Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: OnlyHope    04/10/2006    11 recensioni
Tutto comincia da una fermata d'autobus una mattina di marzo. L'inizio di una nuova vita che deve in qualche modo andare avanti, nonostante il distacco, la lontananza e le paure. È la storia del coraggio di una ragazza che ama incondizionatamente un ragazzo. Questa è la storia di Sanae.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
BUTTERFLY

CAPITOLO 8

Cose inaspettate

 
 
 
Il professor Tadai è come ogni pomeriggio al pianoforte, le sue dita corrono veloci sui tasti bianchi e neri.
Di tanto in tanto si ferma, scarabocchia qualcosa sugli spartiti che ha davanti poi mi chiede di dare un’occhiata.
Inizio così a simulare le note con la voce.
Prima di affrontare questa esperienza, non avrei mai immaginato che lavorare con la musica potesse piacermi tanto.
Le ore passate in quest’aula sembrano un balsamo per le mie ferite, perché in questo modo riesco a metabolizzare differentemente le mie sofferenze. 
Il mio amore per Tsubasa riesce ad avere una via di fuga mentre lavoro alla mia canzone e finalmente ho capito cosa intendesse il prof. Tadai quando disse che avrei trovato la musica liberatoria.
"Come le sembra, signorina Nakazawa?" mi chiede, appena le mie labbra si richiudono.
I miei occhi rimangono fissi sullo spartito mentre sorrido compiaciuta.
"È bella. Davvero bella!"
Il professore annuisce soddisfatto.
"Lo penso anch'io. Direi che abbiamo fatto proprio un buon lavoro insieme."
Sempre senza staccare lo sguardo dal foglio che stringo tra le dita, rileggo mentalmente ogni nota e ogni parola.
Riga dopo riga mi meraviglio ancora come fosse la prima volta, per aver dato ai miei sentimenti una forma così bella.
E sento dal più profondo del cuore, di essere così in debito con l'uomo seduto al pianoforte.
"Grazie infinite, professore!" esclamo emozionata, dando voce ai miei pensieri.
"Grazie per avermi dato quest’opportunità! Questa canzone è la cosa migliore che potesse capitarmi. E anche se non dovessi vincere il concorso, non importa. Grazie lo stesso per aver reso così belle le mie parole!"
"Lo erano già di suo, signorina. Io l'ho solo aiutata a dare loro una nuova veste."
Con stupore, noto che il professore sembra commosso ora.
"Anche in futuro, quando sentirà di non farcela più, metta nero su bianco quello che sente. Questo indipendentemente da contest o dal voler scrivere semplici canzoni. Il mio è un consiglio spassionato, sono infatti fermamente convinto che lei abbia bisogno di concretizzare all'esterno quello che ha dentro. Sono altrettanto sicuro poi, che questa sia la strada più congeniale per lei!”
Il prof. Tadai mi sorride mentre asciugo con le dita alcune lacrime, che hanno fatto capolino dai miei occhi.
"Ora vada pure, c'è la signorina Nishimoto che l'aspetta!"
Il professore mi congeda così, indicando con la mano verso la porta dell'aula.
Mi volto d’istinto.
Yukari è effettivamente appoggiata allo stipite e ora ci saluta con un gesto della mano.
Raccolgo così le mie cose e mi appresto a raggiungerla, non prima però di aver salutato il professore con riconoscenza.
Appena sono davanti alla mia migliore amica, noto subito che ha un'espressione strana dipinta sul volto.
"Che hai fatto?" le chiedo mentre c’incamminiamo per il corridoio.
"..."
"Yukari? Mi senti? Cos'è quella faccia strana?" la incalzo, non avendo ricevuto alcuna risposta.
"Ecco, Sanae... Oggi è successa una cosa..." esordisce titubante mentre le sue guance s'infiammano di un colore rosso acceso.
