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Autore: pervertedsquirrel     02/03/2012    0 recensioni
Hermione è la perla più importante tra i mangiamorte di Voldemort, allevata per attuare il suo più grande piano. Ma quando il Signore Oscuro le assegna la sua più grande missione, essere amica col nemico giurato, Harry Potter, la ragazza non prevederà di innamorarsi perdutamente di lui. Tradotta dalla stupenda fanfic di perverted-squirrel. Traduttrice Giu1212hilary
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Ultimatum

 

Di nuovo in infermerial'odore andò via non appena riprese i sensi. Aprendo le palpebre pesanti, vide il oh-com’è-familiare soffitto alto ed ebbe la conferma. Stava rapidamente diventando la sua seconda casa. Ma non era la residenza appena adottata che la preoccupava maggiormente. Voleva sapere dov’erano Harry e Draco. Appoggiandosi contro la testata del letto, guardò intorno alla stanza per ogni loro segno di vita. Sul lato destro vide il familiare ciuffo di platino sepolto al sicuro sotto una coperta di lana che respirava a fatica, nel profondo del sonno. Ma l'assenza del color ebano dai posti letto le stava facendo venire il panico. Sapeva che tutti erano arrivati sani e salvi ad Hogwarts era stato il suo ultimo pensiero cosciente prima di svenire. Aveva aggrappato il braccio ad Harry durante il momentaneo viaggio e l’aveva lasciato andare solo quando aveva sentito un peso familiare spingerla verso il basso. Lui era qui. Ma la domanda era: dov’era adesso?

 

Hermione cercò di mantenere la calma. Aveva tuttavia trascorso le ultime ore nelle grotte di Villa Malfoy, a fronteggiare il Signore Oscuro, e in ultima analisi, a dare una mano alla sua distruzione. Era morto. Non aveva alcun dubbio sul fatto che non faceva più parte di questo mondo. Aveva sempre sentito un richiamo nei suoi confronti e nei Mangiamorte quando ancora viveva. Anche se li aveva lasciati, c'era ancora un modesto invito, perché, per lei, era sempre stato come un padre. Non importava che l'avesse usata per i suoi scopi oscuri. Era ancora l'uomo che l'aveva addestrata. Ma ora era tutto finito. Non sapeva come qualcosa del genere sarebbe potuto accadere, ma la questione era che era successo. Lui era morto e lei era libera.

 

Il silenzio dell'ala era assordante. La pioggia non aveva ancora smesso dalla notte precedente. Non sapeva se prendere quel fatto con una sorta di malinconia o solo per una coincidenza. Quei due giorni erano stati i più culminanti della sua vita- e ancora una volta, non sapeva cosa fare. Da un lato, la cosa l’aveva resa più forte di quanto già non fosse, ma in un modo completamente diverso. Prima, era fisicamente e magicamente forte, ma ora si trovava ad avere una forza mentale che pochi mesi prima avrebbe fatto fatica ad ottenere. Era incredibile quanto il tempo potesse influenzare una vita. Non voleva nemmeno pensare a com’era prima che tutto fosse cominciato. Il pensiero apriva un pozzo d’indesiderata depressione. Ma adesso non era più quella di prima e questo era tutto ciò che importava. Era una persona nuova, con una nuova vita. Una vita libera. Una vita che avrebbe dovuto condividere con Harry. 

Dopo appena dieci minuti di innaturale silenzio Hermione cominciò a stare sempre più sulle spine. Iniziò a togliersi le coperte di dosso quando la porta fece un piccolo scricchiolio. Non volendo farsi pescare dall’aver cercato di scappare dall’ala, tornò velocemente sotto le coperte proprio quando la porta si aprì. Non aveva tempo a sufficienza per fingere di dormire, così rimase appoggiata alla tastiera e volse lo sguardo direttamente verso gli occhi familiari di Remus Lupin. Sospirò e si rilassò vedendo quel volto amico. Quest’ultimo prese posto accanto al suo letto e le sorrise con calore.

"Vedo che ti sei ripresa del tutto." Commentò.

"Che intendi dire?" Chiese curiosamente.

