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Autore: Serpe89    02/03/2012    2 recensioni
Questa one-shot vede protagonista Ezio, che torna alla sua amata Firenze dopo il viaggio in Oriente, assieme a Sofia.
La sua vita è molto cambiata rispetto ad un tempo, ma cosa accadrà quando, dopo quattro anni, rivedrà il suo caro Leonardo? E come reagirà quest'ultimo nell'apprendere di Sofia?
Il temperamento ardito di Ezio sarà molto affievolito con l'età, così come Leonardo sarà più pacato, ma più conscio dei suoi limiti e quindi, probabilmente, più sereno.
Un sottile triangolo sentimentale si delinea nella shot.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci, Sofia Sartor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Aquila torna al suo nido
 

Firenze,  Anno del Signore 1513

 
Socchiuse piacevolmente gli occhi ed inspirò l’aria della sua terra natia.
Un lieve sospiro, quasi di appagamento, fuoriuscì dalle sue labbra appena schiuse.
Camminava rapito tra le vie della città, soffermandosi con attenzione e curiosità in ogni luogo, come se mettesse piede a Firenze per la prima volta nella sua vita.
Eppure ricordava con chiarezza i piccoli quotidiani avvenimenti che si erano svolti in quelle viuzze colme di vita.
In quel negozio aveva comprato il suo primo stiletto, in quell’altro acquistava il pane caldo di prima mattina, mentre ricordava le molte mele rubate dal carretto in fondo alla strada.
Dopo una vita errabonda, era tornato a casa e questa volta era deciso a restarvi per sempre.
Costantinopoli gli aveva cambiato la vita.
Si era reso conto di essere soltanto una pedina, in un gioco che era ben più grande di lui.
Si era stancato di correre dietro a dei fantasmi, a qualcosa di così superiore, che non poteva che sfuggire alla sua mente umana.
Dopo una vita passata ad essere un Assassino, ora camminava per la strada come tutti gli altri uomini.
La folla lo circondava, ma lui non voleva mimetizzarsi. Non cercava tra mille volti quello del suo obiettivo. Solo una piccola spada corta pendeva al suo fianco, mentre i suoi abiti non erano nient’altro che una camicia, una giubba, dei pantaloni scuri e un mantello del medesimo colore.
Aveva deciso di stabilirsi appena fuori città con la sua compagna e di condurre una vita serena e spensierata. Lo doveva anche a lei.
La sua Sofia. Non voleva che corresse alcun rischio: già a Costantinopoli ne aveva corsi ben troppi a causa sua.
Ed ora tutto quello che voleva era solo vivere accanto a lei, come si conveniva ad un uomo della sua età.
Pensò per qualche istante al suo profumo, ai suoi capelli rossi e setosi, alla sua pelle candida e liscia come una pesca matura. Le sue iridi sembrarono luccicare a quei gradevoli pensieri.
Il suo camminare lo portava ad addentrarsi sempre più nella sua amata Firenze.
Ogni luogo evocava ricordi incredibilmente piacevoli, che al tempo stesso gli apparivano talmente lontani da averli vissuti in una vita precedente.
Era da poco passata l’ora di pranzo quando si addentrò in una via laterale. Si bloccò istintivamente quando si accorse dove i suoi passi apparentemente casuali l’avevano condotto.
A venti metri da lui c’era l’ingresso della bottega di Leonardo.
Il suo cuore ebbe un sussulto.
Era quattro anni che non vedeva l’artista e solo raramente era riuscito a trovare il tempo per scrivergli una lettera. Tanto più che, ogni volta che provava a buttare giù due righe, qualcosa di inspiegabile sembrava trattenerlo.
Si trovò a fissare con insistenza la porta della bottega, impietrito. Doveva andare a bussare per vedere se c’era qualcuno? Oppure fare finta di nulla? La sua strada ora aveva imbucato un’altra via, in cui Leonardo non era compreso.
