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Autore: jehan du moulin    05/10/2006    18 recensioni
Daniel non ha mai amato nessuno fuorchè se stesso e, sicuramente, "pecca" di lussuria. Tom è il suo migliore amico. Quali danni può provocare una bottiglia di birra in più? Forse un po' troppo grandi.
Too Much Love Will Kill In The End.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daniel Radcliffe, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hermione:[si avvicina ad Harry sorridendo] Ciao Harry. Come mai non sei a studiare?
Harry: [alza lo sguardo verso Hermione] Non è il mio forte… [sorride]
Hermione: [ride] Ma gli esami sono fra due settimane…
Harry: [la guarda serio] Ho altro per la testa… senti Herm… [tono vago]
Hermione: [arrossisce]Dimmi Harry
Harry: [Le prende una mano]Cos’ha Malfoy più di me, Herm, dimmelo!
Hermione:[Cerca di ritrarsi]Harry… io…
Harry: [stringe la mano con più rabbia]Dimmelo Hermione. Perché lui?

Daniel buttò il copione per terra, gettandosi a sua volta sul letto dello stretto camerino, senza guardare con precisione alla sua caduta, e sbattendo con una certa violenza la testa contro la testata di legno.

Forza Hermione, dimmelo… perché lui?

Sorrise. Uno di quei sorrisi che si fanno quando si ricorda qualcosa di incredibilmente buffo, o di incredibilmente stupido.

Se vuoi, caro Harry, te lo spiego io perché…

Si rigirò su un fianco. La testa gli pulsava in maniera assurda, ma non ci fece troppo caso.
Il nuovo regista aveva deciso questa nuova genialata sullo stile ‘Telenovelas Spagnola’ con tutte le coppie mischiate.
A momenti ci sarebbe scappato anche l’incesto!
Ecco… magari quello si poteva evitare.
Un leggero ticchettare alla porta gli fece rialzare il viso sporco dalla sera prima. La sua capacità di aprire un rubinetto e di utilizzare l’acqua in maniera lecita era stata messa in forte dubbio in quelle ultime due settimane di lavoro.

“Avanti” sbuffò senza alcun entusiasmo. La maniglia di ottone si abbassò prima di far scricchiolare la porta dipinta di bianco che si apriva lentamente.
Il visetto dolce di Bonnie apparse sulla porta, affacciandosi con tutte le sue lentiggini e gli occhi azzurri che sfavillavano.

“Daniel il regista dice che fra venti minuti iniziamo a girare le scene per…- ma s’interruppe vedendo lo stato in cui era ridotta quella stanza.
Un cartone di pizza rovesciato per terra, e una puzza di piedi capace di far svenire il Troll che appariva nel primo film. [probabilmente era anche il periodo a cui risaliva la pizza… ma meglio non indagare]
Altro che bacchetta nel naso! Il letto sfatto, e il ragazzino con addosso solo i pantaloni del pigiama a righe rosa e viola, regalo di Emma di due Natali prima. – Ma cos’è successo qui dentro? Hai deciso di fare un’opera di autodistruzione o di dannare a vita Carmen? Sai quanto quella donna odi la tua stanza, e ce la mette davvero tutta per poterla sempre pulire alla perfezione…”

Un’occhiataccia del ragazza ammutolì la ragazzina. “Che scena dobbiamo girare?” grugnì solamente.

Bonnie sbuffò, appoggiando le mani sui fianchi e prendendo un cipiglio a metà fra il perplesso e l’arrabbiato per la totale mancanza di informazione del collega.

“La numero 56. Quella in cui tu e Emma…” cominciò a spiegare con tono pratico.
Secondo Daniel quella ragazzina avrebbe potuto interpretare il ruolo di Hermione alla perfezione.

“So qual è la numero 56, grazie Bon – tagliò corto il ragazzo. – Ora se mi vuoi scusare vado a farmi una doccia e a vestirmi… sempre che tu non voglia farmi compagnia…” un ghigno divertito si dipinse sul viso del ragazzo.