Per un momento la guardò in modo strano prima di risponderle. "Quando abbiamo trovato voi tre, eravate tutti in uno stato di inconscio. Ma tu ed Harry eravate—come dire?—drenati. Come se la tua energia ti fosse stata risucchiata. Che è successo esattamente quando eravate a Villa Malfoy?" Hermione dovette sembrare riprovevole, perchè lui aggiunse velocemente, "Harry mi ha detto tutto finchè non è crollato."

"Allora sta bene?" Chiese eccitata.

Remus sorrise ed annuì, "Sì, sta bene."

Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e poi cercò di focalizzare la questione. L’unica cosa che ricordava era lo scudo. Lo scudo. " Quando mi avvicinai per aiutare Harry ad uscire, lui non si mosse. Qualcosa sull’ucciderlo…" Smise di parlare, volendo ricordare esattamente come aveva funzionato. "“Devo ucciderlo”, ha detto questo. Ma il Signore Oscuro ha… ha cercato di usare l’Avada su di noi, e non ha funzionato."

Uno sguardo di stupore passò sul suo volto. "Non ha funzionato?"

 

Lei scosse la testa, "No-no è semplicemente rimbalzata indietro."Quando vide che il suo viso era rimasto invariato cominciò a spiegare. "Quando non sentì niente, pensai di essere morta. Ma quando ho aperto gli occhi, c'era uno scudo intorno a me e ad Harry. Non so come sia finito lì o non ricordo di aver lanciato qualche incantesimo. Rifletteva e assorbiva ogni maledizione che ci veniva puntata. Ha ucciso il Signore Oscuro. Non si muoveva quando lo vidi e io sapevo che... in qualche modo, non c’era più. "

 

Remus si lasciò sfuggire un sospiro mentre si appoggiava allo schienale della sedia. Hermione lo studiò per un momento, mentre lui assorbiva l'informazione che gli aveva dato da mangiare. Alzò lo sguardo verso di lei dopo qualche istante, attraverso gli occhi socchiusi. "Ho paura di non avere ulteriori conoscenze su questo argomento più di te, mia cara." Hermione annuì in segno di delusione. Lui vide quel suo sguardo e parlò di nuovo: "Ma conosco qualcuno che potrebbe. Ho seri dubbi in proposito, ma sono sicuro che avrà una visione migliore della mia. Se vuoi scusarmi?"

 

"Naturalmente," disse Hermione con impazienza.

 

Procedette verso l'uscita ma venne fermato dall’apertura della doppia, porta poco prima di averla raggiunta. Permise loro di passare, prima di strisciare fuori. Era stanca di essere scontenta delle persone che entravano. Non erano mai Harry. Ma almeno rappresentavano una bella presenza – le persone con cui aveva davvero bisogno di parlare – i suoi amici. Le due teste rosse si avvicinarono lentamente a lei e automaticamente seppe di non avere bisogno di spiegare niente, dagli sguardi sui loro volti.

 

"Immagino che Harry vi abbia detto tutto?"

 

Entrambi annuirono, ma fu Ron a parlare per primo. "Ci ha detto di parlarti. Non so perché ... gli è preso di volta il cervello ultimamente. Ma credo che starebbe meglio se ce lo raccontassi tu."

 

"Non importa che lo dica lei. E’ ancora una Mangiamorte." Sputò Ginny.

 

"Ginny!" le sibilò Ron.

 

"Ero." La corresse Hermione. "Ero una Mangiamorte. E neanche quello… Ero più una matricola Mangiamorte."

 

Ginny non sembrò convinta. Ron, invece, stava annuendo. "Ho sempre saputo che c’era qualcosa di diverso in te. Ma non potevo provarlo."

"Tu—tu non sei arrabbiata?" chiese Hermione con attenzione.

"Più che altro furiosa, tradita e aborrita."

Ron ignorò il commento della sorella e sorrise ad Hermione. "Credo che avendo salvato Harry dal suo immanente destino, non rientri nella mia lista nera."

"Non più di quanto lui abbia salvato me." Commentò con cautela, sapendo bene che Ginny era ancora nella stanza e le rivolgeva uno sguardo omicida.

