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Autore: neniva    02/03/2012    0 recensioni
Hanna, una semplice ragazzina di quattordici anni si trova catapultata in un mondo magico dove scopre un suo strano potere: il Talento. "- tu hai il Talento - Ancora una parola senza significato per lei.
Comprendendo il suo sconcerto Armeus si spiegò: - il Talento è un potere che solo uno di noi ha posseduto. Il suo nome era Filmuser. Anche lui era un Domatore, ma era votato al male. I consiglieri di quel tempo non riuscivano a spiegarsi perché una forza così grande fosse stata creata per distruggere. Divenne il sovrano di Megicre un’isola poco lontana da Atlònas, quella su cui ti trovi. Il nostro mondo era un unico blocco pochi decenni fa, ma i consiglieri di Durite, un regno, quando nacque Filmuser ebbero paura e staccarono le terre per allontanarlo da loro. Non servì a molto.". Che peripezie porteranno Hanna a scoprire la sua origine e il suo destino?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qui il nuovo capitolo spero vi piacerà anche se so che lo troverete abbastanza noioso... Vi ricordo che quasti primi capitoli li ho scritti anni fa e Ringrazio molto le persone che seguono la storia!! :)


L’inizio della storia

 

La giornata trascorse in modo abituale. Passò un giorno e la notte il sogno proseguì.

“…tre troni argentati con venature orate che fondendosi sugli scranni si modellavano. Gli schienali erano fiamme che cercavano di raggiungere il cielo mentre le gambe erano impiantate con artigli al pavimento come trattenendolo. Su di essi sedettero William, Giulia e Mary. Lei invece rimase in piedi. La sua volontà era bensì una forza che sentiva dentro. Le venne assegnata una pietra da un signore anziano con una barba lunga e candida dall’espressione saggia, vestito con eleganti abiti antichi. Lui la fissava con i suoi occhi scuri e bui come la notte. Le fece segno di seguirlo e con portamento elegante la condusse verso una piccola porta. Anche se modesta era rivestita d’oro e con disegni che sembravano risucchiare chi li guardava troppo a lungo. Con un cenno il vecchio aprì la porta e si trovò di fronte una possente creatura con un foro in fronte: in un primo momento le sembrò un drago e osservando meglio vide che aveva scaglie blu e occhi argentei che la scrutavano. Era grande e bellissimo con sfumature di ogni colore, le zampe erano sottili e la coda lunga e avvolta attorno all’animale. In un batter d’occhio il drago fu risucchiato dalla pietra che teneva in mano.”

Il sogno finì. Hanna era molto sudata e aveva tutti i sensi all’erta come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro. Dopo qualche istante un raggio di luce attraversò la stanza e con un luccichio scese a terra la pietra del sogno e Hanna perse i sensi.

 

Le ci volle un po’ di tempo per riprendersi e capire ciò che fosse successo realmente. Si alzò. Le gambe le tremavano e quasi non stava in piedi, ma riuscì a raccogliere la pietra. All’interno un occhio la osservava incuriosito. Girò e rigirò la pietra tra le mani. Era ancora notte ma non aveva più voglia di dormire. La stanza s’illuminò di nuovo e questa volta scese una vecchia pergamena. Era arrotolata e quando la srotolò era piegata in due. Su un lato c’era una premessa:

“ Per Hanna Desanes, domatrice di draghi.

Prima di aprire la pergamena, leggete attentamente: per aprirla dovete chiudere gli occhi e pensare al drago che vi abbiamo mostrato in sogno. Apparirà all’istante. Dopodiché montate su di esso e aprite la pergamena. Attenzione! Durante il viaggio dovrete tenervi stretta al drago e perciò non dovrete addormentarvi. Riposerete qui finito il viaggio. Se non vi sentite pronta, prendetevi cura della pietra e custoditela con tutta l’anima. Vi aspetteremo per domani notte.