Mentre sbatteva la porta, il ragazzo poté sentirla sussurrare qualcosa che poteva suonare come: “Sclerotico porco”

Daniel ridacchiò appena. Non diceva sul serio. Non per il momento, almeno.
A quanto pareva la sua ossessione era una solamente. Un ragazzo dai biondi capelli con il quale avrebbe dovuto scontarsi sul set entro poco.
Lanciò un grugnito disperato, mentre il getto caldo gli zampillava sulle spalle ambrate.
Era cambiato molto dal primo film. Anzi, decisamente.
Il corpo si era evoluto in maniera quasi perfetta, sviluppando splendidi addominali, merito di tutte e un ottimo sistema respiratorio, dovuto alla centinaia di corse fatte con Emma, una volta sua migliore amica.
Ma come spesso accade agli attori, non puoi mai sapere quale sia realmente il tuo migliore amico, no?
Gli occhi azzurri erano perfetti, e il viso da cucciolo abbandonato gli stava alla perfezione.
Sì, Daniel Radcliffe non poteva dire di essere una persona modesta.
Ma quando sei praticamente miliardario è un lusso che ti puoi permettere, no?
No?
Certo che sì!
Si avvolse un asciugamano alla vita e per poco non gli venne un infarto, vedendo il biondo ragazzo conosciuto come Tom Felton seduto sul suo letto che si guardava intorno abbastanza disgustato.
Le gote del moretto presero una viva tonalità rosso vivo, mentre si passava una mano nei capelli, imbarazzato al massimo.

“Ehm… ciao Tom” biascicò piano.
Non fraintendetemi ora, Daniel non era il tipo da farsi intimidire da una persona solo perché il desiderio di scoparsela a vita era il suo primo pensiero la mattina quando si svegliava, il pensiero, che, fra parentesi, lo accompagnava per tutta la giornata e gli faceva compagnia di notte, quando nessuno poteva sentirlo, chiuso nella sua stanza.
No, assolutamente. Aveva imparato a tenere a bada i suoi istinti sessuali all’incirca quattro anni prima, ed ad avere un totale ed assoluto controllo sul suo corpo quando l’oggetto dei suoi desideri era in questione.
Insomma… era una star, no?
Era in imbarazzo più che altro per la stanza. O meglio, per quella che era stata una stanza. Una volta. Molto tempo prima lo era stata sicuramente.

“Questa… cosa… - il biondo sollevò con due dita qualcosa che poteva essere un calzino, ma anche un pezzo di pizza molto, molto, molto vecchio – è… assolutamente… disgustosa…” la lasciò ricadere sul pavimento osservandola con espressione nauseata.

“Sto bene grazie, Tom, e tu? Sì, penso che il nuovo copione sia geniale. Certo che puoi farmi un massaggio ai piedi” concluse con un sorriso il moro.

“Lo sai che questa … non so più nemmeno se chiamarla camera… fa letteralmente schifo, vero?” ignorò il delirio del compagno cercando di trovare un punto in cui fosse possibile vedere il parquet.

Daniel scrollò solamente le spalle. “Perché sei qui, Felton?” chiese, sparendo nuovamente nel bagno, tenendo fra le braccia un paio di jeans, dei boxer neri e una maglietta bianca.

“Sono passato a dirti che c’è stato un cambio di programma, Radcliffe, e che quindi, caro il mio Potter, la scena da girare non è quella di te ed Emma che mi mettete le corna…- sbuffò.
Aveva protestato animatamente quando aveva saputo che la giovane Gryffindor e lui sarebbero stati in coppia, e ancora di più alla rivelazione che lei lo avrebbe anche tradito.
Continuava a sostenere da settimane che nessuna ragazza con un briciolo di cervello tradirebbe un’esemplare di razza umana come lui. – Bensì quella in cui facciamo a botte… e che quindi dobbiamo presentarci giù… cinque minuti fa, Radcliffe muoviti, siamo in ritardo!” sospirò.

Fra Tom e Draco c’era una leggera somiglianza. Sempre preciso negli affari d’onore, come, ad esempio, nella puntualità.
Il moro non rispose, si limitò a lanciargli un’occhiata divertita dallo specchio del bagno lì accanto.

