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Autore: Cheshire_Blue_Cat    02/03/2012    1 recensioni
... bene, questa è la prima fic che pubblico e, anche se sono cosciente che fa veramente schifo, spero che piaccia a qualche buon anima ^.^ parla di una ragazza che non è umana, si chiama(casualmente -.-) Lirin e sul suo passato è gettato un velo di mistero su cui lei intende far luce, ovviamente possiede un'Ombra(di mia invenzione)... bhe, spero vivamente che qualcuno legga questa schifezza... P.s. ho preferito scrivere che i personaggi fossero un po' più grandi che nell'anime... spero non dispiaccia a nessuno. ^.^
P.p.s. ho apportato alcune modifiche al capitolo 8 per chi fosse interessato... -.-" mi ero dimenticata che per inserire i dialoghi bisogna usare i trattini e non le virgolette... pardon! ^.^
//Incompiuta... già... mi duole il cuore, ma alla fine ogni storia è già finita appena si scrive la prima parola per chi la scrive quindi anche questa storia prima o poi avrà una fine//
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Salve a tutti *un cespuglio rotola via e si sentono i versi degli avvoltoi* ^.^’
Con molta probabilità scrivere(e continuare) questa storia è una perdita di tempo… ma lo faccio lo stesso dato che l’idea mi tormenta da parecchio.
Buona tortur… ehm… lettura
P.S. se qualcuno ha letto il primo cappy *altro cespuglio che rotola via -.-“* deve sapere che è passato più o meno una settimana da quando Lirin è andata da Nene.

 
Vision…
 
… one week later…
Il suono della sveglia la scaraventò giù dal letto: - Sono sveglia! Sono sveglia! - urlò con già i nervi a fior di pelle, anche Kirillion fece un salto mettendo sottosopra l’enorme tappeto dove era solita assopirsi.
Lirin fece un lungo sospiro e lanciò un’occhiata assassina verso la sveglia che squillava ancora e con più insistenza.
Un minuto dopo dalla finestra si vide volare la povera sveglia che si frantumò in mille pezzi cadendo dal secondo piano e, come se non bastasse, Kirillion si accovacciò, impacciata dalle dimensioni, sul davanzale e sputò una vampa di fiamme. Della sveglia non rimase che un mucchietto di cenere a far compagnia a tutti gli altri sparsi lì sotto.
Una settimana che era passata con lentezza snervante dato che non aspettava altro che l’arrivo dei manipolatori, fremeva dalla voglia di vedere com’erano.
Sapeva che il Generale non c’era, l’aveva sentito uscire alle prime luci dell’alba dato che lo sferragliare dei motori di una corazzata aveva turbato il suo sonno. La sera prima le aveva detto che doveva subito recarsi nelle vicinanza di Grashid (non ho la più pallida idea di come si scriva il come della capitale del Gran Reame… pardon…), al confine, dove si trovava lo Squadrone Volante Indipendente e dove supponeva stessero per andare Zola e i suoi.
Le aveva espressamente detto di non seguirlo e lei a malavoglia gli aveva obbedito,   avrebbe passato la mattinata nel solito modo: si sarebbe allenata a combattere con l’Ombra e con i suoi poteri.
Si vestì e si lavò a velocità fulmine e, ritirando l’Ombra, uscì con un salto dalla finestra come al solito senza farsi un graffio.
Si diresse a passi lenti verso l’arena dove si allenava con i mecha-robo, si annoiava parecchio a disintegrare quelle ferraglie, era a suo parere troppo facile, ma resistette all’impulso di montare in groppa a Kirillion e volare a rotta di collo per raggiungere suo padre pensando a come si sarebbe divertita a combattere contro i manipolatori.
12.00
Era fradicia di sudore senza contare che il sole a picco non aiutava per niente: - Ho bisogno di una doccia fredda. - ansimò asciugandosi il sudore dalla fronte.
- Bhe, di che ti lamenti? Io qui mi trovo benissimo. - la stuzzicò l’Ombra che intanto se ne stava sdraiata comodamente sulla terra arsa crogiolandosi al sole.
- Ahahah -.-“ - rise la ragazza sarcastica arrampicandosi sul suo dorso, dove aveva montato una sella per stare più comoda, senza fare troppi complimenti e spronandola verso il cielo.
Il rettile sbuffò e spalancò le ali librandosi elegantemente in cielo. La sensazione di freddo fu immediata, si alzò in piedi sul dorso del drago rimanendo in equilibrio: Sono diventata più brava dall’ultima volta… constatò facendo qualche passo.