Ci fu una lunga pausa. Hermione vide Ron strofinarsi i piedi ma non volle sfidare il caso guardando Ginny. Sapeva che avrebbe voluto urlarle contro per qualcosa di cui non aveva neanche colpa. E da quando Remus aveva detto che aveva praticamente perso la sua energia, si sentiva spenta. Forse che il suo corpo stava finalmente realizzando di aver fatto troppo in poco tempo? In entrambi i casi, non aveva l’energia per affrontare una rossa arrabbiata e avrebbe preferito parlare con qualcuno a cui piaceva per qualche strano motivo. Non aveva mai appena apprezzato appieno Ron, fino ad ora. E avrebbe dovuto dirglielo.

"Ron, perchè non ti siedi? Anche tu, Ginny." Indicò le sedie accanto al letto.

"Sto bene in piedi, grazietante." Rispose Ginny con calore.

Ron, d'altra parte, sorrise e si sedette nel posto lasciato libero da Remus. Ginny fece un rumore di disgusto e si sedette in un lettino a pochi metri più giù. Non per ascoltare a distanza, ma abbastanza lontana che i suoi tratti del viso erano difficilmente distinguibili.

 

Quando Ron si sistemò, Hermione parlò prima di perdere i nervi. "Devo essere onesta con te, Ron. Non ho mai colto al volo l'opportunità di conoscerti e voglio scusarmi."

 

Lui ridacchiò, "Non sono una persona molto attraente. Ho capito."

 

"A differenza di mia sorella minore, io non penso a me stesso prima degli altri. Quando ho visto Harry parlare con te della tua cosiddetta 'missione', mi sono reso conto che qualcosa di te lo aveva attratto così tanto da evitare che ti maledisse per il prossimo secolo. "Hermione arrossì. "Ginny ne verrà fuori prima o poi. E’ convinta di amare Harry, ecco tutto."

 

Hermione corrugò le sopracciglia. "Convinta?"

 

Si sporse un po’ più in avanti ma continuò a parlare con lo stesso tono di prima. Era come se voleva che Ginny sentisse tutto. "Ha una cotta per lui da quando aveva dieci anni e quando si è finalmente accorto di lei, ha pensato fosse amore. Lo hanno fatto entrambi. Ma penso che Harry sarebbe la persona migliore per dirtelo. Non è proprio un compito mio."

Hermione cominciò a spazientirsi. "A proposito, lui dov’è?"

"Lui è… ahh… beh l’ultima volta che l’ho visto, era fuori." Hermione iniziò ad alzarsi ma Ron la fermò con una mano sulla spalla. "Tornerà, te lo prometto."

Lei sbuffò e incrociò le mani sul petto. Se Harry era sveglio, avrebbe dovuto essere lì e non fuori. Aveva bisogno di parlare con lui- vedere se l'amava ancora. Aveva cambiato le sue idee prima e poteva farlo di nuovo. Quanto più a lungo lui era via, quanto più probabile avrebbe cambiato idea ancora una volta. Non voleva attraversare di nuovo quella frase. Ron rimase intelligentemente in silenzio.

 

Le porte si aprirono di nuovo (che shock!), ma questa volta non fu così desiderosa di guardare il nuovo arrivato. Ironico, non è vero? Infatti, quando alzò lentamente lo sguardo e vide un paio familiare di occhi verdi, il suo stomaco andò sottosopra. Ai suoi lati vi erano Remus e, con sua grande sorpresa, Silente. Ma tutto quello che le interessava era che Harry era finalmente lì. Le fece un piccolo sorriso e lei ricambiò. Era da tanto che non lo vedeva sorridere. Forse che le cose sarebbero finalmente andate per il meglio? Silente e Remus presero posto accanto a lei ed Harry sedette sul bordo del letto. Si spostò per dargli più spazio e si concentrò sui nuovi arrivati​​. Ron, che invece sembrava a disagio, rimase al proprio posto.

 

"Hermione, Harry, ho informato il professor Silente della situazione a Villa Malfoy e lui n’è venuto fuori con una risposta che, sono sicuro, sederà la nostra curiosità. Professore?"

"Grazie, Remus." Disse quello con un sorriso. "Ora, signorina Granger, tu dici di aver visto uno scudo intorno a te e al signor Potter, dopo che Voldermort ha tentato di uccidervi?" Hermione annuì."Questo scudo era, per caso, blu?"

