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Autore: Il Professor What    02/03/2012    6 recensioni
"Così, alla fine, ci sono finito davvero ad Azkaban. Doppio omicidio, indagine, scoperta del colpevole, punizione: perfetto. Peccato che sia innocente".
A quattro anni dalla fine della guerra, Draco Malfoy, isolato e reietto dal mondo magico, viene rinchiuso ad Azkaban per un doppio omicidio che non ha commesso. Quando evade per scoprire la verità, troverà aiuto dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
***
“Ne ho piene le tasche” continuò lei “di essere considerata una piccola Mezzosangue dalle idee bizzarre che per caso ha contribuito a fermare il più grande Mago Oscuro mai conosciuto. E tu sei capitato proprio al momento giusto. Chiariamoci, tu sei uno dei Purosangue più supponenti, arroganti e superficiali che io abbia mai conosciuto. Questo, però, non è una prova per dimostrare che sei un assassino, al contrario di quello che pensa la maggioranza dei maghi… che, per inciso, è la stessa che mi ride alle spalle.”
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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HERM: 61 che ci seguono, 29 recensioni positive e 7 tra le preferite... Mica male come debutto, eh, Fletus?
FLETUS: Sì, ma... dov'è Draco?
HERM: Abbiocco post-prandiale. Imprenscindibile abitudine del signor Malfoy dormire sempre un po' dopo pranzo.

FLETUS (sogghigno perfido): Bene, una volta finita questa scena, mi aiuti a svegliarlo?


CAP. 6:

NON C'E DUE SENZA TRE

 

“Bene, direi che possiamo chiudere qui.” Chattongue agitò la bacchetta, fermando la penna che ancora scorreva sul taccuino. Hermione si appoggiò alla poltrona. Erano due ore che parlava, più o meno senza interruzione, e si sentiva un po’ stanca.
“Vado a prendere qualcosa da bere. Che le porto?”
“Un caffè, grazie. Con zucchero.”

Il giornalista si allontanò verso il bancone del bar, con passo affrettato e un po’ goffo. Sembrava davvero una macchietta, con il suo modo perennemente agitato di parlare, la sua gestualità esagerata, e soprattutto quell’aria infantile che sembrava non andarsene mai, qualsiasi cosa dicesse.
L’aveva chiamato subito dopo il litigio con Malfoy, dopo aver trovato nell’elenco telefonico l’indirizzo che le aveva dato. Chattongue aveva accolto con gioia la notizia del suo ripensamento e le aveva dato appuntamento per il pomeriggio del giorno dopo, in un bar Babbano in Charing Cross Road.

All’inizio, era un po’ imbarazzata. Nella poca carriera che aveva fatto fino a quel momento, aveva avuto poche occasioni di incontro con i giornalisti, e in quei casi aveva per lo più cercato di cavarsela con risposte brevi e formali. Non sopportava l’idea di stare lì a calcolare ogni frase, temendo che il suo interlocutore le rigirasse a suo piacimento. Un’intervista vera era qualcosa che non aveva mai affrontato.
Una volta iniziato, però, la lingua le si era sciolta come d’incanto, e ben presto aveva ritrovato la sua solita sicurezza e decisione. Chattongue, d’altra parte, l’aveva ascoltata attentamente, interrompendo poco e solo con domande brevi e mirate. Anche lui, come Rita Skeeter, aveva una penna che scriveva da sola su un taccuino prendendo appunti, ma mentre la Skeeter teneva di solito il taccuino alzato, così da nascondere cosa stava scrivendo, lui l’aveva messo sul tavolo, in bella vista.
Dopo un po’, il giornalista aveva cominciato a citare anche opinioni contrarie alla sua, delicatamente ma con franchezza, facendo anche nomi che le erano purtroppo ben noti. Presa un po’ in contropiede, all’inizio aveva cercato di mantenersi educata, ma infine si era lasciata andare in un vero e proprio sfogo liberatorio: aveva parlato malissimo dei suoi avversari senza risparmiare nulla di cosa pensasse, con Chattongue che annuiva e spesso si dichiarava apertamente d’accordo.
Adesso che aveva finito, si sentiva meravigliosamente leggera. Allora è così che ci si sente quando hai detto tutto quel che devi dire. Non è per niente male. Osservò il proprio volto nella vetrina del bar, e si sorrise con aria soddisfatta.

