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Autore: AlexDavis    28/02/2012    21 recensioni
Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più bella che hai mai visto? Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più dolce, gentile ed intelligente che hai mai conosciuto? Cosa faresti se ti innamorassi della nuova compagna di tuo padre?
Bhe Edward si è trovato in questa situazione e non è andata come avrebbe sperato...
Se volete sapere cosa è successe, leggete la storia.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Well, prima di lasciarvi all’epilogo ho delle cose da dirvi.
Questa storia vi è piaciuta fin dall’inizio, vi ha prese davvero tanto e questa cosa è stata davvero utile per la mia autostima e per la mia persona in generale.
Ho sempre scritto pensando a cosa avreste detto, cosa avreste pensato quando l’avreste letto e se vi sarebbe piaciuto o meno.
Fortuna ha voluto che fosse sempre d’accordo con me, amando ogni capitolo.
Però, c’è sempre un però, l’ultimo capitolo non ha scatenato lo stesso entusiasmo dei precedenti.
L’avete considerato frettoloso, confuso, inopportuno e non Edward&Bella.
Avete ragione è tutto queste cose messe insieme, ma è così che l’ho voluto, è così che ho deciso di far finire la mia storia.
Mi dispiace davvero tanto avervi deluso, ma spero voi mi capirete, insomma siamo un po’ tutte scrittrici e non sempre si è sulla stessa linea d’onda con le lettrici.
La mia idea all’inizio che scrissi la storia era di fare un’ennesima Edward&Bella, come per il resto delle mie storie, ma poi man mano che scrivevo mi rendevo conto che Edward stava soffrendo troppo e che Bella stava diventando troppo stronza e cattiva.
Quindi all’ultimo ho deciso di cambiare le carte in tavola, facendo vincere per una volta Edward cosa che non sempre si vede.
E’ sempre la protagonista femmina a pagarne le spese e soffrire e di questa cosa si è parlato proprio a sbafo.
Questa storia è dal punto di vista di Edward e volevo che lui fosse quello al centro di tutto anche della sofferenza finale e del finale non proprio a lieto fine.
Mi scuso ancora per avervi deluso.
Spero che a questi punto continuerete e leggere le altre mie storie e che leggerete quest’epilogo.
Vi ringrazio davvero tutto.
Xoxo Alex 



Epilogo


 