"Umm… sì. Proprio così." Hermione disse in tono di rimprovero, non riuscendo bene a capire a cosa importava il colore dello scudo.

"Capisco." Disse, meditando mentre accarezzava la sua lunga barba. "Ti è mai successa una cosa del genere prima d’ora?"

Hermione scosse la testa, "No. Non che io sappia."

"Curioso." Sembrò pensare per un attimo prima di continuare: "Se le mie supposizioni si rivelino esatte, credo di avere una risposta per voi. Vedete, a volte streghe e maghi hanno il potere di compiere la magia senza bacchetta. Credo che entrambi siate a conoscenza di questo talento. Alcuni lo imparano, altri sono nati con esso, e la maggior parte non possono perfezionarlo eseguirlo senza difetti. Anche se è una cosa rara, alcuni individui hanno delle qualità talmente avanzate nel mestiere che possono eseguire l’incantesimo senza conoscerlo. Queste occasioni sono richieste dal vostro stato mentale, in altre parole, dalle vostre emozioni. Ogni volta che vi sentite forti, e da forti intendo febbrilmente forti, la magia dentro di voi risponde a tale sentimento con vigore. In altre parole, lanciate inconsciamente un incantesimo in risposta alle vostre emozioni. Per esempio, quando hai evocato lo scudo, l’hai fatto a causa di ciò che sentivi per il giovane signor Potter e l'ambiente in cui vi trovavate."

"Ma signore, cosa potrebbe aver causato il rimbalzamento dell’incantesimo del Signore Oscuro? Non c'è altro incantesimo là fuori che può respingere la maledizione senza perdono." Disse Hermione  consapevolmente.

 

"Una acuta osservazione, signorina Granger. Ma c'è, in realtà,un modo per respingerlo, ed esso si trova in questa stanza." Hermione ebbe un colpo. Di cosa stava possibilmente parlando? "C'è un sentimento in grado di respingere qualsiasi incantesimo lanciato quando è mutuale, ma ancor di più quando da entrambe le parti vi sono dei potenti maghi. L’amore."

 

Hermione ricordò improvvisamente che Draco aveva attraversato lo scudo e guardò Silente con curiosità. "Sarebbe possibile che qualcuno entrasse dentro lo scudo e non gli succedesse niente?"

 

“Forse,” disse con un cenno del capo. "Se tale persona occupa un posto nel tuo cuore. Dal momento che lo scudo è causato dall'amore, proteggerebbe qualunque persona a cui tieni."

 

Guardò verso il giaciglio di Draco e sorrise.

 

Harry scelse quel momento per parlare. "E i Mangiamorte? Qualcuno ha—"

 

"Ce ne stiamo occupando, Harry." Disse Remus in fretta. "Una buona maggioranza è sfuggita, ma gli Auror li stanno già cercando. Non avrebbero potuto fare di più."

 

"Io—"

 

"Tu non aiuterai, Harry." Disse Remus severamente.

 

"Perché no?"

 

"Primo, non sei in forma per fare nulla di fisico." Hermione guardò Harry e vide che Remus aveva ragione. Quando gli diede una buona occhiata, le sembrò terribile, come se fosse andato all'inferno e fosse ritornato. C'erano dei lividi sulle braccia e dei tagli su tutto il volto. Sembrava esausto come lei. Era questo ciò che intendeva per svuotato? Come faceva a somigliare a lui? "E in secondo luogo, non voglio che tu ti metta in pericolo dopo quello che hai appena passato. Vivo o no, sei lontano dall’essere pronto a combattere ancora una volta e basta."

 

Hermione non poté fare a meno di essere d’accordo. Ma Harry non si lasciò convincere tanto facilmente. "Remus, sto bene!"

 

"Non continuare a discutere. Non metterai un piede fuori da questo castello e questo è tutto."

 

Harry guardò supplichevole Silente. "Temo di essere d'accordo con Remus, Harry. Il tuo destino si è realizzato, così ti incoraggio a concederti un meritato riposo."

