Dopo solo dieci minuti circa, iniziarono ad arrivare candidati. Qualcuno carino, altri un po’ meno. C’erano molte persone, alcune decisamente stravaganti.
La procedura era la stessa per tutti: un ragazzo si sedeva di fronte a Jong, premeva un bottone su una specie di sveglia, e iniziava a chiacchierare. Le conversazioni non erano molto differenti tra loro, ed erano composte di domande e risposte brevi, il tutto con tanta fretta ed in maniera molto precipitosa.
Era l’ora OO.45 e Jong si trovava faccia a faccia con un noiosissimo nerd che parlava di tecnologia e videogiochi. Stava morendo di noia, anche perché fino ad allora aveva intrattenuto banalissime conversazioni con: un modello egocentrico, che parlava solo di creme e servizi fotografici; un ‘’ribelle’’ sedicenne, in preda ai sensi di colpa, che aveva ignorato una proibizione dei genitori; un vedovo con trascorsi etero; un topo di biblioteca fissato con Freud e la psico-analisi; ed infine uno spirituale con complessi risalenti all’infanzia e riguardanti il suo aspetto.
La campanella suonò, segnando la fine dell’ incontro con il nerd.
Jong benedì quel suono tanto atteso e controllò il cellulare: zero messaggi, zero chiamate perse. In compenso l’orario era inoltrato, e Jong decise che era ora di porre fine a quella tortura.
Si guardò intorno e spinse indietro la sedia. Era sul punto di andare via da quella gabbia di matti quando, ad un tratto, un misterioso ragazzo si sedette di fronte a lui e premette il bottone in modo rapido, ancor prima che l’altro potesse opporsi a quel gesto.
Jong ne fu sorpreso ed amareggiato: sperava davvero di poter tornare a casa e dormire tra le morbide e calde coperte del suo letto. Ovviamente non prima di aver chiamato Onew e averlo tormentato con i racconti di quella folle ed esasperante serata.