"Non so davvero come possa essere accaduto!"
Sempre più confusa, continuo a scrutare il suo viso, che è un mix tra imbarazzo, nervosismo e...
Compiacimento?!
Almeno così sembra...
Decisa a capire cosa le passi per le testa, la prendo per mano e con calma la invito a sedersi accanto a me, una volta raggiunta una panchina nel cortile scolastico.
Con voce rassicurante la esorto poi a parlare.
"Ok, parti dall'inizio e cerca di spiegarti meglio..."
Yukari rimane ferma cinque secondi poi si alza di scatto, cominciando a camminare avanti e indietro, visibilmente agitata.
Ma che diavolo le sarà successo?!
"Sanae, oggi tu non eri agli allenamenti..." inizia a parlare, sempre senza fermarsi dal fare su e giù.
"Grazie per l'ovvia informazione. Ma non credo che sia stata la mia assenza la causa di... questo!" e la indico con una mano.
"Sì. Certo, certo..." mi risponde laconica, senza guardarmi.
"Intendevo che oggi, alla fine degli allenamenti, sono rimasta sola al campo. Cioè, tu non c’eri..."
"Yukari, puoi arrivare al punto?!" la esorto, alzando gli occhi la cielo.
"Ci siamo baciati!" esclama all’improvviso tutto d’un fiato, voltandosi nella mia direzione. 
"Cioè, lui mi ha baciata ma io non l'ho rifiutato!"
La guardo con gli occhi sbarrati, prima di formularle una domanda scontata, perché credo di conoscere già la risposta.
"Lui chi?"
"Ishizaki! Sto parlando di Ishizaki!" sbotta sempre più agitata, le guance ancora più rosse di prima per l'imbarazzo.
"WOW!" esclamo, facendo finta che la cosa mi stupisca poi le sorrido con tenerezza.
"E adesso?" le chiedo sempre più curiosa.
Yukari mi guarda angosciata poi si avvicina a me.
"Io speravo potessi dirmelo tu, Sanae!" sussurra con un filo di voce.
La fisso in silenzio, stupita.
Non vedo proprio come potrei essere io a darle delle indicazioni in merito.
"Aiutami! Come mi devo comportare ora?"
"Non lo so, Yukari! Lui non ti ha detto niente?"
La mia migliore amica scuote la testa, sconsolata.
"No. Non ha detto una parola. Tutto è successo in attimo. Il tempo di quel bacio... Poi sono arrivati gli altri e lui se n'è andato con loro..."
"Allora potresti aspettare d'incontrarlo di nuovo domani. Vedrai come si comporterà e agirai di conseguenza!" la esorto, cercando di tranquillizzarla.
"Ma cerca di mantenere comunque la calma, Yukari! Sappiamo entrambe come è fatto Ishizaki, no?" mi sento di aggiungere, conoscendo bene il carattere del mio amico d'infanzia.
"E se lui facesse finta di niente?" domanda ancora nervosa.
"Beh, in quel caso sta a te decidere cosa fare. Puoi andare a chiedergli spiegazioni o fregartene. Dipende tutto da quello che senti tu!"
La mia amica rimane in silenzio a riflettere, fissando un punto all’orizzonte.
"Tu che cosa vorresti?" le chiedo in maniera semplice e diretta, perché credo che alla fine sia solo questo il nocciolo della questione.
"Io vorrei sapere perché l'ha fatto ma soprattutto, vorrei tanto che non fosse un’altra delle sue trovate per farmi arrabbiare!" risponde, alzando ora lo sguardo su di me.
"Bene, allora non ti resta che aspettare che arrivi domani per scoprirlo!"
Yukari annuisce, cercando di riprendere il pieno controllo di sé.
La guardo nel suo essere pensierosa e in cuor mio spero che questa volta Ishizaki la smetta di fare il giullare di corte e inizi a comportarsi seriamente.
Per il bene della mia migliore amica ma conoscendo anche Yukari, soprattutto per il suo di bene.
 