 

"Ma io—"

 

"Ascoltami, amico." Disse Ron per la prima volta dopo che Remus e Silente erano arrivati. "Sembri aver bisogno di un buon riposo e un piatto di stufato d’agnello di mia madre."

 

"Oh sembra delizioso!" disse Silente allegramente. "Ti dispiacerebbe spifferare a tua madre di portarne un po’ anche per noi?"

 

"Umm… sicuro?" disse Ron con inquietudine mentre cominciava ad alzarsi.

 

"Puoi usare quello nel mio ufficio. La password è Nutella, una crema Babbana terribilmente deliziosa." Disse con un largo sorriso. "E porta tua sorella con te Mr. Weasley." Aggiunse.

 

Ginny, che si era lentamente avvicinata al gruppo, si fermò improvvisamente. "Cosa?"

 

Ron sorrise e l’afferrò per il gomito, trascinandosela dietro, ignorando le sue proteste. Hermione, alla sua infantile reazione, dovette soffocare una risatina. Senza Ginny nella stanza e i suoi occhi che piantavano un buco sulla testa di Hermione, si sentì sollevata del silenzio che aleggiava nella stanza.  


"Remus, ti andrebbe di unirti a me per una passeggiata nel parco? Sento di dover preparare il mio stomaco per la confusione che gli infesterò." Chiese Silente, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.

Remus annuì, "Certo, Albus. Harry, Hermione, vogliate scusarci."

"Re-"

"No, Harry."

 

Harry si accasciò contro la testata del letto con una smorfia sulle labbra. Sapeva di non dover fare simili pensieri con quello stato d’animo, ma in quel modo lui sembrava così insopportabilmente carino. Quando la porta si richiuse, Hermione osò dare un’occhiata ad Harry che serrava e stringeva i pugni.

 

"Perchè insiste a tenermi a freno?" Disse con rabbia.

 

"Harry, ma ti sei visto?" Chiese lei incredula. "Sembri appena uscito dall’inferno."

 

"Grazie. Un complimento meraviglioso per la mia autostima." Disse seccamente.

 

"Beh, so anch’io di non essere una gran bellezza, quindi non sei il solo a riguardo." Harry le fece un piccolo sorriso e lei mise una mano sulla sua, sperando che quello fosse un gesto di conforto. "Ci siamo salvati l'un l'altro in diverse occasioni e questo significa che se tu vai, allora anch’io verrò con te. E non per sembrare egoista, o altro, ma so di non essere nelle migliori condizioni per combattere al momento e ho bisogno di un buon riposo. E tu devi sentirti dieci volte peggio, quindi non dirmi che stai bene. Dimmi come ti senti realmente, e non sono permesse frottole."

 

Lui guardò quelle mani e ed intrecciò le dita alle sue. "Sento come se le mie viscere abbiano appena ricevuto ustioni di terzo grado. Mi pulsa il viso in luoghi casuali e le braccia sono come gelatina. Ma più di tutto sento di doverti odiare, quando in realtà ... non ci riesco proprio."

 

Hermione sprofondò con l'ultima affermazione e lo guardò con gli occhi spalancati. Si voltò verso di lei con uno sguardo illeggibile sul volto. "Mi hai usato, ma non sento niente di simile all’amarezza o… alla rabbia. Almeno, non più. Quando ti sei gettata, non volevo pensare che t’importava realmente. C'era una piccola parte di me che urlava che stavi mentendo e che non avrei mai dovuto fidarmi di te di nuovo. E quella parte mi ha posseduto fino a quando mi sono svegliato e tu stavi gridando il mio nome. Prima ancora di iniziare a dirmi la tua versione della storia, ho chiarito la mia mente. Mi sento ancora allo stesso modo di quando siamo partiti per la foresta proibita."

 

Hermione aveva le lacrime agli occhi quando finì di parlare. "Non ti biasimerei se non vorresti parlarmi mai più."

"E’ una bugia e lo sappiamo entrambi." Disse sul serio.

