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Autore: Alessia NightOwl    29/02/2012    7 recensioni
Potete immaginare Bella Swan come una cacciatrice di vampiri? Potete immaginare Edward Cullen come il nemico da abbattere?
Nonostante questo, l'amore potrà bussare ai loro cuori, oppure il loro astio li fermerà?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buonasera. Sono qui con una one-shot partorita in un paio d'ore, durante un momento di noia.
Non credo sia un granché, ma avevo comunque voglia di pubblicarla. Spero solo possa piacervi perchè la prima volta che scrivo una OS su Edward e Bella.
Ovviamente non ritroverete gli stessi personaggi del libro, saranno leggermente diversi.
Buona lettura e grazie a chiunque passerà di qui a leggermi.




Fall in Love with the Enemy.

 

Parte 1.

****

 

Mi infilai nella cintura due paletti di legno e nascosi dentro al giubbotto di pelle il mio pugnale d’argento. Chiusi la porta di casa e uscii nel freddo pungente della notte.
 
La sera prima il Consiglio della città di Forks mi aveva chiamato per una riunione.
Mio padre era il capo della polizia e dopo i brutti avvenimenti successi molti anni prima decise – insieme ad altri uomini del paese – di fondare questo “Consiglio anti vampiro”. Il nome sembrava buffo, ma si trattava proprio di questo.
“Bella, sono tornati in città i vampiri della famiglia Cullen. Tutti noi sappiamo quanto tu abbia voglia di vendicarti della morte di tua madre, ma ti chiediamo di essere prudente e di riflettere. La famiglia è numerosa e sono molto potenti. Sicuramente ti servirà l’abilità che possiedi, di tenere sotto controllo la tua mente, sappiamo da fonti certe che un membro della famiglia ha la capacità di leggere nella mente. Purtroppo non sappiamo dirti dove trovarli o se li incontrerai tutti insieme, per questo confidiamo nelle tue abilità e nella tua intelligenza.” Mentre il signor Clearwater, il sindaco di Forks, mi spiegava quello che succedeva nella mia piccola cittadina; mio padre osservava tutto e tutti seduto in un angolo della stanza, il viso preoccupato e attento.
Mio padre Charlie, non apprezzava quello che facevo, ma avevo ereditato tutto questo da mia madre; ero stata allenata e preparata fin dalla più tenera età e purtroppo lui non aveva mai potuto impedire tutto ciò, nonostante fosse contrario e continuasse a litigare con mia madre quasi ogni giorno per questa ‘passione’, lui si adeguò, ma non accettò mai completamente quello che facevo con tanto coraggio.
“Stia tranquillo sindaco, prima credo che li studierò un attimo. Devo cercare di capire dove si accampano e dove vanno a cacciare, dopo di che potrò iniziare a studiare un piano.” Dissi questo guardando più che altro mio padre, che quando finii la frase sospirò e si alzò per uscire.
Tutti gli altri membri del Consiglio si complimentarono e mi diedero coraggio con pacche sulle spalle e abbracci.
Tutti a Forks sapevano della presenza dei vampiri e di questo gruppo nato per fronteggiare il problema, ma nessuno sapeva cosa organizzassimo durante le nostre riunioni segrete e tanto meno sapevano chi fossi io realmente.
Solo una persona oltre al Consiglio – e mio padre ovviamente – sapevano di questo mio ‘passatempo’. Angela, la mia migliore amica dalle elementari, sapeva tutto di me e anche questo era incluso nel pacchetto.
Chiunque volesse parlare di me o di quello che succedeva nel Consiglio doveva essere certo di rivelare questi segreti a persone fidate, ecco perché prima di farlo doveva parlarne con tutti noi e confrontarsi sulla decisione.
 