“Calmati Felton. Senza di noi non iniziano” ridacchiò mentre si sistemava i capelli.
La differenza fra lui ed Harry era quella. Evidente più che mai.
Ad Harry non gliene fregava niente dei suoi capelli, a lui invece sì.
Come di tutto il resto, d’altronde.
Tom si lasciò ricadere all’indietro, attento a non scompigliare i capelli raccolti tutti quanti in uno spesso strato di gel.

“La sai la novità Radcliffe?” gli urlò, osservando il soffitto e le crepe che riportava.

“Quale? Emma si è fatta tutta la troupe? Sì, l’avevo sentito…” bofonchiò il ragazzo.

“A parte quello… ehy, ma davvero tutta la troupe? – tutti sapevano della cotta che il biondo aveva per la moretta da secoli, anche dopo la fine della loro semi-storia d’amore a quanto sembrava a lui non era ancora passata. – comunque, dicevamo. Sai, c’è stata una manifestazione per i diritti dei Gay e la Rowling sembra abbia usufruito di questa situazione come ispirazione”

“Morale?”

“Harry e Draco staranno insieme alla fine. Ma sono solo voci…”

A Daniel per poco non andò di traverso lo spazzolino con il quale si stava lavando i denti. “Andiamo, faremo tardi” disse semplicemente uscendo dal bagno e trascinandosi il biondo dietro, che gli urlava cose inutili come:

“Siamo già in stra maledetto ritardo, Radcliffe! Che cazzo pensi di risolvere muovendoti ora?” ma il ragazzo non lo ascoltava.
La sua mente stava viaggiando immaginando le scene da girare con il suo biondino. Forse, per una volta, la fortuna aveva pensato a lui.
Certo, magari non era proprio la persona adatta per dirlo, e ok, poteva anche sembrare una frase decisamente ipocrita, ma alla fine era così, no?
Non aveva amici al di fuori di quelli sul set. Non aveva una reale vita sociale, e non poteva fare nulla senza guardie del corpo.
Non era proprio il genere di vita da sogno.

“Eccoci” proclamò con un sorriso, apparendo sulla soglia del set.
Prima che il regista potesse definitivamente farlo a pezzi per il ritardo qualcuno (nessuno capì bene chi) lo fermò, affermando saggiamente che se uccideva il piccolo Potter non ci sarebbe stato più nessun attore.

“Allora…- ringhiò con finta calma l’uomo, prendendo il copione fra le mani e sfogliandolo fino alla pagina indicata. – Voi due ora vi precipitate dai costumisti e al trucco. Intanto voglio che proviate le battute di pagina trentacinque fino a che non vi sarà andata via la voce. Chiaro?”

Tom spinse Daniel fuori dalla stanza il più velocemente possibile, raggiungendo gli altri dai costumisti e indossando la consueta divisa e sgusciando in uno dei tavolini per il trucco.

Iniziarono a sfogliare i loro copioni fino alla pagina indicata.

“Trentatré… trentaquattro… e trentacinque, allora, Felton sei pronto?” sbuffò il moro, accavallando le gambe, mentre gli davano una spuntata ai capelli mori.

“Ero pronto tre ore fa, Radcliffe, ora sono in leggera paranoia. Ti vuoi muovere? Tocca a te!” sbuffò ancora.

“Ok. Ok… allora… mmmh… da dove inizia?” voltò la pagina, leggendo brevemente le battute. I soliti litigi fra i due. Le solite cazzate.

“Ma ce la fai???” sbottò esasperato.

“Sì. Sì. Ci sono. Ok…
Malfoy… Hermione…”

“Potter… ma guarda un po’ chi si vede…”

“Non provare a fare l’amicone con me, Malfoy…”

“Come mai non sei con la Weasley? Ti ha scaricato anche lei? Immagino di sì…”

“Hermione ma si può sapere come fai a stare con un troglodita come questo?”

“Taci Potter. Non sai nemmeno cosa vuol dire la parola Troglodita”

“A questo punto dovrebbe parlare Emma… ma dov’è?” si guardò intorno il moro, voltando la testa più volte.