 

Chinò la testa per la vergogna. Si sentiva così vulnerabile quando diceva cose del genere—come se non potesse vivere senza di lui. Non importava se era vero o no, la faceva sentire così piccola. La mano libera di lui si avvicinò al suo mento e lo prese tra il pollice e l’indice. Fu costretta a guardare nei suoi occhi e si sentì improvvisamente accalorata, senza neanche aver realizzato quanto gli fosse mancato. "Per la prima volta nella mia vita mi sento libero. Devo capirlo." Disse passionatamente.

 

"E’ una buona cosa?" Chiese, guardando tremante le sue labbra.

 

"Sì. E’ davvero una buona cosa."

 

Prima che potesse pensare ad una risposta appropriata, quelle labbra si schiantarono sulle sue. Sciolse le mani per afferrargli la nuca e assicurare le sue labbra quasi istantaneamente, riscoprendo il suo sapore. Le mani di Harry arrivarono alla sua vita mentre immergeva la lingua. Era un bacio condiviso solo da due persone che avevano erroneamente messo in dubbio il loro amore, solo per scoprire che tutto ciò di cui avevano bisogno era l’altro. Hermione stava librando sopra le nuvole mentre lui la baciava con forza, versando apparentemente il suo cuore dentro di lei. Non sapeva perchè gli stava dedicando così tanta energia. Sapeva che lui la amava—non aveva nulla da dimostrare. E poi, all’improvviso, capì.

 

Stava cercando di dirle qualcos’altro.

 

Interruppe il contatto per chiedergli cosa significava, ma lui le attaccò le labbra al collo e la fermò in anticipo. Le succhiò le labbra costringendola a contorcersi ed ad emettere un gemito insolito. Dimenticate le sue intenzioni, aggrovigliò le mani sui suoi capelli e lo strinse a sé. La mano arrivò alla sua t-shirt e venne in contatto con la pelle nascosta. Il suo tocco appiccò un incendio e lei gli tirò i capelli per riattaccare le labbra sulle sue, avendo bisogno del suo sapore. Poi gli si mise a carponi e una seconda mano le avvolse la vita e le accarezzò la pelle infiammata. I suoi capelli servirono da cortina intorno ai loro volti, rendendoli ignari al mondo che li circondava. La capovolse così che la sua schiena fosse premuta con forza contro il materasso, senza staccare le labbra. Ma sembrava che appena otteneva lui il controllo, la passione cominciava a stemperare. In un primo momento non se ne accorse, ma mentre le sue labbra rallentavano e cominciavano a premere baci da farfalla sulle guance, divenne evidente.


Le stava dicendo addio.

"No." Disse con fermezza, mentre lui le baciava la punta del naso."Non puoi farlo. Né ora—né mai."

La guardò negli occhi così intensamente che sentì sciogliersi sotto di lui. "Non è per sempre. Appena starò di nuovo bene, contribuirò a dare la caccia al resto dei Mangiamorte e a servirli con la giustizia che meritano. Remus mi ha detto che manderanno alcune persone sul campo domani."

 

"Ma ha anche detto che non sei pronto e io sono d'accordo." Disse con fermezza. "Non puoi andare! Come ha detto Silente : Hai già fatto il tuo lavoro, devi riposarti! Tu ed io ne abbiamo bisogno!".

 

"Mi riposerò completamente domani. Scommetto che saranno già su un treno invece di , così non li avvertiranno mai."

"Harry non puoi! Non te lo permetterò!"

"Devo farlo."

"E’ quello che hai detto sull’uccisione del Signore Oscuro!" Gli gridò. Lui si tirò indietro quando vide quel cambiamento d’umore e si alzò lentamente fino a non trovarsi più sopra di lei. Lo seguì con gli occhi mentre si alzava e sedeva fermamente sul lettino accanto, evitando il suo sguardo. "Vuoi davvero passare il resto della tua vita ad inseguire un futuro che non esiste? Non potrà mai esserci un mondo pacifico, lo so. Ci sarà sempre qualcuno che sale al potere e cerca di avvolgere il mondo nell’oscurità. Se scegli di seguire gli ultimi Mangiamorte, è la tua vita che dedicherai alla loro scomparsa. Io ti conosco meglio di quanto tu pensi. Non vorrai inseguirli per sempre—ma se cominci ora, non sarai in grado di fermarti."