 
 
Cammino spedita.
Volendo potrei arrivare a destinazione anche a occhi chiusi.
La telefonata che ho ricevuto stamattina mi ha inizialmente sorpresa, ma non sono proprio riuscita a rifiutare.
Così oggi pomeriggio farò da baby sitter a Daichi, il fratello minore di Tsubasa.
Mentre cammino provo a risalire con la memoria all'ultima volta che sono stata a casa Ozora.
Sembra una vita fa ma era solo poco prima della sua partenza.
Quando vedo spuntare il tetto scuro all'’orizzonte, deglutisco un po' nervosa e in preda all'emozione.
Una volta raggiunto il cancelletto che da sul cortile, mi fermo a osservare queste mura familiari.
Ho un tuffo al cuore quando mi accorgo che tutto è rimasto come prima.
Alle finestre ci sono sempre le tende color crema e sul muro accanto all’ingresso, si scorgono ancora i segni marroni delle pallonate sull'intonaco.
Una parte del giardino è priva d'erba e il terreno è battuto, segno degli interminabili allenamenti di Tsubasa in quel posto fin troppo ristretto.
Sorrido malinconicamente prima di farmi coraggio e suonare il campanello, come ho già fatto un sacco di volte in passato.
In risposta sento scattare la serratura elettronica, senza che nessun usi il citofono e mentre attraverso il piccolo vialetto che porta all’ingresso, la signora Ozora appare sorridente sulla soglia di casa.
Daichi è tra le sue braccia e sta giocando con la collana di perle che indossa la sua mamma.
La saluto, arrossendo come ogni volta che ho modo d'incontrarla.
Lei ricambia posando un bacio affettuoso sulla mia fronte.
"Su, amore! Ora vai da Sanae!" si rivolge poi subito a Daichi e senza tanti complimenti, mi porge il piccolo.
Prendo il bambino tra le braccia, lui mi guarda serio in volto.
"Ciao, Daichi!" esclamo con dolcezza e sorridendo, anche se dentro di me tremo all'idea che possa mettersi a piangere da un minuto all’altro.
Lui mi guarda ancora perplesso per qualche secondo poi scoppia all'improvviso in una gran risata e poggia le manine sul mio viso.
Il suo faccino profumato si strofina gioioso contro il mio collo.
"Allora è proprio una cosa di famiglia!" esclama divertita la madre di Tsubasa, facendomi arrossire fino alla punta dei capelli.
"Vieni, entriamo!" m’invita poi ad accomodarmi in casa, non senza rivolgermi un ultimo sorrisetto malizioso.
La seguo rimanendo in silenzio ma appena varco la soglia, un alone nostalgico mi avvolge.
Riconosco le foto appese al muro, dove uno Tsubasa bambino saluta dal parapetto di una nave in braccio al padre.
L’angolo accanto al mobile su cui poggia il telefono, Tsubasa era solito abbandonare la borsa da calcio proprio lì, appena rientrato dagli allenamenti.
In fondo all'ingrasso le scale, che ho percorso moltissime volte con la speranza che un giorno le cose tra noi due potessero cambiare.
Tutto è così familiare ma anche in qualche modo...
Distorto.
E mi sembra così strano essere qui senza che ci sia anche lui.
Chiudo gli occhi e sospirando seguo la signora Natsuko in cucina.
La madre di Tsubasa mi mostra tutto l’occorrente per la pappa di Daichi e mi ricorda di fargli fare il bagnetto, prima di mangiare.
"In salotto trovi la cesta con i suoi giochi, proprio accanto al camino. Il suo lettino invece è in camera nostra." e indica il piano di sopra.
"Bene, con questo mi pare sia tutto!"
La signora Ozora si avvicina così al figlio, seduto ormai comodamente tra le mie braccia.
"Amore, la mamma esce. Tu fai il bravo con Sanae, mi raccomando!" e bacia Daichi sulla fronte.
"Buon pomeriggio, signora!" la saluto sorridente.
"Ciao, mamma!" aggiungo, prendendo la manina del piccolo e agitandola in aria.
Lei sorride, raccoglie la borsa e si allontana, pronta a uscire.
"Ah! Dimenticavo!" si blocca però all’improvviso, voltandosi di nuovo verso di me.
"In camera di mio figlio troverai una cosa per te, Sanae!"
"Ok..." rispondo perplessa, domandandomi di cosa stia parlando.
"Mi dispiace di non essere riuscita a dartela prima, ti chiedo scusa..." e salutandoci di nuovo con la mano, esce definitivamente di casa.
"Che cosa ci sarà mai in camera di tuo fratello, Daichi? Tu lo sai?" 
Il bimbo mi guarda sbattendo le palpebre poi porta le manine paffute alla bocca, facendo una smorfia buffa che mi strappa una risatina allegra.
"Ci divertiremo proprio insieme! Vedrai!" esclamo infine e dopo avergli dato un bacino sul naso, mi dirigo in salotto verso la cesta dei suoi giochi.
 