20 anni dopo

Aveva gli occhi chiusi, Edward, mentre si godeva  quel leggero venticello che caratterizzava le sere d’estate. Era stanco, quella giornata era stata davvero stressante per non parlare della notte precedente. Aveva passato le ultime ventiquattro ore in sala operatorio per due interventi, uno più complicato e lungo dell’altro, ma alla fine aveva ottenuto quello per cui aveva studiato così duramente. Aveva salvato delle vite e non poteva sentirsi più orgoglioso e soddisfatto.
Ormai aveva quarantacinque anni, le prime rughe erano già uscite da un pezzo e ormai il suo colore di capelli non era più lucente come una volta, molti capelli grigi lo stavano coprendo, dandogli un aria più saggia e matura.
Era cresciuto in quegli anni, sia fisicamente che mentalmente. Era maturato, aveva imparato a conoscersi meglio e ad amarsi come gli aveva chiesto Giorgina, e adesso si sentiva arrivato.
I primi anni della sua nuova vita aveva cercato di cavarsela da solo, di fare leva solo sulle sue forze e le sue idee e questo atteggiamento tutt’ora a quell’età lo caratterizzava.
Era stimato, rispettato e amato da tutti proprio per questo suo modo di fare.
Oltre a fare il lavoro dei suoi sogni e a dirigere il reparto di chirurgia neonatale del Presbyterian aveva una bellissima moglie che amava con tutto se stesso ed una figlia che era tutta la sua vita.
La piccola aveva cinque anni e si chiamava Giorgia, aveva voluto in qualche modo ricordare la grande donna che l’aveva aiutato in quei mesi di confusione.
Quando sua figlia era nata e l’aveva stretta tra le braccia per la prima volta aveva sentito il suo cuore fermarsi per un attimo per poi ricominciare a battere più forte, come se volesse battere per entrambi per evitare che la piccola si stancasse.
Aveva i suoi stessi occhi che l’avevano guardato con curiosità e lui le aveva restituito lo sguardo incantato da tutta quella perfezione.
In quel momento il suo piccolo angelo giocava in giardino con Lucky, il loro cucciolo di ‘Lilli e il vagabondo’ come lo chiamava sua moglie che ogni volta non riusciva a ricordarsi il nome della razza, e rideva. Quella sua risata così pura e cristallina che ogni volta lo commuoveva.
Lui seduto sull’altalena sul portico la osservava, non si perdeva neanche un gesto, voleva memorizzarli e custodirli per poi rivederli quando erano lontani, perché spesso lui era fuori per lavoro e per giorni interi non si vedevano concedendosi solo qualche breve telefonata giusto il tempo di sentire la voce dell’altro.
Sua figlia lo adorava, venerava suo padre  e non mancava occasione di vantarsene con le sue amichette che erano tutte invidiose del suo papà. Molte volte Edward l’aveva rimproverata per quel suo atteggiamento, ma poi bastava che lei sfoderasse i suoi occhioni dolci ed il labbro tremulo e tutto passava. Era come creta nelle sue mani, sua moglie glielo rimproverava sempre, ma poi anche lei nel momento opportuno ricorreva alla faccia da cucciolo.
Un voce e dei rumori proveniente da dentro lo distrassero. << Sono a casa! >> urlò sua moglie.
Sorrise dolcemente guardando sua figlia scattare e correre in casa per accogliere la sua mamma. << Mammaaaaa!!! >>> urlò correndo come se stesse andando in guerra.
Lui rimase fuori, aspettando che uscisse lei ed infatti dopo qualche secondo con il viso stanco, ma con un dolce sorriso sulle labbra uscì sua moglie preceduta da Giorgia che ritornò a giocare con Lucky.
<< Ehi… >> lo salutò sedendosi a peso morto al suo fianco.
Aprì le braccia e subito lei gli si accoccolò addosso. << Giornataccia? >> le chiese mentre le appoggiava le labbra sulla tempia in un piccolo bacio.
Sua moglie sospirò. << Non ne hai idea, guarda. >> sussurrò per poi sbadigliare.
Edward ridacchiò e continuò ad accarezzarla, mentre con la mente tornava al giorno del loro matrimonio. Non era stata una cerimonia sfarzosa, solo loro due ed i testimoni, in un piccola chiesetta di Brooklyn. Nessuno aveva partecipato, perché non avevano messo manifesti, ma non avevano mancato l’occasione per organizzare un piccolo rinfresco a fare loro qualche regalo. Quando si erano sposati lei era già incinta di qualche mese, non era stato quello il motivo principale del matrimonio, ma aveva fatto la sua parte.
L’incontro con lei era stato inaspettato e anche comico e ogni volta che si ritrovavano a raccontarlo a qualcuno erano altre risate ed esclamazione di stupore.
A lui questa cosa piaceva, lo riempiva di orgoglio e felicità. Un felicità che prima di incontrare sua moglie non aveva.
Dopo essersi liberato la coscienza aveva passato tre anni in Africa come medico volontario per cercare di perdonarsi. Aveva pensato che per ogni vita salvata era un pezzo della sua anima che veniva perdonata.
Quando era ritornato a New York, all’aeroporto con sua grande sorpresa ed emozione ci aveva trovato ad attenderlo suo padre.
Si erano guardato negli occhi, poi si erano avvicinati e suo padre lo aveva stretto a se accarezzandogli la schiena cercando di calmare i singhiozzi che l’avevano colto a quel gesto.
Continuava a ripetere ‘mi dispiace’ come una litania mentre il padre lo stringeva in un abbraccio pieno di amore e di perdono.
Quando tornarono a casa, non la sua, ma quella di suo padre e della sua infanzia trovò una piacevole sorpresa ad attenderlo. Kate, la ragazza che aveva tradito e lasciato, lo accolse con un dolce sorriso.
Dopo un attimo di stupore l’abbracciò contento chiedendole che ci facesse li e lei gli mostrò quella fascetta d’oro che voleva dire solo una cosa. Kate e suo padre si erano sposati, avevano trovato l’una nell’altro l’appoggio nella vita.
Era stato così contenta che aveva pianto di nuovo e furono altre lacrime la sera quando Alice e Rosalie si fecero vedere.
Rosalie gli si era attaccata al collo come una ventosa mentre Alice gli si stringeva al fianco, piangendo e ridendo tutti e tre in sincrono.
Quando Rosalie gli aveva presentato il suo omonimo di tre anni per poco non svenne dalla felicità. Era la copia spiccicata di suo padre, ma era dolce e tenero come la madre.
Quella notte Edward dormì nella sua vecchia stanza con Alice stretta al suo petto. Aveva sentito la mancanza di quelle coccole e per i giorni a seguire ne aveva fatto ingestione e ne aveva preso un po’ per il futuro come scorta in caso di emergenza.
Tutto ritornò com’era prima che arrivasse lei ad alterare gli equilibri, sballandoli completamente.
Nessuno aveva più visto né sentito Bella anche se lei molte volte, prima di rendersi conto che fosse inutile, aveva cercato di contattarlo chiedendo alle persone più vicine a lui compreso Rosalie che le aveva riattaccato il telefono in faccia non prima di avergliene detto quattro.
Lui l’aveva ignorata perché solo così poteva ritrovare quell’equilibrio perso. Non sapeva perché volesse mettersi in contatto con lui, ma poi quando ne parlò con Rosalie lei gli rispose che magari lei si era resa conto di amarlo e voleva rimediare ai suoi errori.
Quel pensiero lo tormentò per giorni, ma poi si diede dello stupido da solo perché Bella lo aveva sempre usato e trattato da zerbino, il suo era soltanto un tentativo di provare a risanare il suo ego ferito dal suo rifiuto.
Bella era subdola e manipolatrice e lui ogni tanto ancora si chiedeva come avesse fatto a perdere la testa per una come lei.
A quei tempi era davvero convinto di essere innamorato di lei, ma quando il vero amore era arrivato cioè sua moglie, si era reso conto che quello che provava non era altro che ossessione. Un’ossessione che lo aveva portato quasi a perdere il contatto con la realtà che lo circondava.
Quando aveva raccontato a sua moglie la sua storia lei gli aveva sorriso dolcemente dicendogli che non importava cosa avesse fatto in passato, l’importante era che fosse cambiato e che si amassero.
In quel momento si rese conto che ormai la sua anima era salva dalle fiamme dell’inferno, tutto quello grazie allo sguardo innamorato di quella piccola donna, come l’aveva sempre chiamata lui.
La sua piccola donna lo riscosse da quei pensieri con il suo leggero ronfare. Sorrise intenerito poi chiamò sua figlia che silenziosamente si avvicinò.
<< Và a scoprire il lettone. >> le sussurrò.
Giorgia annuì e corse dentro casa andando a preparare il lettone alla mamma. Molte volte si erano trovati in quella situazione, ormai era diventata una tradizione.
Dopo aver messo sua moglie a letto, tornò di sotto dove preparò la cena che mangiò con Giorgia, poi le fece il bagnetto e la portò a letto raccontandole una storiella. Si addormentò dopo neanche una pagina, le rimboccò le coperte dandole un bacio tra i capelli ed uscì dalla stanza lasciando la porta leggermente aperte per sentirla meglio se avesse avuto qualche problema.
Ritornò in cucina, mise in ordine poi salì in camera prendendo il cambio per una doccia. Quando ritornò in camera sorrise divertito notando che ancora una volta sua moglie aveva preso possesso di tutto il letto. Non riusciva ancora a capire come potesse una cosetta di un metro e sessanta occupare un letto matrimoniale di due metri e più.
Con gentilezza e lentezza la spostò e si infilò sotto le coperte. La osservò e gli venne in mente la prima volta o meglio, la seconda volta che la incontrò.
 
