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Autore: Padme92    01/03/2012    2 recensioni
"Tony incatenò i suoi occhi chiari a quelli scuri di lei.
-Se non tornerai, sarò io a venire a prenderti.-"
Fanfic Tiva centrica.
Una promessa, un viaggio in Israele e un cuore corroso dal tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DODICI: Confronto

Washington DC
Quartier generale dell'NCIS
Ore 11:25

-Tony.. l'occhio destro di Tony..-
Abby se ne stava accucciata nel suo laboratorio, ripetendo sempre le stesse parole. Aveva ricevuto da poco la notizia dell'incidente di DiNozzo, che finalmente aveva chiamato, ma la gioia del risentirlo era tuttavia offuscata dal suo nuovo handicap. Era chiaro che Abby si incolpava per aver dato un modo a Tony di rintracciare Ziva. McGee cercava di consolarla, invano.
-Abby, non è stata colpa tua, quante volte devo dirtelo?- ripetè lui, paziente, per l'ennesima volta.
-Abbastanza perchè mi entri nel cervello, McGee!- abbaiò quella veemente. -Continua!- gli ordinò decisa, mentre si riprendeva la testa tra le mani.
Il povero McGee, sottomesso, non ribattè, lasciando che lei si sfogasse:
-Il povero Tony.. se solo ci avessi messo un minuto in più nel trovare Ziva.. forse questo avrebbe potuto cambiare tutto!-
I ragionamenti di Abby erano sempre più assurdi, ed esasperavano il povero agente.
-Forse se ci avessi messo un minuto in più, Tony a quest'ora sarebbe in obitorio a far compagnia a Ducky.- Commentò McGee risentito.  Abby gli rifilò uno scappellotto.
-Devi convincermi che non è colpa mia, Timmy! Non fare atroci speculazioni!-
McGee alzò gli occhi al cielo. Non c'era nulla da fare: Abby vinceva sempre. Ma alla fine a lui andava bene così.. E quando questa appoggiò la testa contro il suo petto, imbronciata, lui sorrise.

Gibbs aveva semplicemente sospirato, al giungere della notizia dell'occhio di Tony. Era decisamente sollevato che l'avesse scampata, e, prima che accadessero altri disastri, avrebbe voluto che Tony tornasse a casa.. Ma, come diceva Jenny, era una sua scelta.
-Lo sentivo che era una stupidaggine.- commentò pacato, appoggiandosi contro la scrivania del direttore.
-Tutti da innamorati abbiamo fatto stupidaggini.- replicò Jenny con un debole sorriso.
-Si, lo ricordo bene.- fece lui. -Per questo cerco di impedirglielo almeno quando sono qui.-
-Non puoi impedire loro di innamorarsi, Jethro. Non puoi controllarli.-
-Ma posso almeno provarci. Lo sanno che qui vige la regola numero 12.-
-Bè, non puoi biasimarli.. attualmente non sono colleghi.- puntualizzò Jenny, con un altro mezzo sorriso.
Gibbs aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse, silente.
-Vuoi sapere se tornerà a casa?- domandò Jenny.
Gibbs annuì piano.
-Sembra di sì. Ma da quel che ho capito non si porterà dietro Ziva..-
In qualche modo l'espressione di Gibbs si rattristò, poi lasciò la stanza commentando:
-Non so se sia meglio un DiNozzo depresso di uno innamorato..-

Tel Aviv
Mossad, basement
Ore 20:42

Era stata una giornata particolarmente pesante per Ziva.
L'aver mentito a Tony la faceva sentire male, ma cercava di convincersi di aver fatto la cosa giusta: ora Tony se ne sarebbe tornato a casa ed era sicura che presto si sarebbe consolato. Non era altrettanto sicura di sé, visto che negli ultimi tempi tutti i suoi pensieri vertevano sempre su Tony, ma in qualche modo pensava di farcela, e che l'avrebbe di certo dimenticato entro breve. Invece, non aveva ancora detto niente ad Altair della sua condizione.. Per il momento aveva deciso che l'avrebbe tenuta segreta e sperava solo che Altair, al contrario di Amir, se ne accorgesse tardi.. in effetti, il più tardi possibile.