 
 
Il pomeriggio è trascorso tranquillamente, nella migliore delle mie aspettative.
Dopo aver giocato con i pupazzi sdraiati sul tappeto e aver fatto il bagnetto tra mille spruzzi d’acqua, ora ci ritroviamo alle prese con la cena.
Per fortuna Daichi è un bimbo d’appetito e non fatico a convincerlo a mangiare.
"Fai aahmm!" e l'ultima cucchiaiata di pappa va giù in un sol boccone.
"Buona, eh?" gli domando, pulendo le sue labbra sporche con il bavaglino azzurro che gli pende al collo.
Tenendolo sempre d’occhio, mi alzo e inizio a riordinare la cucina, mettendo pentole e pentolini nella lavastoviglie.
Nel frattempo Daichi si diverte un mondo a lanciare tutto quello che gli capita sotto mano.
Ride a crepapelle poi, ogni volta faccio finta di sgridarlo.
Noto però che si strofina di tanto in tanto gli occhi con il dorso nella mano.
Evidentemente comincia a essere stanco.
Senza aspettare oltre, lo libero dalle imbracature del seggiolone per prenderlo in braccio.
"Abbiamo sonno, vero?" gli chiedo, avvicinando il suo visino al mio.
Daichi risponde con uno sbadiglio, mostrandomi le sue belle gengive rosa.
Sorrido teneramente e facendogli poggiare la testa nell’incavo del mio braccio, inizio poi a cullarlo, cantando una ninna nanna.
Il piccolo mi guarda dritto negli occhi mentre ascolta il tono dolce della mia voce, stringendo i pugnetti intorno alla stoffa della mia camicetta azzurra.
Gli sorrido per trasmettergli tranquillità, osservandolo mentre tentenna dal sonno.
Daichi ha le ciglia lunghe e la sue pelle candida è colorata di rosa all’altezza delle guance paffute.
Assomiglia a Tsubasa nel taglio degli occhi, che poi è anche quello di sua madre.
Quando chiude completamente le palpebre, penso che sia proprio un bellissimo bambino.
Continuando a cantare sommessamente mi dirigo al piano di sopra e una volta raggiunta la camera dei signori Ozora, adagio con delicatezza Daichi nel suo lettino, coprendolo poi con una copertina celeste, decorata con orsetti che giocano a pallate di neve.
Mi fermo un attimo a osservarlo ancora, poggiando le braccia e il mento sulla sponda del letto.
È stata proprio una bella giornata!
"Buona ninna, piccolino..." sussurro piano, carezzandogli una guancia con il dorso della mano.
Facendo attenzione a non fare rumore, esco in corridoio ma quando i miei occhi si posano sulla porta della camera di Tsubasa, mi ricordo che all'interno dovrebbe esserci qualcosa per me.
In preda alla curiosità entro nella stanza.
Un’ondata di ricordi riaffiora con forza nella mia memoria quando accendo la luce.
Respiro a pieni polmoni prima di compiere qualche passo all'interno della camera.
Le mie dita allora sfiorano il legno della libreria accanto alla finestra e accarezzano il cuscino freddo poggiato sul letto.
Riconosco la fotografia sul comodino, risale alla vittoria al terzo campionato nazionale.
Avvicino la cornice al volto, sfiorando con un dito il viso sorridente di Tsubasa.
A malincuore mi chiedo perché non si possa tornare indietro nel tempo.
Con un sospiro poso di nuovo la foto mentre i miei occhi continuano a scrutare tutto ciò che mi circonda.
Avverto chiaramente una sensazione di profonda nostalgia, ogni volta che metto a fuoco ogni oggetto o poster contenuti in questa stanza.
E ripenso a tutte le volte che sono stata qui con Tsubasa.
Ai pomeriggi passati a studiare o a parlare principalmente di calcio.
Alle volte che l'ho visto infortunato, steso su questo letto, con l'espressione insofferente di chi è abituato a correre all’aperto e non sopporta la reclusione forzata.
A quando mi rubava un bacio veloce prima di scendere al piano di sotto per riaccompagnarmi a casa.
E la sofferenza che provo a causa della sua lontananza, arriva al mio cuore in maniera ancora più dolorosa ora.
Con le lacrime agli occhi mi avvicino alla scrivania, su cui poggia un pacchetto con su scritto il mio nome.
Lo prendo in mano per poi agitarlo, per capire cosa possa esserci dentro, finché non lo scarto smaniosa, non resistendo più alla curiosità.