Non sembravo una cacciatrice di vampiri, ero minuta e non molto alta, ma decisamente molto veloce e preparata. Sapevo come muovermi e cosa fare. Mi incamminai verso il bosco sperando di capire almeno quali fossero le prede preferite dei Cullen.
Sentii un rumore che mi fece balzare dentro una piccola buca del terreno. I miei occhi si muovevano frenetici cercando di tenere sotto controllo ogni parte del bosco – era buio e solo la luna donava la luce per poter scorgere almeno le ombre – le mie orecchie erano tese per poter sentire ogni minimo rumore; mi concentrai per chiudere in modo ermetico la mia mente, non sapevo quale membro della famiglia avrei potuto incontrare, ma quella era una precauzione che dovevo prendere se volevo mantenere almeno per un po’ il mio nascondiglio.
Chiusi gli occhi per un secondo e annusai l’aria, un odore forte e pungente di sangue mi arrivò alle narici e fece partire i battiti del mio cuore. Così mi avrebbero sentito, dovevo calmarmi e tornare a ragionare.
Sicuramente si erano cibati e questo era il momento di uscire dal nascondiglio, quando i vampiri hanno la pancia piena sono leggermente più tranquilli e meno all’erta.
Con passo felpato e veloce mi avvicinai sempre più a quell’odore rugginoso, pochi passi più avanti trovai un orso squarciato a metà e una scia di sangue che portava nel bosco più fitto.
Mi hanno sentito, è per questo che hanno lasciato la loro cena a metà? Devo stare attenta cazzo, soprattutto se sono tutti insieme.
Appena tornai con i pensieri al mio obiettivo sentii un fruscio dietro di me, un paio di ciocche dei miei capelli si mossero.
Mi girai di scatto e mi trovai a pochi centimetri dal viso insanguinato di un vampiro decisamente grosso.
Aveva i capelli corti e gli occhi rosso rubino, un pezzo di carne dell’orso penzolava ancora fra le sue fauci; era una montagna in confronto a me, ma il suo ringhio profondo non mi smosse di un passo.
Non avevo paura, ero stata allenata e preparata a non provare timore di fronte a queste bestie. Rimasi a fissarlo per qualche secondo e poi lentamente mossi una mano verso il giubbotto. Volevo tagliare la testa a quell’assassino e lo avrei fatto prima o poi.
Non era il vampiro che aveva ucciso mia madre, quello lo avrei riconosciuto a chilometri di distanza.
“Emmett, vieni via. Lascia stare quella cacciatrice.” Una voce dall’oscurità uscì come un richiamo per quel vampiro.
Emmett, così si chiamava, scomparse nel giro di pochi attimi. Io mi voltai nella direzione in cui avevo sentito quella voce e vidi semplicemente un’ombra in piedi su un ramo alto di un albero.
“Piccola, ti conviene andartene e lasciarci in pace. Siamo troppi e troppo forti per te. Inoltre non mangiamo umani da almeno 4 anni. Non siamo noi quelli che cerchi.” La voce del vampiro sembrava provenire dall’oltretomba, era roca e bassa, ma chiaramente udibile.
“Eh certo, io dovrei crederti? Sarò piccola come dici tu, ma non sono scema. Potete essere anche venti, a me non interessa. So per certo che non andate in giro sempre insieme, dunque piano piano vi ucciderò tutti.” Sentivo la rabbia salire nelle mie mani, stringevo l’impugnatura del mio coltello con tanta forza che sentivo le nocche intorpidirsi, la mia voce era acuta, ma estremamente decisa.
Una risata perfida risuonò nel silenzio della notte. “Ah sei proprio simpatica e divertente sai? Ci ucciderai tutti? Uuuuh che paura, buona caccia piccoletta.” Con quelle ultime parole e un piccolo fruscio anche quel vampiro scomparse.
Quella notte non avrei ottenuto più niente, sapevano che ero lì e che ero intenzionata ad ucciderli, nonostante la sfacciataggine di quel vampiro ognuno di loro sapeva che non c’era da fidarsi di una cacciatrice di vampiri in cerca di vendetta.
Mollai la presa e lasciai scivolare il pugnale nel suo fodero. Mi incamminai lentamente verso la strada illuminata della statale, ero decisamente alterata; non sopportavo essere chiamata piccoletta ed essere presa in giro soprattutto da un potenziale assassino di mia madre.