“Non lo so e non voglio saperlo” proclamò con voce tetra l’altro.

“Come mai non smani di sapere dov’è?” inarcò un sopracciglio perplesso il moretto, beccandosi un’occhiata fulminea dal biondo.

“Se ti dicessi che non m’interessa più?” insinuò l’ipotesi come un’ago nella testa di Daniel.
La Watson non gli interessava più.
Probabilmente se l’era scopata, e ora cercava una nuova preda. Si guardò attorno. Chi avrebbe scelto?
C’era Bonnie
. Naaa. Troppo bambina.
C’era Maddie.
La costumista, decisamente graziosa, giudicò Daniel
E tutte le comparse che avrebbero dato un braccio destro (o sinistro se erano mancine), solo per sfiorarlo un po’ più da vicino.

“E… - sentiva la gola secca. – E come mai? Insomma… fino a tre giorni fa sembravi non poter vivere senza di lei…”

Opera di autodistruzione made in Daniel Radcliffe attivata.

“La vita va avanti, no? – scrollò le spalle il biondo. – Ed è piena di nuove opportunità” ammiccò verso una ragazzina.
Avrà avuto non più di quindici anni.
Carina nella sua tenuta, che, però, dimostrò un notevole autocontrollo, rivolgendogli non più di un formale sorriso.

“Sì… giusto” trovò la forza di rispondere Daniel.

Giusto? Giusto un corno! Cazzo Daniel! Un po’ di coraggio, per una volta!!

“Daniel? Tutto bene? – la voce di Tom gli risollevò il viso dalla riga che ormai stava leggendo da qualche minuto, senza riuscire a capirne una sola parola. – Perché stai leggendo le battute di Rupert?” gli fece notare con un certo divertimento nella voce.

“No… nulla. Sono solo un po’… soprappensiero…” cercò una scusa migliore di quella, ma non riuscendo a trovarla concluse la frase con un sospiro piuttosto evidente.

“Una ragazza?” lo sguardo curioso del biondo di fianco a lui lo colpì particolarmente, ma si limitò a rispondere alla domanda.

“Diciamo…” si limitò vago.

“La conosco?” sembrava un gioco. Un gioco stupido, pensò Daniel.

“Sì” soffiò.

“Emma?”

Scosse la testa.

“Bonnie?”

Ancora cenno di nego.

“Allora… vediamo… come si chiama… dai, quella che faceva Luna l’hanno scorso…”

“No. Non è lei…” lo sguardo abbassato, quasi a voler nascondere il rossore ormai evidente sul pallido viso del moretto.

“Una delle costumiste? Maddie? Christine? Julia?”

“No, Tom, no” era piuttosto scocciato, e quel suo improvviso scatto secco sembrò quasi ferire l’altro.

“Scusa tanto! Ma non è che tu mi aiuti molto…” bofonchiò.

“E’ gioco idiota, Tom. Lo facevo alle scuole medie! Smettila!” non stava urlando, ma il tono era alterato.
Il biondo rimase immobile, aspettando che finisse di sfogarsi. Lo osservò impassibile, mentre Daniel sembrava averlo preso per un anti-stress o uno psicologo.

“Guarda che se è un maschio non c’è mica bisogna di fare tutta questa scena” proferì tranquillamente, una volta che il collega si fu riseduto e calmato, almeno all’apparenza.

“COSA?” sembrava allibito. E lo era.

“Sì, Dan. Un maschio. Presente? Esemplare umano con apparato riproduttore –

“Grazie Tom… so cos’è un maschio!” lo interruppe.

-Se è un maschio puoi dirmelo tranquillamente. Anche Devon è gay, sai?” parlava come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.

“E tu… come… come…?” uno schok dopo l’altro.

Tom scrollò le spalle, sorridendo poi malizioso e alzandosi dalla sedia.

“E ora dove vai? – il tono di Radcliffe tradiva una leggera preoccupazione, no, forse sarebbe meglio dire inquietudine, nel vederlo allontanare senza dargli nessuna risposta. – TOM! ASPETTAMI!” lo chiamò, raggiungendolo sul set.