Con quale faccia poteva entrare lì dentro e dire a Leonardo che ora viveva fuori città con la sua compagna? Non dopo tutto quello che c’era stato tra loro…
Eppure se c’era una qualità che Ezio amava, questa era proprio la sincerità verso i suoi cari. Non poteva tornare in città e non rivedere il suo Leonardo; voleva almeno fargli sapere che era vivo. Glielo doveva, anche solo per tutto quello che l’artista aveva fatto per lui.
Rimase un’infinità di minuti a decidersi. Sentiva il cuore martellargli nel petto e non capiva neppure perché fosse così agitato.
Era l’idea che dietro quell’uscio potesse esserci Leonardo che lo metteva a disagio.
Ricordava ancora quando era partito per l’Oriente: il loro era stato un addio vero e proprio.
I bei tempi di Roma erano finiti ed entrambi avevano inconsciamente capito che quella partenza significava una fine, anche per tutto quello che vi era stato fra loro.
Ma nonostante ciò che era accaduto quattro anni prima, Ezio si chiese se davvero fosse tutto finito.
I suoi timori, quel suo strano indugiare davanti a quella porta gli facevano presagire il contrario. Cosa sarebbe successo nel momento in cui lo avrebbe rivisto? Sarebbe stato come rivedere un caro amico oppure qualcosa di più? Era questa seconda possibilità che lo turbava non poco.
Mosse con lentezza i passi che lo separavano dal tanto temuto uscio.
Rimase lì davanti, puntellandosi sui piedi, trepidante. Era ancora in tempo a cambiare idea.
Poi la sua destra salì rapida a colpire il legno, stretta in un pugno. Due volte.
Nessuna risposta gli giunse indietro. Ecco…tanta paura per nulla! Leonardo probabilmente non era neppure a Firenze…
-Avanti!-disse una voce improvvisamente dall’interno. –Chiedo venia, ma al momento ho le mani impegnate…-
Lo stomaco di Ezio si contrasse, mentre comprendeva con stupore che la voce che aveva appena sentito era proprio quella di Leonardo.
Poteva ancora scappare: l’artista avrebbe pensato ad uno scherzo fatto da dei ragazzini.
Diamine! Ma lui era Ezio Auditore! Se continuava così sarebbe diventato una povera donnicciola!
Perciò, obbligandosi più per orgoglio che per reale volontà, spinse delicatamente l’uscio verso l’interno, muovendo qualche passo stentato, prima di richiuderlo alle sue spalle.
Ebbe giusto qualche istante per ammirare la bottega, che, sebbene il passare degli anni, non era cambiata di una virgola. Poi Leonardo sbucò dalla stanza adiacente con una grossa pila di volumi tra le braccia.
-Ditemi a cosa devo la vostra visita, Messere…-disse rivolgendosi all’uomo appena entrato. Anche Leonardo era invecchiato: la sua barba era ora lunga e venata di numerosi fili bianchi, così come i capelli, il viso molto più stanco e segnato dalle rughe. Solo gli occhi non erano cambiati ed erano sempre vividi e vivaci come quelli di un fanciullo.
Ezio non rispose, semplicemente calò il cappuccio scuro del mantello, scoprendo i suoi capelli brizzolati ed esponendo i suoi lineamenti allo sguardo dell’inventore.
L’artista rimase senza parole. I suoi occhi si ingrandirono, colmi di stupore, mentre realizzava chi davvero avesse davanti. Le braccia cedettero prive di forze ed i numerosi tomi che aveva tra le mani caddero rumorosamente ai suoi piedi, sparpagliando pergamene in ogni direzione.
Ezio vide distintamente il suo sguardo tremare appena e le sue vivaci iridi velarsi di lacrime sincere. Una rotolò silenziosa sulla guancia sinistra, lasciando dietro di sé un’umida scia argentata.
-Ezio…-sussurrò, con un tono appena udibile.