Salii in macchina e tornai a casa cercando di calmare il mio sangue che ribolliva nelle vene.
Guidavo cercando di incanalare la mia attenzione verso la musica, dovevo avere la possibilità di rilassarmi; sentii un tonfo sordo e di conseguenza inchiodai in mezzo alla strada deserta.
“Che cazzo è stato?” Pensavo di aver preso sotto un animale del bosco, ma ovviamente l’idea che i vampiri mi stessero seguendo si fece largo nella mia mente.
I miei sensi si misero subito all’erta, non erano ampliati come quelli di un vampiro, ma erano molto allenati.
Non scesi dalla mia auto e abbassai la musica. I battiti del mio cuore si regolarizzano e finalmente riuscii a mettere sotto controllo la mia mente.
“Ehi…” Sentivo questa flebile voce, sembrava lontana, ma sapevo bene che il vampiro sarebbe potuto essere lì in una frazione di secondo.
“Cosa vuoi, pensi che fare lo stalker ti porterà da qualche parte?” Dissi parlando apparentemente al nulla.
Un’altra risata, uguale a quella di pochi minuti prima. “Lo stalker? Beh io sono un vero cacciatore e tu sei sicuramente la mia preda.” I vampiri amavano l’odore del panico e della paura, peccato che con me gli andasse male. Ero calma e tranquilla seduta nella mia macchina a parlare con chissà quale vampiro in chissà quale posizione.
“Ridi, ridi… Quando ti staccherò la testa dal resto del corpo e la brucerò non riderai più tanto.” Dissi rimettendo in moto e ingranando la marcia. Qualcosa bloccò la mia auto, il baccano del motore su di giri e lo stridio delle mie gomme coprivano qualsiasi altro rumore; decisi di mollare la presa. Spensi l’auto e sbuffai.
“Se mi dici cosa vuoi forse la facciamo finita. Se vuoi uccidermi fallo, altrimenti levati dalle palle.” Poteva sembrare assurdo che riuscissi a parlare in quel modo disinvolto – rischiando di far arrabbiare il vampiro – ma ero stata in quel ‘mondo’ da quando avevo 8 anni e ormai era come fossero i miei compagni di giochi.
“Hai ragione, adesso la facciamo finita.” Disse il vampiro, quando mi voltai me lo trovai a pochi centimetri da me, seduto comodamente sul sedile di fianco al mio. “Il tuo odore mi piace. Non sai di paura, ma il tuo coraggio è molto eccitante, sai piccoletta?” Di nuovo quel nomignolo, mosse una mano verso il mio viso e mi accarezzò i capelli.
Non lo avevo ancora guardato negli occhi e mi faceva schifo essere toccata da un mostro. Con estrema velocità presi un paletto dalla mia cintura e lo conficcai nella mano del vampiro, che urlò in modo disumano. “Non azzardare a toccarmi. Pensi che io sia un povero agnellino indifeso? Beh ti sbagli di grosso.” Il mio sguardo era di sfida, ed ora ero eccitata anch’io; amavo vedere i vampiri soffrire. Però qualcosa nei suoi occhi fece vacillare la mia sicurezza. Erano dorati e non rossi come quelli degli altri vampiri, possibile che fosse un ‘buono’? Non volevo crederci, cercai di concentrarmi di nuovo per distogliere l’attenzione dai suoi occhi e rivolgerla solo al suo dolore tramutato in ringhi acuti.
Stranamente il mostro non reagì e dopo avergli perforato la mano una seconda volta uscì dall’auto e scomparve nel buio della notte, non disse niente; non cercò di mordermi o uccidermi. Semplicemente se ne andò. Ovviamente non mi aspettavo una non-reazione, di solito i vampiri erano molto vulnerabili e ci mettevano poco a perdere le staffe, soprattutto di fronte ad un’umana come me; certo ero la cacciatrice di vampiri, ma non pensavo proprio di far tutta questa paura… No, doveva esserci dell’altro.
Un sorrisetto compiaciuto apparve sulle mie labbra, per ora mi accontentavo di questo. La mia curiosità però mi creava dei problemi in questi casi, non volevo pensarci. Rimisi in moto e mi diressi verso casa. Non mi interessava molto essere seguita o meno, vivevo da sola appunto per questo.
 
