sul liquido vischioso, forse decise a banchettare con quella poltiglia.
“Resteremo sempre noi, qualunque cosa accada.”
So che pronunciare questa frase gli è costato una fatica immane, ma non sono ancora convinta. Vorrei avere maggiori sicurezze, scacciare il tarlo che mi ripete impietoso che in qualche modo lo perderò definitivamente.
E poi guardo ancora quel gelato abbandonato, quel contrasto tra colori, e mi viene in mente un altro dei motivi per cui l’ho costretto a presentarsi a questo appuntamento.

Infila una mano sotto il tavolo, la fronte corrugata leggermente per uno sforzo a me ignoto, per poi appoggiare sul piano di legno appiccicoso un quadratino di carta – più probabilmente un foglio di carta Babbana piegato alla bell’e meglio.
La guardo con fare interrogativo, e lei spiega con lentezza quel suo piccolo tesoro. Non appena vedo cosa contiene non posso fare a meno di arricciare il naso: si tratta di un mio ritratto, orrendamente realistico.
“Ho provato a fare un disegno, ma forse i colori erano sbagliati. Il bianco e il nero non ti donano, in fondo.”
Non so se sentirmi offeso o lusingato. Io sono sempre in bianco e nero, con il mio volto pallido e i miei capelli scuri, e le sono andato bene così fino ad adesso. Forse è solo una ripicca infantile, la sua, perché pensa che io voglia troncare con lei per mio esclusivo vantaggio. Ma non è così.
“Ti piace, Severus?”
“No.”
Adesso è lei ad essere offesa, nasconde il foglio sotto il tavolo e lo accartoccia rumorosamente. Così rumorosamente che il gelataio esce dal suo retrobottega per controllare cosa stia succedendo, e solo con un’occhiata minacciosa riesco a farlo ritornare alle sue faccende.
“E’ brutto?”
“Sì. Ma d’altronde io sono brutto, quindi il mio ritratto non poteva godere di una sorte migliore.”
Ed è questa consapevolezza del mio non essere come James Potter o Sirius Black che dovrebbe convincerla del fatto che non la lascerei mai andare se questo dipendesse da me. Lei è stata l’ unica a vedere oltre la mia scorza dura, oltre la copertina del libro.
“Oh, Severus…”
“Sai bene che è così, Hermione. Adesso scusami, ma abbiamo oltrepassato lungamente il quarto d’ora che mi avevi pregato di concederti.”
Mi alzo, faccio Evanescere la mia disgustosa coppetta di gelato con un tocco di bacchetta, ma non riesco ad andarmene. Lei mi tiene inchiodato al posto, scruta nella mia anima senza aver bisogno di un Incanto Legilimens, e mi fa venire in mente un déjà-vu. Come a volte, una pozione, possa cambiare la vita.

Era venuta da me una settimana prima dei G.U.F.O., agitatissima per una pozione che le veniva inspiegabilmente rosa confetto e non rosa antico. Trovavo infantile il suo atteggiamento e petulante la sua voce che continuava a snocciolare una serie di motivazioni senza senso per giustificare quella sfumatura errata di colore. Così, per divertirmi un po’ alle sue spalle, la costrinsi a rifare da capo – naturalmente senza permetterle di controllare gli ingredienti e le dosi – quella Pozione per Indurre Euforia che tanto le creava difficoltà.
Alla fine, dopo aver passato l’intero pomeriggio in mia compagnia come vittima delle mie critiche pungenti, sembrava così depressa che decisi di sperimentare il suo intruglio proprio su di lei.
E quando dopo un rassegnato sorseggiare le sue labbra si erano aperte in un gioioso sorriso, quando aveva iniziato a farneticare sul suo entusiasmo per quel successo inaspettato, quando presa dagli effetti della pozione mi aveva addirittura abbracciato, mi accorsi che esisteva un’altra Granger.
La sentii così simile a me per quella chioma scomposta e ispida, per il suo viso pallido d’ansia, per il suo personaggio da Miss So-tutto-io un po’ acida; quelle non erano altro che maschere per coprire la sua vera essenza. Erano maschere come quelle che portavo io.
Ed ero così impaurito da quei pensieri che mi erano balenati per la testa, che tentai di fuggire dandomi un contegno.
“Adesso mi scusi, Signorina Granger, ma abbiamo oltrepassato lungamente il tempo che mi aveva pregato di concederle.”
La stessa frase che avrei poi usato in un pomeriggio di fine giugno, in una gelateria di Diagon Alley.
E mi rispose uno sguardo intenso, ineludibile.
Lo stesso che mi avrebbe tenuto ancorato al pavimento di quella gelateria di Diagon Alley.
Quello che le permise di saltellare, ancora sotto l’effetto della pozione, fino a me per stamparmi un bacio rovente sulla guancia.