Era ritornato di nuovo al Presbyterian da dieci anni ed era diventato il primario di chirurgia, il posto che aveva occupato Bella quando era uno specializzando.
Quel giorno sarebbe arrivato il nuovo gruppo di specializzandi freschi di Università e lui si preparò ad accoglierli insieme ai suoi specializzandi del terzo anno che li avrebbero presi in custodia.
Quando arrivarono sorrise vedendoli impauriti e si rispecchiò in loro, anche lui era terrorizzato quando era arrivato lì per la prima volta.
Tra quei ragazzi una persona saltò particolarmente ai suoi occhi. Era una bellissima ragazza dai capelli biondi e lunghi con due bellissimi occhi scuri, era abbastanza alta e snella, proprio come piacevano a lui. Più la guardava e più gli sembrava di averla già vista, ma non ricordava dove.
Sorrise a tutti loro. << Benvenuti, specializzandi. Io sono Edward Cullen e dirigo questa unità. >>
Quando pronunciò il suo nome vide chiaramente lo sguardo della ragazza scattare e poi sorridere in modo strano.
Si riscosse subito e continuò a parlare. << Adesso farò l’appello e vi smisterò in cinque gruppi, uno per ogni specializzando del terzo anno che vi farà da guida. >>
I ragazzi annuirono e lui cominciò a fare l’appello attento al nome della ragazza quando si fosse fatta avanti. Li aveva smistati quasi tutti, rimanevano solo la ragazza e altri due.
<< Daniel Adams con Jennifer Pitt. >> fuori uno.
<< Samuel Lee con Amanda Jacobs. >> fuori due.
Lesse il nome della ragazza e la consapevolezza nacque in lui facendogli spuntare un sorriso divertito specchio di quello che ospitava il visto della ragazza.
<< Emma Jones. >> disse guardandola.
Lei gli restituì lo sguardo. << Edward Cullen. >> rispose con voce dolce e chiara.
Edward non potè fare a meno di ridere contento mentre l’abbracciava. Non era solo per questo che rideva, ma anche per nascondere la scarica elettrica che aveva sentito appena l’aveva stretta tra le braccia.
<< Oddio, come sei cresciuta. >> commentò mentre la scostava da se.
Emma gli sorrise e le si illuminarono gli occhi facendo boccheggiare Edward per la meraviglia  e facendogli perdere un battito.
Guardò imbarazzato l’orologio, poi spostò lo sguardo su di lei. << Ehm…senti, ci vediamo a pranzo, così parliamo un po’. >>
Emma annuì. << Certo. >> e gli sorrise di nuovo dandogli un ulteriore steccata al cuore.
Quando si rincontrarono a pranzo Emma gli raccontò di tutte le esperienze che aveva fatto e che continuava a fare e del perché avesse voluto fare il dottore.
<< Voglio dare a qualcun altro la stessa speranza che hai dato tu a me. >> gli rispose.
Emma gli piaceva e non solo fisicamente, era così intelligente e acuta, capace di parlare di tutto e di più senza apparire banale o pesante.
Il suo cuore in stand-by da anni si riavviò a quella ventata di aria fresca che era quella ragazzina che ormai era diventata una bellissima donna.
Quando si congedarono perché lui aveva in programma un intervento lei lo fermò in mezzo al corridoio. << Ehi sexy scapolo, sono passati tredici anni, hai tre anni di ritardo da scontare. >>
 
