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Autore: Annabelle_    01/03/2012    2 recensioni
E' una FF, ha come protagonista Annabelle, una ragazza tormentata e dal trascorso non facile e Harry (Styles) suo vicino di casa, cantante degli White Eskimo.
Lui la salverà, ci proverà. Lei si lascerà salvare?
Lui non è il principe azzurro, lei odia i finali felici. Lei non conosce l'amore e forse non lo conoscerà mai.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Ehi Anne, sono Harry, ti va domani pomeriggio di venire da me? So che è una proposta abbastanza noiosa, ma è da troppo tempo che sappiamo uno dell'esistenza dell'altra ed è da altrettanto tempo che facciamo finta di non accorgene. Mia mamma vuole assolutamente ringraziarti, con dei pancakes decisamente invitanti presumo.
Fammi sapere xx'
 
Sono le due di notte, il telefono si illumina mentre gli altri sono andati via e rimango io, il mio bicchiere oramai vuoto e una sbronza con i fiocchi. Leggo ma non afferro il concetto, sono stanca, bevuta e voglio solo andare a casa.
Prendo le mie cose, lascio quel tavolino rotondo ed intagliato, esco dal pub e lascio che siano le mie lunghe e bianche gambe a portarmi via di li. Ogni venerdì è la stessa cosa, Phoebe che gioca a fare l'astemia, che gioca a fare la bambina innocente, io che cerco un modo per evadere, cancellare una settimana, una di quelle da film horror ed altri cinque o sei ragazzini viziati e finti ribelli che lottano per trovare un modo per rovinare la vita ai loro genitori. Li odio tutti. Loro hanno quello che io non ho più e fanno di tutto per mandarlo via. 
Sapete che c'è? Sto con la testa poggiata sul cuscino e gli occhi sbarrati, il rimmel colato ed un altro venerdì distrutto. Prendo il telefono, rileggo quelle righe e capisco che Harry mi ha inviato un messaggio, vuole vedermi. Sono io quella che non vuole.
E' oggettivamente uno dei ragazzi più carini dell'intero isolato. Pensa non me ne sia accorta? Pensa che adesso per averlo aiutato, debba essere sua amica? Si sbaglia. Non sono quel tipo di ragazza, non sono una facile. Non lo voglio essere, non lo voglio essere. Ad essere facili ci si innamora ed ad innamorarsi si muore. Fa male amare qualcuno quando non si ama abbastanza se stessi. Io questo vicino di casa voglio che rimanga tale. Sarà che amo i pancakes e che le mie idee non vanno mai nella stessa direzione delle mie azioni  ma gli rispondo che andrò da lui e che lo farò solo per i pancakes.
 
E' sabato, non c'è scuola e ne approfitto per studiare.
"Vuoi uscire con me? Andiamo a fare un po' di spesa e poi a mangiare qualcosa."
Non potevo credere che quello stava succedendo davvero. Mia madre si vergognava di me, più che altro si vergognava dell'essere madre, dell'ammettere di non essere più una ragazzina e non poteva uscire con me, non poteva e non doveva.
Non le rispondevo non perchè non volessi, più semplicemente erano le parole che non volevano venir fuori.
"Ascolta, se non vuoi non importa. Ho bisogno di passare del tempo con te. Di non perdere tempo, di vederti crescere e no, non pensare che io sia matta, che oramai è tardi. Una madre si perdona, sempre."
"Perdonare?"
"Non vorresti farlo?"
"Dovrei. Una madre non bistratta la figlia, non lo fa mai."
"Lo sai cosa ho passato, lo sai quello che ci è successo."
I toni si stavano alzando e andava bene così, i demoni dovevano uscire. Era il momento.
"Io cosa ho vissuto? Una favola? Mentre tu eri oggi con uno e domani con un altro, io, si io, questa stupida dieciassettenne che non merita attenzioni, ero chiusa in camera, ora a piangere, ora a studiare, ora a fare tutte e due le cose insieme. Non studio perchè amo farlo, studio per poi riuscire a scappare da te, da quello che stai vivendo. Io merito una vita migliore, io merito di VIVERE. Lo meriteresti anche tu se solo te ne rendessi conto. Mamma io ti voglio bene, mamma io ho bisogno di te, mamma mi manchi. Io queste frasi ormai le so troppo bene, sono cinque anni che non faccio altro che ripeterle, non faccio altro che urlare ma tu no, tu non mi senti. Non mi sentirai mai e forse quando ti sarai decisa a farlo sarà troppo tardi."
Ora piange, come una bambina. Ora piange perchè farlo è quello che le riesce meglio.
"Non mi merito le tue parole, io ti voglio bene e te ne ho sempre voluto."
"Hai uno strano modo di dimostrarlo. Non scherziamo, se oggi siamo qui a parlare è perchè qualcuno ti ha parlato di me, di cosa faccio quando ti racconto di andare da Pheobe a dormire o dalla nonna in campagna. Qualcuno deve averti riferito che la tua piccola figlioletta sta facendo di tutto per attirare attenzione, qualcuno deve averti rimproverata, perchè non sei una buona madre e perchè io, tua figlia, non faccio altro che tornare a casa tardi, sedermi sui gradini e piangere prima di aprire la porta di casa e spontaneamente entrare in un inferno, dal quale scappare sarebbe più semplice, come fai tu d'altronde, mentro io no, voglio restare e soffrire, voglio riparare tutto, anche l'irriparabile. Perchè l'unica che ama l'altra sono io. Sono il la 35enne, sono io la donna di casa ed anche l'uomo."
"La vita non mi ha mai sorriso. Lo sai e fai finta di non saperlo. Tuo padre è stato per me un fratello, quello che non mai avuto, una madre ed un padre. Tuo padre è tutto quello che mi ha ridotta in questo stato. Il suo non esserci più, la sua assenza. Ti sto portando via l'adolescenza, puoi rimprovermi di questo. Lo sto facendo come tu hai fatto con la mia. Non te ne do una colpa, è un merito, sono cresciuta in fretta grazie a te. Il tempo perso lo sto recuperando. Ma non mi vedi? Sono un quadro riuscito male, una nota stonata. Sono la tristezza. Non è tardi, voglio ripartire da zero, voglio vivere per te e con te. Ho capito che della mia vita c'è poco da vivere, quella che merita di essere vissuta è la tua e non posso commettere lo stesso errore che tua nonna commise con me. Ti prego di capirmi."
"Ti capisco perhè voglio farlo, perchè non sopporto più questa situazione. Voglio avere dei limiti. Non me ne faccio niente di una vita senza freni, voglio delle regole. Ma non credere sarà facile.
E comunque no, vai da sola. Devo studiare."
"Se cambi idea, chiamami."
Non voglio piangere, non lo voglio fare adesso. Voglio uscire, scappare, devo sfogarmi con qualcuno. Se non fosse che Pheobe è impegnata con il saggio di danza e con le prove, fuggirei da lei e le piangerei tra le braccia. Lei non c'è, sono le due di pomeriggio e vado da Harry.
 