Una volta aperto però non capisco molto, strati su strati di carta velina infatti ricoprono il contenuto del pacco ma non una lettera.
Riconosco subito la calligrafia che ha tracciato il mio nome sulla busta.
Il cuore comincia ad accelerare i battiti, la apro sorridendo emozionata.
"Ricorda sempre che appartengo solo a te, Tsubasa."
Con le lacrime che tornano prepotenti a pizzicarmi gli occhi, comincio a spostare la carta alla ricerca di quello che immagino sia un regalo per me.
Ho un tuffo al cuore quando viene alla luce.
Non ci posso credere!
Davanti ai miei occhi stupiti è apparsa una maglia del Sao Paulo!
Dietro è stampato il numero dieci e il nome di Tsubasa.
La stringo al petto con tutta la forza che ho, iniziando finalmente a liberare il pianto.
Tsubasa...
Incredula, stendo le braccia in aria per guardare ancora la t-shirt che mi è stata donata.
È il regalo più bello che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita!
Come fosse una reliquia, tento di ripiegarla con cura sulle ginocchia, in modo da conservarla di nuovo nella scatola.
Quando prendo in mano il contenitore di cartone però, mi accorgo che al suo interno ci deve essere anche qualcos’altro.
Spostando altra carta, scopro con stupore che l’oggetto misterioso è un DVD registrato.
Mi guardo intorno, ricordando che in questa stanza dovrebbe esserci un lettore.
Ancora più emozionata mi avvicino all’apparecchio, lo accendo e inserisco poi il dischetto al suo interno.
Dopo aver sintonizzato il televisore sul canale di uscita, premo con mani tremanti il tasto PLAY, rimanendo in trepidante attesa davanti allo schermo blu mentre stringo di nuovo al seno la mia maglia del Sao Paulo.
I battiti del mio cuore rimbombano potenti dentro alle mie orecchie, tanta è la tensione.
Trattengo il fiato quando i primi fotogrammi riempiono la TV.
L'immagine di Tsubasa colma i miei occhi, come se non avessi mai visto nient’altro in vita mia.
Corre in mezzo al campo con aria concentrata, finché non sorride in direzione di suo padre che lo sta riprendendo.
Dopo aver messo la palla in rete, raggiunge suo fratello e lo prende in braccio.
Gira su se stesso mentre Daichi ride divertito.
Non posso evitare di commuovermi, così inizio a piangere silenziosamente, contemplando l’immagine del ragazzo che amo, rinchiusa nello schermo.
Sbattendo le palpebre ripetutamente, cerco di fare in modo che le lacrime scivolino via veloci, per non intralciare la mia visuale.
È bello... 
Bello come me lo ricordavo, forse anche di più.
Osservo incantata il sorriso che regala a suo fratello e mi sciolgo, sentendo come non mai il desiderio profondo di rivederlo.
Per abbracciarlo e sentirlo ancora vicino a me, stretto a me.
Sorrido quando sento la voce di suo padre incitarlo a salutarmi.
Tsubasa arrossisce e inizia a grattarsi la testa, con quell’espressione imbarazzata che riconoscerei tra mille.
Quando si volta a guardare verso l'obiettivo, le sue guance sono ancora più rosse ma non solo a causa della corsa ora.
Sorride dolcemente quando pronuncia il mio nome, salutando poi con un cenno della mano.
"Ciao..." rispondo tra le lacrime, che non ho più modo di fermare.
"Ciao..." continuo a ripetere, cercando di sorridere mentre la mia mano stringe ancora più forte al petto la maglia che lui mi ha regalato.
 
 
 
 
Come sempre, sta diventando un vizio^^', un paio di saluti a fine capitolo:
Rossy: anch'io le mantengo di solito, un po' di pazienza ancora mi raccomando! Grazie per il tuo continuo interagire con la mia storia.^^
Lithtys: grazie per i complimenti, spero che i prossimi capitoli continuino a piacerti sempre.^^
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere la "vita" di Sanae nonostante la sua normalità!^^
Un saluto particolare ad Anego, che è sempre molto carina con me... Grazie di cuore!^^
Alla prossima, un abbraccio forte, forte a tutte quante
OnlyHope^^
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: OnlyHope