Quando arrivai a casa mi rifugiai nella mia cantina per preparare un piano per la notte seguente, ma invece che pensare al piano mi ritrovai a pensare a gli occhi di quel vampiro.
Anche mentre lo infilzavo con il paletto, riusciva a mantenere una certa… dolcezza…
“Cosa? Isabella Swan, sei impazzita? Non puoi pensare ad un vampiro con questi termini, i vampiri non sono dolci. I vampiri ti mangiano come dolce.” Scossi la testa freneticamente cercando di scacciare quei pensieri.
Sapevo che esistevano vampiri in grado di ammaliarti per farti fare e pensare tutto quello che volevano, ma non era questo il caso; riuscivo a capire di essere ancora in possesso del mio corpo e della mia mente.
I miei sforzi erano vani, ritornavo sempre col pensiero a lui. I suoi occhi, la sua voce e soprattutto la sua mano sul mio viso.
Conoscevo molto bene i vampiri e quelli non erano comportamenti ‘normali’, sembrava ci fosse una punta di umanità in lui, come se provasse emozioni accanto a me.
Continuai a pensare a lui fino ad addormentarmi sulla poltrona della mia cantina.



 
Parte 2.
****
Alzai il viso dal tavolo a cui ero appoggiata e sentii qualcosa appiccicato alla mia faccia.
Intanto che mi stropicciavo gli occhi staccai quel foglio dal mio viso e quando lo misi di fronte a me per guardarlo, mi venne quasi un infarto.
Avevo disegnato gli occhi di quel vampiro, non so quando. So solo che quegli occhi erano di fronte a me, ero riuscita a riportare lo stesso taglio, la stessa forza che avevano, ma soprattutto lo stesso colore, come fosse oro liquido.
Spalancai gli occhi e aprii la bocca emettendo un urlo.
“Non è possibile. Ehi Bella svegliati, è un vampiro. Un mostro. Un succhia sangue. Quelli della sua specie hanno ammazzato tua madre.” Ero paonazza in viso, potevo capirlo dal calore che mi stava invadendo.
La vocina nel mio cervello rispose alla mia protesta, disarmando i miei attacchi.
“Certo i vampiri hanno ammazzato tua madre, ma non è stato lui. Lui è diverso.”
Mi diedi un piccolo pugno in testa, dovevo fermare quel delirio. Non era da me, io non ero così. Ecco una cosa che mi faceva paura, questi pensieri che correvano veloci dentro di me, ma che andavano tutti nella stessa direzione. Quel vampiro.
“Devo cercare di rivederlo e capire. Devo parlargli. Ma alla fine di tutto devo ucciderlo.” Non credevo nemmeno io a quell’ultima parte della mia frase, le forze per ucciderlo mancavano completamente, me ne rendevo conto anche solo guardando le mie mani che tremavano e il mio cuore che batteva un po’ troppo forte.
“Ok, adesso mi faccio una bella doccia e poi ritorno a ragionare… Quegli occhi… Aaaah basta… Quella voce…. Quel tocco….” Mi buttai di nuovo sulla poltrona prendendomi il viso fra le mani.
“Sono un caso perso, che mi succede?” Ero nel panico più totale, avevo bisogno di Angela.
La chiamai e per fortuna lei riuscì a calmarmi. “Bella dai vai tranquilla. La tua reazione è così solo perché è la prima volta che ti capita un vampiro come lui. Credo che parlargli ti farà rendere conto che non è diverso da gli altri e tutto tornerà semplice per te.”
Continuammo a parlare ancora un po’, poi rincuorata dalle sue parole di cui mi convinsi, volai a fare la doccia per poi andare alla centrale da mio padre.
 
Ovviamente non avrei raccontato di queste mie sensazioni a Capo Swan, gli avrei spiegato chi avevo incontrato, come e cosa avevo fatto; dopo di che lo avrei portato fuori a pranzo – nella sua tavola calda preferita – proprio come una brava figlia.
Per tutto il tempo mi sentivo spiata, capitava di continuo che mi giravo sperando di capire chi mi osservasse. Quando le mie sensazioni erano così forti, sapevo che non era la mia immaginazione a viaggiare, ma era la realtà. Qualcuno mi spiava e osservava.
Pensai subito ai suoi occhi, quell’oro liquido che scivolava verso di me per ammirarmi.
“Bella, cosa ti prende oggi? Ti vedo un po’ irrequieta.” Chiese mio padre osservandomi con sguardo apprensivo.
“Niente papà, tranquillo. Sto solo ripensando a quello che farò stanotte.” Mi accorsi solo in quel momento che con le gambe accavallate continuavo a muovermi sulla sedia e con le dita delle mani tamburellavo sul tavolo, mentre guardavo fuori dalla finestra della tavola calda.
Adesso devo finirla. Neanche mi fossi innamorata dell’uomo più bello del mondo. Ma che cazzo mi ha fatto? Non può avermi ammaliato, ne sarei cosciente. Possibile che tutto questo lo provochi la mia mente? Devo tornare a pensare alla mia priorità e devo farlo anche in fretta.
 