Almeno, questo era quanto credeva, perché, non appena arrivato il biondo non c’era. Non ebbe tempo di cercarlo, in quanto Ed, l’Aiuto Regista lo spinse da una parte (probabilmente la sua postazione), dove, vide, vi era anche Rupert, intento a parlare con una ragazza bionda tutto lip-gloss e minigonne. Il tipo che piaceva al rosso, insomma.
Annuì alle brevi istruzioni di Ed e si preparò ad entrare, seguito dall’altro ragazzo, che, non appena lo vide, gli andò in contro.

“Dov’eri finito?” gli chiese leggermente nervoso.

“Ero con Tom dai truccatori” sussurrò prima che un assordante suono non segnalasse l’inizio della scena.
Prese ad avanzare, fino al centro della Sala, che rappresentava un corridoio.
Lo sguardo tetro, mentre osservava Tom ed Emma mano nella mano andargli in contro.

Sentì una leggera fitta e il suo sguardo fu immediatamente catapultato sulle dita intrecciate dei due.
Quelle dita perfette, che gli accarezzavano il corpo…

Si diede mentalmente dell’idiota per averlo pensato in mezzo a tutti quanti, prima che la voce del regista li raggiungesse. Ancora.

“STOP! STOP! – gli si avvicinò parandosi davanti a lui – Daniel che hai? Che diavolo ti prende si può sapere? Dove hai la testa? Riprenditi per l’amor del cielo e rigiriamo la scena!”

Non gli diede il tempo di ribattere. Rupert sussurrava qualcosa, ma non ci fece caso. Al nuovo segnale rientrò in scena e si concentrò sulla scena.

“Malfoy… Hermione…” aria di sfida, mentre si fermava al centro della Sala. Quel visino da saputello che lo caratterizzava mentre il rosso restava dietro di lui.

“Potter… ma guarda un po’ chi si vede…” un ghigno malefico sul viso del biondo

“Hermione che ci fai con lui??” intervenne Rupert, avanzando.
Un momento, questa battuta non c’era… o sì?

“Ti trovo in forma Potty” ghignò ancora, ignorando il ragazzo.

“Non provare a fare l’amicone con me, Malfoy…” ringhiò lui.

Prendimi. Scopami. Fai di me ciò che vuoi, non m’interessa… per quanto forte la tentazione, evitò di dirlo ad alta voce.

“Come mai non sei con la Weasley? Ti ha scaricato anche lei? Immagino di sì…” sibilò.
Un sibilo sensuale, invitante. In quel momento odiò Tom con tutto il cuore.

“Non osare insultare mia sorella Malfoy!” Rupert era fra di loro, e l’altezza si notava. Non riusciva neppure più a vedere Tom in faccia.
Gli passò di fianco.

“Hermione ma si può sapere come fai a stare con un troglodita come questo?”

“Taci Potter. Non sai nemmeno cosa vuol dire la parola Troglodita”

“Oh smettetela!” intervenne allora Emma, piazzandosi fra Daniel e Tom.

Congiura… Daniel ne era sicuro

“Herm… andiamo! Cosa ci trovi in lui? E’ un’idiota, e tu lo sai bene!”

“Non chiamarmi idiota, Potter!” Tom spinse di lato Emma.

Pochi centimetri li separavano. Uno dall’altro. Daniel poteva sentire il suo fiato caldo sul collo.
Andando in dietro con la memoria non ricordava altra occasione in cui erano stati così vicini.
Allungò la mano spingendogli… la spalla , e in poco iniziò una furiosa lite.
Una rissa.
Solo che non era una finzione. I pugni che si sferravano erano veri, così come tutte le parolacce che volavano.

Emma si strinse a Rupert, l’unico, che, a quanto pareva, non se l’era ancora portata a letto.
Daniel li vide con la coda nell’occhio, ma alla fin fine, non gliene importava niente.
Si sarebbe messi insieme? Meglio per loro.
Sentiva il labbro sanguinare con forza, probabilmente rotto, e poteva vedere Tom dimenarsi sopra di lui, mentre la pettinatura, il trucco, e i costumi andavano tutti a farsi fottere.
Sorrise.
Sapeva che era stupido (ma è Daniel, compatiamolo), ma era anche incredibilmente felice di quanto stava accadendo, e non l’avrebbe cambiato mai, con nulla.