Incurante dei volumi caduti, gli corse incontro, eliminando lo spazio che li separava. Lo abbracciò con slancio, cingendolo con le braccia, mentre altre calde lacrime abbandonavano il suo volto, premuto sulla spalla dell’assassino.
Anche Ezio rispose a quell’abbraccio, stringendo a sua volta l’artista, felice di rivederlo, di poterlo toccare ed avvolgere.
-Ezio…Sei vivo!-disse sollevando per un istante lo sguardo. –Temevo fossi morto! Ho pregato per te…affinchè tornassi sano e salvo, ogni giorno…-continuò con voce rotta dall’emozione.
-Io ti ringrazio...-rispose semplicemente.
-Ed ora sei qui…ancora non riesco a crederci…mi sembra un sogno…-
-Sì…sono tornato a casa Leonardo…e questa volta per sempre!- rispose l’assassino con tono serio, ma con sguardo felice.
-Per…per sempre?-disse, riuscendo finalmente a bloccare le lacrime e sciogliendosi dall’abbraccio.
-Sì…ho rinunciato ad essere un Assassino. Ho scoperto che quello che stavo cercando era ben più grande di me. Ora sono tornato qui per godermi in pace il resto della mia vita…-
Leonardo capì l’importanza di quanto appena detto da Ezio. La vita del suo caro amico era cambiata completamente in Oriente e lì aveva preso un’ardua, ma saggia decisione.
Aveva ricevuto alcune notizie dai membri dell’Ordine, ma sentire il tutto uscire dalla bocca di Ezio dava molta più attendibilità alla storia.
-Sai che rispetto ogni tua scelta, Ezio…-disse con sincerità l’inventore. –Fai quello che ritieni più giusto…Mi era stato accennato qualcosa di simile già dai membri dell’Ordine…-
-Lo immaginavo…-
-A proposito…hai bisogno di qualche sistemazione temporanea ora che sei tornato a Firenze?-
-No...ti ringrazio, Leonardo. Ho acquistato un casolare appena fuori città. Ho bisogno di tranquillità ora…-
-Tutto solo in un casolare fuori città? E’ vero che vuoi stare tranquillo, ma non è un po’ eccessivo?-chiese Leonardo con un sorriso.
-Non sono solo…-disse Ezio laconico.
-Ah…-disse Leonardo leggermente imbarazzato, abbassando lo sguardo.
-Già…vivo lì con la mia compagna…-
L’artista rimase in silenzio. Un silenzio doloroso.
-Si chiama Sofia. E’ una libraia veneziana che ho conosciuto a Costantinopoli. E’ una donna meravigliosa, molto intelligente e colta. Scommetto che ti piacerebbe moltissimo…spero di fartela conoscere al più presto…-disse l’assassino con gli occhi improvvisamente vividi e luminosi.
-Deve essere una donna davvero speciale, se quando ne parli ti luccicano gli occhi…-rispose Leonardo con una vena di tristezza nella voce.
Ezio abbassò appena lo sguardo, sapendo quanto l’artista fosse ferito.
-Leonardo…io…sono stato a lungo dibattuto se venire qui o meno…e raccontarti tutto…-
-Apprezzo la tua sincerità…-
-Sapevo che l’avresti fatto…-disse Ezio con un sorriso. –E poi…dopo il nostro addio…non sapevo cosa sarebbe accaduto nel rivederti…-
-E cosa è accaduto?-chiese l’artista.
-Io…io…non lo so, Leonardo.- Ezio sapeva che incontrarlo non era stata una buona idea.
I sentimenti per il pittore non si erano del tutto sopiti. Lo aveva capito nel preciso istante in cui aveva incontrato i suoi occhi fanciulleschi. Quello che provava per Leonardo era un sentimento diverso da quello che sentiva verso Sofia, ma era altrettanto potente e ugualmente capace di sconvolgergli l’animo. E tutto questo lo spaventava. Come gestire quei due sentimenti? Come poteva allo stesso tempo amare un uomo ed una donna con la medesima intensità? Come poteva dividersi ugualmente tra quei due?