-Scusa, forse avrei dovuto stare zitto.. Ma ero sicuro che voi due..-
La voce di Amir era sommessa e dispiaciuta. Erano appena fuori dalla stanza di Tony. 
Ziva scosse la testa. -Non ha importanza, ormai. Forse è meglio così.. che sappia..-
-Immagino di sì..- commentò Amir grattandosi la testa.
-Solo una cosa..- fece Ziva esitante -Come hai fatto a capirlo?-
-Oh, andiamo.- fece lui incredulo -Ho fatto due più due. Ti sei vista ultimamente? I mancamenti, la nausea.. mangi in continuazione e poi hai quella luce negli occhi.. che ho visto solo negli occhi di mia moglie quando aspettava Mikàl.-


Altair non aveva mai avuto una moglie gravida, forse non conosceva tutti i sintomi. Ziva ci sperava.
Sospirò profondamente, seduta alla sua scrivania, ripose alcuni fogli nei cassetti e poi si alzò, diretta dabbasso, con l'idea di sfogarsi un po' col punchball: faceva sempre esercizio fisico quando era stressata.
Aveva dato ordine di trovare e ed eliminare Al Mualim, ma non c'erano ancora stati risultati, perciò quando quella voce familiare e un po' gracchiante la raggiunse sotto la luce artificiale delle lampade, diede d'istinto un colpo più forte al sacco.
-Shalom, yahalom.-
Si voltò, e lo vide: Al Mualim. Stava all'altro capo della sala, tranquillo come l'aveva sempre visto, con quell'aria distaccata, con quell'inecepibile controllo di sé; la voce pacata, calma e profonda, un po' catarrosa. I suoi occhi erano chiari, terribilmente simili a quelli di Gibbs, e il suo aspetto imponente, mentre il suo sguardo e il suo viso vissuto incutevano timore e soggezione, facendo trasparire il suo animo inflessibile.
Lui le aveva insegnato tutto. A combattere, ad assassinare, a seguire un codice severo; l'aveva addestrata al meglio nel krav maga e nel CQC; l'aveva resa l'assassina perfetta, ed essendo la migliore dei suoi allievi, era il suo diamante. E ora stava di fronte a lei, non più come padre e mentore, ma come nemico.
-Dubito che tu sia qui a portare pace, Mualim.- commentò aspra Ziva al suo saluto, fissandolo.
-Non essere precipitosa, Ziva. Sono qui per dovere.-
Ziva combatteva contro il dolore del suo tradimento, senza capirlo. E non si trattenne dal chiedere una risposta al dubbio che l'assillava fin dal giorno in cui Tony era venuto a salvarla: -Perchè hai disertato?-
Quello la fissò in modo penetrante, avvicinandosi appena. Ziva sentiva di non doversi ancora mettere in guardia, sebbene avesse estratto la pistola.
-Non l'ho fatto. Sono fedele al mio fine, al mio scopo. Tu non conosci la verità-
Ziva non rispose, ma lo lasciò continuare. Conosceva Al Mualim, e sapeva che una spiegazione sarebbe arrivata.
-Ho aspettato, Ziva.. per molto tempo. Ho aspettato che tu nascessi, crescessi.. e questo stesso giorno.
-More..- mormorò lei, piano.
-Vedi, la politica e il tempo possono cambiare gli amici in nemici così facilmente come cambia il vento.- Al Mualim fece un sospiro. -Ridicolo, non trovi? L'alleato di ieri diventa l' opposizione di oggi. E questa guerra? C'è chi la considera la “guerra infinita”., Ma tu credi che palestinesi e israeliani saranno ancora in guerra il prossimo secolo? Io ne dubito.. I nemici cambiano col tempo.. e noi, semplici strumenti, soldati, in effetti, siamo costretti ad adattarci. Ziva.. - e chiamò il suo nome con una nota dolce nella voce -Non ti ho cresciuta e trasformata nella donna che sei oggi solo perchè potessimo affrontarci in battaglia: le abilità di un soldato non sono fatte per far del male agli amici.-
Ziva ascoltava, rapita, come sempre, dalle parole di Al Mualim, che in qualche modo riuscivano sempre a insegnarle qualcosa, a farle aprire gli occhi.
-Dopotutto cos'è un nemico?- Continuò lui, senza fretta. -Esiste un nemico assoluto, fuori dal tempo? No, non esiste, e non è mai esistito qualcosa di simile. Per il semplice fatto che i nostri nemici sono essere umani come noi. Possono essere nostri nemici solo in senso relativo.- Un'altra pausa.. poi un sospiro: -Io dovevo seguire Rafik nella sua impresa disperata per un esplicito ordine di tuo padre. Ma ora che tuo padre è morto, non c'è più nessuno che possa garantire per me, Ziva. Nemmeno tu. I palestinesi si chiederebbero perchè il Mossad mi ha redento, e capirebbero ogni imbroglio..E io non posso continuare questo doppio gioco, non ho piu' l'età.. ho già sacrificato troppe vite.. per poco anche la tua.-