Qualche ora dopo era nella sua stanza, pieno di ghiaccio in viso, di nuovo sdraiato sul letto, con solo un paio di pantaloni di felpa leggera, e un mal di testa fortissimo.

Sentì qualcuno bussare alla sua porta, e iniziò veramente a chiedersi se si divertissero a rompere così tanto i coglioni.

“Chiunque tu sia vattene” urlò dalla sua postazione.
Ma il misterioso ospite sembrava essere particolarmente molesto e continuava a bussare imperterrito.
Con gesto secco allontanò la coperte alzandosi dal letto aprendo con rabbia la porta.

“CHE C’E’?” urlò al povero Tom in piedi davanti a lui, che però, non sembrò per nulla turbato.

“Ciao Dan… mi fai entrare o hai ospiti?” si sporse leggermente per vedere se per caso l’amico fosse in dolce compagnia.
Constato che non c’era nessuno s’insinuò fra lo stipite della porta e il ragazzo, sgusciando nella stanza e ritrovandosi al centro.
Solo allora il moro notò come fosse vestito l’altro.
Elegante smoking, probabilmente sgraffignato dai costumi del quarto film. Fece un giro su se stesso, mentre l’altro si appoggiava alla porta, incrociando le braccia al petto osservandolo.

“Allora? Come sto?” chiese il biondo.

“Fammi capire Tom. Tu sei venuto qui a rompere i coglioni dopo avermi picchiato e rotto un labbro, solamente per sapere se stai bene?” il ragazzo parve pensarci un po’ su prima di rivolgergli un sorriso.

“Bhe, guarda il lato positivo… a John è sembrata assolutamente perfetta come scena” Daniel si trattenne dal picchiarlo a sangue. Ancora.

Gemette all’apparenza disperato. “Con chi esci Tom?” si limitò a domandare.

“Emma” proclamò con allegria e spensieratezza. Daniel era sicuro che qualcuno, molto in alto, lo odiasse.

“Ah… siete tornati insieme…” mugugnò sforzando un sorriso.

“Sì… dopo le riprese di oggi. Non è meraviglioso?” sembrava un ragazzino alle prese con la prima cotta, e si chiese se non fosse quello il vero amore.
Un sentimento così forte da farti dimenticare tutto, anche i lati peggiori di una persona, e far risaltare solo quelli più belli.

“Sì… è fantastico Tom. Divertitevi, allora” sbuffò, riaprendo la porta della sua stanza per invitarlo molto poco gentilmente ad uscire.

“Ah, Dan… ti volevo chiedere se per caso…”

“CIAO TOM” lo spinse fuori richiudendogli la porta alle spalle.

Si avvicinò al letto, buttandovici sopra.

Rompimaroni. Tom Felton è un grandissimo rompimaroni
È per questo che te lo scoperesti subito, vero Dan? O meglio… anche per questo, no?

Per quanto ci provasse non riusciva a prendere sonno.
L’immagine della felicità di Tom di qualche ora prima gli faceva incredibilmente male.
Il viso di lei, che gli sorrideva civettuola come sempre lo colpì allo stomaco con incredibile violenza

“Fanculo” mormorò alzandosi. Era tardi, più o meno le due e mezza di notte. Si infilò la felpa nero pece con su lo stessa dei Blind Guardian (gruppo inglese di musica non commerciale).
Ricordando poi che era stato un regalo di Tom per il suo diciottesimo compleanno optò per la felpa grigio perla, che gli aveva mandato la madre qualche anno prima. La infilò insieme ad un paio di scarpe da ginnastica e uscì velocemente dalla stanza.
L’intero edificio era immerso nel buio, e mancava ancora parecchio prima della consueta sveglia.
Si avviò al piccolo bar, accanto agli Studios e, preso un cestello di birre, si sedette sui gradini, poco prima della porta a vetri, osservando il cielo.
Si trovava a qualche chilometro da Londra, e le luci della città non arrivavano a coprire le stelle.
Non fece in tempo a domandarsi con quale coraggio non aveva detto a Tom che Emma era una grandissima troia, che un rombo di macchina non lontano lo raggiunse, seguito poi dalla luce dei fanali.
Si coprì il viso con la mano, e riuscì solamente a distinguere due figure che si avviavano alle stanze femminili.
No.
Solo una entrava.