Eppure aveva da tempo fatto la sua scelta. E Sofia era l’amore che avrebbe vissuto alla luce del sole, mentre Leonardo sarebbe stato il suo amante tra le tenebre della notte, come sempre era stato.
Rimasero per alcuni istanti in silenzio.
-Ezio…quando partisti, quattro anni fa, ci demmo l’addio per sempre. Non devi trovare delle scuse per la tua scelta. Io la rispetto, così come tutte le altre. Sono felice che tu abbia trovato una compagna, finalmente…-
-Non credo che tu sia davvero felice…-fece notare l’assassino.
-Hai ragione, Ezio. Ma sappiamo entrambi che non potevamo rimanere assieme per sempre. E’ stato bello finché è durato, ma la vita ci aveva predisposto un altro destino. E sappi che nessuno lo rimpiange più di me, perché io desideravo davvero averti al mio fianco per sempre.-
Ezio rimase in silenzio, turbato dalla sincera ammissione di Leonardo.
-Io ci sarò sempre per te, non dimenticarlo…-disse al pittore.
-Lo so, Ezio. E me lo hai anche dimostrato. Ma ciò che mi rattrista è che sono stato sempre al secondo posto, io, l’amante delle tue notti, il tuo segreto. A Roma per un po’ non è stato così…ed è stato il periodo più bello della mia vita. Ti ringrazio di avermi regalato quei giorni felici…-
-Di niente…-rispose Ezio in un sussurro, colpito dalle parole del pittore e consapevole del suo amore tormentato. Gli dispiaceva non poter placare il dolore del suo animo, di non avergli mai potuto dare ciò che realmente desiderava. –Non avresti mai dovuto innamorarti di uno come me…-
Leonardo sorrise:-Perché no?-
-Perché non ti ho mai dato quello che meritavi…E’ stato solo uno sbaglio…-
-Allora sei stato lo sbaglio migliore della mia vita, Ezio Auditore. Mi hai dato molto più di quanto tu possa immaginare…-
Leonardo si soffermò allora sui lineamenti di Ezio, scrutandoli con intensità, come erano anni che non poteva fare. Poteva distintamente scorgere le prime intense rughe sul volto del compagno, simboli del pesante fardello che ogni giorno aveva dovuto portare sulle spalle fin dalla sua giovinezza.
I capelli grigi e venati di bianco sempre raccolti in quell’accattivante codino, come oltre vent’anni prima. Osservò gli occhi stanchi dell’assassino, scorgendovi per qualche istante i bagliori di un tempo e per quel piccolo momento gli sembrò che il tempo non fosse mai trascorso e che fossero ancora a Roma, insieme.
Quanto era ancora incredibilmente bello il suo Ezio. Non aveva smesso un solo giorno di attenderlo, di amarlo con la stessa intensità. La sua voce gli aveva detto addio, ma il suo cuore non si era mai piegato. Sarebbe morto amandolo con tutto se stesso: poco importava se poteva averlo con sé o meno. Il suo amore non sarebbe cambiato: lo aveva capito molto tempo addietro. E si tormentava da anni sapendo che l’amore della sua vita non poteva davvero essere suo fino in fondo.
Con dita tremanti percorse la guancia destra di Ezio, scorrendo lentamente  sullo zigomo e poi sulla gota ispida di barba brizzolata, per poi soffermarsi con delicatezza sull’ancora vistosa cicatrice che interrompeva le sue labbra volitive e il crescere della barbetta.
Sfiorare le sue labbra, pur con la mano, gli procurò un fremito di piacere che il suo corpo non percepiva da tempo. Era tempo che i desideri della carne lo distraevano ben poco: aveva sessant’anni passati e ormai quel genere di fisicità lo correlava ai giovani, non certo ad una vita in declino come la sua.
Eppure sfiorare Ezio aveva risvegliato in lui qualcosa di recondito ed inconscio, un amore sia psichico che carnale.