Consiglieri di Atlònas”

Hanna non capiva più niente. Decise dopo un’ora di riflessione di seguire le indicazioni. Quando le comparì a lato il Drago le sembrò di essere tornata nel sogno, anche se ora era reale. Montò sul suo dorso con timidezza mentre il drago la osservava dolcemente. Aprì la pergamena e uno scrollo la costrinse ad aggrapparsi salda al manto blu di quell’animale, infine vennero risucchiati dalla pergamena.

Durante il viaggio verso non si sa dove, Hanna teneva gli occhi serrati. Sentiva l’aria fresca graffiarle il viso. Il sonno l’assalì e mollò la presa. Sentì mancare sotto di lei un qualunque appoggio e le sembrò di cadere in un oblio. Finalmente aprì gli occhi e le si stagliò davanti il paesaggio mentre precipitava. Fu sorpresa dal panico mentre scalciando e urlando si avvicinava sempre più alla terra. Un brutto colpo le fece girare la testa. Il drago l’aveva afferrata con le zampe anteriori. Dopo essersi calmata, si mise ad osservare il paesaggio incantevole: una immensa pianura era rigata da tanti piccoli fiumiciattoli che più scorrevano più si univano e perciò, alla fine, formarono un unico fiume. Poco dopo c’era un precipizio e il fiume si trasformava in cascata, così possente da far venire i brividi. Un senso di vertigine attraversò Hanna quando il drago inchiodò e andò in picchiata. Non si scorse il fondo fino quando non intravide una fitta spuma arrivarle contro. L’animale scartò ed entrarono in un tunnel roccioso, dove alla fine si usciva dalla montagna e da sopra le nuvole, si iniziarono a intravedere vari paesi nei quali le case somigliavano a cioccolatini incartati. Viaggiarono tutta la notte finché all’alba si fermarono in una reggia. Tutto era confuso e a poco a poco le immagini si affievolivano alla sua vista. Una giovane che aveva i capelli castani raccolti in una lunga treccia arrotolata sulla nuca e vestita con una gonna vermiglia e un nastro che le cingeva i fianchi, la attendeva davanti al portone e la aiutò a scendere dall’animale. Hanna era stravolta, non si reggeva in piedi. La donna la accompagnò in una camera e la guardò di sbieco dicendo:

-domani ti procurerò degli abiti nuovi, non ti aspettavamo così presto- accennò un inchino e poi uscì dalla camera.

Hanna si guardò: era in pigiama. Arrossì dopodiché s’infilò sotto le coperte. Aveva un sonno inimmaginabile, ma era stranamente serena e a suo agio in quella camera e non spaventata, eccitata o curiosa di ciò che le era accaduto. In poche ore la sua vita era cambiata. Il letto era comodo e le lenzuola morbide. La luce della luna le arrivava sul viso. Si addormentò non appena una nuvola ebbe coperto quella magnifica luce cristallina.

 

La mattina seguente la donna della sera prima entrò nella stanza e fermandosi d’innanzi al letto disse timidamente:

- Buongiorno, ieri non mi sono presentata, sono Calada, mi occuperò di te durante la tua permanenza qui.

Le porse un vestito ma Hanna lo guardò inorridita: - non indosserò certo questo!- ribatté.

Calada la osservò e le porse un paio di pantaloni di pelle nera, un corpetto, un paio di stivali e un mantello anch’esso scuro.

-Immaginavo che avresti rifiutato il vestito-.

Hanna si prese tutto il tempo necessario a vestirsi poiché non capiva più niente tra tutti quei lacci, e per di più quando uscì dalla camera non seppe nemmeno dove andare in quel dedalo di corridoi. Il castello era maestoso, colmo di pitture e stendardi.

Finalmente vide Calada in una stanza intenta ad apparecchiare una tavola abbondante. La invitò a sedersi. C’era ogni ben di dio, anche se lei mangiò solo un pezzo di pane e strani biscotti immersi nel latte. Appena finito Hanna le rivolse uno sguardo interrogativo: - Perché sono qui?

- Come, non lo sai?

- No, ieri sera sono stata presa alla sprovvista: era un drago quel animale?

- Si, tu meglio di me dovresti saperlo: sei tu l’esperta qui, io sono solo una “cameriera” del mio signore. Comunque ne so qualcosa: è un Amberloso del sud, molto rari, quasi estinti. È la cavalcatura di uno dei più saggi del consiglio. È stato lui a chiamarti qui.

