Serie TV > White Collar
Segui la storia  |       
Autore: Taila    01/03/2012    4 recensioni
Il White Collar viene coinvolto in una nuova indagine. Mentre un diamante preziosissimo viene rubato e una vecchia conoscenza fa il suo ritorno, Neal deve fare i conti con quell'improvvisa attrazione che prova nei confronti di Peter, per cercare di capire cosa rappresenti davvero per lui l'amico.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^____^ Chiedo perdono per l’ennesimo ritardo nell’aggiornare questa long, ma tra i problemi della tesi e la mezza influenza che mi ha beccata, non ho avuto né tempo né voglia di mettermi davanti al pc… Non che adesso stia meglio, anzi! -__- In questo capitolo ho scritto di una cosa di cui non mi sono mai occupata prima, un pochino imbarazzante, lo ammetto, ma che mi sono divertita come una matta a descrivere *__* Spero quindi che non abbia fatto un casino totale con questa mia prima volta ^^’’ Passando a cose serie, ringrazio BlackCobra: Figurati ^^ Allora non mi formalizzo più per la lunghezza dei capitoli, anche perchè ho strabordato anche in questo ^^''' A proposito di agenti federali strafighi... Hai visto? Domenica trasmettono la nuova serie di NCIS e HFO, Venerdì quella di NCIS - LA (Sono riuscita a guardare i primi quattro episodi e, se permetti una raccomandazione, munisciti di tanta, tanta pazienza perchè ci sarà un personaggio per le prime puntata che farà uscire dai gangheri Callen ^^). Per il pairing Sherlock/John... ho qualche idea per la versone libraria, ma non so se sono all'altezza di cimentarmi... invece sto approfittando a più non posso della versione bbc *ç* Se qualcuno volesse regalarmi il dottor John Watson non mi offendo *p* L'omosessualità di Matt Bomer era una voce che circolava già in internet, ma ha ufficializzato la cosa ai Grammy se non sbaglio... Ma ha anche dei figli? No, perchè mi sembra di aver letto che ha ringraziato i figli oltre al compagno. Passando alla mia longhetta... Sto disseminando briciole di pane in attesa del prossimo capitolo... Vedrai *__* Neal si vorrebbe approfittare di Peter in più di un modo ^O^ Per il mode porn on darà il meglio di lui in questo capitolo *-* Il nostro - magari! - truffatore è innamorato cotto di Peter, per questo si lascia molto andare in certi pensieri, vorrei poter avere accesso alla sua mente in quei momenti, avrei molto materiale a cui attingere ^^''' Vedo che Phineas Dulles non ha riscosso la tua simpatia... In effetti ho voluto renderlo il più sgradevole possibile ^^ Ma ha il merito di scatenare la preoccupazione di Peter x Neal, no? -__^ Sì, non ho resistito a mettere i nostri in una posizione equivoca, ma infondo dovevo ripagare Neal per averlo coinvolto in un conflitto a fuoco e quale modo migliore? ^O^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^___^
Ringrazio: BlackCobra, il_vaso_di_Pandora_, kae e malena per aver inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra per aver inserito questa fic tra quelle da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, avalen, draco potter, fange69, Il_Genio_del_Male, Selvy e Toru85 per aver inserito questa long tra le seguite.
Ringrazio tutti coloro che hanno anche soltanto letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^0^/


Capitolo 4: Nella tela del ragno
Peter è in piedi davanti al letto su cui sei disteso, indossa soltanto un paio di boxer aderenti e osserva il tuo corpo nudo, disteso tra le lenzuola, con la stessa minuzia che dedicherebbe a uno dei suoi casi. Quegli occhi scorrono in una carezza incandescente sulla tua pelle, eccitandoti ogni secondo di più.
- Peter…- lo chiami, un bisbiglio umido sulle tue labbra, mentre inarchi la schiena in un chiaro inviso.


Neal morse forte la federa del cuscino nel tentativo di reprimere un gemito che, credeva, si sarebbe udito in tutta la casa. Sentiva il corpo tremare e i muscoli scattare per ogni spasmo tra le lenzuola sfatte mentre, sdraiato bocconi e con la mano nella biancheria intima, si dava piacere da solo. Avvertiva i sensi sfrigolare e la ragione venire abbattuta una carezza dopo l’altra da quelle immagine infuocate che la sua mente gli stava maliziosamente proponendo.