"Scusa, so che è un po' presto, forse troppo. Ti dispiace se entro?"
"No figurati, a quest'ora non ho mai nulla da fare. Solitamente suono ma non importa, vieni pure."
"Ecco bravo, suona, te ne prego."
"Allora seguimi che ti porto in mansarda."
La casa è vuota, la madre è a lavoro ed io lo seguo. Porta un paio di jeans molto scuri, non larghi, un paio di converse ed un maglioncino blu. Ha dei ricci che fanno tenerezza e due occhi verdi che a confronto, i miei, sono una brutta imitazione.
"Vieni, siediti qui." Mi indica una poltroncina blu cielo ed impugna la sua chitarra.
Inizia a strimpellare qualcosa seduto di fronte a me. E' imbarazzante quanto sia bello ma io devo far finta di nulla, devo convincermi che così non è. E' solo un ragazzino carino, ed io una stupida bugiarda.
"Allora dimmi qualcosa su di te. Non ti conosco per niente, davvero. Sei ermetica, non so assolutamente nulla sul tuo conto e mi dispiace, davvero."
"Non so raccontarmi, non lo so fare per niente."
"Se dovessi scegliere una canzone per descriverti?"
"Per certi versi quella dei Maroon 5, come si chiama? Ah, si, She will be loved."
"Capisco. Dai, non farmi essere pesante. Dimmi la prima cosa su di te che ti passa per la testa."
"Sono vegetariana."
"Non ci credo."
"Perchè non dovresti?"
"Perchè lo sono anche io!"
"Non credevo ci fosse gente intelligente da queste parti!" Rido. "Scherzo ovviamente."
"Adesso tocca a me. So tre lingue."
"Davvero? Io ne so quattro! Fregato!"
"Sei un portento allora! Spagnolo, Inglese e Russo, tu?"
"Francese, Spagnolo, Inglese ed Italiano. Il mio sogno è quello di diventare una famosa giornalista."
"Il mio quello di diventare un cantante."
"Dai, fammi sentire qualcosa."
"Solo se mi prometti che domani mi porti qualcosa scritto da te."
"Da me?"
"Non solo tu sei una brava osservatrice."
"Vorresti dirmi che mi spii?"
"No, faccio quello che fai tu con me, curioso semplicemente."
"Ma brutto farabutto!" Prendo un cuscino e glielo schiaffo in faccia.
Scoppiamo a ridere entrambi ed è bello come le cose possano cambiare in men che non si dica.
Non voglio tornare a casa, voglio rimanere qui e ridere, ma ho bisogno di realizzare che lui è solo uno dei tanti e che io merito di più. E' l'unico modo per scamparla, che io lo voglia o no.
   
 
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