“Voglio solo…voglio aiutare. E’ tutto quello che so, Hermione.” Disse con tristezza. “Come hai detto: Ho una talento per salvare le persone.”

 

"Solo fino a quando la cicatrice ha smesso di farti male!" Disse disperatamente. "Il Signore Oscuro ha trascorso la maggior parte della sua vita a inseguirti, a complottare di ucciderti. Solo poco tempo fa ho capito quanto fosse triste. Ha lasciato che tu avvolgessi la sua vita, tutto il suo essere era impegnato ad ucciderti e a nient’altro. E’ così che vuoi finire? Come lui? A inseguire un nuovo Signore Oscuro per il resto della tua vita? Lasciare che qualcun altro detti la tua vita? "

 

 “Beh…Io…”

 

"Se non puoi rispondere a questa domanda senza pensarci, allora vuol dire che hai una scelta da fare." Lui la guardò, con gli occhi di smeraldo che si scontravano con quelli color cioccolato. "Loro o noi. Io ti amo, ma ciò non significa che ti aspetterò per il resto della mia vita."

 

Quelle parole l’addoloravano, ma doveva farlo. Aveva speso tutta la sua vita in attesa di un vero uomo (se lui era tale) e non voleva farlo di nuovo. Non le importava d’essere egoista. Dopo tutto quello che aveva passato, però, meritava un po' più di una ripetizione della vita che aveva pensato avesse lasciato alle spalle. Lo meritavano entrambi. E Harry avrebbe dovuto saperlo. Si meritavano di vivere in un mondo in cui avrebbero potuto godere della vita. Crescere con un orribile educazione che avrebbero dovuto insegnargli. Chi lo sa? Forse aveva torto e nessuno avrebbe avuto il coraggio di mettersi nei panni del Signore Oscuro.

 

Tenne gli occhi su di lui quando vide la concentrazione cominciare a fare strada sul suo volto. Dopo pochi minuti, si voltò verso di lei e aprì la bocca per parlare. Provò attesa in cuore quando lui emise le prime sillabe attraverso le labbra."Voglio-"

 

La porta si aprì sbattendo ed entrambi scattarono verso chi aveva osato interrompere la loro conversazione. Chi incontrarono fu una sorridente signora Weasley in possesso di un fumante piatto di stufato. Ron e Ginny arrivarono ben presto alle sue spalle stringendosi ai suoi fianchi e con il respiro pesante. Appena posò gli occhi su Harry ed Hermione sgranò gli occhi e spinse il piatto nelle mani ignari di Ron.

 

"Oh poverini! Ma vi siete visti allo specchio? Oh cielo, sono contenta che Ron mi abbia chiamato, sapendo che siete semplicemente orribili!"Si precipitò verso di loro e iniziò l'esame per ciascuno; sollevò le braccia e spazzolò le mani sulle loro guance. "Avete bisogno di una buona porzione di stufato di agnello e di un bagno caldo. Andrò a trovare Silente e gli chiederò dove posso mettere i miei sali da bagno speciali. Ron, da loro un po' di stufato, mentre sono via."

 

Con questo, si precipitò fuori dalla stanza e lasciò tutti gli occupanti inorriditi. Ron fu il primo a fare uno sforzo per fare qualsiasi cosa mentre camminava con attenzione verso il lettino e poneva la pentola sul comodino. "Abbiamo cercato di fermarla, sapendo che voi due eravate probabilmente da soli. Scusate, ragazzi."

 

"Va tutto bene, Ron." Disse Hermione piano. "Non hai interrotto nulla."

 

Ron sorrise e guardò alle sue spalle dove Ginny rimaneva ancora in piedi vicino alla porta, stringendo qualche ciotola fra le mani. Mentre Ron si dirigeva verso di lei per toglierglieli delicatamente dalle mani, Hermione si avvicinò ad Harry e sussurrò. "Ne parliamo dopo."

 

Non era solo una dichiarazione, era una promessa. E mentre Ron tornava con le ciotole e cominciava a versare loro un po' di stufato, si rese conto che il resto della sua vita giaceva nella decisione di un uomo che non sapeva nemmeno se avrebbe scelto lei o la rotta della sua vita. Pregò Merlino che l’aiutasse.

  
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