Grandioso… La voglia di alzarsi era pari a 0, così, optò per l’indifferenza. Si sistemò un po’ meglio sui gradini mentre apriva la sua quarta bottiglia di birra e si attaccava senza alcun ritegno.

“DANIEL! Che cazzo stai facendo?!” la bottiglia gli venne strappata con forza mentre riconosceva appena il viso di Tom, chino su di lui.

“Uh? O ciao Tommy… ti sei divertito?” bofonchiò mezzo ubriaco.

Il biondo dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non urlargli in faccia di non chiamarlo mai più Tommy. “Molto. Ma di te non si può dire lo stesso… che hai fatto?” si sedette al suo fianco, girando il viso dalla sua parte.

“Niente” mugugnò come un bambino.

“Daniel non è vero! Che hai?”

“Ti ho detto che non ho niente… - ribatté ostinato, mettendo su il broncio, e facendo scoppiare a ridere Tom – Ecco! Perché adesso ridi?”

“Perché sei buffo piccolo” gli diede un piccolo buffetto sulle guance sorridendo. Fra Tom e Daniel c’era una leggera differenza d’età, giusto di qualche anno, ma il maggiore non perdeva occasione per ricordarglielo.

“Non sono piccolo! Sono maggiorenne…” sbuffò.

“Sì… e anche ubriaco…” scosse la testa il biondo, sistemando le bottiglie sparse in giro.

“Tom… tu ami Emma?” chiese miagolando il ragazzo e focalizzando lo sguardo su di lui.

“Non guardarmi così, piccolo. No. Non amo Emma. E se lo vuoi sapere stasera sono uscito con lei solo per dirle che era finita definitivamente…” ammise più a se stesso che a Daniel, finendo di sistemare una accanto all’altra ogni bottiglia

Sul viso di Daniel apparve un’espressione contenta, che fece sorridere anche Tom, trasformando il sorriso in una risata leggera come l’aria.
Un po’ per stanchezza, un po’ perché aveva freddo, Daniel si sporse verso il biondo, appoggiandosi a lui e chiudendo gli occhi. “Sai che oggi è il mio compleanno?” sussurrò.

Tom lo guardò con dolcezza. “Ma certo che lo so… sono tre settimane che non fai altro che annunciarci la data”

Purtroppo per il biondino, però, il moretto non sentì quelle parole, essendosi addormentato fra le sue braccia.
Per quanto ci provasse, non voleva saperne di svegliarsi, e fu costretto a sollevarlo e portarlo fra le braccia fino in stanza, che aprì con un calcio, e scaricò il ragazzo sul morbido materasso, senza metterci troppa cura.

“Certo che pesi, eh Potter?” sorrise, prima di sfilargli scarpe, calze e felpa e rimboccargli le coperte [non con poche difficoltà]

Lo osservò con un sorriso, baciandogli leggermente la fronte e avviandosi all’uscita.

“Tom?” lo fermò con un sussurro il moretto.

Si riaffacciò sulla porta, osservandolo. “Sì, piccolo?”

“Resta qui… stanotte” per quanto provasse a fermarsi, a trattenere quelle parole l’effetto dell’alcol era troppo forte per lui (non abituato a bere) e quelle parole gli erano scivolate via, a labbra dischiuse, contro la sua volontà.

Con sua sorpresa, però, il biondo sorrise, chiudendosi la porta alle spalle, una volta rientrato. Si avvicinò al letto, e Daniel trovò la misteriosa forza di alzare lo sguardo e il viso verso di lui.
Si issò, fino a mettersi a sedere sul letto, ed essergli completamente di fronte.
Inclinò il viso di lato, osservandolo e avvicinandosi a lui.