“Ecco qua il suo caffè, Hermione” fece Chattongue, appoggiandole davanti la tazzina fumante. Si erano accordati di chiamarsi con i nomi di battesimo, pur continuando a darsi del “lei”. Hermione lo ringraziò, mentre Chattongue tornava a sedersi con in mano il suo succo di frutta alla pesca ghiacciato. “La mia bevanda preferita” disse, come per giustificarsi.

E’ il momento, pensò mentre sorseggiava il caffè. L’idea le era venuta in mente nell’ultima mezz’ora di intervista. Ci aveva riflettuto, valutandone pro e contro, ma più ci pensava, più se ne convinceva. Malfoy non ne sarebbe stato molto contento… pazienza. Valeva la pena tentare.

“Fletus, se le dicessi che posso procurarle uno scoop da prima pagina, cosa mi risponderebbe?”

La parola magica, “scoop”, funzionò. Mentre il giornalista appoggiava il suo bicchiere sul tavolo, la curiosità sembrò propagarsi dalla faccia su ogni nervo e muscolo del suo corpo. “Mi lasci indovinare: questo scoop ha qualcosa a che fare con il nostro incontro di ieri mattina?”
“Esatto. Ha a che fare con Hades LeSerp, o meglio… con Draco Malfoy.”
Questa volta fu il turno di Fletus di restare sorpreso. “E lei come sa che…”
“Tenga a freno la sua curiosità.” Non aveva certo intenzione di dirgli tutto subito: nonostante la simpatia che provava per lui, la prudenza non era mai troppa. “Lo so, e basta. Piuttosto, lei che idea si è fatto dell’accusa di omicidio in cui è coinvolto?”
“L’hanno incastrato.” La frase del giornalista fu secca, sicura. “Ho intervistato personalmente la fan con cui ha passato l’ultima notte in cui lo si è visto al Paiolo Magico, e non ho alcun dubbio sulla sua innocenza. Solo che non ho prove per dimostrare che sono la stessa persona: quell’uomo è stato abilissimo a non lasciare tracce che potessero collegare le sue due personalità.”
“Bene, io sono d’accordo con lei. E sono determinata a provare la sua innocenza.”
Lei?” Hermione non riuscì a non ridere un po’ della sua espressione: con gli occhi castani ingranditi dalle lenti e la bocca spalancata per lo stupore, Fletus sembrava proprio una caricatura.
“Sì, io. Ma non mi chieda perché, sarebbe troppo lungo da spiegare.”
Fletus annuì. L’entusiasmo per il nuovo lavoro stava prendendo rapidamente il sopravvento.
“Però, se io andassi in giro a fare delle domande, susciterei dei sospetti. Draco Malfoy è ancora un ricercato, e gli Auror mi sarebbero addosso se sapessero di questo mio interesse, anche considerati i nostri... rapporti.”
“Invece io, sia come giornalista, sia con la fama che ho, passerei più inosservato.” Ormai, il volto di Fletus Chattongue era tutto irradiato da un meraviglioso sorriso a trentadue denti. “Ha scelto l’uomo giusto! Si serva di me come vuole, sono al suo servizio!”.
Mi piace questo tizio. Strinse forte la mano che l’altro le offriva: la stretta del giornalista era delicata e cortese, come tutta la sua persona.Credo che lavoreremo bene assieme.

“Le devo confessare, Hermione, che anche prima di verificare il suo alibi avevo dei dubbi sulla sua colpevolezza. L'ho intervistato per la mia iniziativa sulla Seconda Guerra vista dai Mangiamorte, dopo aver saputo della sua identità.”
“E chi l'ha informata?”
“Mrs. Pansy Parkinson. Mi ha mandato una lettera via gufo, con tutte le informazioni per trovarlo e obbligarlo a parlare… insieme ad altre notizie non richieste, e non molto simpatiche, sulla loro... ehm... relazione. Credo volesse che lo diffamassi in qualche modo.”

