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Autore: SimoHale    01/03/2012    1 recensioni
Salve :) Questa è la prima Fan Fiction che pubblico qui, è anche la prima storia che ho scritto tempo fa e che solo ora ho trovato il coraggio di pubblicare.
Si tratta di una storia ambientata tra i luoghi della Saga di Twilight ma è completamente inventata che si districa tra personaggi e avvenimenti mai descritti prima.
Vi auguro una buona lettura :)
S.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ed eccoci di nuovo qui :)
Lo so è passato tanto tempo ed è scandaloso ma proprio non riuscivo a scrivere aualcosa di decente e poi all'improvviso ho buttato giù tutto questo in dieci minuti.

In questo capitolo qualcosa viene alla luce ma il velo di mistero che si è venuto a creare sulla protagonista mi piace da impazzire e credo sarà un tratto fondamentale della sua personalità.
Senza indugiare ancora vi lascio leggere e spero di  continuare a scrivere presto.
Aspetto le vostre recensioni naturalemnte :)
Un bacio<3
S.


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Capitolo 4.

 

La svolta?

 

 

Ci incamminammo lentamente verso una destinazione a me sconosciuta, la ragazza, della quale per il momento non conoscevo neanche il nome, mi aveva fatto cenno di seguirla ed io senza pensarci due volte l'accontentai specialmente dopo che il lupo, con evidente disappunto, ci aveva lasciate sole.

Ero molto più a mio agio adesso, anche solo la sua presenza mi metteva a disagio.

 

Giungemmo nei pressi di un piccola cascata, quell’acqua che sgorgava con una forza inesorabile era davvero affascinante tanto che non riuscivo a staccare i miei occhi da quei colori così splendenti poi ritornai all’improvviso alla realtà e mi accorsi che la ragazza si era seduta su una roccia sporgente vicino alla riva e giocava con quell’acqua limpida, così la imitai e mi sedetti li vicino.

L'atmosfera si stava facendo quasi imbarazzante poiché nessuna delle due iniziava a parlare, così presi l'iniziativa.

“Grazie per avermi aiutata... Prima.” dissi un po' imbarazzata.

“Figurati” mi rispose “Era la cosa giusta da fare, non avrei mai lasciato che ti sbranasse” aggiunse sorridente.

Seguii un altro lungo silenzio, forse più imbarazzante del primo ed io non sapevo davvero cosa dirle. Entrambe avevamo capito di avere qualcosa di sovrannaturale che ci univa ma nessuno aveva il coraggio di rilevarsi.

Per fortuna lei interruppe i miei pensieri.

“Non mi sono neanche presentata. Io sono Renesmee ma puoi chiamarmi Nessie.” e mi allungò la mano.

Nessie, che strano soprannome, chissà cosa significava, pensai mentre le stringevo la mano e le rispondevo “Io sono Ellen, ma puoi chiamarmi come vuoi.”

“Allora ti chiamerò El, se per te va bene”

“Va benissimo” le risposi sorridendo, questa ragazza mi trasmetteva una tranquillità assurda.

“Che cosa ci fai qui? Sei di passaggio?” mi chiese.

“In realtà è la prima volta che vengo qui e non so neanche dove mi trovo esattamente”. Era difficile per me parlare, non sapevo se fidarmi o meno di quel viso angelico, se rivelarmi a quella ragazza sconosciuta. C’era qualcosa di strano in lei, percepivo il suo cuore battere ma la sua bellezza disarmante non poteva essere completamente umana e la sua familiarità con il sovrannaturale era insolita.

Sembrava così piccola e indifesa ma i suoi occhi nascondevano un passato travagliato ed un’avvenire non tanto sereno all’orizzonte. Di questo ero certa.

“Ehi! Ci sei?”
La sua voce mi riportò alla realtà. Il mio solito vizio. Pensare, architettare, indagare, cercare le possibili soluzioni; tutto nella mia mente.

“Ehm scusami, non volevo essere scortese. Mi sono distratta un attimo” le risposi imbarazzata.

“A cosa pensavi?” mi chiese spontaneamente ed altrettanto spontaneamente uscirono quelle due parole dalla mia bocca: “Cosa sei?”
Non esisteva modo più sbagliato per porre quella domanda; rimase impietrita, sicuramente non si aspettava quelle parole, almeno non così su due piedi dopo così poco tempo, dopo solo quattro chiacchiere con una sconosciuta.

Ma io non riuscivo neanche a chiederle scusa per la mia curiosità fuori luogo, volevo sapere.

Allora lei decise di fidarsi di me e mi rispose: “I miei genitori ti direbbero che sono il frutto del loro amore smisurato” rispose sorridendo “Ma so che non è questo ciò che vuoi sapere. Una parte di me appartiene al mondo sovrannaturale ma sono anche un po’ umana.”
“Percepisco il battito del tuo cuore…” mormorai.
“Esatto. Il mio cuore, i miei occhi marroni come il cioccolato, i miei boccoli; niente di più umano.”
“Ma eri così a tuo agio con quel lupo prima.”
Le si illuminarono gli occhi: “Jake non mi farebbe mai del male, piuttosto morirebbe al posto mio. Lui è la persona più importante della mia vita.”
Mi raccontò tutta la sua storia. Il suo passato difficile, le mille volte in cui era stata sotto la lente d’ingrandimento e le sue paure per il futuro, il non poter sapere quanto sarebbe cresciuta nel giro di una settimana o per quanti anni ancora.
“Non voglio lasciare la mia famiglia per nessuna ragione al mondo, sono la mia ragione di vita.” Aveva detto.

Il suo non era un clan, erano una vera famiglia. Si amavano, si difendevano e rischiavano la vita l’uno per l’altro.
Non avevo avuto una famiglia neanche da umana e tutto ciò mi sembrava così irreale.
In più lei si fidava di me, si era aperta con me come nessuno altro prima d’ora e come neanche io sarei stata in grado di fare, era solare, dolce, simpatica. Bisognosa di affetto e di qualcuno che l’ascoltasse e mi sentivo la persona adatta a farlo.

Mi sentivo al posto giusto finalmente.

Quando concluse il suo racconto mi sembrava di essere una persona nuova, conoscevo le sue paure e i suoi timori, ma soprattutto avevo un’amica.
“Vieni” mi disse improvvisamente “ti porto in un posto che ti piacerà, El”.

Percorremmo qualche chilometro fra la vegetazione, alberi bellissimi, secolari, ci divertivamo tantissimo a correre senza tregua in quel paradiso e all’improvviso apparve quasi dal nulla un’enorme villa davanti ai miei occhi.
Si fermò e girandosi verso di me disse: “Benvenuta a casa Cullen, Ellen.”

   
 
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