Qui Al Mualim fece una pausa, e Ziva lo fissò corrugando la fronte.
-Cosa intendi dire..?- fece, esitante: temeva già di sapere la risposta.
-E' necessario che tu mi uccida qui, adesso, Ziva.-
Ma Ziva non reagì. Quelle parole le rimbombarono nella testa per istanti infiniti. Chiuse gli occhi un attimo, poi li riaprì. Guardò di nuovo Al Mualim.. Ora che l'aveva davanti, che si era giustificato.. sentiva che non avrebbe saputo premere il grilletto.
-L'avresti fatto comunque, no?- Disse quello. -Ti ho detto la verità perchè volevo che la sentissi, è una scelta tua se crederci o no. Le cose comunque non cambiano. Devi uccidermi in entrambi i casi.-
Ma Ziva non si muoveva. Rifletteva a una velocità spaventosa, e si rendeva conto ogni istante di più che non poteva uccidere Mualim.. non lui: gli credeva. Lo sapeva, lo sentiva che lui non poteva averli traditi davvero. Ma quello notò con disappunto la sua indecisione, così si avvicinò per tentare di provocarla.
-Difenditi, ora, Ziva. Perchè io non ti risparmierò.-
Ma quella ancora non mosse un muscolo, così Mualim le sferrò un pugno che lei bloccò solo all'ultimo momento. E in un attimo si ritrovarono coinvolti in un combattimento corpo a corpo frenetico. Mualim sembrava non avere pietà. Ziva per forza di cose doveva reagire!
Colpo dopo colpo, andavano avanti, in perfetta parità. Si muovevano sciolti, quasi con grazia, e sferravano colpi con una forza tremenda. Poi un duro colpo andò a segno, strappando a Ziva un gemito e facendola piegare in avanti. Al Mualim la guardò severo, allontanandosi un poco.
-Devi impegnarti di più, Ziva. Hai si e no dieci minuti per mettermi ko e poi uccidermi prima che arrivi qualcuno e lo faccia al posto tuo. Quindi, svelta, su, in guardia!-
Si lanciò di nuovo addosso a lei, e il combattimento riprese ad un ritmo più serrato. Ziva cercava di svuotare la mente, di non pensare a contro chi stava combattendo.. Ma ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli chiari del vecchio maestro, sentiva una fitta al cuore. Passarono così minuti che sembravano interminabili, e che lasciavano Ziva sempre più sfinita.
Alla fine, con uno sforzo stratosferico, atterrò Al Mualim, e quello non si rialzò più: ansimava, e sembrava stranamente indifeso ora. Ziva provava solo pietà.
Poi con voce spezzata, Mualim parlò:
-Così si fa, Ziva. Lo sapevo che eri la migliore.. yahalom.- finì la frase pronunciando il suo soprannome con affetto paterno, il che fece diventare lucidi gli occhi della ragazza. -Ora, finiscimi. Fallo.- Era un ordine.
-Non posso..- sussurrò Ziva, gli occhi splancati e fissi su di lui.
-Si che puoi.. combatti la paura, Ziva.. vedrai che ci incontreremo ancora.. un giorno..-
Ziva strizzò gli occhi, tenendo tanto forte la pistola che le sembrava di poterla sgretolare tra le dita. La puntò contro il petto dell'uomo. Attese. Dei suoni giungevano dal piano di sopra: qualcuno si avvicinava.. doveva farlo. Anche se non voleva, doveva.
Sentì i muscoli contrarsi, il sangue appesantirle la testa; la bocca era serrata e il viso contratto come se stesse facendo uno sforzo immane. Poi, con un flebile sussurro scandì:
-Perdonami..-
-Sei tu che devi imparare a perdonare te stessa.- furono le ultime parole del vecchio. -Ricordatelo, Ziva..-
Il suono seguente che riempì tutta la stanza fu un boato secco e spaccatimpani. Ziva, stremata, si accasciò a terra a fianco al corpo ora senza vita di Mualim.
Quanto ancora poteva andare avanti così? Non lo sapeva. L'opposizione tra volere e dovere era straziante, ma quella era la vita che aveva scelto.

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Note:
*Yahalom significa diamante.
*More significa maestro.
*Il Krav Maga è un tipo di combattimento, ma non un'arte marziale.
*Il CQC è il Close Quarte Combat, combattimeno corpo a corpo con la pistola.
   
 
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