Che vipera! Adesso capiva per quale motivo Malfoy, quando stava con lei, non sembrava mai contento della cosa. Poveraccio chi se la sposerà.

“Evidentemente, ignorava che ho un’etica professionale. Ho usato solo la parte delle informazioni utile ad avere l’intervista che mi interessava, nulla di più.”
“E come è stata l’intervista?”

“E’ proprio in seguito a quella che ho avuto fin da subito dei dubbi sulla colpevolezza di Malfoy. Quando ci ho parlato, ho avuto l'impressione che fosse esattamente come la sua casa: desolato, vuoto, in rovina... E al tempo stesso, cercava di mantenere una dignità, un modo di fare appropriato alla sua famiglia, che però non era convincente, non con quello squallore attorno... Ecco, un disco rotto che gira a vuoto: credo sia l’espressione giusta per definirlo.”
Hermione aveva avuto la stessa impressione fin dal loro primo scontro, due sere prima: in quell’occasione, Malfoy era sembrato andare avanti per inerzia, come se la sfottesse solo perché non sapeva fare altro. Se avesse avuto ancora la sicurezza di sé che lei ricordava, non avrebbe mai perso il proprio autocontrollo.

Lo scorso pomeriggio (lo steso del litigio), poi, gli aveva insegnato a usare un lettore cd e degli auricolari e l’aveva lasciato ad ascoltare, da solo, The Phantom of the Opera. Dopo una quarantina di minuti, stupita dal silenzio nella sala (si aspettava come minimo qualche cinico commento "made in Malfoy" sull'inferiorità e la rozzezza della musica Babbana), era andata a controllare, ed era rimasta sorpresa nel vederlo disteso sul divano, gli occhi chiusi, la mano sinistra che si muoveva a ritmo di musica come fosse un direttore d’orchestra.
Aveva capito allora che c’era veramente qualcosa che non andava in Draco Malfoy. La pace che si era diffusa sui lineamenti del suo viso non era, infatti, una pace tranquilla. In quel volto pallido, inumidito da alcune lacrime che sembravano farsi strada fra le palpebre serrate, c’era solo un completo spossamento, la resa a una profonda stanchezza, probabilmente non solo fisica, insieme a un'avidità famelica, quella di chi finalmente gusta qualcosa che gli è stato negato da troppo tempo.
E lei non poteva negare di sentirsi dispiaciuta per lui… in fondo, l’unica vera colpa che aveva era di essere un Malfoy. E non c’era bisogno di essere Mezzosangue per sapere che era sbagliato.

“Inoltre”, continuò Chattongue, “a un certo punto dell’intervista è avvenuta una cosa strana. Mi è capitato di accennare al modo in cui è morto suo padre… ha presente, no?”

Annuì. Un mese dopo la seconda battaglia di Hogwarts, due settimane prima di essere processato, Lucius Malfoy era stato trovato morto nel giardino di casa sua. I colpevoli non erano mai stati trovati. La moglie e il figlio erano praticamente scomparsi, e solo l’articolo di Chattongue aveva annunciato al mondo magico che, dopo quattro anni, c’era ancora un Malfoy in giro.

“Be’, quando io gli ho chiesto quale opinione avesse sull’assassinio di suo padre, lui è rimasto… sorpreso.”
“Sorpreso?”
“Sì, sorpreso. Gliene ho chiesto ragione, ovviamente, e lui mi ha raccontato che suo padre sarebbe stato condannato a morte dal Ministero, mediante Bacio dei Dissennatori.”
“Ma questo è assurdo!” esclamò lei. A parte il fatto che i Dissennatori erano stati banditi dal Ministero subito dopo la battaglia, Shacklebolt non aveva usato questa severità verso i Mangiamorte. Tutti loro erano certo stati condannati, ma con un processo regolare, e dov’era possibile era stata concessa clemenza.