“Daniel… hai bevuto…” sussurrò il biondo, in un disperato tentativo di fermarlo.

Il moro annuì piano, portando una mano dietro la nuca del ragazzo, e spingendogli delicatamente il viso verso il suo, facendo combaciare le labbra alla perfezione.
Rimase fermo per qualche istante. Non sapeva se gli occhi erano aperti o chiusi, tanto era fitto il buio che li avvolgeva, ma poteva sentire il respiro irregolare dell’altro, mentre, probabilmente, pensava a cosa fare.
Dato che quella era stata battezzata la notte delle audacie premette la lingua contro le labbra del biondo, che, esitante, gli aprì il passaggio.
All’inizio era una ricerca vuota, ma dopo pochi secondi anche l’altro cominciò a rispondere a quel desiderio.
Le loro lingue si scontravano, e si amavano nella notte, al loro posto, intrecciandosi e rincorrendosi. Le mani che si cercavano, un qualsiasi contatto fisico era come una scarica elettrica per entrambi.
In poco tempo Draco si ritrovò con addosso solo il paio di boxer, ed Harry anche.
Quello fu esattamente l’ultimo secondo che il moro ricordò.
Poi fu il buio.
Di quelli che attanagliano la mente, e qualsiasi sforzo tu faccia non riesci a ricordare.
Fu un raggio di sole a svegliarlo la mattina seguente.
Sbatté un paio di volte le palpebre, abituandosi alla luce, e cercando di focalizzare quanto successo la notte precedente.
Era solo, nel letto, e i boxer erano al loro posto.
Nessun segno di quanto accaduto.
Che avesse sognato?
Ricadde indietro sul letto, maledicendosi.
Aveva bevuto troppo e quelle erano le conseguenze. Allucinazioni. Stupide. Schifose. Orribili. Allucinazioni.

Si alzò lentamente, quasi al rallentatore, sbuffando e maledicendosi mentalmente.
Quando uno scricchiolio gli fece alzare lo sguardo verso la porta.
Il viso composto di Tom fece capolino e notando l’altro ragazzo intenzionato a mettersi i pantaloni entrò, richiudendosi la porta alle spalle.
Non sorrideva. Non sorrideva per niente. Si avvicinò a Daniel, alzandogli quasi prepotentemente il viso con due dita, e fissandolo negli occhi.

“Questa notte… - cominciò facendo sorridere in modo alquanto sfacciato il moretto – Non è successo niente – il suo sguardo era duro. Dan sentì qualcosa di strano. Come se il pavimento gli fosse venuto a mancare improvvisamente da sotto i piedi. – Tu eri ubriaco e io ti ho semplicemente aiutato – il tono era freddo, quasi glaciale – Quindi, qualsiasi cosa ti chiedano, io sono rimasto con te fino a quando non ti sei addormentato. Fine della storia” lasciò di scatto le due dita, voltandosi velocemente e avviandosi alla porta, senza lasciare il tempo all’interprete di Potter, di dire nulla. Una volta giunto sulla porta però si fermò, voltando il viso a 90°.

“Io non sono così, Daniel. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai. Amo Emma, torneremo insieme, e quanto successo è stato solo il frutto della stanchezza, della tua ubriacatura e di stupide voci messe in giro sui vaneggiamenti della Rowling. Chiaro?” cosa poteva fare?
Annuì lentamente e aspettò che il biondo fosse uscito dalla stanza, prima di buttarsi sul letto (ancora) e stringere fra le mani il cuscino bianco.
Sentiva la frustrazione crescere e con gesto secco lanciò quell’ammasso di stoffa e piume per terra con una certa violenza.
Quando, mezz’ora più tardi, Bonnie venne a bussare le rispose malamente che stava male e che non se la sentiva di girare.
Attese che il sonno lo facesse suo, rivivendo un’ultima volta, quel sogno che era stato la notte precedente.

--->FINE PRIMO CAPITOLO<---

  
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