Ezio, da parte sua, avrebbe voluto allontanare quella mano che lentamente gli percorreva il volto, ma non vi riusciva. Immobile fissava le iridi azzurre di Leonardo, scorgendovi tutto il suo tormento, tutto il suo amore, tutta la sua passione.
Poi sentì il tocco della sua mano farsi più deciso, mentre il volto del pittore si avvicinava sempre più al suo. Ezio pensò che scostarsi sarebbe stato saggio, piuttosto che rimanere immobile come stava facendo. Perché gli sembrava che le sue membra fossero diventate di pietra? Fu più forte di lui il desiderio di quel bacio.
Sentì prima la barba folta di Leonardo pungerlo con delicatezza, poi le sue labbra leggermente secche posarsi piano sulle sue, premendosi poi con una leggerezza inusuale.
Ricordava con ogni minimo dettaglio i baci intensi e gli amplessi passionali condivisi con lui anni addietro. Invece quel bacio non aveva nulla di tutto ciò: puro e casto, sembrava l’emblema dell’amore.
La vecchiaia aveva fatto riscoprire ad entrambi un altro lato della loro storia. Probabilmente erano finiti i tempi delle ferventi passionalità, del sesso sfrontato ed intenso fino alle luci dell’alba. Il loro amore si stava trasformando assieme ai momenti della loro vita. Il passato era passato ed entrambi sapevano che non sarebbe più tornato.
Ezio rispose al suo bacio, pur imprimendo alle sue labbra una spinta maggiore rispetto a quelle dell’artista, frutto di un’inconscia passionalità ancora non perduta.
Si distaccarono l’uno dall’altro con lentezza, mentre i loro sguardi non si lasciavano un solo attimo.
-Lo sapevo che sarebbe stato un errore entrare qui…-disse Ezio amaramente.
-Avevi paura di questo? Di un semplice bacio?-chiese Leonardo con un sorriso intelligente.
-Non è un semplice bacio…E tu lo sai…-rispose Ezio con altrettanta furbizia.-E sai anche che non posso restare qui con te, ma lo hai fatto lo stesso…Perché soffrire tanto, Leonardo?-
-Ti farò anche io una domanda, Ezio…meglio un giorno da leone o cento da pecora?-chiese l’artista, sapendo già quale sarebbe stata la risposta di Ezio.
L’assassino rimase in silenzio, intuendo che non aveva bisogno di rispondere al suo amico, che conosceva fin troppe risposte, forse persino quelle che neppure lui aveva.
-Non temere Leonardo…non sarà un solo giorno…ora che sono tornato a Firenze avremo modo di vederci più spesso…e sarai sempre il benvenuto nella mia casa…-disse Ezio sorridendo.
-Ma tu hai una compagna…e chissà…magari un domani una famiglia…-
Ezio abbassò lo sguardo, consapevole al’improvviso di non avergli detto tutto quanto.
-Molto presto, Leonardo. Sofia è incinta.-disse semplicemente.
-E così diventerai padre, Ezio. Ne sono fiero…-disse, pensando con gioia che almeno Sofia aveva donato qualcosa che lui certamente non poteva dare al fiorentino.
-Nascerà a maggio, se tutto va bene…-aggiunse Ezio sorridendo.
-Oh…mancano pochi mesi, dunque! Non sai quanto sia felice di questa notizia! Mi piacerebbe tanto poter vedere tuo figlio, o figlia che sarà!-
-Sarai tra i primi a saperlo…te lo prometto amico mio! Ti presenterò come…Zio Leonardo! Che ne pensi? Ha un suono gradevole, no?-chiese con un ampio sorriso.
Leonardo si intenerì a quel pensiero e sorrise al suo amato Ezio.
-Sì…hai ragione! E ti assicuro che lo amerò come un figlio…-disse con tenerezza, assai vivida nei suoi occhi cerulei e sinceri.