“Non te ne vai, Severus?”
“Sai bene il perché.”
So a cosa ha pensato, quando si è bloccato in quel modo a guardarmi. Chissà se ancora mi porta rancore per quel bacio da ragazzina che ha aperto la strada al nostro strano rapporto. Chissà se anche lui mi ama e se non lo dice solo per rispetto delle sue regole.
“Tu hai cambiato giorno per giorno il mio modo di pensare. Non ti permetterò di dimenticarti di me.”
“Anch’io non me lo permetterò.”
La sua replica breve, scarna, mi fa capire che l’emozione stava per prendere il sopravvento. In qualche modo questo pensiero egoista mi rincuora.
“Diciamoci addio subito, è meglio così.”
“Tieni.”
Gli porgo il ritratto accartocciato, lui allunga esitante la mano e infila quella pallottola sotto il suo mantello. Anche se non vuole dirlo, sento che è lusingato dal mio gesto.
“Allora addio, Severus.”
“Addio, Hermione.”
Quando mi dà le spalle, il sesto senso dentro di me sentenzia che mi sono bruciata l’ultima opportunità di baciarlo – perché, comunque vada, non lo rivedrò mai più e niente tornerà mai come prima. Appena esce dal locale, provocando uno scampanellio sopra la porta, il proprietario emerge dal retrobottega con aria sollevata.
“Ah, finalmente se n’è andato…”
Commenta con evidente soddisfazione, noncurante del fatto che io sia ancora presente. Sembra non credere che io possa avere un rapporto di affetto con l’individuo appena uscito.
“Già, finalmente.”
Mi alzo a mia volta e lascio un paio di Galeoni sul bancone costellato di mosche, prima di uscire alla luce del sole.
Ricomincia il tempo del bluff, quello in cui l’unica verità che si può mostrare è una maschera di normalità. Monto un sorriso sereno, ma non troppo, sulle mie labbra e sciolgo i capelli cespugliosi che avevo raccolto in un morbido chignon per Severus.
Devo sbrigarmi, Harry e Ron mi aspettano tra cinque minuti da Florian Fortebraccio.


Prima classificata - In bianco e nero di Lady Lynx



• Grammatica e forma: 9/10
Hai fatto qualche errore di punteggiatura, più che altro.
Ti faccio un esempio: “E’ finita, signorina Granger.”
Il punto andrebbe dopo le virgolette, in questo modo: “E’ finita, signorina Granger”.
Oppure ancora: “Va bene, professor Piton” replico allora... (dopo la chiusura di virgolette andrebbe una virgola, così: “Va bene, professor Piton”, replico allora).
Poi: ...infastidita da quella sua ricerca di una distanza che non ci appartiene ormai da tempo immemore “Come desidera. Mi dica, cosa intende con ‘è finita’?” Era meglio inserire una virgola dopo "immemore" e far partire il discorso diretto, o addirittura concludere la frase con un punto e cominciarne un'altra.
E se tu ti presentassi come la mia fidanzata - non si comincia mai una frase con "E"!

• Lessico e Stile: 8/10
Lo stile ti ha penalizzato un poco. La narrazione scorre fluida e senza particolari intoppi (avrei preferito il passato remoto invece del presente, è il tempo della narrazione per eccellenza. Tuttavia l'utilizzo del presente non ti ha penalizzata), più che altro ci sono alcune scelte di lessico che arrestano l'armonia della lettura.
Mi spiego: Una scheggia di esitazione passa nel suo sguardo... una scheggia lo avrebbe accecato, non credi? A parte gli scherzi, forse è meglio una luce, scintilla d'esitazione.
...purtroppo, però, i libri di scuola non danno suggerimenti su come gestire le relazioni complicate, su come vivere l’amore dopo lo scoppio di una guerra. Purtroppo e però non stanno bene insieme, poi scanditi da virgole...
Monto un sorriso sereno, ma non troppo, sulle mie labbra e sciolgo i capelli cespugliosi...
Sembra che sia una costruzione di Lego, forse è meglio esibisco un sorriso sereno o ancora meglio,
un sorriso sereno, ma non troppo, mi affiora sulle labbra.
...mi punta addosso due buchi neri. Non siamo nello spazio e Severus non ha gli occhi bucati. Meglio due occhi scuri, o due occhi neri, non trovi?

• Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Complimenti per la caratterizzazione, sono personaggi davvero difficili da caratterizzare, figuriamoci insieme! Eppure li hai resi molto bene, si vede che ti sei impegnata.

• Originalità: 5/5
Non ho niente da dire: l'intreccio con la canzone, il fatto che hai utilizzato la traduzione per le parole del discorso, tutto perfetto.

• Utilizzo canzone: 5/5
Ottima, come ho scritto sopra.

• Utilizzo pacchetto: 5/5
L'utilizzo della pozione è stato ottimo, addirittura un flashback (io amo i flashback, ti ha portato diversi punti in gradimento personale). Brava.

• Gradimento personale: 9,5/10
Lo stile è buono, gli errori di grammatica sono pochi e non gravi, l'intreccio dei vari elementi è perfetto. Il mio gradimento personale è molto alto, brava.


Totale: 51,5/55.

Premio Miglior Caratterizzazione - Lady Lynx


Premio Miglior Utilizzo Pacchetto - Lady Lynx
  
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