Riportai in centrale mio padre e poi decisi di andare a fare un giro fra le stradine impervie del bosco di Forks.
Volevo assicurarmi che non ci fossero novità.
Mi ritrovai di fronte una villa che non avevo mai visto in vita mia ed io ci ero nata a Forks.
“Ma che cazz… Da dove arriva questa casa, è caduta dal cielo?” Dissi mentre parcheggiavo la macchina proprio di fronte al portico per entrare in quella villa.
 
La porta si aprì e ne uscì lo stesso vampiro della notte prima, quell’Emmett. Mi corse incontro, mi prese per la gola e mi attaccò al tronco di un albero.
“Stai iniziando a girarmi intorno un po’ troppo spesso piccola umana puzzolente.” Mi disse ringhiando fra i denti aguzzi ben in vista.
Ammetto che con quello scatto e tenendomi stretta per la gola, la paura iniziò a farsi sentire. Un paio di brividi mi percorsero tutto il corpo, cercai di deglutire ma facevo fatica a causa della stretta di quel mostro.
Avevo solo un paletto con me, ero stata stupida a non portarmi armi; mi ero distratta e queste ne erano le conseguenze. Se continuavo così mi sarei fatta ammazzare per colpa di quel vampiro con gli occhi d’oro.
Scalciando colpii Emmett nelle parti basse, ma non ci fu nessuna reazione a parte una leggera stretta nella presa sul mio collo.
“Ho capito la lezione, adesso puoi lasciarmi.” Guardavo quel vampiro negli occhi, non vedevo niente se non sete.
Cercai di allungare una mano verso la cintura, ma quel gigante me la bloccò, la prese fra le labbra e la leccò.
“Non sei puzzolente come credevo, anzi sei succulenta.” Si leccò le labbra fissando le mie vene che continuavano a pulsare sangue a volontà.
Si avvicinò e con il naso si appoggiò fra il mio petto e la gola, stava immobile annusando la mia pelle.
 