-Una sera di queste vieni a cena a casa mia…desidererei presentarti Sofia…-
-Con immenso piacere…-
Ezio sorrise e strinse a sé il corpo ancor mingherlino dell’artista, in un caldo abbraccio colmo di sentimento.
-Torna a lavorare…non voglio più distrarti, amico mio…-disse Ezio.
-Non ti vedo da quattro anni e secondo te mi importa del lavoro?-chiese Leonardo stupito. -Piuttosto…siediti e raccontami tutto dall’inizio…-continuò indicandogli la sedia poco distante.
Entrambi si sedettero l’uno di fronte all’altro.
Avevano così tanto da raccontarsi che la sera li sorprese, mentre ancora si narravano degli anni precedenti.

**
* *

Erano trascorsi già due giorni da quando aveva rivisto Leonardo.

Avevano parlato a lungo delle loro vite, delle loro esperienze fino a notte avanzata.
Ed Ezio era rientrato silenziosamente a casa, mentre la sua donna era già crollata tra le braccia di Morfeo. Il giorno dopo era stato complicato convincerla che era rimasto tutta la sera dal suo amico! A volte dimenticava come le donne potessero preoccuparsi per nulla o come riuscissero dal niente a scatenare la gelosia.
Allora per rimediare,le propose di invitare a cena il pittore per la sera successiva.
E proprio in quel momento stava attendendo l’arrivo dell’amico seduto davanti al caminetto.
Sofia aveva già preparato la tavola, illuminata da numerose candele, mentre la sera iniziava a calare sulla Toscana.
Sentì uno scalpiccio di zoccoli sul sentiero di ghiaia che conduceva al casolare. Ezio si alzò dalla poltrona e accompagnato da Sofia si recò fuori casa. Leonardo stava legando la cavezza del suo baio ad un palo poco distante. Poi l’inventore si voltò, notando la coppia che li attendeva.
Affrettò il passo, mentre i suoi occhi si accendevano di vivida luce e le sue labbra si schiudevano in un ampio e sincero sorriso.
-Madonna Sofia è un onore fare la vostra conoscenza…-disse accennando un inchino col busto.
-L’onore è mio, Messere.-disse Sofia con un sorriso.
-Ezio, amico mio, grazie dell’invito…-disse poi rivolgendosi all’assassino, prodigandosi in un breve abbraccio, a cui Ezio rispose, accompagnandolo con una pacca leggera sulla spalla.
-Vieni…ti faccio vedere la mia nuova dimora…-rispose l’assassino iniziando a passeggiare con l’artista attraverso il giardino e le stanze della casa.
Quando fu l’ora di cena, Sofia servì una deliziosa zuppa di verdure ed alcune carni fresche di cacciagione, dall’ottimo aroma, il tutto condito da buon vino toscano.
-Ezio mi ha detto che siete una libraia, Sofia…-disse Leonardo verso metà della cena.
-Sì…ma non vendo solamente libri…mi interesso particolarmente di testi antichi, che ho acquistato durante i miei viaggi o che mi faccio spedire da luoghi lontani. Amo ciò che è diverso ed innovativo…-disse con un sorriso.
-Mi trovate assolutamente d’accordo, mia cara. Come forse Ezio vi avrà detto, sono un uomo che coltiva molti interessi…-
-Non essere modesto, Leonardo…-disse Ezio con un sorriso, intervenendo nella discussione.-Sei veramente geniale, in qualsiasi campo del sapere…-
-Suvvia, non esagerare Ezio!-disse Leonardo, con un velo di rossore.
Sofia sorrise a quella vivida semplicità e modestia, ben sapendo quanto da Vinci fosse stimato a quei tempi presso le maggiori famiglie.
-Se vi aggrada, dopo cena potrei mostrarvi la mia personale biblioteca…-disse la donna rivolgendosi con cortesia al suo ospite.
E così fece, intrattenendo Leonardo per molto tempo dopo la cena. Ezio li accompagnò, per lo più in silenzio, mentre i due discutevano di opere scritte, di pittura, di architettura veneziana e altri argomenti su cui Ezio non amava soffermarsi, sebbene per gli altri fossero decisamente una passione comune.