Kirillion voltò la testa e sorrise furba scartando di lato facendo inevitabilmente perdere la stabilità alla sua evocatrice: Devi rimanere in piedi anche nei tragitti accidentati… le ricordò ridacchiando.
Lirin si alzò di nuovo aggrappandosi ad una delle creste dorsali: Umpf… sbruffona… commentò riferendosi al continuo pavoneggiarsi della dragonessa quando volavano però tante volte si era ripetuta che era normale dato che persino i draghi-ombra erano molto vanitosi.
Passò tutto il resto della giornata a provare evoluzioni impossibili in groppa a Kirillion di cui solo due le riuscirono bene: il giro della morte e l’avvitamento.
Si stava ancora riprendendo dall’ennesima giravolta che la ricetrasmittente che le aveva da poco regalato suo padre cominciò a lampeggiare facendo un suono frammentato. Schiacciò il pulsante e un vetrino viola le offuscò lievemente l’occhio destro: - Si? - rispose sapendo che dall’altra parte della cornetta c’era suo padre.
- Sto tornando… Ma cos’è questo rumore? - chiese riferendosi allo sferzare del vento che probabilmente gli arrivava come un suono distorto.
- Kirillion sta provando un’altra giravolta, ti devo lasciare! - l’ultima frase la urlò per sovrastare il vento e udì quasi indistintamente la raccomandazione di Loghi di non cadere.
Si appiatti contro la sella e guardò il cielo e la terra che si confondevano vorticosamente: - Che dici? Li raggiungiamo? - chiese Kirillion con la voce carica dell’ebbrezza del volo.
Lirin si mise una mano sulla bocca per trattenere un conato e annuì con un verso: - Dovrebbero arrivare da est rispetto alla fortezza… - biascicò con il sapore di bile in bocca: - Ma niente giravolte. -
In compenso Kirillion volò al massimo della velocità facendo numerosi saliscendi e dopo appena dieci minuti videro la sagoma nera e inconfondibile della corazzata di Loghi all’orizzonte.
Lirin lesse a voce alta il numero sulla fiancata: - 0-0-5-F-0… si, è la sua. Mantieni la rotta. -
- Certo capitano. - la prese in giro l’Ombra.
Lirin decise di non darle peso, era troppo concentrata sull’astronave mimetica che si stava avvicinando sempre più ed era sicura che anche da quella distanza i passeggeri avessero già avvistato la mole della dragonessa.
Raggiunsero il velivolo e ci volarono affianco, Lirin si mise al contrario sulla sella per tentare di vedere chi c’era nella cabina dato che anche a velocità ridotta Kirillion sfalzava di venti metri buoni l’astronave.
Vide Loghi con altre cinque persone, il suo cuore fece una capriola e il suo ricetrasmittente suonò di nuovo: - Hai intenzione di rimanere lì fuori? - le chiese Loghi con ironismo sapendo quanto lei amasse il cielo.
- Se mi apri la botola sul tetto sarei felice di posare i piedi su qualcosa che non sia il dorso di un drago. - mormorò ancora con lo stomaco in subbuglio.
Loghi rise: - Wow Kirillion, l’hai strapazzata per bene. - disse all’Ombra.
- Ah, figurati. - rispose orgogliosa quella sbuffando dalle narici.
Si udì il suono metallico del tetto dell’astronave che si apriva leggermente: - Fai da sola? - chiese Kirillion.
Lirin annuì: - Tieni rigida la coda. - detto quello scavalcò la sella e camminò come un funambolo lungo la coda del drago che finiva a pochi centimetri dalla nave, saltò e si arrampicò velocemente sul tetto.
Quando saltò dentro la cabina provò un immenso senso di sollievo e fu sicura di avere un colorito verdognolo: - La prossima volta vengo con un mecha… - imprecò appoggiandosi alla parete.
- Non è stato poi così terribile. - si giustificò la dragonessa parlando oltre i vetri così che tutti la sentissero.
- Parla per te. - Lirin fece un chiaro segno di stizza: - Inutile rettile. -
Kirillion fece sbandare con l’ala la navicella facendo cadere per terra tutti quelli in piedi, appena si fu ripresa Lirin per poco non uscì a strappargliela quell’ala: - Ringrazia che non ho voglia di spargere sangue di drago! E tanto meno di Ombra! - le urlò, Kirillion si allontanò ridendosela sotto i baffi.