Peter ti sorride e, poggiando un ginocchio sul materasso, sale sul letto sdraiandosi sopra di te. Un gemito ti rotola tra le labbra, quando avverti ogni linea di quel corpo forte e virile stendersi sul tuo, come una coperta calda in pieno inverno. Ti bacia, mentre con le mani ti accarezza il torace disegnando scie di brividi sulla tua pelle. Sollevi la testa dal cuscino e spingi il volto verso il suo, cercando di approfondire il più possibile quel bacio. Abbassi le braccia spinto dal desiderio di abbracciarlo, ma tutto quello che ottieni è di dare uno strattone alle manette con cui ti ha legato alla testiera del letto. Sospiri frustrato di non poterlo toccare, prima che un’idea si faccia largo nella tua testa: non sarai il solo a soffrire per l’impossibilità di poterlo toccare. Gli abbranchi i fianchi con le gambe e ti strofini contro di lui come un grosso gatto. Peter geme forte contro la pelle del tuo collo che era passato a baciare.
- Dio Neal!- sospira stringendoti forte i fianchi tra le dita.


Neal serrò ancora di più le palpebre, fino a vedere fontane di luce iridescenti dietro il loro schermo. Si leccò le labbra secche con la punta della lingua, mentre un brivido gli percorse la spina dorsale squassandolo fin dentro le viscere. Sentiva la pelle surriscaldarsi sempre di più, nonostante i brividi gelidi che gli scorrevano sottopelle. Aumentò il ritmo con cui muoveva la mano e, in reazione a questo, la testa scattò indietro e un gemito roco vibrò sulle sue labbra, le dita strette sulle lenzuola fino a far sbiancare le nocche.

Peter percorre il tuo corpo con una lentezza esasperante, accarezzandoti con le dita e con la bocca, lasciando dietro di sé macchie umide che a contatto con l’aria diventano fredde. La lingua di Peter affonda nel tuo ombelico, ne accarezza le pareti e ne morde i bordi, muovendola poi come se stesse mimando un rapporto sessuale e questo ti fa letteralmente perdere la testa. Muovi le anche, mentre senti la sua lingua percorrerti la pelle del ventre, chiedendogli di darti qualcosa di più di quelle carezze inappaganti.
- Dove vuoi che ti tocchi adesso?- ti chiede la sua voce.
Parla con le labbra contro la tua pelle, soffiandoci sopra il respiro che sembra ghiacciato contro il tuo corpo bollente. Riesci a pronunciare un “più giù” soffocato dai gemiti e devi morderti il labbro inferiore per non gridare, quando senti la sua bocca sul tuo sesso.
- Guardami.- mormora lui, facendo scorrere la lingua con crudele lentezza.
A fatica sollevi le palpebre e pieghi la testa in avanti fino a quando incroci il suo sguardo con il tuo. Basta quella vista erotica e il ti amo pronunciato contro la tua pelle, a procurati un brivido che ti squassa fin dentro le profondità del tuo corpo.


Neal ansimava a occhi chiusi contro il cuscino, il corpo preda delle ultime scie dell’orgasmo e la mano sporca ancora infilata nei boxer. Strinse i denti mentre affondava ancora di più il viso nel cuscino, quasi desiderasse di nascondersi. Non ce la faceva più, quella situazione era diventata insostenibile oramai. Da quando Peter lo aveva salvato dai proiettili di Phineas Dulles e aveva sentito il suo corpo stendersi caldo e solido sopra il suo, non trascorreva una notte senza che si masturbasse pensando a lui. Era il ricordo del suo fisico forte sul proprio, del calore della sua pelle così intenso da poter essere percepito anche attraverso i vestiti che indossava e di quell’odore intenso di dopobarba a eccitarlo in quel modo. La parte peggiore era però il dopo, quando, passato l’ottundimento dei sensi, si sentiva schifosamente solo senza il corpo di Peter steso accanto al proprio, mostruosamente il colpa verso Elizabeth per quello che provava verso suo marito e terribilmente male perché sapeva che nessuna di quelle fantasie che gli stavano riempiendo la testa si sarebbe mai potuta realizzare.