- E per quale motivo?

- Questo non lo so. Ma lo saprai tu questa sera all’incontro con i consiglieri di Atlònas.

- A si, era firmata da loro la pergamena.

Passò la mattinata al fianco di Calada seguendola su e giù, per camere e ripostigli continuando l’inseguimento persino in cucina dove però era stata pregata di non entrare. Giunse il pomeriggio e le venne presentato un soldato, Gemern, che le fece visitare il paese. Lui era un po’ più alto di lei e aveva circa tre anni in più. I suoi capelli castani gli ricadevano sul viso a corti boccoli e i suoi occhi erano morbidi. Il suo carattere era socievole e solare solo un po’ riservato. La portò a vedere il mercato estremamente affollato e pieno di vita. Respirava allegria come l’odore del pane dal fornaio. Il suo sguardo venne attirato da un banco che vendeva ciondoli e pietre colorate. Smise di camminare e Gemern accortosi del suo interesse si accostò al mercante dopodiché le fece cenno di avvicinarsi. Il padrone del banco le mostrò varie pietre e i loro significati. Ne scelse una in particolare che le ricordava l’Amberloso del sud. Le sue proprietà erano di rendere forte sia nell’animo che fisicamente una persona. Hanna non aveva soldi così Gemern, dopo essersene accorto, la acquistò e gliela porse in segno d’amicizia.

- Dovremo rientrare, vero?- disse a un certo punto guardandola negli occhi.

Lei gli rivolse un timido sorriso.

- Dobbiamo rientrare?- ripeté.

- Credo di si… - rispose rigirando la pietra tra le dita affusolate -Ho capito che devo incontrarmi con i consiglieri di Atlonàs.

- Atlònas, si pronuncia, allora dobbiamo sbrigarci, non devono attenderti. Suppongo che dovrai cambiarti… - disse osservandola critico.

- Io quell’abito non lo metto neanche morta!

- Hai ragione dobbiamo prenderne uno adeguato al tuo compito… proviamo in quel negozio…

- Ma insomma qual è il mio compito? Me lo volete dire? Comunque no, aspetta, non posso permettermi di recarti disturbo… hai già fatto abbastanza.

Sorrise ilare e con un risolino malizioso le porse la mano.

- Non ti preoccupare tu non hai soldi con te ma io si:consideralo un prestito.

Non riuscì a fermarlo e afferrandole la mano la trascinò nel negozio. Scelse un paio di stivali color del mare, leggermente più scuri, un paio di pantaloni in pelle, un corpetto con meno lacci del precedente e un lungo mantello nero che le avvolgeva il corpo. Uscì continuando a ripetere “grazie, grazie, non dovevi. Grazie…”. Tornati alla reggia, andarono verso la sua camera ed entrarono. Lei fece cenno a Gemern di fermarsi indicando gli abiti nuovi e lui arrossì girandosi. Sentiva i suoi vestiti afflosciarsi a terra e lei che infilava le nuove vesti. A quel punto si rigirò e la vide mentre si sedeva davanti a uno specchio per legarsi i capelli. Una lunga cascata castana le scendeva fino ai fianchi, dove lei cercava di legare un nastro azzurro. Poi lo fece scorrere fino al capo e ora, una lunga coda di cavallo le partiva dalla testa. Il suo ciuffo era ancora lì, fermato da una forcina di acciaio. Lei se la tolse ed esso le esplose indomabile sul viso. Iniziò a trafficare con la forcina dandole una forma particolarmente affusolata e poi ne fece una spirale e vi ci poggiò dentro la pietra blu scura. Successivamente prese il cordino di una collana in argento che aveva

indosso e vi ci attaccò il ciondolo. Gemern pensò che fosse bellissima, ma anche se non era una ragazza molto al femminile le leggeva negli occhi una forza ineguagliabile… potere forse della pietra?

Lei lo guardò come se le fosse tanto vicino da farle paura e allora lui distolse lo sguardo per evitarle disagio.

  
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