- Troppe giravolte? - chiese Loghi.
- Troppe giravolte… - confermò Lirin appoggiandosi al muro: - Non parlarmi di cena stasera… - disse ironica e solo allora si voltò verso le cinque persone che non avevano ancora parlato. Fin dall’inizio non avrebbe mai saputo dire quale sarebbe stata la sua reazione, ora lo sapeva: rimase imbambolata a guardarli e nel frattempo si chiedeva se fossero davvero quelli i cinque manipolatori di Ombre di cui suo padre le aveva tanto parlato.
Lasciò il suo stupore da parte e assunse un’espressione scettica: Volete dirmi che QUELLI… sono lo Squadrone Volante Indipendente?! Cooosa???
Da fuori la navicella Kirillion sbandò all’inverosimile tanto che non poteva averlo fatto apposta, condividendo lo stupore della ragazza.
Recuperò la sua espressione altera dopo poco e uscì direttamente da uno dalla porta di sicurezza, sulla destra rispetto al posto del comandante. Così, come se non avesse mai aspettato con ansia quel giorno…
Saltò in groppa alla propria Ombra e precedette di parecchie centinaia di metri l’astronave, poco dopo squillò la ricetrasmittente: - Cosa c’è che non va? - la voce di suo padre.
Lei era troppo persa nei suoi pensieri per articolare una risposta con più di una parola: - Niente. - e riattaccò.
Non sono come te li era aspettati… immaginò la dragonessa stroncando quel silenzio che si era creato.
È che… me li aspettavo…
Diversi? completò l’Ombra: Magari più grandi…
No, è che… mi sento strana ora che li ho visti… mugugnò la ragazza rannicchiandosi tra le ali della dragonessa.
Lirin?la chiamò sentendola assente, ma non ottenne risposta. Scandagliò la mente dell’evocatrice con un’ansia sempre crescente, ruggì di dolore.
… Esplosione, fumo e troppo rumore, poi le mura di una città che cominciavano a franare…
Lirin sbatté le palpebre spaventata e facendo recuperare così all’iride il suo naturale colore violaceo, ebbe un improvviso conato di vomito.
Kirillion ruggì ancora, senza preavviso.
…un drago azzurro di dimensioni immani si fece largo nella cortina di fumo, era un’Ombra e a controllarla c’era poco più di un ragazzo. Lo sferragliare delle macchine da guerra riempì l’aria e una lunga fiammata imporporò il cielo mentre le navi del Gran Reame si avvicinavano sempre più alla costa.
Altre tre Ombre accompagnavano il drago quando attaccava: un minotauro, una tigre e un pipistrello.
Poi la flotta si ritirò e il drago ruggì al cielo, un suono devastante e terribile.
Così come quelli di Lirin, gli occhi di Kirillion erano diventati lattei e non trasmettevano alcuna espressione oltre ad un dolore sovrumano.
Lirin si premette le mani sullo stomaco iniziando a sputare sangue, gli occhi di evocatrice ed Ombra cominciarono a riprendere i rispettivi colori, ma la ragazza perse l’appiglio alla cresta dorsale di Kirillion e iniziò a scivolare verso il basso priva di forze.
L’Ombra chiamò il nome della ragazza talmente forte da far tremare il cielo gonfiandolo della sua paura e si buttò in picchiata, la riafferrò con gli artigli e d’improvviso le sue membra si fiaccarono e le ali divennero due pezzi di piombo.
Erano quasi alla fortezza, ma non sarebbe mai stata in grado di atterrare davanti al portone senza fare del male a lei e a Lirin.
Virò verso a radura e, lasciandosi cadere a peso morto, scivolò in basso rivolgendo la schiena contro la terra e le zampe con cui teneva stretta Lirin verso il cielo. Strisciò la schiena sulla terra spezzandosi due creste dorsali e nella caduta la testa le si storse. Durante l’impatto avvolse le ali intorno al corpo della ragazza, per proteggerla poi rimase immobile, il corpo abbandonato in una posizione innaturale e una lunga ferita sulla spalla da cui cominciava a serpeggiare il sangue-Ombra, un liquido verdognolo e dall’odore pungente che avvelenò tutti i fili d’erba verde con cui veniva a contatto.
Non poteva scomparire dentro il corpo della sua evocatrice, non ora, altrimenti lei sarebbe morta.

 
  
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