“E’ quello che gli ho detto anch’io. Gli ho chiesto che basi avesse la sua teoria, ed è allora che è successo qualcosa di strano. Ha provato a spiegarsi, ma si è come... fermato. Non riusciva più a parlare, balbettava, come ubriaco... e il suo viso... sembrava perso, confuso, come se qualcosa non lo convincesse. L’unica cosa che riusciva a dire era Io me lo ricordo. L’ha ripetuto per tre o quattro volte.”
“E come ve la siete cavata?”
“Sono passato a un’altra domanda e nell’intervista non ho scritto quella parte. Ho fatto anche qualche ricerca per conto mio, ma non ho trovato prove per dubitare della versione ufficiale sulla morte di Lucius Malfoy.”
Effettivamente era curioso. Hermione non aveva mai avuto l’occasione di sentirlo mentire, ma non aveva dubbi sul fatto che Malfoy sapesse costruire una bugia convincente. E non le sarebbe sembrato strano che volesse dare una versione diversa della morte del padre, anche solo per cattiveria verso il Ministero. Ma il comportamento che il giornalista le aveva appena descritto non sembrava quello di un bugiardo. Un'altra cosa su cui fare chiarezza.

"E perché questa intervista le ha fatto dubitare della sua colpevolezza?"
"Be', vede, io ho interrogato parecchi assassini nella mia carriera, e ritengo di poter dire che un uomo uccida perché crede, col suo delitto, di avere una speranza di migliorare la propria condizione con esso, in qualunque modo. Ma è proprio la speranza che ho visto e sentito mancare in Draco Malfoy."
"E non ha pensato che possa aver ucciso per mancanza di speranza, per disperazione?"
"Sì, ci ho pensato, ma non credo che in tal caso si sarebbe fatto scoprire in quel modo. Immagino sarà d'accordo con me, che Malfoy fosse una persona estremamente orgogliosa di sé."
"Decisamente sì."
"Ora, le persone molto orgogliose, quando decidono di suicidarsi per disperazione, evitano di essere umiliate. E quell'uomo può anche essere un disperato, ma non mi sembra il tipo da scegliere un soggiorno ad Azkaban come forma di suicidio."

E' un uomo decisamente acuto, pensò lei ammirata. L'analisi che ha fatto di Malfoy è praticamente perfetta. E se è anche così discreto come promette di essere, è davvero l'uomo giusto per noi.

“Comunque, tornando a noi: come intende procedere per dimostrare la sua innocenza?”
“Prima mi dica una cosa. Lei ha detto a qualcuno di Hades LeSerp?”
“No.”
“E mrs. Parkinson?”
“Non ne ho idea. Però glielo posso chiedere, un pretesto per incontrarla lo troverò di sicuro.”
“Bene, è proprio quello che le chiederei di fare.”
“E quando l’ho fatto, come glielo dico? Non so dove stia, non ho il suo numero... come faccio a contattarla?”
Hermione tolse dalla tasca il cellulare e gli diede il numero. Pensò di dargli anche quello di casa, ma decise di no. Fletus Chattongue sembrava il tipo d’uomo capace di arrivare senza avvertire, e con Malfoy come convivente non era proprio il caso.
“Adesso la saluto, mi faccia sapere.”
“Senz’altro. Arrivederci.”

Hermione pagò il suo caffè e se ne andò dal locale, preparandosi mentalmente a un compito che sapeva difficile: spiegare la sua mossa a qualcuno che di sicuro non l’avrebbe bene accolta.

Chattongue aspettò per qualche minuto dopo che se ne fu andata, il tempo sufficiente per assicurarsi che non tornasse indietro. Poi, tirò fuori il telefono, e cercò nella rubrica quel numero. Mentre aspettava che l’altro rispondesse, sorrise tra sé.
Spero che il suo ufficio abbia il soffitto alto, perché se no, col salto che sta per fare sulla sedia, una bella testata non gliela toglie nemmeno Merlino.

DRACO (improvvisamente svegliato dal suo sonnellino con una secchiata d'acqua gelida): Ehi! Ma che modi sono? Lo sapete che ne va del mio equilibrio psico-fisico!
AUTORE: Consideralo la controparte di quella Pozione Invecchante di due capitoli fa.
DRACO: Mi sembra sinceramente un po' povera... (inizia a sentirsi pizzicare) Ma... ehi! Cosa c'era in quell'acqua?
HERM: Un'innocua pozione per far prudere la pelle... durerà un'oretta.
DRACO: UN'ORETTA?! IO VI AMMAZZO...

  
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