Sentii la mia gola libera e non ero più sollevata da terra, mi guardai attorno ed Emmett era scomparso.
“Lasciala stare. Tutti ma non lei.” Queste furono le parole che sentii a poca distanza, quella voce era inconfondibile. Riuscivo già a riconoscerla, era quella del vampiro-occhi dorati.
“Edward, è un’umana. E’ un’ammazza vampiri, lei ci uccide. Perché dovrei risparmiarla? E poi è molto buona, banchetterei volentieri con lei.” La voce di Emmett era ancora eccitata, ma quella di…. Si chiamava Edward….quella di Edward non ammetteva repliche.
“Lei no Emmett. Vai a nutrirti dove ti pare, ma lascia stare quella ragazza.”
Ero ancora appoggiata all’albero e mi accorsi che stavo trattenendo il respiro.
Perché non voleva che Emmett mi facesse del male? Il mio cuore iniziò a battere e i miei pensieri si ingarbugliarono fra loro…
No, non TIENE a me. Semplicemente vuole che sia il suo pasto o vuole trasformarmi, chissà. Ma sicuramente i vampiri non si interessano degli umani come persone di cui prendersi cura.
Il mio viso era caldo e mi lasciai cadere ai piedi dell’albero, ero incapace di qualsiasi movimento. Sapevo solo che quella non ero io. Cosa mi aveva fatto quel vampiro?
Sentii qualcosa sfiorarmi un ginocchio, rannicchiato vicino al mio petto.
Alzai lo sguardo e me lo trovai di fronte.
“Ehi, tutto bene piccoletta? Dovresti cercare di respirare.” Mi disse Edward fissandomi con il suo sguardo ‘dolce’.
Feci come mi disse, cercai di respirare, l’unica cosa che riuscivo a fare in quel momento.
“Ti ha fatto del male quel pazzo? E’ mio fratello, ma deve imparare ancora a trattenersi. E’ molto vulnerabile quando si parla di sangue umano.” Continuavo a fissarlo, come se mi trovassi di fronte un Dio.
Il suo sguardo era interrogativo e cosa vedevo in quei occhi? Una punta di preoccupazione forse? No, era impossibile.
“Vuoi che ti porto in casa? Mio padre è un dottore, un vero dottore. Ti vedo molto pallida e tremi.” Guardai il mio corpo e mi resi conto di quello che stava per succedere; avevo una paura tremenda.
“Co-cosa mi hai fatto? Cosa mi hai fatto?” Dissi fra i denti.
Lui mi guardò ancora più perplesso. “Io non ti ho fatto niente. Ieri quando ci siamo visti per la prima volta, volevo divertirmi un po’; poi mi sono reso conto che non eri la persona giusta.”
Mi vidi riflessa nei suoi occhi e in quel preciso istante mi si aprì un nuovo mondo. Mi sentivo legata a lui come gli fossi sempre appartenuta, come se il mio cuore dovesse battere al posto del suo, come se la mia anima stesse andando a prendere la sua all’inferno per riportarla vicino a lui.
Il mio corpo si mosse contro ogni mia volontà e mi ritrovai fra le sue braccia, con il viso affondato nel suo collo mentre respiravo il suo profumo. Sentivo il mio cuore che sfondava la gabbia toracica da quanto batteva forte. “Cosa mi succede? Tu sei un vampiro, tu sei un mostro. Tu non sei umano, non posso provare tutto questo per te è contro natura.”
“Perché è contro natura? Cosa te lo impedisce? Se avessi anch’io un cuore, adesso farebbe compagnia al tuo. E’ vero non sono umano, ma sono anni che mi impegno a cercare di tornare ad assomigliare al ‘vecchio Edward’. Se tu avessi voglia di darmi una possibilità potrei fartelo vedere, devi fidarti di me. Puoi farlo?”
Prese una mia mano e l’appoggiò sul suo viso, era freddo, ma la sua pelle era vellutata, con il pollice lo accarezzai e di nuovo persi i miei occhi dentro ai suoi.
Tutto questo andava contro tutto quello in cui avevo sempre creduto, tutto quello per cui avevo sempre lottato; ma nonostante questo ogni singola cellula del mio corpo, ogni battito del mio cuore ed ogni pensiero della mia mente mi spingevano a fidarmi di lui.
Volevo donare amore, ma non avrei mai immaginato di donare tutto il mio cuore ad un vampiro.
Mi persi ancora in quell’oro liquido. Edward mi aiutò ad alzarmi e mi tese una mano. “Vorrei farti vedere un posto carino in cui vado spesso a pensare. Ti va?” La sua mano tesa era un invito irrinunciabile per me.
Lo fissai e presi fra le mani il mio fedele compagno di lotta, il paletto di legno. Lo guardai e me lo rigirai fra le mani. Alzai di nuovo lo sguardo su Edward, lui era lì fisso di fronte a me che mi osservava, non aveva paura e nessun rimorso.
Guardai quel pezzo di legno per l’ultima volta e poi lo lanciai lontano da me.
Per come ero stata cresciuta io, ora – senza quel paletto – era come se fossi nuda di fronte a lui, senza protezioni.
Allungai la mia mano e gli sorrisi, lui ricambiò e il paradiso in confronto era vuoto e anonimo.
Il suo sorriso e i suoi occhi accompagnarono i battiti del mio cuore e il mio respiro.
Prese la mia mano e la strinse con dolcezza.
“Mi fido, voglio fidarmi. Non posso farne a meno.” Gli dissi con il cuore in mano che batteva solo per lui.

E’ possibile che due anime fatte per stare insieme siano così tanto diverse, ma nel contempo così compatibili? Avevo trovato il mio posto nel mondo, ed era di fianco a lui. Ero inevitabilmente sua e lui era totalmente mio, me lo dicevano i suoi occhi.
   
 
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