Doveva smetterla di pensare a Peter in quel modo, si stava facendo soltanto del male da solo e avrebbe dovuto ricominciare a pensare nuovamente a lui come a un amico ma da domani, rifletté mentre scivolava con la mente nel sonno accompagnato dall’immagine del corpo nudo dell’altro.

Neal entrò nella sezione del White Collar con l’espressione stravolta di chi ha trascorso l’ennesima notte in bianco, tanto che tutti gli agenti presenti si voltarono a fissarlo sorpresi e il ladro assunse un’espressione ancora più imbronciata perché odiava fornire agli altri un’immagine disordinata di sé. Stava per crollare di peso sulla sedia della sua scrivania, sperando di poter dormire un po’ senza che il suo subconscio gli riproponesse di continuo l’immagine di Peter nudo intento a fargli tutto quanto una la mente umana potesse inventare per il piacere del sesso, quando l’oggetto dei suoi pensieri lo chiamò nel suo ufficio. Neal represse a stento un gemito di protesta, perché non era molto sicuro di voler affrontare l’altro vista la situazione particolare in cui si trovava, ma ugualmente salì le scale ed entrò nell’ufficio sopraelevato dell’agente Burke.
- Che succede?- domandò mentre si sedeva sulla sedia davanti la scrivania, ma la sua voce risuonò stanca.
Peter sollevò incuriosito la testa dai rapporti che stava compilando e posò lo sguardo sul volto pallido del ragazzo davanti a lui.
- Questo dovrei essere io a chiedertelo. Hai un paio d’occhiaie che sembri uno zombie, si può sapere che hai combinato la scorsa notte?- gli chiese il federale, preoccupato e sospettoso.
E Neal si ritrovò a fissarlo senza sapere cosa rispondere, perché non poteva dirgli che aveva passato la notte in bianco a causa dei sogni erotici che faceva su di lui. Cercò di assumere un’espressione il più possibile innocente e di recuperare quel suo sorriso brillante che era un po’ il suo marchio di fabbrica.
- Ho dipinto fino a tardi.- rispose con nonchalance.
Puntò tutto sulla sua proverbiale faccia da baro e anche quella volta dovette fare il suo lavoro, perché Peter lo fissò diffidente per un’altra manciata di secondi prima di annuire con un cenno del capo e Neal sospirò sollevato.
- Come stai?- domandò ancora il federale. Questa volta Neal comprese che si stava riferendo alla sparatoria contro Phineas Dulles di alcuni giorni prima, perché uno dei proiettili che l’altro truffatore gli aveva sparato contro, lo aveva colpito di striscio alla spalla sinistra. Non se n’era accorto subito, troppo scombussolato da quanto accaduto e dalla vicinanza con Peter, ma quando si era rialzato e aveva mosso la spalla il dolore gli aveva morso ogni centro nervoso facendolo gemere. Da quando il federale aveva visto la sua camicia bianca inzupparsi di sangue, gli chiedeva come stesse almeno una volta al giorno e lo fissava con uno sguardo a metà tra il inquieto e il pentito. Non che a Neal non facessero piacere quelle attenzioni, ma non voleva che l’altro si preoccupasse a quel modo per lui, per una sciocchezza oltretutto.
- Peter sto bene davvero. Era soltanto un graffio.- protestò il ladro sbuffando.
L’altro uomo sospirò pesantemente, mentre si passava una mano sulla fronte. Si sentiva dannatamente in colpa per aver messo Neal in pericolo in quel modo, senza dirgli nulla del truffatore con cui avevano a che fare, ma non voleva metterlo in allarme più del necessario. Peter sollevò poi lo sguardo su di lui, deciso a raccontargli come stessero effettivamente le cose.
- Ma sarebbe potuta andare peggio. Phineas Dulles non è come te o Mozzie, è una persona pericolosa con cui sarebbe saggio non mettersi a giocare. – gli rispose cupo, poggiandosi contro lo schienale della sedia – E’ un assassino, si diverte a uccidere le persone.- e si fermò a osservare l’espressione dell’altro.