Sorrise nel notare come quei due riuscissero ad andare così d’accordo. Sotto molti aspetti Sofia e Leonardo non erano poi così dissimili. Forse era per questo che si trovava tanto bene con entrambi. Osservò la sua bella Sofia, con la pancia che iniziava ad intravedersi sotto le vesti, accanto al suo Leonardo, invecchiato, ma senza aver perso un briciolo del suo genio.
Proseguirono poi la serata a chiacchierare davanti al caminetto.
-Narratemi….come avete conosciuto Ezio?-si informò Sofia.
-Conoscevo già suo padre, ma quando lo vidi per la prima volta, Ezio non era nient’altro che uno scapestrato diciassettenne!-disse Leonardo ridendo. –Non potreste immaginare i guai che combinava!-
-Ma…Leonardo!-esclamò Ezio con un tono da finto indispettito. In realtà sorrideva anche lui.
-Passava le giornate a cercare ragazze a ad istigare Vieri de’ Pazzi e i suoi scagnozzi…-disse l’artista ridacchiando ancora.
-Allora immagino che il vostro influsso sia stato positivo per Ezio…-disse Sofia.
-Non più di tanto, cara la mia Sofia…Ezio non è mai stato quel che si dice “un bravo ragazzo”.-
-Leonardo se continui di questo passo mi metterai in difficoltà con Sofia!-
-Suvvia…non dicevo sul serio! Anzi, Madonna, se devo essere sincera siete stata molto fortunata ad aver trovato un uomo come Ezio. Amatelo sempre come merita…-aggiunse l’artista. Per un istante i suoi occhi furono pervasi di tristezza e Sofia se ne accorse, pur rimanendo in silenzio.
-Certamente…-sorrise la donna.
-E tu tratta come si deve la dolce Sofia…non troverai facilmente un’altra donna come lei…che ti sopporti…-disse l’artista con tono divertito.
Ezio sorrise con affetto in direzione di Leonardo.
La discussione proseguì ancora per diverso tempo, sui più disparati argomenti, finché per l’inventore non fu l’ora di tornarsene alla sua bottega.
-Madonna, vi ringrazio infinitamente per la splendida cena e per il meraviglioso intrattenimento di questa serata. E’ stato un piacere ed un onore fare la vostra conoscenza…-
-Anche per me, Messere. Ma vi prego, la prossima volta datemi del tu…-concluse Sofia.
-Solo se farete lo stesso con me…-disse Leonardo sorridendo. –Quando volete siete la benvenuta alla mia bottega…-
Così detto salutò Ezio con un abbraccio fraterno e salì in groppa al suo cavallo, sparendo nel buio della notte fiorentina.
Ezio e Sofia rientrarono in casa e l’assassino si apprestò a percorrere le scale che conducevano alla camera da letto.
A metà si bloccò verso Sofia:-Allora…come ti è sembrato Leonardo?-
-Un uomo decisamente straordinario…colto ed intelligente come mai ho conosciuto. Mi ha davvero sorpreso…anche se…non so…ha qualcosa di strano…-concluse con tono dubbioso.
-Che cosa?-
-Non so…forse era una mia impressione…ma ti guardava in un modo…come se tu...gli piacessi…-disse Sofia con tono innocente.
*Dannate donne! Come facevano ad accorgersi di tutto?* si domandò Ezio, mentre osservava la sua compagna.
-Trovi? A me non sembrava affatto…-disse Ezio con tono secco, mentre si voltava e continuava a percorrere le ultime scale.
Sofia non rispose, ma il suo sguardo lasciava intuire che quella risposta non la convinceva, mentre seguiva il suo compagno al piano superiore.
Si soffermò alla finestra a metà delle scale, notando il buio della campagna toscana e in lontananza le luci che provenivano dalla città.
Buonanotte, Firenze.
   
 
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