Da quel giorno cominciò una corte spietata che non è mai finita nonostante si fossero sposati due anni dopo mettendo su famiglia.
Ogni giorno la corteggiava ed ogni giorno la conquistava innamorandosi di lei sempre di più e sempre più intensamente.
<< Mmm… Ed? >> lo chiamò sua moglie.
Edward si riscosse dai suoi pensieri e le sorrise aprendo le braccia dove lei subito si accoccolò dandogli un leggero bacio sul collo facendolo rabbrividire.
<< Giorgia? >> chiese intrecciando le gambe con le sue.
<< Dorme e ha già mangiato e fatto il bagnetto. >> disse ridacchiando precedendo le alte domande.
Emma gli diede un pugnetto sul braccio facendolo ridere ancora di più, ma poi rise anche lei rendendosi conto che ormai la scena si stava ripetendo molto spesso ultimamente. Ma il lavoro la stava stancando, in ospedale c’erano stati dei pazienti difficile e lei per il momento era l’unico neurochirurgo in tutto lo stabile. Non aveva scelto lo stesso ramo del marito per il semplice fatto che c’era già lui ad occupare quel posto ed era uno dei migliori.
Restarono abbracciati in silenzio fino a che Edward non incominciò a sentire sua moglie tendersi per circondarlo con le braccia per poi incominciare a dargli tanti baci sul petto e sul collo facendolo fremere.
Se la portò a cavalcione, mentre le prendeva il viso tra le mani e incollava le labbra alle sue. Gli era sempre piaciuto baciare Emma perché aveva un sapore così fresco e sapeva di menta, anche se non ne faceva uso.
Continuarono a baciarmi mentre i vestiti volavano via lasciandoli nudi e pronti per unirsi, cosa che fecero appena fu il momento.
Emma si trovava ancora sopra di lui quindi cominciò a muoversi lentamente senza mai staccare le labbra dalle sue, come baciava Edward non sapeva fare nessun altro.
Edward ormai al limite ribaltò le posizione e se la portò sotto cominciando a muoversi più velocemente, stava quasi per venire quando la guardò negli occhi. << Voglio un altro figlio. >> le disse a bruciapelo.
Emma prima rimase sorpresa poi sorrise contenta. << Davvero? >> chiese chiedendo conferma.
Edward annuì cominciando a muoversi di nuovo, ma più lentamente aspettando la risposta di sua moglie che lo lasciò spiazzato.
<< Bhe… potrei essere già incinta, sai? >> sparò la bomba.
Edward si fermò sconvolto, ma poi si illuminò cominciando a baciarle tutto il viso facendola ridere contenta. Muovendo però i loro bacini fecero frizione e ansimarono, ricominciando a muoversi fino all’orgasmo che arrivò dopo qualche secondo.
Dopo l’amplesso si strinsero l’una all’altro, in silenzio ascoltando il respiro dell’altro. Furono interrotti da una testolina bionda che sbucò dalla porta. << Mamma, papà. >> sussurrò strofinandosi gli occhi.
Si girarono verso di lei terrorizzati e cercarono di vestirsi per evitare traumi, la piccola li raggiunse e si accoccolò tra loro addormentandosi all’istante, sua moglie la seguì stringendola a se.
Restò a guardare quelle meraviglie per quasi tutta la notte cercando di capire cosa avesse fatto per meritarsi tutto quello, ma non riuscì a trovare risposta.
In passato aveva mentito, tradito e quant’altro eppure era stato premiato con quella bellissima donna, quella bambina perfetta ed un altro in arrivo.
Forse la parentesi Bella non era stata così deleteria per la sua persona, forse poteva permettersi anche di ringraziarla e dimenticare tutto.
Forse.  







Emma        Giorgia

 

   
 
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