Neal lo stava fissando con quei suoi enormi occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Lui sapeva usare le armi ma non amava adoperarle e la sola vista di un cadavere gli procurava la nausea, per questo si era sempre concentrato sulla nobile arte del furto e della truffa, perché anche se alleggeriva il conto in banca di qualcuno non si faceva male nessuno. La viveva come una sfida d’intelletto, mentre l’omicidio era un reato brutale, privo di ogni eleganza e logica, che veniva compiuto da persone che perdevano il controllo e agivano in preda a un raptus, scevri di una guida razionale.
- Diana non me l’ha detto quando mi ha parlato di lui in banca.- disse parlando piano, sempre con lo sguardo fisso sull’altro.
- Perché non lo sa, è una cosa di cui siamo a conoscenza soltanto io e Hughes. I colleghi del BAU hanno classificato Phineas come un sadico narcisista: deruba le persone per mettere alla prova la sua intelligenza e le uccide per attuare le sue fantasie sessuali. Siamo riusciti a collegarlo a sei omicidi per adesso, ma non ci sono prove, tutto ciò che possediamo sono indizi che non reggerebbero mai in tribunale, per questo Hughes mi ha proibito di farne menzione nei rapporti. Ufficialmente è soltanto un ladro e un truffatore.- gli spiegò Peter parlando lentamente come per assicurarsi che capisse con chi avevano a che fare.
In quel momento un solo pensiero attraversò però la testa di Neal: quell’uomo si era innamorato di Peter e questo non avrebbe portato a nulla di buono. Il pensiero che potesse accadere qualcosa di grave al federale gli strinse lo stomaco in una morsa gelata.
- Cosa pensi di fare con lui?- chiese celando a fatica la sua preoccupazione.
Peter prese un attimo ancora prima di rispondere, come se dovesse raccogliere le idee.
- Ho già mandato Elizabeth da sua sorella e messo un paio di agenti in incognito a sorvegliarle, anche se non credo che l’obbiettivo principale sia lei.- e lanciò un’occhiata significativa al ladro davanti a lui.
Neal sussultò e, nella sua mente, ripercorse la conversazione che avevano avuto con Phineas Dulles alla villa di Fuller e improvvisamente gli fu tutto chiaro. Era lui quello che voleva uccidere, perché credeva che aveva occupato quel posto nella vita di Peter che doveva essere destinato a lui soltanto e Dio solo sapeva quanto Neal avrebbe voluto che fosse davvero così.
- Non hai idea di ciò che fa alle sue vittime, gli piace usare il coltello e le riduce in uno stato che è quasi impossibile riconoscerle dopo. Non ti allontanerai un attimo da me, ok? Ho anche chiesto ai Marshall di cambiare i dati della tua cavigliera per farti trasferire da me, sto aspettando il loro via libera. Senza volerlo ti ho coinvolto in un gioco molto pericoloso e mi dispiace, ma ti prometto che farò il possibile perché non ti accada niente.- gli promise Peter fissando il suo sguardo serio e fermo in quello dell’altro.
Neal deglutì a vuoto sentendo qualcosa di caldo e denso sciogliersi dentro il suo petto. Cercò qualcosa di sensato da dire, ma tutto ciò che riuscì a fare fu di annuire con un cenno del capo.
- Bene! – gli sorrise Peter – Allora adesso aiutami con questi.- e gli lanciò un fascicolo di estratti conti.
- Avrei dovuto saperlo che tanta gentilezza nascondeva un secondo fine.- borbottò scherzoso il truffatore.
A stento riuscì a nascondere quel sorriso che gli stava incurvando irresistibilmente le labbra.
- Non lamentarti e lavora, piuttosto.- lo rimproverò l’agente.
Voleva sembrare serio, ma Neal notò che il suo tono di voce era leggero e, con le labbra tese in un piccolo sorriso, abbassò la testa sui fogli che doveva esaminare.

Peter piegò il braccio e guardò l’ora sull’orologio da polso, mentre camminava il più velocemente possibile verso il bar che c’era vicino al palazzo del White Collar. Un minuto, gli aveva dato le spalle per un minuto e Neal era sgattaiolato via dall’ufficio, e per quale motivo? Per prendere una stupidissima tazza di espresso al bar, visto che la miscela che usavano per la caffettiera dell’ufficio era terminata e il suo palato sopraffino non si sarebbe mai abbassato a bere il caffè del distributore automatico giù nell’atrio. Ma quando l’avrebbe ritrovato… Eppure lo aveva avvertito di stare attento, che adesso che era diventato il bersaglio di Phineas Dulles doveva evitare colpi di testa che sarebbero serviti soltanto ad avvicinarlo di un passo alla morte, ma era stato come parlare al vento. Forse Neal aveva pensato che esagerasse i fatti quando gli aveva raccontato di che razza di persona spietata fosse l’altro truffatore, forse aveva creduto che non sarebbe accaduto niente visto che il bar era vicinissimo agli uffici federali, ma questo non lo autorizzava comunque a dileguarsi dall’ufficio per andare al bar, senza avvertirlo tra l’altro. Dannazione, non poteva capacitarsi di come una persona intelligente come Neal, possa aver fatto una cosa tanto sconsiderata.
Peter svoltò l’angolo e, a causa della fretta, quasi investì un paio di persone, ma per fortuna il bar era proprio davanti a lui. Entrò dentro e si guardò intorno, cercando la figura del ladro tra gli avventori, ma non riuscì a scorgerla e un primo campanello d’allarme iniziò a suonare nella sua testa. Uscì nuovamente in strada, si fermò al centro del marciapiede e fece correre lo sguardo in ogni direzione, senza riuscire a individuare Neal da nessuna parte. Fu in quel momento che il suo cellulare squillò, lo prese dalla tasca sperando che fosse il suo ladro di fiducia, ma sul display campeggiava l’avviso dell’arrivo di un nuovo messaggio da un numero sconosciuto, lo aprì e vide che c’era scritto soltanto davanti a te. Peter rialzò lo guardo e notò che dall’altra parte della strada era parcheggiato un suv nero, bastò quello e l’sms che gli era arrivato per comprendere cosa era accaduto.
Mentre attraversava la strada per raggiungere il suv, Peter sentiva il cuore battere furiosamente nel petto di preoccupazione e di tutto quel marasma di emozioni che si era sempre imposto di non provare e, quando si fermò davanti l’auto, lanciò uno sguardo veloce verso i finestrini posteriori, distinguendo la figura di Neal e accanto a lui un uomo dall’espressione feroce che non aveva mai visto. Il finestrino dal lato dell’autista si abbassò con un basso ronzio, svelando il viso pago e trionfante di Phineas Dulles.
- Non fare quella faccia arrabbiata, il sorriso ti dona di più mio adorato. – esordì il truffatore con un sorrisone ben stampato sulle labbra – Te l’avevo detto che i giochi erano finiti.- gli ricordò con voce melliflua.
- Che gli hai fatto?- chiese in tono duro Peter, riferendosi a Neal.
- Niente, per il momento. Lui è l’unico modo che ho per farti collaborare, per questo l’ho preso, ma ho ben altri piani per noi tre.- e il tono allusivo non prometteva niente di buono.
- Tu, bastardo…- iniziò a imprecare il federale.
- Per favore, non è nel tuo stile. – lo interruppe Phineas – Adesso, se ci tieni a che il tuo animaletto resti vivo e vegeto, sali sul suv senza fare storie, dal lato del passeggero. Ah, prima getta via pistola, cellulare e distintivo.- gli ordinò.
Peter lo guardò furioso e impotente per un lungo istante, poi fece quanto gli era stato detto: sganciò la fondina con la pistola dalla cintura e sfilò il suo distintivo dal portafogli, il cellulare già lo aveva in mano, quindi gettò il tutto sulla strada da qualche parte alla sua destra, sperando che i suoi agenti li trovassero e facessero i giusti collegamenti.
- Bravo. Adesso sali!- ripeté impaziente Phineas Dulles.
Mentre aggirava l’auto, il federale cercò e incontrò lo sguardo di Neal, cercando di comunicargli quella sicurezza che si sarebbero salvati anche quella volta, che lui non sentiva di avere.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > White Collar / Vai alla pagina dell'autore: Taila